Esperienza 1:
la "storia di adozione" di Mary ed Enzo


( ultimo aggiornamento di questa pagina: 1/12/01 )

Indice
Se desideri leggere più tranquillamente off-line questa "storia di adozione", ti consigliamo di stamparla!

 


1              Introduzione

In queste pagine vi raccontiamo la nostra “storia di adozione” .... anche se non è ancora conclusa! Confidiamo, inoltre, nel fatto che la nostra decisione di renderla pubblica possa servire di stimolo per qualche visitatore, a contribuire con il proprio "racconto", nella speranza che le esperienze di tutti noi siano di utilità a qualche altro futuro visitatore di questo sito.

Cercheremo di essere il più possibile sintetici ed oggettivi anche se sappiamo già che non sarà facile mantenere questi propositi dal momento che, ovviamente, questa vicenda ci sta coinvolgendo sempre più anche emotivamente!


2              La presentazione della domanda di adozione

 Abbiamo presentato la domanda di adozione (nazionale ed internazionale) il 27/12/1999 a Torino, presso il Tribunale dei Minori (nel seguito indicato con TdM) del Piemonte e Valle d’Aosta: era  stata una decisione maturata nella coppia lentamente nel tempo che, infine, si concretizzava dopo più di un anno dall’ultimo aborto che avevamo subito.

 ….. sì, perché lo stimolo ad affrontare certe problematiche spesso nasce proprio da esperienze della vita, talvolta belle altre volte tristi ed indesiderate, ma che aiutano comunque la riflessione. Scrivendo questo ci viene da pensare che probabilmente, ad esempio, non ci saremmo iscritti all’A.I.D.O. (Associazione Italiana Donatori d’Organo) se uno di noi non lavorasse a contatto con malati cronici, … o uno di noi non sarebbe volontario A.N.A.P.A.CA. (Associazione Nazionale per l’Assistenza Psicologica agli Ammalati di Cancro) se non avessimo vissuto, ormai da più di tre anni, la triste esperienza di malattia di un familiare molto caro, … probabilmente non avremmo creato neppure questo sito se, come vi racconteremo, la nostra richiesta di adozione non fosse stata respinta dal TdM (nel momento in cui scriviamo questa parte della nostra esperienza, abbiamo iniziato il procedimento d'appello).

Ma torniamo ai fatti. Nonostante la non breve attesa nel consegnare la domanda di adozione (imputabile forse al fatto che eravamo nel periodo natalizio), l’accoglienza riservataci dal personale addetto ci era sembrata adeguata al contesto: tutto ciò aveva contribuito a lasciato un’impressione complessivamente positiva delle procedure adottate.

Tra le cose che ci vengono dette, ci colpisce in modo particolare il fatto che ci viene caldamente consigliato di fare pervenire al TdM la certificazione del consenso dei nostri genitori alla nostra decisione di domandare l'adozione di un figlio. Anche se il coinvolgimento delle famiglie di origine è sicuramente auspicabile, ci stupisce che il consenso dei genitori debba essere reso, di fatto, obbligatorio: ad esempio, ci sono coppie che si sposano contro il volere dei genitori e non per questo la loro scelta e la loro unione ne risulta indebolita! Inoltre, in generale, ci sembra piuttosto comprensibile che, talvolta, persone anziane possano essere non particolarmente aperte al "sociale" e siano potenzialmente più vittime di pregiudizi che disturbano un approccio sereno al problema. Nel nostro caso specifico quella richiesta non crea, tuttavia, particolari problemi ad esclusione del fatto che, essendo i nostri genitori di età avanzata, ci dispiace che debbano recarsi all'anagrafe per autenticare la loro firma (all'epoca, fine 1999, non si poteva ancora utilizzare l'autocertificazione).


3              Gli esami medici

Sopraggiungono quindi mesi di attesa, senza che nulla accada: la richiesta di effettuare gli esami medici arriva dopo circa 4 mesi. Ci attiviamo subito per concluderli il più velocemente possibile, rivolgendosi anche a strutture convenzionate a pagamento, per i soli esami che richiedevano tempi più lunghi di prenotazione.

Tra l'altro notiamo che vengono richiesti anche esami medici di dubbia utilità, quale la VDRL (test per la sifilide, marker ormai non più considerato indispensabile neppure negli esami di routine degli ospedali, data la irrilevanza statistica di quella malattia in Italia), mentre non viene richiesto nessun test per altre malattie sicuramente più diffuse e rilevanti in questo contesto (es. l'AIDS), quale la determinazione dell’HCV o dell’HIV.

