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Bacheca (Poesie)

 

Giuseppe Ambrosecchia

 

 scheda biografica

Chiaro mattino

L'altra via

Panni al sole

Folla

 

 

- Chiaro mattino -

 

Mani in preghiera appena accennata
da un vecchio capanno
a San Salvatore sulla collina;
proprio lassù nella boscaglia
dorme un laghetto
che non si vede;
Timmari osserva
l'agro Picciano
con il santuario
della sua Vergine
proprio di fronte.
Dalla nebbia a mezza costa
distese al sole sbocciano
montagne innevate
e pare che facciano
un girotondo
in fondo in fondo;
più in là sarà il nulla
oppure un qualcosa
forse un nonnulla
sul dito indice
di un amico che non si vede.
Un cielo terso accoglie
tra queste ciglia un po' assonnate
ampie vallate con poche case
ed il respiro senza confine
di chi disconosce il tempo
e l'ausiliare è l'Essere,
a chi riconosce il dono
in prima persona: Sono.

 

 

- L'altra via -

 

Il cielo novembrino questa sera
è carico di stelle sparpagliate;
soffusa l'aria; una falce di luna
come un ciglio capovolto
ridente s'apre ai pianeti attorno:
tristezza lieve d'ansia accora.
Amore mio che l'occhio ombrato
da lacrima frenata sorriso illude,
tradita è la pena che ti nascondo.
Dentro porto rumori cupi uditi,
da lontano s'avvicinano lenti:
calzari rimbombano nella mente
ed io sussurro madre ad ogni passo;
gioia invece effonde il tuo respiro,
la tua pelle con inganno mi ravvivo
nelle luci del tuo viso sul cuscino.
Vorrei portare i tuoi sguardi a quelle stelle
perché non veda nei miei pensieri
l'uscio posto in fondo a quella via.
Ti faccia occhiolino invece
la burlesca luna perché a me l'addio
lo rinnovi sempre col tuo sorriso
e col trombettista nero che dall'ottone al labbro
"in rosa" spiana l'altro tuo cammino.

 

 

- Panni al sole -

 

Da tempo non notavo
il bucato al sole, eppure,
dietro uno sguardo
è sempre lì a sventolare. Torna.
Dentro di me vivo è il ricordo
di funi tese con le forcelle
e panni appesi al lunedì:
istantaneo e raro appariva il vezzo.
Ora si mostra antracite il pizzo;
di fronte, con le mani agli occhi,
brache di lana spiano il perizoma.
Distesa sulla collina come un velluto
vedrei pelle di luna se non fossi sobrio;
ma, io conosco quella finestra e sento:
il vento gonfiar quelle mutande di desiderio;
passare l'immaginario tra i tuoi ricami.

 

 

- Folla -

 

Qui non c'è più nessuno.

 

I canneti estivi
o il maggese in oro
si piegano nel vento; fusti sottili
e tutte uguali le spighe appaiono
fruttuose e colme: viva la folla.
Pagine diafane scritte con sangue
sul viso di ognuno;
il vento le sfoglia al passante;
occhi perduti nel vuoto
nascondono storie non scritte.
Se mani tremano per novello fervore
di sognatore intrepido
e nello spirito
provato di cupido il dardo,
vano sentire sono i lamenti.
Ma se ti fermi per poco a pensare
automi o fantasmi inanimati
avranno anche sorrisi e parole;
smentiranno l'assunto
e tu in mezzo a loro
come farai a contarli?

 

 

 

  

 

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