A.M. Vissani, E. Salvi, M. Piccotti

Ad ogni costo
RACCONTI-messaggi di una vita riuscita

Centro di Spiritualità ASC “Sul monte” - Settembre 1994
Indice
  1. Lo specchio
  2. L'agnello
  3. La sedia
  4. Il mulo
  5. Le scarpe
  6. Le lacrime
  7. La pietra
  8. Lo scalpello
  9. La lettera

Introduzione

Indice
Una serie di racconti
Abbiamo raccolto in nove storie la vicenda di Maria De Mattias.
Narrare l'esistenza di una persona come lei permette di emozionarsi e di sentirsi coinvolti. Se poi si tratta di una vita toccata dal "divino" se ne coglie anche il segreto come eco del Mistero.
Messaggi
Il racconto è l'arte di comunicare le verità più profonde e perciò inesprimibili. Gli avvenimenti della vita colti nella loro trama interiore parlano più di ogni concetto. E parlano al cuore.
Afferma Rabbi Nahaman di Bratislava: "Dio ha creato l'uomo perché gli piacciono le storie". Dunque dalla vita emerge sempre un messaggio di Dio che sta a noi cogliere.
Una vita riuscita
Sembra difficile oggi trovare una vita riuscita. Emergono in noi gli aspetti difficili, a volte contraddittori, oppure gli errori, tanto che ci siamo rassegnati alla nostra mediocrità. Ci incantiamo davanti ai personaggi che i mass-media rendono "perfetti" illudendoci che siano realtà. E così non apprezziamo noi stessi. La riuscita di una vita - di ogni creatura - passa sempre attraverso difficoltà e prove che mirabilmente fanno trasparire la forza interiore, dono dall'Alto.
"Ad ogni costo" ripeteva Maria De Mattias di fronte alla sua responsabilità nei confronti della storia.
Fai così anche tu!

La comunità del Centro

1. LO SPECCHIO

Indice
Una stanza, una ragazza... uno specchio ! Tre protagonisti di una storia forse lontana ma non per questo meno reale. Diciassette anni, d'altra parte, è un'età universale; la voglia di vivere scoppia dentro con tale prepotenza che neanche si riesce a contenerla.

Maria De Mattias che nel 1822 aveva appunto 17 anni, essendo nata nel 1805 a Vallecorsa (FR), in fatto di vitalità non era da meno dei suoi coetanei. Correre in una distesa senza orizzonti o fare una gita, andare ad una festa o stare con le amiche erano i desideri più ricorrenti quando, nelle ore di solitudine, sognava ad occhi aperti. A volte passava pomeriggi interi chiusa nella sua stanza. Non perché fosse in castigo ma semplicemente perché allora non usava che le ragazze andassero troppo in giro. D'altra parte i tempi erano così poco raccomandabili che mettere il naso fuori di casa poteva persino costare la pelle. Quella stanza era diventata il suo mondo anche perché conteneva quello che sentiva più suo: il suo letto, i suoi vestiti, i suoi sogni, le sue speranze.... e uno specchio ovale sopra il comò, grande quanto basta perché il suo faccino da adolescente vi entrasse tutto, senza sforzo. Era l'unico interlocutore della sua solitudine.
Un giorno, stufa di stare sdraiata sul letto, prese una sedia e vi si piazzò davanti. Guardò di sfuggita l'immagine che lo specchio le rimandava; non le piaceva per niente. Non che fosse una novità poiché avrebbe voluto essere più bella e invece... . Disfò piano piano la treccia e lasciò che i capelli scendessero lungo le spalle. Dopo averli pettinati accuratamente, li sistemò come facevano le ragazze alla moda. Si guardò di nuovo. Ora, dentro lo specchio, non c'era più la Maria di prima, ma una ragazza molto più bella, di quelle che possiedono tanti vestiti, collane, bracciali, che vanno spesso alle feste e magari hanno un fidanzato su misura. Un bel sogno insomma, bruscamente interrotto dalla voce della mamma che la chiamava!
Questo gioco diventò ben presto una specie di rito, ripetuto spesso, specialmente nei lunghi pomeriggi d'inverno. Tuttavia, passando il tempo, il sogno dello specchio si scontrava con una realtà sempre più dura e difficile. Le domande che Maria aveva in testa erano sempre lì, senza risposta: perché la vita faceva soffrire così tanto? Cosa avrebbe riservato il futuro? C'era qualcosa per cui valesse la pena vivere?
Sentiva tutto il peso e la precarietà di quello che stava vivendo. Chi poteva aiutarla? In uno dei momenti più critici accadde qualcosa di molto importante. Aveva appena avuto un'accesa discussione con la mamma; divergenze di opinioni su ciò che può essere permesso ai figli. Lei aveva lottato da leone per ottenere qualche concessione, ma avendo avuto la peggio si era ritirata nella sua stanza a curarsi le ferite. Lo sfogo iniziale lasciò il posto ad un sottile senso di impotenza. Aveva una voglia matta di scappar via. Ormai colma abbastanza si avvicinò allo specchio e si guardò. Era la faccia più spaventosa che avesse mai visto. Costumi di Vallecorsa Quasi d'istinto, in preda alla rabbia, afferrò il primo oggetto pesante a portata di mano e stava per sferrare il colpo che lo avrebbe mandato in frantumi. Improvvisamente qualcosa da dentro lo specchio attirò la sua attenzione. Cos'era quel quadro sospeso al muro? Si avvicinò di più aguzzando gli occhi per vedere meglio. Poi si voltò lentamente verso la parete bianca che aveva alle spalle. Ecco cos'era: il quadro della Madonna ! Pareva non l'avesse mai visto prima eppure era lì da un sacco di tempo. In un baleno saltò sul letto e lo ebbe subito davanti. Un volto pallido e sorridente di donna la fissava. Avvertì tutta la dolcezza di quello sguardo posato su di lei; neanche sua madre l'aveva mai guardata così. Si sentiva come afferrata nell'intimo. Forse la Madre di Gesù poteva fare qualcosa per lei. Senza quasi pensarci si ritrovò in ginocchio sul letto. Le sue labbra mormorarono piano: "Vergine Santa, aiutami!" Sembrò come se l'immagine si animasse all'improvviso. "Non avere paura, ti aiuterò", si sentì rispondere.
Quella voce interiore la scosse non poco. Ebbe la certezza di non essere più sola: qualcuno la conosceva meglio di se stessa e l'amava così com'era. Nel fondo del cuore provò una pace che non avrebbe mai saputo spiegare con le parole. Davanti a quell'immagine di giovane donna dallo sguardo dolce, era pronta a fare la domanda più decisiva; quella che inconsapevolmente, la stava tormentando: "Signore, che cosa vuoi che io faccia della mia vita?"