Il plico dei risultati, rigorosamente sigillato dalle strutture sanitarie secondo normativa di legge, riusciamo a consegnarlo al TdM in un tempo record!


4              I colloqui con assistente sociale e psicologo

Nuovi mesi di “silenzio”: poi, a fine giugno, la convocazione per i colloqui con assistente sociale e psicologo del territorio. Il loro periodo di ferie estive non aiuta ad accelerare i tempi di questi colloqui che termineranno solo a fine settembre. L’impegno richiesto alla coppia non è irrisorio trattandosi di 11 incontri complessivi, che si svolgono ovviamente in orari lavorativi, per un totale di più di 20 ore.

Al primo incontro ci viene subito detto che si tratta di un “percorso” da svolgere con loro, personale qualificato, per chiarire in noi eventuali dubbi ed aiutarci a riflettere ulteriormente sulle problematiche dell’adozione: semmai la decisione della coppia fosse stata non sufficientemente meditata, questi incontri avrebbero dovuto rafforzare o indebolire in modo definitivo la convinzione finale. Ci spiegano, quindi, che quello è il motivo per cui tutto non si può svolgere concentrato in pochi giorni, ma tra un colloquio e quello successivo deve passare almeno una settimana, proprio per dare tempo alla coppia di interiorizzare i risultati di ciascun incontro.

Decidiamo, quindi, confidando nelle parole delle due professioniste che ci appaiono all’altezza del loro compito, di “vivere” questa esperienza come ci viene suggerita, cioè come un “percorso”, un’ulteriore occasione di confronto come coppia e come singole persone. Con fiducia  e completa sincerità e collaborazione viviamo questi incontri che sanno effettivamente riservarci momenti forti e costruttivi come quelli, ad esempio, in cui si parla dei difetti e dei pregi del partner in sua presenza, o in cui viene chiesto a ciascuno di noi di scrivere una lettera all’ipotetico bambino che andremo ad adottare, o in cui si rivivono i momenti belli delle proprie esperienze di coppia, dal primo incontro, all’innamoramento, alla decisione di vivere insieme la nostra vita, o in cui si rivivono i momenti tristi delle sofferenze vissute per le malattie e le morti di persone care o per gli aborti subiti. Un “percorso”, quello che ci è stato offerto da questi colloqui, sicuramente “pesante” per l’impegno di tempo e di mente (rivivere in modo concentrato nel tempo le esperienze di tutta la propria vita è utile e costruttivo, ma sicuramente impegnativo), ma che ammettiamo di avere vissuto positivamente e con profitto.

Infine è arrivato l’ultimo incontro di “restituzione”, cioè quello (ci dicono) in cui sono loro a parlare (non più noi) e dove ci raccontano le loro considerazioni finali su di noi, ovviamente in riferimento alle adozioni. Gli ovvi timori, che sempre precedono un qualsiasi “verdetto”, svaniscono completamente lasciando spazio alla gioia nel sentire dalla loro sintesi verbale la descrizione molto positiva di noi come coppia assolutamente idonea ad accogliere un bambino adottivo. Non vi nascondiamo che, uscendo da quell’ultimo colloquio, eravamo molto felici nel vedere confermata, anche da persone “esperte del settore”, la nostra scelta di coppia di adottare un bambino.


5              I contatti con alcuni enti autorizzati

Poi altri mesi di “silenzio” … per l’esattezza più di sei durante i quali siamo andati a conoscere alcuni enti autorizzati allo svolgimento di pratiche relative all'adozione di minori stranieri (appena autorizzati dalla nuova normativa … noi infatti, per pochi giorni, siamo ricaduti ancora nelle procedure “vecchie”: il tempo saprà dirci se quelle attualmente in corso sono migliori!).

Durante questi incontri, spesso collettivi, in cui l’ente presentava il suo modo di operare, abbiamo subito avuto l’occasione di toccare con mano certe realtà, … come il fatto che il costo da affrontare per una adozione internazionale è tutt’altro che irrisorio, … o il fatto che i tempi dell’iter di idoneità sono molto variabili da TdM a TdM (due coppie che abbiamo conosciuto in quelle occasioni erano al nostro stesso “punto”, ma avevano presentato la domanda, al TdM di Milano, 6 mesi dopo di noi!!). Abbiamo così anche avuto occasione di conoscere una coppia che aveva dovuto presentare ricorso … e ci ricordiamo che ci siamo domandati: “Chissà come mai il TdM ha respinto la loro domanda: sembrano, almeno a prima vista, una <bella coppia> “!!?


