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Marduk e Tiamat

Un'epopea babilonese, il Poema della Creazione, racconta come il dio Marduk, all'inizio di ogni cosa, abbia combattuto e ucciso il grande drago Tiamat, creazione del caos originale: dalla sua vittoria sono nati il cielo e la terra

«Lo fendette d'un solo colpo, come
si apre una conchiglia.
Da una delle sue metà eresse il cielo.
Poi, innalzando delle mura, vi pose
delle guardie
per vegliare sulle acque che rimanevano
prigioniere»

Vitra

Nel Rgveda, il più antico poema indiano rimastoci, composto tra il 2000 e il 1500 a.C., viene raccontato un mito secondo il quale il dio Indra dovette combattere un drago di nome Vitra, che teneva prigioniere tutte le acque nutrici della terra.
Dopo la sua morte, le acque scaturirono libere, alimentando mari e fiumi.

Tifone

Tifone è, nella mitologia greca, il figlio di Gea e del Tartaro che contese a Giove la signoria del mondo, poi sconfitto dal re degli dei e confinato negli abissi.

«Dalle sue spalle guizzavano
cento teste di serpenti
come cento draghi terrificanti
con lunghe lingue nere sibilanti.
E da queste teste orripilanti
brillava, sotto le palpebre,
il fuoco ardente,
da tutte queste teste gli occhi
fiammeggiavano.
Da ognuna di queste orribili teste,
voci sinistre lanciavano grida orrende»

Esiodo



Idra di Lerna

Si tratta di una creatura acquatica che aveva la sua tana sotto un platano dell'Argolide, nella palude di Lerna: aveva il corpo di un cane e nove teste serpentine (50 secondo altri) che, se se ne staccava una, ne crescevano due immediatamente al posto di quella tagliata.

«Uccideva con il suo alito e con il suo odore
chiunque gli si avvicinasse»

Igino

Ercole arriva alla palude con un cocchio guidato dal nipote Iolao e stana l'Idra tempestandola con dardi arroventati. Lo scontro si rivela infruttuoso ad ogni testa recisa, ne ricrescevano due.
Ercole chiama in aiuto Iolao pregandolo di dar fuoco al bosco vicino e di portagli i tronchi infuocati, che lancia contro il nemico, facendo si che bruciando fino in fondo le teste non ricrescessero.
Restava la sua testa immortale che Ercole recide e seppellisce sotto un grande masso sulla strada che da Lerna portava a Eleunte.



Ladon

Ladone, faceva la guardia all’albero prezioso che produceva mele d’oro. L’albero dalle mele d’oro era stato donato ad Era dalla Madre Terra in occasione delle sue nozze con Zeus. Era lo aveva piantato nel suo giardino dove i cavalli del Sole terminavano la loro corsa, e i greggi e le mandrie di Atlante vagavano su pascoli che nessuno osava calpestare. A custodire il giardino Era aveva messo le Esperidi figlie di Atlante, ma queste si dimostrarono indegne di tale compito perché rubavano loro stesse le mele d’oro. Fu così che a guardia dell’albero Era mise il drago Ladone il quale non permetteva a nessuno di avvicinarsi. Ladone era figlio del mostro Tefeo e di Echidna, una creatura mostruosa metà donna metà serpente. Secondo Apollodoro, Ladone aveva cento teste, e poteva parlare con voci diverse, però nel cielo è raffigurato con una testa sola. Quando Eracle ricevette l’ordine di impadronirsi delle mele d’oro non sapeva dove fosse situato il misterioso giardino. S’incamminò attraverso l’Illiria fino a raggiungere il fiume Eridano, patria del profetico Nereo. Qui le ninfe di quelle acque lo condussero dal dio che stava riposando. Eracle lo costrinse a rivelargli il luogo dove si trovavano le mele d’oro, e a spiegargli il modo di impossessarsene. Nereo gli consigliò vivamente di non coglierle con le proprie mani, ma di servirsi di Atlante, alleggerendolo nel frattempo dell’enorme peso che gravava sulle sue spalle. Appena giunto nel giardino delle Esperidi, Eracle chiese questo favore al titano, questi era disposto a qualunque cosa pur di avere un attimo di sollievo, ma anche un gigante come Atante temeva il drago Ladone: sicchè chiese come condizione che Eracle lo uccidesse. L’eroe accondiscese alla richiesta scoccando una freccia avvelenata che colpì mortalmente il terribile guardiano, poi sostituì Atlante nel compito di reggere il globo celeste, intanto che questi con l’aiuto delle figlie coglieva le mele d’oro. Atlante non era più intenzionato a riprendere il suo scomodo posto, ci volle uno stratagemma da parte di Eracle per costringere il titano a riprendersi il globo celeste sulle spalle. Ladone fu posto da Era fra le stelle come costellazione del Dragone.