2. L'AGNELLO

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Agnello Ci sono delle parole che tutti sentono e ripetono e che ti rimangono misteriose finché non hai il coraggio di chiedere: Che significa ?
La fortuna è quando trovi una persona saggia che ti sappia rispondere.
Era la mattina di Pasqua e Giovanni De Mattias stava tornando a casa dalla Messa solenne. Naturalmente sua figlia Maria era con lui. "Ma che significa - gli chiese improvvisamente - quando il sacerdote parla dell'Agnello Pasquale ?" Li per lì Giovanni rimase in un certo imbarazzo. Perché questa domanda ? E' solo curiosità ? Possibile che la sua Maria non sapesse cosa significava? E rispose deciso: "Si tratta di Gesù Cristo, il quale come Agnello mansueto fu condotto alla morte, dando così il suo Sangue e la vita per la nostra salvezza". Mentre diceva queste cose, vide che Maria si faceva straordinariamente attenta, come se egli avesse colto non solo nella sua curiosità, ma nella sua sensibilità più profonda. Ne seguì un silenzio attonito.
Poi la conversazione proseguì. O meglio Giovanni continuava a ricordarle quanto più volte le aveva raccontato la sera attorno al fuoco. Le narrava di Abele, ucciso dal fratello come si uccide una pecora troppo buona... E poi: "Ricordi ? - le diceva - quando ti ho raccontato di Giuseppe, anche lui venduto dai fratelli per invidia ? Venne rinchiuso in una cisterna, venduto ai mercanti... e non si ribellava, finché giunse in Egitto e lì divenne salvatore dei suoi fratelli accorsi là per la carestia ?". E Maria riascoltava volentieri queste storie. Ma quella del sacrificio di Isacco la riempiva ancora di commozione. Quando il padre arrivò a raccontare la domanda di Isacco: "Dov'è l'agnello per l'olocausto ?" e la risposta di Abramo: "Sul monte il Signore provvede, figlio mio !". Questa volta si commosse e pianse. Il padre che la conosceva bene, sapeva della sua profonda sensibilità, ma non poteva immaginare che quanto stava dicendo la toccasse così fortemente. Non le chiese alcuna spiegazione. Comprese che l'immagine dell'Agnello Gesù era la più forte per la sua Maria.
Giunsero a casa per il pranzo di Pasqua e Maria era particolarmente esuberante, come fosse avvolta da una intuizione fortissima.
A sera sul letto, davanti all'immagine del Crocifisso, le venne da dire questa semplice preghiera: "Gesù mio caro, quanti colpi crudeli al tuo cuore... !" E si addormentò con il desiderio di divenire anch'essa capace di dare anche il suo sangue per i peccatori , senza ribellarsi. Mite come agnella.