6              La sentenza del Tribunale dei Minori

6.1        Sorpresa: respinta la nostra richiesta di adozione

Dopo ripetute e periodiche telefonate al TdM (sì, ... perché la notifica a casa, ci dicono, avverrebbe solo dopo qualche mese dalla sentenza), finalmente ci dicono che è stato emesso il giudizio sulla nostra domanda di adozione: sono passati più di 15 mesi dalla presentazione della nostra domanda di adozione e più di 6 mesi dal termine dei colloqui con assistente sociale e psicologo.

Sorpresa: la camera di consiglio l’ha respinta!! È possibile conoscere la motivazione solo andando a ritirare la documentazione in Tribunale.

Panico, sconforto ed angoscia: come è possibile un tale verdetto che dovrebbe, secondo quanto ci avevano detto, basarsi fondamentalmente sulle relazioni di assistente sociale e psicologo? Tali relazioni, sempre secondo quanto ci avevano detto, non sarebbero stato altro che un riportare su carta, in modo più formale, i giudizi espressi a parole durante l’incontro di “restituzione”!!

Cerchiamo subito al telefono assistente sociale e psicologo alla ricerca di una spiegazione razionale: solo dopo alcuni giorni e diversi tentativi, riusciamo a metterci in contatto telefonico con entrambe che si stupiscono e ci assicurano che le loro relazioni esprimevano un loro giudizio completamente favorevole, cioè in sintonia con quanto ci avevano riferito a parole.

Capiamo subito che, per attivare il procedimento d'appello, è opportuno rivolgersi ad un avvocato: un po’ di telefonate e ce ne viene consigliato uno che si occupa spesso di casi analoghi al nostro. Telefoniamo per fissare un appuntamento e ci viene suggerito di ritirare la sentenza del Tribunale solo quel giorno stesso, in quanto si può presentare ricorso solo entro 10 giorni da quella data. Ci viene detto di richiedere anche copia delle relazioni dell’assistente sociale e dello psicologo.

6.2        Il ritiro delle relazioni

Telefoniamo al TdM per predisporre il ritiro della documentazione (è necessario, infatti, avvertire almeno il giorno prima): alla data fatidica, uno di noi arriva al Tribunale il più presto possibile per ovviare ad eventuali code e cercare di minimizzare il ritardo sul lavoro. Dopo più di una settimana di attesa, nella logorante ricerca di una motivazione della sentenza, forse ero un po’ teso, ma devo ammettere che mi ha dato un certo fastidio dover aspettare al freddo fuori dal cancello del TdM fino allo scadere delle 8:30 in punto  (inizio dell’orario di apertura al pubblico): possibile, mi sono detto, che non si dia la possibilità di aspettare in una sala di aspetto od almeno in un atrio?

Arrivo al secondo piano e busso alla porta della stanza che ci era stata indicata al telefono: mi viene detto di aspettare fuori, con un tono “scocciato” di chi, forse inconsciamente, manifesta il fastidio di essere “disturbato” fin da quel primo istante della giornata lavorativa. … anche in quel caso, forse – lo ripeto – ero un po’ teso e quindi particolarmente suscettibile, ma l’aver dovuto aspettare nel corridoio anche solo quel quarto d’ora, pensando alle corse che avevo dovuto fare per arrivare presto ed evitare eventuali “code” ... e a quelle che avrei dovuto fare per minimizzare il ritardo sul lavoro, … beh, mi ha fatto rimangiare tutta al buona impressione di “ottima accoglienza” che avevamo avuto alla presentazione della domanda di adozione.

Tutte le relazioni vengono, quindi, fotocopiate sul momento (ma non ci era stato chiesto di telefonare almeno il giorno prima perché così potevano "preparare tutto per tempo"?) e vanno a finire sul tavolo di un Cancelliere che mi accoglie con una sensibilità che, nonostante tutto, riesco ad apprezzare.

