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La complessità e l’ azione

SOMMARIO

L'   azione  è  anche  una  scommessa

L'  azione  sfugge  alle  nostre  intenzioni

Una   macchina  elementare

Prepararsi    all'  imprevisto

 

 

 

& L’ azione è anche una scommessa

TALVOLTA SI HA L’ IMPRESSIONE CHE

L ‘ AZIONE

SEMPLIFICHI,

DAL MOMENTO CHE,

IN UNA ALTERNATIVA,

SI PRENDE

UNA DECISIONE NETTA. L’ esempio dell’ azione che semplifica tutto è la spada di Alessandro che taglia il nodo

gordiano che nessuno era riuscito a sciogliere con le dita.

CERTO, L’ AZIONE

E’

UNA DECISIONE, UNA SCELTA,

MA E’ ANCHE

UNA SCOMMESSA.

 

ORA NELLA NOZIONE DI SCOMMESSA

C’ E’

LA COSCIENZA

DEL RRISCHIO E DELL’ INCERTEZZA. Qualsiasi stratega, in qualsiasi àmbito, ha la coscienza della scommessa ed

il pensiero moderno ha capito che le nostre convinzioni più fondamentali

sono oggetto di una scommessa. E’ quanto aveva detto, nel XVII secolo,

Blaise Pascal della fede religiosa.

Anche noi dobbiamo essere coscienti delle nostre scommesse filosofiche o

politiche.

L’ AZIONE

E’

STRATEGIA. La parola strategia non indica un programma predeterminato che è sufficiente applicare ne varietur nel

tempo. La strategia consente, muovendo da una decisione iniziale, di ipotizzare un certo numero di

scenari per l’ azione, scenari che potranno essere modificati secondo le informazioni che arriveranno nel

corso dell’ azione e secondo le àlee che sopraggiungeranno e perturberanno l’ azione.

LA STRATEGIA

 

COMBATTE

CONTRO IL CASO

E

 

CERCA

L’ INFORMAZIONE. Un esercito manda degli esploratori, delle spie, per informarsi, cioè per eliminare per quanto

possibile l’ incertezza.

 

LA STRATEGIA, inoltre,

NON SI LIMITA A LOTTARE CONTRO IL CASO,

CERCA ANCHE DI UTILIZZARLO. Così la genialità di Napoleone ad Austerlitz fu di utilizzare le circostanze

metereologiche che coprivano con un velo di foschia delle paludi ritenute di

per sé impraticabili all’ avanzata dei soldati.

Napoleone ha costruito una strategia in funzione di quella foschia che ha

permesso di camuffare i movimenti del suo esercito e di cogliere di sorpresa,

sul fianco più sguarnito, l’ esercito degli imperiali.

LA STRATEGIA

APPROFITTA

DEL CASO e, quando si tratta della strategia nei confronti di un altro giocatore, la buona strategia utilizza gli errori

dell’ avversario. Nel gioco del calcio, la strategia consiste nell’ utilizzare i palloni forniti involontariamente

dalla squadra avversaria. La costruzione del gioco si compie nella decostruzione del gioco avversario e alla

fine lo stratega migliore - con l’ aiuto di un po’ di fortuna - vince.

IL CASO

 

NON E’ SOLTANTO

IL FATTORE NEGATIVO

DA RIDURRE

NEL CAMPO DELLA STRATEGIA,

 

E’ ANCHE

L’ OPPORTUNITA’

DA COGLIERE.

IL PROBLEMA DELL’ AZIONE

DEVE ANCHE RENDERCI COSCIENTI

DELLE DERIVE E DELLE BIFORCAZIONI : situazioni iniziali molto vicine possono condurre a divaricazioni

irrimediabili.

Così, quando Martin Lutero intraprende il suo movimento, pensa di

essere in accordo con la Chiesa e vuole semplicemente riformare gli

abusi commessi dal papato in Germania. Poi, dal momento in cui

deve rinunciare o continuare, oltrepassa una soglia e da riformatore

diventa contestatario ;

come accade per ogni devianza, viene trascinato da una deriva

implacabile che alla fine culmina nella dichiarazione di guerra e nelle

tesi di Wittemberg ( 1517 ).

IL CAMPO DELL’ AZIONE

E’

MOLTO ALEATORIO, MOLTO INCERTO.

CI IMPONE

UNA COSCIENZA MOLTO ACUTA

DI ÀLEE, DERIVE, BIFORCAZIONI,

E

CI IMPONE

LA RIFLESSIONE

SULLA SUA STESSA COMPLESSITA’.

 

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& L’ azione sfugge alle nostre intenzioni

INTERVIENE QUI

LA NOZIONE DI

ECOLOGIA DELL’ AZIONE.