3. LA SEDIA

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Quando una ragazza con una gran voglia di vivere ha il coraggio di dirti: "Mi piacerebbe proprio andare in Africa come missionaria per insegnare, per raccontare di Gesù...". senti che è giunto nel suo cuore il forte desiderio di dare la vita. Attende solo di maturare. L' adolescente sogna anche avventure impossibili. Ma è proprio dell'amore non fare calcoli, come invece fanno gli adulti. Anche un desiderio impossibile, se trova spazio per crescere, diventa realtà.

Maria De Mattias, dalla sua casa di Vallecorsa, si chiedeva spesso: "Come potrò contenere nel cuore tanta passione d'amore per il mio Signore? Che cosa potrò fare perché tutti, proprio tutti, conoscano che Dio ci ama fino a dare la sua vita per noi ?"
Mentre stava pensando e un po' sognando... ecco nella sua chiesa la predicazione di una missione popolare. Predicatore: don Gaspare Del Bufalo. Lo ascoltava con entusiasmo e più passavano i giorni e più cresceva in lei quel desiderio di essere missionaria. "Non si può stare - pensava - senza che tutti, proprio tutti, sappiano quanto sangue Gesù ha sparso per salvarci". E non poteva trattenere per sé questo desiderio. Era infatti una ragazza dotata di una straordinaria comunicativa e di un bisogno incolmabile di incontrare gli altri. Ancora giovane era diventata centro di attrazione per le sue compagne; la sua casa era ormai il luogo di incontri, di piccole conferenze e di momenti di preghiera.
Prendeva una sedia, la metteva in mezzo alla sala e la faceva diventare un altare. Sopra, su una tovaglia, vi adagiava un Gesù Bambino. "Ora mettiamoci a pregare" diceva invitando le compagne a raccogliersi in silenzio e poi ad effondere il loro amore per Lui. Le invitava ad ascoltare la voce di Dio, di Colui che si è fatto piccolo come noi ed è morto per amore nostro.
Invenzione di ragazza pia e chiusa in un paese sperduto della Ciociaria ? No! Arditezza di una donna missionaria, capace di trascinare le folle, perché innamorata
del suo Signore Gesù Crocifisso e della salvezza dell'umanità!
Partita da casa nel 1834, subito dimostrò di non riuscire a stare chiusa nel suo convento. Viaggiava, cercava di incontrare ogni categoria di persone; alla sera stava con i pastori per fare loro un po' di catechismo.; cercava di risolvere problemi di case e di scuole; scriveva lettere in continuazione....
Tutto questo in un'epoca, a dir poco diffidente verso le donne.
Le scuole che organizzava erano soprattutto un mezzo per incontrare fanciulle, giovani e famiglie e iniziarli alla vita cristiana. Appena terminata la scuola, infatti, liberava i locali e li metteva a disposizione di tutti perché si incontrassero, si istruissero. Al centro sempre il Crocifisso e il Vangelo.
Non si accontentava di parlare a ragazzette e a donne. Voleva il popolo. "Potessi avere una chiesetta, dove radunare tanta gente, soprattutto i pastori!" pensava ogni tanto Maria la sera prima di coricarsi. Aveva messo gli occhi addosso ad una chiesa attigua alla casa, in Acuto. Ottenutala, vi fece aprire un passaggio tra la navata e la casa, in modo da poter radunare contemporaneamente le donne nell'oratorio e gli uomini nella chiesa. E lei, ritta, con una sedia davanti alla quale si appoggiava, oppure salendovi addirittura sopra, predicava il mese mariano o il mese dedicato al Preziosissimo Sangue. In quel luogo si moltiplicavano gli incontri, le novene, i ritiri e gli esercizi spirituali.
Non si era mai visto nulla di simile in Acuto, né in altri luoghi vicini. Ad ascoltarla c'erano persino preti e frati. C'era gente cenciosa povera e sfinita dalla fatica, ma anche il clero che, sottomesso alle idee napoleoniche, era ridotto ad una vita superficiale e mondana.
Ben presto la meraviglia passò alla Curia, e poi al vescovo in persona. Il Vescovo volle mandare in Acuto un Padre Gesuita con l'impegno di ascoltare di nascosto e poi di riferire. "Parla meglio di un prete - riferì il sacerdote - annuncia con tanta passione l'amore che Gesù ha per tutti noi fino allo spargimento del Suo Sangue!". Il vescovo dovette lasciarla predicare. Acuto (FR)
Ma un giorno, in quella amata chiesetta di Acuto, quand'era tutto pronto per iniziare la sua predicazione, un altro sacerdote del luogo le ingiunse di non aprire bocca. Ella sorrise tra sé e tacque in quel momento ! Ma il giorno dopo ricominciò a parlare, tanto era l'ardore che portava dentro. Era come un fiume in piena che non sa trattenersi.