6.3        Un’analisi delle relazioni e le nostre considerazioni

Il Cancelliere, dopo avermi richiesto la delega di mia moglie (Nota da F.A.Q.: "Spesso le Cancellerie dei TdM agevolano un po' le coppie suggerendo che uno solo dei coniugi si rechi presso la Cancelleria a ritirare la copia integrale del provvedimento, per poter verificare i motivi del rigetto dell'istanza e preparare un reclamo argomentato opportunamente: così, il termine di dieci giorni decorre dalla seconda notifica, che avverrà più tardi per posta al secondo coniuge". Non è questo il caso del TdM del Piemonte e Valle d'Aosta dove, al contrario, viene richiesta tassativamente la delega dell'altro coniuge, se non presente al momento del ritiro), timbra e firma il tutto. Dopo avere sfogliato la documentazione, mi riassume che le relazioni della psicologa e dell’assistente sociale erano positive, il Pubblico Ministero si era espresso favorevolmente, … ma il TdM, riunito in camera di consiglio, avevano deliberato la sentenza che respingeva la nostra domanda di adozione.

Mi viene subito da sbirciare il foglio della sentenza posato ancora sul tavolo ed, in particolare, la parte sulla “motivazione specifica relativa alla coppia” ( nota: la relazione del TdM si divide in due parti, una relativa alla “Motivazione specifica relativa alla coppia” ed un'altra, successiva, su “Criteri ed ottica di valutazione delle domande di adozione internazionale”. Se avete tempo, vi raccomandiamo di leggere quest'ultima parte - che ci hanno poi detto essere inserita identica in tutte le relazioni del TdM che respingono la richiesta di adozione - per notare la chiarezza espositiva del suo contenuto!! ). Attrae subito la mia attenzione la frase seguente: “Lo stesso progetto adottivo, che non è sorto da un impulso interno alla coppia, ma da una sollecitazione esterna (cioè dal suggerimento del ginecologo dopo l’ultima interruzione di gravidanza), mostra e sottolinea questa fase ancora iniziale della presa di contatto emotiva con la mancata realizzazione del desiderio di essere genitori di un figlio generato”. Dico subito: “Non è assolutamente vero: chi si è inventato queste cose?”. Quel "povero" signor Cancelliere, evidentemente avvezzo a scene analoghe, mi risponde subito con la seguente domanda retorica: ”Pensate di fare ricorso?”. La mia risposta risulta pronta e sicura come non mai.

Appena fuori dal TdM, vado subito a ricercare nelle relazioni dell'assistente sociale e della psicologa, quale fosse l’origine di quella frase della sentenza che mi aveva subito colpito e che sicuramente non corrispondeva assolutamente alla realtà: in quanto mendace, nessuno di noi due avrebbe potuto averla pronunciarla, neppure mia moglie nel colloquio individuale a cui non avevo ovviamente partecipato. Da una frase della relazione della psicologa deduco la provenienza di quella parte della motivazione espressa dal TdM. Riporto sempre testualmente dalla relazione della psicologa: ”L’attuale motivazione all’adozione nasce, come già si diceva, in un secondo momento – (nota nostra: prima aveva parlato degli aborti) – ed è l’oggetto di un lungo percorso di avvicinamento progressivo a partire da un atto esterno alla coppia; infatti, a seguito dell’ultimo aborto, una pediatra, amica della signora, ha procurato alla coppia i moduli per la domanda di adozione che sono rimasti inutilizzati per circa un anno ed infine presentati nel dicembre ’99, quando la coppia ha superato l’effetto immediato del lutto ed ha sentito il desiderio di tentare un’altra strada. A testimonianza di ciò si può osservare  ecc … ecc …”.

Insomma, l'amica pediatra (che in realtà è una amica di lunga data, compagna del corso universitario e che, casualmente, ora fa la pediatra!) è diventata poi, nella motivazione del TdM, la nostra ginecologa, lasciando quasi intendere che probabilmente si tratti della stessa che ha effettuato le cure in occasione dell’ultimo aborto! Inoltre, la frase presente nella relazione della psicologa, presa dai Giudici del TdM come evidente motivazione (mostra e sottolinea) del loro giudizio, è stata estratta dal contesto nella quale era stata scritta, ribaltandone completamente il significato. Già da quella prima analisi dentro la macchina subito fuori del TdM, mi sorge il dubbio che le relazioni della psicologa e dell'assistente sociale non siano state lette dai membri del consiglio con la dovuta attenzione, senza preconcetti e non nell’ottica (avrebbe detto mia nonna!) di “trovare il pelo nell’uovo”.