Azhi Dahaka

Drago malvagio a tre teste dalle molte braccia, creato da Hariman, dio cattivo della mitologia persiana.
Il drago portò la rovina sulla Terra, finché non fu vinto e incatenato a un monte dall'eroe Thraetono.



Sirrush o Musshussu

Drago con zampe anteriori di leone e zampe posteriori d'aquila, ricoperto di scaglie e con un corno sulla testa di serpente, disegnato sul portale del tempio dedicato al dio Marduk a Ishtor a Babilonia.
Tenuto dal re babilonese Nebuchadnzzar secondo nel 562 a.C. nel tempio per essere adorato come un dio e che venne ucciso dal profeta Daniele per dimostrare che era una creatura mortale.



Pitone

Nato da Gea, custode dell'oracolo di Delfi vinto e ucciso con delle frecce dal dio Apollo



Jormumgadr

Figlio del dio Loki e della gigantessa Amgrbada. Lanciato da odino nelle profondità del mare dove ora risiede mordendosi la coda da solo.Durante l'apocalisse lui e il dio Thor, figlio di Odino, si uccideranno a vicenda in una lotta tra bene e male.



Nidhoggr

Un drago feroce che mordeva continuamente le radici dell'immenso albero chiamato Yggdrasil che si estendeva dalla volta celeste fino agli inferi. Il drago ne mordeva le radici per distruggere l'ordine della creazione che tuttavia possedeva un battaglione di difensori. Tre esseri simili a divinità, chiamati Norms, sedevano accanto al drago tessendo il filo del destino dei mortali, due cervi brucavano le foglie dell'albero e bagnavano la terra con la rugiada, una capra rosicchiava la corteccia dell'albero e forniva idromele per gli eroi mortali che avrebbero liberato il mondo dai draghi. Fra gli uccelli appollaiati sui rami, l'aquila era la più grande e pericolosa nemica dei terribili mostri.



Worm

Secoli fa, uno schiavo che stava fuggendo dal suo padrone, avanzava carponi lungo una spiaggia rocciosa della Scandinavia alla ricerca di una via per arrampicarsi sulla scogliera soprastante. Lo schiavo vagando lungo la riva si imbatte in un enorme tumulo di pietre e, trovata l’entrata, penetra nel tumulo trovando un'enorme stanza piena di tesori. Stava già per avventarsi su quelle meraviglie, quando ecco apparire il drago, Worm, "avvolto in grandi spire, era acquattato sulle zampe dai lunghi artigli; i fianchi squamosi luccicavano, le ali membranose erano piegate, la grande testa riposava sul pavimento della caverna e le pesanti palpebre erano chiuse su occhi vecchi di secoli. A questo punto lo schiavo non vuole altro che tornare dal suo padrone, così prende una coppa d’oro per farsi perdonare e fugge dal tumulo.
Però, il guardiano del tesoro ormai era stato disturbato e dato che il drago poteva vedere e sapere tutto, quando si risvegliò si accorse subito del furto commesso e avvertì immediatamente l’odore di carne mortale.

«Qualcuno
nelle notti oscure, un Drago, iniziò a spadroneggiare,
che nell'alto covo vegliava il tesoro,
colle di pietra scosceso; sotto un sentiero giaceva
ignoto all'antichità;
lì dentro era penetrato
qualcuno... afferrò
tesoro pagano la mano...
luccicante di gioie. Quindi egli
nonostante dormisse, fosse stato ingannato
dall'abilità del ladro; allora scoprì
la gente del luogo che egli era infuriato. [...]