Il coraggio apostolico e missionario non trova ostacoli se il cuore è colmo di fede e se è stato affer-rato dal Signore che dona la vita.

4. IL MULO

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Da sempre il viaggio ha segnato la storia di quanti vogliono uscire dalla massa dei mediocri e conquistare i valori più alti della vita .
1° marzo 1834: tutto era pronto per la partenza da Vallecorsa. La giovane Maria aveva sistemato i suoi bagagli; ora il suo animo era rassicurato dalla benedizione di papà Giovanni mentre il mulo era pronto per questo viaggio attraverso boschi insidiosi e sentieri impervi. Destinazione: Acuto. Non per fare scuola soltanto, ma per fondare un istituto di donne animate dalla forza del Sangue prezioso di Cristo.
Da quella data i viaggi di Maria sarebbero stati numerosi e sempre più difficili. Ma ogni prima partenza ha delle caratteristiche particolari. "Quanta strada dovrò fare ?" mormorava Maria nel suo cuore. Anche il mulo non conosceva il percorso, ma certamente era un buon compagno di viaggio per questa ragazza diversa da tutte le altre. Docile lei e docile anche lui. Quando si accostò troppo ai rovi del bosco, Maria si ferì all'occhio; uscì una goccia di sangue, e lei pensò subito: "Il primo sangue versato per il mio Amato Gesù, che mi chiama a dare anche la vita".
Il mulo che lei cavalcava, era spettatore delle tante difficoltà - alcune non piccole - in quegli spostamenti pieni di speranze e di attese. Certo, erano tempi duri ! Su quelle montagne avvenivano continuamente episodi pieni di tanta violenza. "Dio ci condurrà là dove ci attendono fatiche e speranze di bene" ripeteva spesso all'inserviente che viaggiava con lei.
Da Acuto a tutto il centro Italia il sogno era ormai
realtà. Tante case, tante scuole e numerose sorelle che la chiamavano da un paese all'altro. Solo Maria poteva sciogliere nodi e rappacificare gli animi.
2 novembre 1841! Maria si mise in viaggio con altre quattro compagne per recarsi a Morino, sempre con il suo mulo ! Ad un certo punto il sentiero non fu più visibile. La notte era buia e il bosco pieno di rovi. Non poteva andare né avanti né indietro. Mancò poco che una di loro precipitasse in un burrone. Il mulo si accasciò per stanchezza o forse per fame. Tutto rendeva impossibile quel viaggio ! "Come fare? Chi ci aiuterà ad uscire da qui ?" affermò Maria con voce tremante. Le altre compagne, ricordando le esortazioni della Madre in tempi difficili, ripetevano: "Dio ci aiuterà e ci condurrà fuori da questo buio pericoloso. Confidiamo in Lui". E si misero a pregare la Madonna, perché le aiutasse a ritrovare il sentiero. "Non possiamo passare la notte in questo bosco pieno di pericoli e di soldati", mormorò Maria.
Molto spaventata, cercava con ansia una luce dall'alto che le guidasse. Anche il mulo era irrequieto e sembrava non voler riprendere il cammino. Tuttavia incoraggiato, riprese a trottare spedito in quel groviglio di alberi e fratte spinose.
Improvvisamente un fanciullo, da lontano, le chiamò invitandole a seguirlo e a fidarsi di lui. Maria raggiante di gioia si affidò a quella voce. Alcuni soldati, nascosti nel bosco, si fecero avanti. Le ingiunsero di non fidarsi del bambino e di non proseguire perché il bosco era troppo pericoloso ! "Non possiamo tornare indietro - affermò Maria con voce decisa, per incoraggiare le sue compagne - dobbiamo raggiungere quel paese, dove ci attendono. Il Sangue di Gesù ci spinge ad andare oltre. Dio è con noi". Anche il mulo percepì la sua decisione e continuò ad andare dietro a quel fanciullo.
Finalmente furono fuori da quella benedetta fratta che impediva di scorgere la strada giusta ! Ferite dai rovi si ritrovarono dopo poco al di là del fossato, mentre la luce del mattino rendeva più forte il cuore di Maria. Tante volte aveva detto alle sue suore che occorreva fidarsi di Dio nelle situazioni impossibili della vita. Ora era lei ad essere messa alla prova! La sua fiducia illimitata venne ripagata - come altre volte - dalla gioia di aver ritrovato il sentiero della sua missione. Da quella notte in poi, in pochi giorni percorse oltre cento miglia a piedi e a cavallo del suo mulo.
Non è mai troppa la distanza e la fatica per chi corre con il pensiero e desidera raggiungere tutto il mondo per portare l'annuncio di salvezza e di speranza. E' sufficiente un mulo da cavalcare. Porta Missoria. Vallecorsa
Anche mentre si trovava a letto con la febbre, veniva spesso chiamata da comunità lontane perché urgeva la presenza di lei, unica capace di dare risposta ai tanti problemi. Una volta, dovendosi recare a L'Aquila, comprò un nuovo mulo che ben presto si mostrò capriccioso. Si lasciava infatti cavalcare solo da lei. Quando qualche suora provava a salirvi, veniva scaraventata lontano. Maria fu costretta a venderlo.
Come San Francesco, anche lei trasmetteva l'amore a tutte le creature. Era fratello mulo a portare sulla sua groppa quella donna coraggiosa e santa, là dove i poveri bussavano per la fame, dove i giovani attendevano l'istruzione per vivere in società, dove le folle si assiepavano per ascoltare almeno una parola della predicatrice di Acuto, dove le suore gemevano per le fatiche quotidiane della carità e dell'insegnamento !