A casa, poi, leggiamo con maggiore attenzione il tutto per meglio comprendere e chiarirci quindi le idee. In sostanza, la motivazione del rifiuto del TdM è sintetizzata in poche frasi immerse tra poche altre che vi risparmiamo, in quanto non aggiungono alcun dato informativo e sembrano anzi estratte da uno dei “migliori” trattati teorici sull’argomento (ma se proprio siete curiosi ... leggetele!! ). Riportiamo quindi, sempre testualmente ed in modo integrale, le poche frasi che riteniamo rilevanti: “Dalle relazioni richiamate è emersa una descrizione della coppia che contrasta con i requisiti di idoneità all’adozione di un minore straniero, sussistendo fattori di rischio specifici per il buon esito del progetto adottivo, per i seguenti motivi: paiono ancora sofferenti per la mancata procreazione, che si è aggiunta, per il marito, al trauma del decesso della madre (anch’esso ancora in fase di elaborazione). Lo stesso progetto adottivo, che non è sorto da un impulso interno alla coppia, ma da una sollecitazione esterna (cioè dal suggerimento del ginecologo dopo l’ultima interruzione di gravidanza), mostra e sottolinea questa fase ancora iniziale della presa di contatto emotiva con la mancata realizzazione del desiderio di essere genitori di un figlio generato. Sorprende il parere positivo dell’equipe, alla luce di questi rilievi, poiché pur se i coniugi appaiono persone teoricamente attrezzate (cioè con buone risorse personali), non possono essere ritenute ‘pronte’ ad intrapprendere l’errore ortografico non è nostro ma è presente nella relazioneun percorso che, come quello adottivo, presuppone il superamento di quegli stati emotivi ed affettivi che invece, in questo momento, condizionano pesantemente l’espressione delle risorse personali dei coniugi ”.

Insomma, riassumiamo noi ora, in sintesi ci viene detto che siamo una coppia “ben attrezzata” ed anche  piena di “risorse personali”  ma che – dopo più di due anni dall’ultimo aborto e più di tre anni dalla morte della cara madre di uno di noi – non siamo ancora pronti a “cogliere e soddisfare gli specifici bisogni di un bambino abbandonato” in quanto siamo ancora “in fase di elaborazione”. E tutto questo perché abbiamo manifestato limpidamente, nei colloqui con gli operatori da loro scelti, il nostro ovvio dolore per quelle vicende tristi della nostra vita, ormai trascorse da anni? Getti la prima pietra il fortunato che, in tutta sincerità, non ha dentro sé un qualche dolore che, seppure “elaborato” (volendo rubare un termine tanto caro agli psicologi), lo accompagnerà inevitabilmente per tutto il resto della sua vita, condizionandola in positivo o in negativo, soprattutto sulla base delle proprie capacità personali e della sua volontà! Personalmente non pensiamo che, ad esempio, l’elaborazione di un lutto consista nel non avere più le lacrime agli occhi raccontando gli eventi relativi alla malattia e successiva morte della persona cara! Analogo il discorso per un aborto: reputiamo, anzi, disumano pretendere che, con sincerità, uno possa affermare che è stata solo una parentesi ed ora “tutto è come prima”!

Ci chiediamo come possa un TdM basare il suo giudizio solo su questi dati, leggendo relazioni sostanzialmente molto positive benché contengano indubbiamente, talvolta, frasi che, soprattutto quando estrapolate dal contesto in cui sono state scritte ed, inoltre, in quello in cui sono state da noi pronunciate, possono “sorprendere” il giudice del parere completamente positivo espresso nelle conclusioni dagli stessi estensori. Sì, perché se ora andiamo a vedere la relazione (di ben 7 pagine) della psicologa, anche qui c’è un po’ da “mettersi le mani nei capelli”!!