NON APPENA UN INDIVIDUO

INTRAPRENDE

UN’ AZIONE, quale che sia,

QUESTA

INCOMINCIA A SFUGGIRE

ALLE SUE INTENZIONI.

L ‘ AZIONE

ENTRA

 

IN UN UNIVERSO DI INTERAZIONI

E

ALLA FINE

E’

 

L’ AMBIENTE CIRCOSTANTE

AD IMPADRONIRSENE

 

IN UN SENSO CHE

PUO’ DIVENTARE

 

CONTRARIO

ALL’ INTENZIONE INIZIALE.

SPESSO

L’ AZIONE

TORNERA’

COME UN BOOMERANG

SULLA NOSTRA TESTA.

QUESTO

CI COSTRINGE

A SEGUIRE L’ AZIONE,

A TENTARE DI CORREGGERLA - se siamo ancora in tempo -

E A VOLTE DI SILURARLA come i responsabili della NASA che, se un missile dèvia dalla sua traiettoria, lo

colpiscono con un altro missile per farlo esplodere.

L’ AZIONE

PRESUPPONE

LA COMPLESSITA’, vale a dire alea, caso, iniziativa, decisione, coscienza delle derive e delle trasformazioni.

 

 

 

LA PAROLA " STRATEGIA"

 

SI CONTRAPPONE

ALLA PAROLA "PROGRAMMA". Per le sequenze situate in un ambiente stabile, è opportuno

utilizzare dei programmi.

Il programma non costringe ad essere vigili.

 

Non costringe ad innovare.

Così, quando ci rechiamo al lavoro al volante della nostra automobile, una parte

dei nostri gesti è programmata.

Se ci imbattiamo in un ingorgo inatteso, allora occorre decidere se cambiare

itinerario o meno, se infrangere il Codice :

 

OCCORRE DARE PROVA DI STRATEGIA.

Per questo motivo dobbiamo utilizzare molteplici frammenti di azione

programmata per poterci concentrare su ciò che è importante,

LA STRATEGIA NELL’ ALEA .

 

NON ESISTE

DA UNA PARTE una sfera della complessità coincidente con quella del pensiero, della riflessione,

 

E

DALL’ ALTRA la sfera delle cose semplici coincidende con quella dell’ azione.

 

L’ AZIONE

E’

IL REGNO CONCRETO e talvolta vitale

DELLA COMPLESSITA’ . L’ azione può certo limitarsi ad una strategia immediata che dipende dalle intuizioni, dalle

doti personali dello stratega.

Le sarebbe utile anche il contributo di un pensiero della complessità.

Ora il pensiero della Complessità è, innanzitutto, una sfida.

 

UNA PROSPETTIVA SEMPLIFICATA

CON OGNI PROBABILITA’

SARA’ MUTILANTE. Per esempio, la politica del primato del petrolio teneva conto unicamente del fattore "prezzo",

senza considerare l’ esaurimento delle risorse, la tendenza all’ indipendenza dei paesi detentori

di tale risorsa, gli inconvenienti politici.

Gli esperti avevano scartato dalla loro analisi la storia, la geografia, la sociologia, la politica, la

religione, la mitologia. E loro si sono vendicate.

 

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& Una macchina elementare

GLI ESSERI UMANI, LA SOCIETA’, L’ IMPRESA

SONO

MACCHINE NON - ELEMENTARI : è elementare una macchina di cui, conoscendo tutti gli input, si conoscono tutti

gli output ; una volta che sia noto tutto ciò che entra nella macchina possiamo

anticiparne il comportamento.

In qualche modo, noi siamo anche delle macchine elementari i cui

comportamenti in larghissima misura prevedibili.

Infatti la vita sociale esige che noi ci comportiamo come macchine elementari.

Naturalmente noi non agiamo come dei puri automi, ricerchiamo mezzi

non-elementari non appena constatiamo di non poter raggiungere il nostro

scopo. Ciò che importa è che si verificano dei momenti di crisi, dei

momenti di decisione, in cui la macchina diventa non-elementare :

agisce in un modo che non possiamo predire.

TUTTO CIO’ CHE RIGUARDA

IL SORGERE DEL NUOVO

E’

NON-ELEMENTARE

E

NON PUO’ ESSERE PREDETTO IN ANTICIPO. Così, quando gli studenti cinesi si trovano a migliaia per le strade, la

Cina diventa una macchina non-elementare. Nel 1987-89, in Unione

Sovietica, Gorbaciov si comporta come una macchina non-

elementare ! Tutto quanto si è verificato nella storia, in particolare

in occasione di qualche crisi, è costituito da eventi non-elementari

che non possono essere predetti in anticipo. Giovanna d’ Arco,

quando sente delle voci e decide di andare in cerca del re di Francia,

ha un comportamento non-elementare.

