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Articolo pubblicato  Venerdì 8 marzo 2002

La preistoria del volo: Flayer A!
 

Flayer A, un nome di velivolo che hai meno "addetti ai lavori", ovvero ai meno patiti di aeronautica non dirà molto, ma chi conosce minimamente questo universo capirà all'istante. Volendo avvicinare tutti al cosmo dell'aviazione renderemo questo nome comprensibile ai più. Non sarà troppo impegnativo fare un'associazione di idee dopo che avrò citato due nomi celeberrimi: Orville e Wilbur Wright! Esatto i fratelli Wright che il 17 dicembre del 1903 furono i primi a librarsi in aria con il Flayer A per l'appunto.

Era la prima volta che un uomo si alzava in volo grazie ad un mezzo autopropulso, infatti gli esperimenti che erano stati compiuti in precedenza, avevano come protagonisti aerostati di diverse forme e dimensioni oltre che un primo e rude prototipo di dirigibile.

La concezione strutturale del Flayer A era l'esatto opposto di quanto oggi si conosce. Iniziamo con il dire che i piani di coda, oggi sfruttati con fini stabilizzanti, rappresentavano le superfici portanti e quelle che oggi sono le semi-ali erano costituite da alette fisse stabilizzatrici. I materiali che costituivano l'aeromobile erano legno, tela e strallature varie adottate con fini strutturali. In effetti tutta la robustezza del mezzo era affidata a delle tiranterie che mettevano in tensione le varie parti del velivolo garantendogli quel minimo di rigidezza che gli permetteva di resistere alla portanza e quindi che gli consentiva di librarsi in aria.

Caratteristica straordinaria era la totale assenza di un carrello. Questo spiega le modalità di decollo dell'aerodina. Il decollo avveniva per trazione del mezzo da parte di un tirante collegato ad un pesantissimo grave che lasciato precipitare da un notevole altezza, normalmente un apposito traliccio, accelerava l'apparecchio dotandolo della necessaria portanza per distaccarsi da terra.

Tutto il mondo scientifico era alquanto scettico nei confronti dell'invenzione dei due fratelli americani, ma nel momento in cui vide che con lente e sostanziali modifiche si raggiungevano sempre più importanti risultati diede la giusta rilevanza alla nuova macchina per il volo che tante volte prima aveva tentato la nascita, basti ricordare gli esperimenti leonardeschi.

I Wright dapprima tentarono la fortuna in America, ma alla vista del grande scetticismo si proposero sul mercato europeo che si rivelò ancora più scettico. Tornato in America Wilbur trovò il pubblico americano, costituito anche dal Dipartimento della Guerra, pronto ad accogliere la nuova invenzione. Il pubblico rimase positivamente convinto e si ebbe l'inizio dell'era dell'aria!!

La produzione si ingrandiva sempre più, e dopo il trionfo americano anche il Vecchio Continente si interessò al velivolo chiedendo concessioni di realizzazione e quant'altro potesse coinvolgere nel nuovo business aeronautico.

Si ponevano adesso una serie di problemi connessi al mondo appena scoperto che necessitarono di tutta l'attenzione dei più eminenti scienziati: ad esempio si poneva il problema dello studio della fluidodinamica e dell'aerodinamica; campi fisico-chimici poco esperiti sino ad allora. Inoltre si doveva costituire una classe di piloti che avrebbero dovuto familiarizzare con un mezzo mai conosciuto prima, che al tempo stesso dovevano scoprire manovre e quant'altro servisse al pilotaggio. 

Questi problemi occuparono moltissimi uomini di scienza che dedicarono le proprie energie a comprendere quali fossero le leggi che regolavano il mondo dell'aria e soprattutto il comportamento di un corpo immerso in un fluido che non fosse un liquido.

Scheda Correlata: Flayer A

 

 

 

 

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