Infatti, pur dipingendoci in modo sostanzialmente molto positivo con frasi che non dovrebbero lasciare dubbi (“A seguito delle considerazioni finora esposte, si ritiene di esprimere parere professionale positivo per l’adozione di un bambino italiano o straniero di età compatibile con quella della coppia. … I coniugi appaiono consapevoli delle possibili difficoltà di ambientamento di un bambino straniero non solo a livello di integrazione sociale, verso cui comunque mostrano attenzione e capacità di riflessione, ma anche per altri tipi di problematiche più legate agli usi e ai costumi di popoli stranieri, verso cui si pongono in modo adeguato.”), la psicologa si sofferma poi, in modo a nostro avviso del tutto spropositato, sulle parti del nostro dialogo che facevano riferimento appunto ai due eventi su citati. Insomma, quasi metà della relazione fa riferimento agli aborti ed alla morte della madre riportando, come citazioni, delle frasi da noi sicuramente dette (es. “ritengo di avere superato la tristezza degli aborti, però quando ci penso a caldo mi viene da piangere: è una ferita che uno si porta dentro”), ma pronunciate da noi in un contesto particolare dove ci veniva chiesto di “rivivere” certi momenti, sensazioni e sentimenti.

Ci chiediamo ancora, senza trovare una risposta, come sia stato possibile che quella che ci è sembrata una professionista competente del settore (che avrebbe, quindi, dovuto conoscere bene come poi la sua relazione poteva da alcuni giudici venire letta e, talvolta, interpretata a giustificazione delle loro tesi) abbia potuto abbandonarsi a riferire così in dettaglio certi particolari, su cui ci si può facilmente appigliare e che, in un contesto di circa 14 ore trascorse con la sola psicologa, costituiscono veramente una minima parte delle cose da noi dette. E come abbia potuto non accorgersi delle possibili conseguenze su di noi, dal momento che (quando, appena avuta comunicazione per telefono del rifiuto del TdM, l’avevamo contattata sempre telefonicamente per cercare di capire cosa era successo) si era stupita delle conclusioni dei Giudici, non ricordando di avere espresso nella sua relazione nessun dubbio e nessun elemento potenzialmente negativo! Possibile, ci chiediamo, che per fare una relazione ”particolareggiata” e forse anche tecnicamente più completa, si sia dimenticata completamente della finalità della stessa? Sarebbe bastato che avesse riportato esattamente il discorso che ci aveva fatto nel colloquio finale di “restituzione” e noi, ora, non saremmo a questo punto! Come si fa ad essere convinti, professionalmente e con coscienza, della completa idoneità di una coppia e poi fare una relazione che si basa, in buona parte, sull’analisi di alcuni aspetti potenzialmente problematici e, in quanto tali, sempre potenzialmente interpretabili (soprattutto da coloro che, non avendo la possibilità di conoscerci personalmente, dovrebbero basare il loro giudizio sul contenuto di quelle relazioni)?

6.4       A chi imputare maggiormente la colpa?

A questo punto a chi imputare maggiormente i danni che subiamo come coppia, danno temporale perché i tempi di adozione subiranno (se tutto va bene) almeno 6 mesi di ritardo (oltre al tempo che perderemo in nuove probabili indagini della Corte di Appello), danno economico perché spenderemo (ci dicono) almeno 4 milioni e, soprattutto, danno morale perché ci sentiamo profondamente colpiti da questi eventi?

  1. A noi, che abbiamo creduto veramente che quei colloqui fossero un “percorso” da fare con persone professionalmente preparate a tale scopo e, quindi, in grado di migliorare le nostre future capacità di genitori di un figlio adottato, dimenticando quello che è, invece, il loro scopo principale (cioè quello di ottenere il “bollino di conformità”), scambiando forse quei colloqui come un momento ed un’opportunità di confronto, anche a livello inconscio, sia per la coppia sia personale?

  2. Alla psicologa, che (forse per inesperienza od ingenuità) non ha prestato la dovuta attenzione alla finalità del suo operato ed ha scambiato una relazione per la valutazione di idoneità all’adozione della coppia, con una indirizzata ad un potenziale percorso di psicoterapia?

  3. Ai giudici del TdM che hanno trovato su un “piatto d’argento” le frasi idonee a  giustificare la loro tesi, interpretandole talvolta con ”fantasia” e senza preoccuparsi troppo del contesto in cui erano state scritte e, soprattutto, in cui erano state da noi pronunciate? E tutto questo incuranti di quella che è la realtà del mondo, in cui bambini muoiono per carestie, subiscono violenze di ogni tipo o, “anche solo”, sono in attesa di affetto!