Ed ecco il serpente si svegliò il conflitto fu rinnovato;
si mosse rapido lungo la roccia, il cuore duro scoprì
l'impronta del nemico; aveva camminato
con segreta abilità accanto alla testa del drago.[...]

Il guardiano del tesoro cercò
con cura lungo il terreno deciso a trovare l'uomo
che mentre dormiva aspramente l'aveva sfidato;
rovente e infuriato girò intorno più volte alla caverna
tutto all'esterno; lì nessun uomo
in quel deserto; ad ogni modo pregustava
il lavoro di guerra; a volte tornava al tumulo,
cercava la coppa preziosa;
presto scoprì
che un uomo aveva trafugato gli ori
i nobili tesori. Il guardiano del tesoro attese
con impazienza finché scese la sera.
Si infuriava il guardiano del tumulo
deciso il nemico a ripagare col fuoco
il prezioso boccale. [...]

L'inizio fu terribile
per gli uomini della terra, come rapidamente sarebbe
per il loro distributore di tesori finita nel dolore»


Lentamente, il drago si trascinò fuori dalla sua tana e osservò la landa desolata alla ricerca delle tracce lasciate dai piedi dell’intruso; appena ebbe trovato ciò che cercava, s’innalzò in volo, sbattendo le grandi ali verso il regno dei Geat.
I suoi colpi furono rapidi e terribili: sputando lingue di fuoco, investì i tetti delle case e scomparve in lontananza. In quella terra, tutte le abitazioni, anche quella del re, erano costruite in legno, canne e paglia, furono perciò facili bersagli per il fuoco del drago. In tutto il regno dei Geat, quella notte il cielo venne rischiarato da alte lingue di fuoco che si levavano dai villaggi, che bruciavano come pire funerarie.
Le case dei Geat erano ridotte in cenere.
A questo punto il re dei Geat, Beowulf, si arma, si reca al tumulo del drago assieme ai suoi migliori combattenti e affronta il mostro. Solo uno dei compagni del re parteciperà allo scontro, il nobile Wiglaf. Il re e il drago si uccideranno a vicenda.



Fafnir e Sigfrido

Mentre Fafnir si stava spostando per andare a bere alla fontana, passo sopra Sigfrido vibrò un colpo di spada dritto al cuore. Fafnir era guardiano di un tesoro, e in punto di morte riconosce che quell'oro non gli aveva portato fortuna.
Così con l'ultimo respiro disse a Sigfrido:

«Mi ero posto in capo l'elmo crestato del terrore,
mentre giacevo a guardia del tesoro,
e mi credevo il più forte di tutti.
E invece ecco che da te sono stato privato della vita.
Ascolta il mio consiglio, giovane Sigfrido:
vattene con il tuo cavallo bianco lontano da qui.
L'oro sonante,
il tesoro dal vermiglio fulgore,
e l'anello lucente saranno la tua rovina.»

Sigfrido non ascolterà il consiglio del drago e questo gli costerà la vita.




Leviathan

Il Leviatano è il nome di un terribile mostro marino citato nella Bibbia.


«Ecco là il mare grande, vasto, immenso...
e il mostro che Tu hai creato per scherzar con esso»
(Salmi, 103, 25-26)

«In quel giorno, con la sua spada dura, grande e forte,
il Signore, visiterà Leviathan, il serpente guizzante,
Leviathan, il serpente tortuoso,
e ucciderà il mostro che è nel mare»
(Isaia, 27, 1)


Simboleggia l'oceano che si credeva circondasse le terre emerse, e infatti il suo nome deriva da lawah, "avvolgere".