5. LE SCARPE

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Quando una donna ama non trattiene nulla per sé. E' la generosità della madre, pronta a dare anche la vita per i suoi figli. E' la generosità dei santi, che solo nella nudità si sentono felici, perché più somiglianti all'Amore. Gesù aveva detto nel suo Vangelo: "Se qualcuno ti chiede il mantello, tu dai anche la tunica".

E Maria De Mattias serbava nel suo cuore questa grande Parola. Chi entrava nella sua piccola camera si accorgeva che non c'erano indumenti personali. Perfino la coperta era stata tagliata a metà.
Le sue suore spesso le rimproveravano la generosità senza limiti. Maria sorrideva e con poche dolci parole, faceva loro capire che i poveri hanno bisogno di ciò che si possiede, anche della nostra vita.
"Non posso agire diversamente - ripeteva spesso -
Gesù ha dato tutto per noi, fino allo spargimento del suo sangue". La coperta, le scarpe, i suoi vestiti: tutto quanto aveva lo donava a chi era più povero di lei.
Incontrò un giorno una poveretta irrigidita dal freddo. Veniva scalza, delle nude rocce dei monti Lepini; Maria non potè trattenere il suo impeto di carità: si tolse le scarpe che indossava e con un gesto delicato le diede alla poveretta. "Lei ha più bisogno di me! - disse tra sé - Da parte mia posso sperimentare la nudità e la privazione. Tutto per dar gusto al mio Gesù". Una suora la vide con i piedi scalzi e subito commentò con le altre: La nostra fondatrice è sempre esagerata! Non trattiene nulla per sé. Come farà a camminare tanto senza le sue scarpe ? I suoi piedi, poi, sono così provati dalla fatica che non possono indossare qualsiasi cosa!".
Quelle scarpe avevano percorso tanta strada ed erano consumate dai sassi dei sentieri impervi delle montagne che dividevano un paese dall'altro. Maria era spesso costretta a scendere dal suo mulo per fare il cammino a piedi. Anche se sfinita e a volte ammalata, non poteva restare lontana dalle sue figlie che avevano problemi da risolvere. Lei doveva andare, doveva insegnare a servire i poveri, a tenere le porte aperte a chiunque avesse avuto bisogno di una parola, di un vestito, delle scarpe, anche dell'unica coperta che si aveva sul letto.
Graffiata dai sassi appuntiti e dai rovi dei viottoli di campagna, il sangue le usciva come segno visibile di amore. Quell'amore che, soffrendo, sana le piaghe
dell'umanità deturpata dall'angoscia e dal male.
Mentre i soldati percorrevano gli stessi sentieri per fuggire e far violenza sui poveri, Maria si affaticava per consolare e aprire scuole e oratori a favore di giovani e famiglie in ricerca di un senso più profondo della vita. Donna di Vallecorsa
"Chissà dove pretende di andare questa donna!- gridò un giorno un soldato appollaiato dietro un cespuglio della montagna - Il sentiero è così pericoloso!". Ella ascoltò e non si lasciò intimorire; il Sangue di Cristo era la sua unica forza.
L'ansia della salvezza dell'umanità trasportava Maria là dove qualcuno attendeva di conoscere il Cristo. Anche lei, come donna grande e spoglia di sé, poteva donare tutto ciò che era ed aveva. Nella nudità del cuore e nella povertà di vita, dava gloria all'Amore infinito di Dio reso visibile nel Sangue Prezioso di Gesù.