TUTTI GLI EVENTI IMPORTANTI che si verificheranno nella politica nazionale o mondiale

AVRANNO

LA NATURA DELL’ IMPREVISTO.

LE NOSTRE SOCIETA’

SONO

MACCHINE NON-ELEMENTARI

ANCHE NEL SENSO CHE

 

CONOSCONO CONTINUAMENTE

 

CRISI POLITICHE, ECONOMICHE E SOCIALI.

 

 

 

 

 

 

 

OGNI CRISI

COSTITUISCE UN INCREMENTO DI INCERTEZZE.

LA PREDICIBILITA’ DIMINUISCE.

I DISORDINI SI FANNO MINACCIOSI.

GLI ANTAGONISMI INIBISCONO LE COMPLEMENTARITA’,

LE CONFLITTUALITA’ VIRTUALI SI ATTUALIZZANO.

I SISTEMI DI REGOLE SI DISSOLVONO O SI INFRANGONO.

BISOGNA ABBANDONARE I PROGRAMMI,

 

BISOGNA INVENTARE DELLE STRATEGIE,

 

PER USCRE DALLA CRISI.

SPESSO

 

BISOGNA ABBANDONARE

LE SOLUZIONI

CHE PONEVANO RIMEDIO

ALLE VECCHIE CRISI

 

ED ELABORARE

SOLUZIONI NUOVE.

 

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& Prepararsi all’ imprevisto

LA COMPLESSITA’

 

NON E’

UNA RICETTA

PER CONOSCERE L’ IMPREVISTO.

 

MA

CI RENDE PRUDENTI, ATTENTI,

NON CI CONSENTE DI ADDORMENTARCI

NELL’ APPARENTE MECCANICITA’

E

NELL’ APPARENTE OVVIETA’ DEI DETERMINISMI.

 

CI MOSTRA CHE

NON DOBBIAMO RINCHIUDERCI

NEL CONTEMPORANEISMO, cioè nella convinzione che ciò che succede ora continuerà indefinitamente.

Abbiamo un bel sapere che tutti gli eventi importanti che si sono verificati nella storia

mondiale o nella nostra vita erano completamente imprevisti : continuiamo ad agire

come se d’ ora in poi niente di imprevisto dovesse più accadere.

Il PENSIERO COMPLESSO ci insegna anche a scuoterci da questa pigrizia

mentale.

IL PENSIERO COMPLESSO

NON RIFIUTA AFFATTO

LA CHIAREZZA, L’ ORDINE, IL SETERMINISMO.

SA SEMPLICEMENTE CHE SONO INSUFFICIENTI,

SA CHE NON SI PUO’ PROGRAMMARE LA SCOPERTA, LA CONOSCENZA, NE’ L’AZIONE.

LA COMPLESSITA’

NECESSITA

DI UNA STRATEGIA. Certo dei segmenti programmati, per delle sequenze in cui non interviene l’ aleatorio, son utili

e necessari. In condizioni normali il pilotaggio automatico è possibile, ma la strategia si

impone non appena sopraggiunge l’ imprevisto o l’ incerto, ovvero non

appena appare un problema importante.

IL PENSIERO SEMPLICE

RISOLVE

I PROBLEMI SEMPLICI senza problemi di pensiero.

IL PENSIERO COMPLESSO in sé

NON RISOLVE I PROBLEMI,

MA COSTITUISCE UN CONTRIBUTO ALLA STRATEGIA CHE LI PUO’ RISOLVERE. Ci dice :

" Aiutati che il pensiero complesso ti aiuta ".

 

 

 

 

QUELLO CHE IL PENSIERO COMPLESSO NON PUO’ FARE

E’

FORNIRE a ciascuno UN PROMEMORIA, UN APPUNTO : " Non dimenticare che la realtà è cangiante,

non dimenticare che può sempre presentarsi qualcosa di nuovo,

che in ogni modo qualcosa di nuovo si presenterà " .

LA COMPLESSITA’

SI PONE COME

PUNTO DI PARTENZA

PER UN’ AZIONE PIU’ RICCA, MENO MUTILANTE.

IO CREDO PROFONDAMENTE CHE,

QUANTO MENO UN PENSIERO SARA’ MUTILANTE,

TANTO MENO MUTILERA’ GLI ESSERI UMANI.

E’ NECESSARIO RICORDARE

LE DEVASTAZIONI

COMPIUTE

DALLE PROSPETTIVE SEMPLIFICANTI,

 

NON SOLO NEL MONDO INTELLETTUALE,

 

MA NELLA VITA.

MOLTE SOFFERENZE

CHE GRAVANO

SU MILIONI DI PERSONE

RISULTANO

DAGLI EFFETTI

DEL PENSIERO PARCELLANTE ED UNIDIMENSIONALE (i.e. dogmatico ; la nota è mia).

 

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