Grendel

Grendel ha il dono della parola, capisce gli umani e ne è incuriosito ma sono loro a respingerlo, questo lo rende cinico nei confronti degli umani e attirato dai rumori dei balli e dei canti nel palazzo di Hrothgar, il terribile mostro abitante in una palude vicina, iniziò una serie di incursioni e saccheggi, uccidendo decine di persone di cui si cibava dei loro cadaveri.
d accorrere in aiuto a Hrothgar sarà Beowulf, che riuscirà a strappare un braccio all'enorme drago dopo un estrema lotta a mani nude vista la completa immunità del drago verso le armi.
Il giorno successivo Beowulf seguirà le tracce del mostro moribondo, lo finirà, per tornare poi a Heorot dove si celebreranno le sue gesta.
Ripartito il giorno stesso per la sua terra, venne raggiunto in viaggio l'indomani dalla notizia della terribile vendetta della madre di Grendel. Questa, strega e demonessa, era penetrata la notte in una Heorot indifesa, aveva trafugato il trofeo di guerra di Beowulf, il braccio strappato a Grendel, e rapito un fido consigliere di Hrothgar.
Beowolf si mise subito all'inseguimento della strega, la raggiunse nella sua caverna sottomarina che si trovava in una regione lontana e ostile sotto al lago dalle acque color del sangue, qui si svolse il duello tra i due.
La spada di Beowulf, Hrunting, si rivelò però inefficace contro il mostro, e il principe dei geati si trovò sul punto di soccombere alle pugnalate della strega, quando inaspettatamente l'eroe scorse appesa ad un muro una spada fatata, forgiata dai giganti in un'epoca remota.
Beowulf recise con un colpo secco la testa della strega, purtroppo l'antichissima spada si sciolse nel sangue della demonessa, e all'eroe non rimase che l'elsa d'oro.

Bahamut

Una tradizione araba racconta che Bahamut starebbe alla base del mondo, sopra un mare senza fondo e sotto un toro che sostiene una montagna di rubino, sulla quale sta un angelo che sostiene la Terra.

«Dio creò la terra,
ma la terra non aveva sostegno,
e così sotto la terra creò un angelo.
Ma l’angelo non aveva sostegno,
e così sotto i piedi dell’angelo
creò una montagna fatta di rubino.
Ma la montagna non aveva sostegno,
e così sotto la montagna
creò un toro con quattromila occhi,
nasi, bocche, lingue e piedi.
Ma il toro non aveva sostegno,
e così sotto il toro
creò un pesce chiamato Bahamut,
e sotto il pesce mise acqua,
e sotto l’acqua mise oscurità,
e la scienza umana non vede più oltre»

Si aggiunge che sotto l’abisso d’aria nera c’è fuoco, e sotto il fuoco un serpente chiamato Falak, che ha in bocca gli inferni.

Apopi

Ogni mattina il dio Seth e Ra, Dio del Sole, scendevano negli abissi per combattere il terribile drago Apopi, comandante dell'esercito del caos. La terrificante battaglia senza esclusioni di colpi si concludeva con la vittoria di Ra e di Seth che distruggevano il corpo del terribile drago, che purtroppo si rigenerava il giorno seguente pronto a combattere un'infinita battaglia.

San Giorgio e il drago

Un drago sanguinario assediava la città di Selene sterminando la popolazione. La gente della zona era solita offrire da mangiare al mostro i giovani dei villaggi, che venivano estratti a sorte.
Tra le vittime designate c’era anche la principessa Cleodolinda di Morchiuso, che fu legata ad una pianta di sambuco, pronta al sacrificio.
Il Re, per risparmiare la vita della figlia, bandì un proclama: il Cavaliere che avrebbe ucciso il dragone sposerà la principessa ed erediterà metà del regno. Molti Cavalieri avevano provato ad affrontare il drago, ma le loro ossa rosicchiate e spezzate erano sparse nell'isola dove il drago viveva.
Poiché nessuno aveva il coraggio di affrontare il drago, la Principessa parte per l'isola maledetta dove l'attendevano la morte e il dragone.
Arrivò anche un giovane biondo, San Giorgio, al quale la principessa racconta la sua triste storia e che decide di affrontare il terribile drago: montò a cavallo, e puntò verso il drago, colpendolo tra i denti con l'alabarda che si spezza nell'urto, il dragone colpito si accasciò a terra tramortito.
San Giorgio ordinò alla principessa di usare la sua cintura per legarla intorno al collo del drago e insieme si avviarono verso la città per i festeggiamenti.
Il drago, trascinato in città, fu decapitato.

 

 

 

 

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 Ultimo aggiornamento:02/02/2005

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