6. LE LACRIME

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Quando si è innamorati e innamorati sul serio, il cuore non trova più pace finché non riposa in quello dell'amato. Che sia inondato di gioia o la piena dell'angoscia lo travolga, le lacrime diventano un dolce prezzo da pagare all'amore.

Maria era innamorata di Gesù Crocifisso. Da quando si era lasciata prendere da Lui, le era penetrato così profondamente dentro da non riuscire più a cacciarlo via neanche a volerlo.
"Tutto il giorno vado spasimando per trovare Gesù" scriveva un giorno alla sua guida spirituale. "Questa mia ricerca appassionata non mi toglie la pace del cuore. Anzi, all'occasione, canto, rido, suono l'organo con serenità!"
Lo andava cercando in ogni luogo. Lo intravvedeva nei volti scarni e stanchi degli anziani, lo riconosceva nel sorriso allegro dei bambini, lo leggeva nello sguardo sereno delle sue suore. Lo sentiva palpitare persino dentro le cose. Provava calma nel sentire la sua presenza rassicurante. Ma quando lo aveva a tu per tu nella solitudine di una stanza o di una chiesa, la piena del sentimento rompeva gli argini.
A notte fonda, in un silenzio quasi irreale, rotto soltanto dal latrare dei cani, un'ombra furtiva scivolava giù per le scale fino alla cappella della casa. In quel luogo avveniva l'incontro più atteso della giornata. Qui, alla luce flebile di una candela, diritta davanti al Crocifisso, Maria si sentiva libera di esprimere al Signore il suo grande desiderio di amarlo.
Una sottile angoscia si accompagnava talvolta alla paura di non arrivare a possederlo: così, immersa nel timore e nell'amore, dava sfogo a tutti i suoi sentimenti. Gli occhi le si riempivano di lacrime mentre diceva: "Mio Gesù io sto qui ai tuoi piedi. Anche se tu mi cacciassi con la spada della giustizia, io voglio sempre sperare in te che sei il mio Salvatore".
Una notte rimase due ore in questo stato. Aveva avuto una giornata carica di tensioni poiché questioni urgenti ed importanti le erano piombate addosso all'improvviso. Mai prima di allora si era sentita così impotente di fronte alla vita! Appena fu davanti a Lui, in ora molto tarda, sentì come se un grido prorompente le si facesse strada dentro il petto: "Ho bisogno di Te e dell'unica forza del Tuo Sangue Prezioso"- bisbigliò allora, quasi soffocata dall'emozione. Ai piedi di Gesù Crocifisso le pareva di essere uno dei tanti poveri del Vangelo e mentre diceva: "Figlio di David, abbi pietà di me!", scoppiò in un pianto dirotto. Non seppe mai spiegare cosa le fosse successo in quel momento. Camera di M.De Mattias Le sembrò di sentire il suo Gesù entrarle dentro, ferirle il cuore con una tale dolcezza da non poter fare a meno di amarlo e di volerlo trattenere in sé. Una sottile paura di perderlo la fece piangere e pregare a lungo finché gustò una profonda pace interiore.
Dopo quella notte Maria versò molte altre lacrime per ottenere la grazia di dare gusto a Gesù e ripeteva spesso tra sé: "Sì, Gesù solo, solo Gesù voglio nel mio cuore e niente più". Erano lacrime di una donna totalmente aperta all'amore e che vive in profonda comunione con il suo Signore.

La pace e la consolazione sono doni di Dio che si esprimono fortemente attraverso le lacrime, i fiumi che fecondano la terra arida della violenza degli uomini. Come le acque del grembo di una madre che custodiscono e nutrono la vita.