  4. A noi, in verità, non sorprende tanto (come è successo a quei giudici del TdM) il parere completamente positivo espresso nelle considerazioni finali delle relazioni dell’assistente sociale e della psicologa, quanto il fatto che quel loro “stupore” non abbia sollecitato almeno una loro telefonata di chiarimento con gli estensori di quei rapporti, cioè con le sole persone che effettivamente hanno avuto occasione di conoscerci personalmente. D’altra parte, al termine delle loro stesse relazioni, le due professioniste avevano scritto “Tanto si comunica e si rimane a disposizione per ulteriori chiarimenti”.

    Da un  certo punto di vista, invidiamo questi Giudici, così sicuri nelle loro convinzioni, nella loro crociata di selezione delle sole persone che rispecchiano pienamente tutta una serie di requisiti ideali. Li invidiamo forse anche perché, al posto loro, noi probabilmente alla sera saremmo colti da incubi, pensando a quei bambini che stanno ancora aspettando l’affetto dei genitori. Perché, se è vero (come riferitoci dal nostro avvocato) che il TdM del Piemonte e Valle d’Aosta boccia mediamente il 70% delle domande di adozione e che, poi, di queste ben l’85% circa passa in appello, allora i principali effetti dell’operato di queste persone (che, ricordiamo, sono pagate proprio da noi con le tasse) ci sembrano i seguenti:


    Pensiamo che le persone preposte a giudicare l’idoneità o meno all’adozione di una coppia, debbano essere dotate non solo di una professionalità che assolutamente non ci sentiamo di mettere in dubbio, ma anche di una sensibilità non comune che, forse, solo coloro che hanno effettivamente adottato un bambino possono avere.


    7     Dopo la sentenza della Corte di Appello l'iter continua

    13/10/01: la Corte di Appello ha emesso la sentenza che ci dichiara idonei all'adozione internazionale.

Possiamo reputarci abbastanza fortunati se si pensa che la sentenza è stata emessa dopo "soli" sei mesi dalla nostra presentazione di ricorso ... pur essendoci stati i mesi di ferie di mezzo.
Il nostro avvocato ci ha riferito che, se non fosse stato per un solo parere contrario, non sarebbe stata richiesta, nei nostri confronti, nemmeno un'ulteriore indagine da parte di uno psicologo d'ufficio. ... invece così abbiamo avuto tre ulteriori colloqui (di circa un'ora) con una psicologa, durante i quali abbiamo piacevolmente chiaccherato su temi inerenti all'adozione: insomma, più di un'indagine psicologica io la definirei un "mini-corso" per l'adozione, ... il tutto per la modica cifra di ~ 1.300.000 lire a nostro completo carico.
Non abbiamo ritenuto opportuno (
come, ci dicono, si fa invece abitualmente) scegliere un nostro psicologo di parte che potesse contrastare, con la sua relazione, quella eventualmente negativa dello psicologo d'ufficio: una scelta differente avrebbe ovviamente comportato ulteriori spese (ci dicono in genere maggiori, in quanto la parcella non viene imposta dalla Corte d'Appello) oltre all'impegno di altre "sedute" di indagine psicologica.
Ci siamo trovati bene anche con l'avvocato che ci avevano consigliato e che ha svolto il proprio lavoro direi egregiamente, ... il tutto per la modica cifra di ~ 2.700.000 lire.
Insomma, ora abbiamo ~ 4.000.000 lire in meno ma, non per questo, ci sentiamo più felici o più idonei ad essere genitori adottivi!!

Ho appena riletto ciò che avevo scritto più di 6 mesi fa (cioè i capitoli precedenti): forse ora, a sangue freddo, non userei più le stesse parole, le stesse espressioni, anche se il contenuto sostanziale non potrebbe essere diverso. Ho ritenuto comunque opportuno non modificare quel testo e presentarlo così come era stato originariamente scritto: le sensazioni e le considerazioni a caldo mantengono, a mio parere, sempre un certo valore anche a distanza di tempo.

La sentenza positiva della Corte di Appello subito ci è sembrata un grande successo ... ma ci siamo accorti quasi subito che siamo ancora quasi all'inizio e che dovremo ancora affrontare molte difficoltà ... prima tra tutte la scelta dell'ente autorizzato a cui affidarci. L'entusiasmo che avevamo avuto nel contattare e conoscere gli enti autorizzati si era spento del tutto con la sentenza negativa del TdM: per non crearci più false illusioni, avevamo smesso di interessarci su quale scelta fosse per noi la più appropriata ... per cui ora siamo "punto e a capo".

Insomma, l'iter della nostra adozione continua ...


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