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Articolo pubblicato  Venerdì 1 marzo 2002

La grande famiglia russa: gli Yakovlev!

Progettato dall’Ingegner Aleksandr Sergheievic Yakovlev lo Yak fu l’aeromobile più usato dall’aviazione sovietica che credeva, a ragione, nelle grandi potenzialità del mezzo.

 Non aveva pretese di alcun tipo, ma aveva dalla sua parte: robustezza, agilità, semplicità costruttiva, semplicità manutentiva, alta riadattabilità della cellula base. Tutte caratteristiche che permettevano allo Yak di competere con i migliori caccia americani, giapponesi, tedeschi, inglesi, francesi  e perché no, con i caccia italiani!!

 Una delle vantaggiosissime caratteristiche del velivolo era la estrema semplicità che gli consentiva di avere una grandissima resistenza anche alle avverse condizioni climatiche che talvolta facevano rimanere a terra gli altri apparecchi. Inoltre, come già accennato, lo Yak godeva dell’alta riadattabilità della cellula fondamentale, ovvero del sistema carlinga-gruppo propulsivo che permise all’aviazione sovietica di proporre sui campi di battaglia, nuove ed più efficienti versioni dell’aeromobile.

 Lo Yak-1 aveva una struttura mista, con l’ala in legno e la fusoliera metallica. L’ala (caratterizzata da un disegno in pianta a forte rastremazione su entrambi i bordi, e dalle caratteristiche di auto-rotazione non propriamente brillanti) , bi-longherone, era realizzata in un solo pezzo, e rivestita in compensato; la fusoliera era in tubi d’acciaio, rivestiva con pannelli (facilmente asportabili per ispezione e sostituzione) in lega leggera per la parte anteriore, mentre la parte centrale era ricoperta da pannelli di compensato e quella posteriore in tela. Rivestimento in tela avevano pure le superfici mobili di governo, la cui struttura era metallica.

 Il carrello era retrattile a comando idraulico, ed il relativo impianto fu la parte che creò maggiori inconvenienti e problemi di realizzazioni dell’intero velivolo. L’abitacolo, chiuso da una cappotta scorrevole, era dotato come tutta protezione di una piastra d’acciaio dello spessore di 9milllimetri, posta dietro lo schiena del posto di pilotaggio. Il pilota disponeva del minimo necessario di strumenti, di un traguardo di puntamento a riflessione ma ancora rudimentale, e di un apparato radio ricetrasmittente ad alta frequenza, con un solo canale.

 Il motore era un Klimov M-105 a 12 cilindri in due banchi a V inizialmente nella versione PA da 1.100 CV al decollo, con compressore mono-stadio a due velocità, che azionava un’elica VIS-61P metallica tripala a passo variabile; il carburante, per un totale di 409 litri, era contenuto in quattro serbatoi tutti nell’ala.

 L’armamento comprendeva un cannoncino SVAK da 20 mm con 120 colpi, posto tra i banchi dei cilindri del motore e sparante attraverso il mozzo dell’elica, e due mitragliatrici SKAS da 7,62 mm con 375 colpi per arma, sincronizzate per tiro attraverso il disco dell’elica. Sotto le semi-ali potevano essere applicati 6 proiettili-razzo RS-82,  o piccole bombe.

 Una vera sintesi di capacità progettuale, scarno, senza nulla di più di quanto era strettamente necessario al combattimento. Proprio questa la carta segreta che rese la famiglia degli Yak così nota, tanto che ancora oggi sono utilizzati  per il volo acrobatico, visto che riescono a sopportare fattori di carico anche maggiori a 9.

 Spero vi sia piaciuto questo modello che pochi conoscono, se non amatori, dato che l’aviazione russa non è stata molto conosciuta da noi occidentali.

Scheda Correlata: Yakovlev 1-3-7-9

 

 

 

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