7. LA PIETRA

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I primi tempi si sa sono duri per tutti quando si vuole realizzare qualcosa di grande e di importante. Lo scoraggiamento è sempre in agguato. Maria aveva passato molti momenti difficili, ma l'ostinazione del carattere e la convinzione che il Signore voleva proprio quello per cui stava lottando, l'avevano resa testarda e risoluta a continuare l'opera. Scarsità di mezzi, inesperienza, contrasti, erano stati ed erano ancora all'ordine del giorno. "Adesso ci mancava anche lo sfratto", pensò mentre si distendeva sul letto, a tarda notte, con le ossa semislogate dalla fatica. "Fortuna che non sono sola!". Tornando con la mente alla giornata trascorsa, le venne spontaneo ringraziare il Signore per quanto andava facendo. Il suo sogno di veder sorgere un istituto di suore all'insegna del Sangue di Cristo, tutto dedito alla carità verso i più poveri, stava ormai diventando realtà. Provava una specie di stupore mentre ci pensava. Da sola che era, all'inizio, si ritrovava con un discreto numero di compagne. Insieme a loro stava costruendo il futuro. Le passò in rassegna una per una: erano ragazze di paese, abituate alla fatica e al sacrificio, innamorate della vita e del Sangue di Cristo. Ottime pietre vive nelle mani di Dio.
"Già, le pietre!" - sospirò prima di chiudere gli occhi.
Al mattino ci si vedeva appena quando partirono diretti verso la montagna. In fila indiana una processione silenziosa saliva per i dirupi scoscesi fino alla cava di pietra. Era una scena che si ripeteva ormai da qualche giorno. In testa c' era sempre Maria, con un bastone per appoggio in una mano e il rosario nell'altra. Il fiato grosso non le impediva di animare tutta quella moltitudine: "Il Signore ricompenserà a tempo debito la vostra generosità. Il monastero che stiamo costruendo sarà anche una bella scuola per i vostri figli. Vedrete quanto bene si farà per questo paese di Acuto e per il mondo !". La gente era entusiasta. Quella donna sapeva come prenderli. La sentivano una di loro in quel suo non risparmiarsi mai nelle fatiche e nella vicinanza che tante volte aveva dimostrato a quanti si trovavano nel dolore. Per Maria, trasportare sassi insieme agli altri e per lo stesso scopo, era il segno più chiaro che il Signore stava costruendo un bell'edificio spirituale. La gioia che ne provava le impediva persino di sentire il dolore delle mani ferite. Da una piccola sbucciatura il sangue colava verso il braccio. "Non è lavoro per una maestra questo", disse un robusto giovanotto che gli camminava accanto. Maria sorrise. "Ci sono abituata - rispose - l'ho fatto al mio paese quando ero più giovane; Pietraia. Acuto (FR) ricostruivamo la casa che poi ha ospitato i Missionari del Prez.mo Sangue. Hanno fatto del bene anche loro!". Associò mentalmente quel trasportare pietre di allora con quello di adesso. Per un attimo le venne da ridere. Chissà quante altre volte, nel futuro, avrebbe dovuto fare quel lavoro così faticoso! Ma faticoso o no, se glielo avesse chiesto il Signore, lo avrebbe fatto senza pensarci due volte. E si lanciò di nuovo lungo il sentiero, con più baldanza di prima.




8. LO SCALPELLO

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Il caldo di quell'estate del 1866 era veramente afoso. E per Maria De Mattias lo era ancora di più perché dal 30 aprile non s'era più rialzata dal letto per i tanti malanni. Ricordava bene quella data: era la festa della sua Santa Caterina .
Forte era ormai da tanti giorni la sua calma interiore quanto confusa e piena di conflitti la situazione politica. Nella sua giovinezza Maria si sarebbe ribellata e avrebbe fatto qualcosa; ora non faceva che ripetere: " Non più sangue, Gesù mio, non più sangue!". E ripiegava la testa sul cuscino bagnato di febbre e di sudore.
Sembrava come una pietra immobile, infossata nel letto del fiume, levigata dall'acqua che scorre continuamente. O meglio, pensando a tutta la sua vicenda, più d'una delle sue suore la rassomigliava ad una pietra, tratta dalla montagna, grezza e senza forma, che la storia ormai aveva ben modellato. Si poteva collocarla al suo posto nella costruzione del Regno di Dio.
Dio era stato per lei come quello scalpellino che stava lavorando sotto la sua finestra da diversi giorni. Batti e ribatti, ogni pietra è pronta per fare la casa.
" Vuole che lo facciamo smettere ?", chiese premurosa una suora. " No, no, lui deve pur lavorare per la sua famiglia", rispondeva la Madre. "Per me è come una parabola che il Signore, sentendo questo rumore, racconterebbe così: Il Regno dei cieli è simile a un uomo che tutte le mattine esce di casa per fare il suo lavoro di scalpellino. Siede davanti ad un mucchio di pietre senza forma e con martello e scalpello le fa diventare un piccolo pezzo di casa. Così Dio fa con i suoi figli, pietre vive su Cristo , la pietra posta a fondamento".
"Io sto per essere definitivamente collocata al mio posto. La calcina che mi unisce a Lui e a tutte voi è il Sangue prezioso di Cristo". Diceva questo con affanno ma con pace . E le sue figlie ascoltavano attente, quasi scorgendo sul volto della loro Madre il volto di Cristo.
Qualcuna di loro l'aveva conosciuta in altri momenti, quando manifestava tutto il suo vigore e la sua intraprendenza, a volte anche durezza. Vedevano in lei ora un capolavoro dello Spirito che con lo scalpello della Croce l'aveva ben modellata.
Sul letto di morte Maria benediceva il Padre anche per averle dato una guida spirituale, don Giovanni Merlini, che non si era arreso di fronte alle sue durezze. "Le parole di lui - raccontava - erano per me come spine o come chiodi o addirittura come croci". Da don Giovanni, dai suoi consigli, aveva appreso a conoscere e a fare la volon-tà di Dio, ad ogni costo.
Batte e ribatte lo scalpello sulla pietra. Vallecorsa
Maria ormai senza più voce, senza più forza, si immergeva nel canto delle sue suore: "O Crux, ave spes unica". E si lasciò come sgretolare nel fiume che la portava al Padre: il Sangue di Cristo.

