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Articolo pubblicato  Venerdì 1 febbraio 2002

Un racconto personale sul Cant Z 506!
 

Più che redigere un vero e proprio articolo sul Cant Z 506, come si è fatto nelle scorse edizioni di tale rubrica, vorrei quest'oggi raccontare e descrivere quello che ha rappresentato il Cant Z 506 S "Airone" per l'aviazione italiana. 

Questa mia decisione di tralasciare descrizioni tecniche e particolari costruttivi deriva dal fatto che sono personalmente legato a questo aeromobile dalla storia della mia famiglia. In effetti il Cant Z 506 è stato l'apparecchio su cui per ben sette anni ha prestato servizio il sergente maggiore, collaudatore e aviatore Salvatore Versace, mio nonno.

Giustamente mi sembra doveroso dare a tutti delle coordinate temporali che inquadrino il periodo di impiego del velivolo. Per l'esattezza l'anno di prima produzione è il 1937 e l'anno di dismissione il 1960.

 Una volta terminata la Seconda Guerra Mondiale, il Cant Z venne utilizzato  come aereo di appoggio e soccorso da molte associazioni tra cui la Croce Rossa Italiana.  

Ritengo però che sia altrettanto giusto fornire un minimo di informazioni sul velivolo in modo da capirne le modalità di impiego. Il Cant Z era un idrovolante da ricognizione e bombardamento pesante. Monoplano, tri-motore con cinque membri di equipaggio: pilota, copilota, ufficiale di rotta, marconista e aviatore. Dotato di caratteristiche strutturali tali da sopportare alte velocità ed elevata robustezza  alle manovre ad alto numero di fattore di carico come le richiamate e le virate combinate alle affondate. 

Al Cant Z sono legate diverse storie di combattimento, ma quella che trovo più simpatica si riferisce alle visite del Duce nelle varie basi della Regia Aeronautica. Si racconta e mi fu raccontato che le squadriglie erano assai poche e al loro interno i velivoli ancora meno, quindi quando arrivava il momento delle ispezioni del Duce gli aeromobili venivano spostati in blocco a seconda il percorso di visita di Mussolini. In tal modo ai suoi occhi l'Italia poteva vantare un'ottima fornitura di velivoli atta, almeno nella virtualità, a sostenere i più feroci scontri aeronavali. In realtà così non era e di fatto quando veniva abbattuto anche solo un idrovolante erano problemi serissimi per l'aviazione.

Vi è da sottolineare che furono abbattuti solamente pochi esemplari  e questo grazie alle buone caratteristiche tecnico-strutturali. Inoltre le missioni a cui prese parte furono tantissime tanto che nel solo periodo della guerra 1940 - 1945 il sergente maggiore di cui sopra effettuò la bellezza di 13.000 ore di volo, e facendo un rapido conto ci si accorge che tale impegno di volo viene raggiunto da un pilota di linea nell'intero arco della sua carriera dunque circa vent'anni.

Tutt'oggi è possibile ammirare l'imponente Cant Z 506 dell'Ingegner Filippo Zappata, costruito presso i Cantieri Aeronautici e Navali Triestini ( da cui la sigla CANT) di Monfalcone -TS-, presso il Museo Storico dell'Aeronautica Militare presso Vigna di Valle -RM- (museo che si estende lungo un tratto del Lago di Bracciano). Un consiglio da amatore è quello di recarsi a vedere questo gioiello dell'ingegneria aeronautica.

 

Scheda Correlata: Cant Z 506

 

 

 

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