9. LA LETTERA

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Maria De Mattias ha scritto quasi duemila lettere.
La maggior parte, come quella che riportiamo, sono indirizzate alle suore. Ha scritto al suo direttore spirituale, ai suoi parenti, anche al Papa, a Vescovi, a sindaci,a nobili...
A Sr Berenice Fanfani

Viva il Sangue di Gesù Cristo
Carissima Figliola in Gesù,
il tempo pare che voglia rimettersi; ma le montagne di Colfiorito sono ricoperte di neve e di gelo. Sia fatta sempre la Santa obbedienza che mi rapì da codesto monte di Acuto e mi sbalzò in questi luoghi. Io penso a loro, e l'amo; prevedo che il mio ritorno va a lungo. Le raccomando la prima comunione delle ragazze, e lei faccia la dottrina e i santi esercizi.
Io non merito di essere obbedita, ma merita la sua anima di essere adorna di sì bella virtù; figliola amatissima in Gesù, la prego di farlo per amor di Dio. Parli pure di Gesù Crocifisso e tiri le anime al suo santo amore, ciò faccia con bel modo. Umile, caritatevole, paziente ecc...Dica spesso a Gesù che l'ama assai, e che per suo amore vuole morire. Ecco il nostro amore Gesù, ecco la nostra vita Gesù, ecco il nostro tutto Gesù. Accompagniamo Gesù in tutte le sue vie: quando siamo sole, eccoci nella solitudine di Betlem con Gesù, quando siamo in viaggio, eccoci con Gesù nella Palestina e per le strade del Calvario; quando siamo flagellate dalle lingue mormoratrici, eccoci con Gesù flagellato; quando siamo crocifisse, eccoci con Gesù crocifisso ecc..
Sempre, sempre con Gesù: Iddio sempre in vista, Gesù in pratica, la vita in sacrificio. Con Gesù pensiamo, con Gesù parliamo, con Gesù fatichiamo, con Gesù riposiamo, con Gesù lacrimiamo, con Gesù facciamo silenzio, con Gesù preghiamo, con Gesù viviamo, con Gesù moriamo. Viva Gesù nella nostra mente. Viva Gesù nella nostra lingua. Viva Gesù nel nostro cuore. Viva Gesù nella nostra anima. Viva Gesù in ogni tempo. Viva Gesù in ogni luogo. Viva Gesù in tutti i cuori. Sì, diciamolo sempre: viva Gesù.
Vallecorsa (FR) panorama Legga la presente alla mia cara Isabella, e faccia che si innamori di Gesù. Raccomando la clausura del Monastero e ciò con molta gelosia, parli chi vuole. Contentiamo Gesù, forse non lo merita?
Ah! Sì, sì, merita tutto... Raccomando l'ornamento del Monastero, dico il silenzio... Forse non era brutto quando io ho dato scandalo con il mio parlare con voce alta? Ah! Sì, rimedino loro, mie care, con il buon esempio... Vedrò chi è fedele a Gesù. La prego dei miei rispetti al signor Arciprete e al signor Abate, come anche al signor Arcadio Frasca e la signora Cecilia.
Le benedico nel Signore.

Maria De Mattias
S.Anatolia (MC), 22 del 1850

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