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ANTICHE TECNICHE DI ESECUZIONE DELLA STAMPA D'IMMAGINE E DELLA GRAFICA D'AUTORE

Le più antiche immagini stampate su carta, tratte da blocchi di legno, si fanno risalire in Europa alla metà del Secolo XIV.

Ma é solo pochi anni dopo l'invenzione del libro stampato , verso il 1454, che la stampa d'immagini ha più ampia diffusione grazie ai tipografi che si resero conto dell'utilità di illustrare i libri con incisioni; non bisogna dimenticare che nei secoli XV e XVI ben pochi sapevano leggere e l'illustrazione poteva così suscitare maggior interesse per il libro stesso.

Le tecniche di stampa che più interessano l'antiquariato sono la Xilografia, la Calcografia e la Litografia.

La Xilografia era in uso già dalla metà del secolo XIV, mentre la Calcografia, e precisamente l'incisione a bulino, fu praticata dall'inizio del secolo XV.

La Litografia invece nasce verso il 1796 ad opera del tedesco Aloys Senefelder, a questa, intorno alla fine della prima metà dell'Ottocento seguì la Cromolitografia.

Queste tecniche rimasero in uso fino alla diffusione della fotografia, che diede luogo a nuovi procedimenti di stampa che soppiantarono tutte le tecniche precedentemente utilizzate. Oggi questi metodi sono utilizzati dagli artisti esclusivamente nelle opere di grafica originali.


 TECNICHE DI STAMPA

Le tecniche di stampa si suddividono in tre fondamentali categorie: in rilievo, in cavo e in piano.


 

Questa tecnica rientra nella categoria in rilievo.

La matrice era un blocco o tavola di legno, solitamente bosso, pero, melo, sorbo, ciliegio, cirmolo, agrifoglio, noce ecc., che veniva intagliata risparmiando l'immagine che si voleva ottenere sul foglio, ovvero con uno strumento affilato si asportavano dal legno le parti che dovevano risultare bianche sulla stampa lasciando in rilievo solo le zone che dovevano ricevere l'inchiostro e quindi creare i tratti neri. L'inchiostro veniva applicato solo sulle parti della matrice in rilievo, dopo l'inchiostrazione si posava il foglio di stampa sulla matrice e si esercitava, con appositi utensili a mano o con un torchio silografico, una uniforme pressione su di esso. Inizialmente il blocco di legno si tagliava lungo il filo della fibra mentre nel XVIII secolo si cominciò ad utilizzare il legno tagliato di testa e cioè perpendicolarmente alla fibra. Incollando a mosaico un legno molto duro come il bosso tagliato di testa si ottengono delle tavole che una volta levigate sono talmente compatte da poter essere incise a bulino creando un segno talmente fine e preciso al pari dell'incisione su metallo.


 

Questa tecnica rientra nella categoria in cavo.

Le matrici in metallo nascono nel secolo XV dall'esigenza di avere lastre meno fragili e più durature del legno che si deteriorava facilmente a causa di tarli o umidità. Inizialmente venivano incise a bulino per essere stampate con la stessa tecnica della Xilografia ma questo metodo venne presto abbandonato in quanto non dava buoni risultati, in particolare in stampa i neri risultavano spesso irregolari e maculati in quanto il metallo tende ad allontanare l'inchiostro dalla sua superficie. Ben presto si passò alla Calcografia dove la matrice si otteneva incidendo con bulino una lastra levigata di rame, acciaio, argento, zinco; l'incisione con linee più o meno continue più o meno serrate e con varie profondità dava origine al disegno, al modellato e ai valori tonali. E' solo verso gli inizi del XVII secolo che si diffonde l'incisione su metallo con morsura di acidi, o acquaforte, che è una variante che differisce nei metodi utilizzati per creare i solchi sulla lastra , non più determinati dall'azione diretta sulla matrice di strumenti come il bulino , incisione diretta, ma indirettamente dall'azione chimica di un acido sulla lastra metallica, incisione indiretta. Sia nel metodo di incisione diretta che in quella indiretta, la differenza sostanziale della Calcografia dalle tecniche precedenti stava nel fatto che la stampa si otteneva dall'inchiostro che si depositava sui segni incisi e non , come nella Xilografia, dalle zone restanti in rilievo che in questo caso venivano ripulite dall'inchiostro. Il foglio di stampa, precedentemente inumidito, veniva posato sulla lastra e pressato contro di essa con l'aiuto di un torchio calcografico, la carta quindi compressa dentro i segni incavati ne raccoglieva l'inchiostro.

La più antica incisione su metallo sembra essere la "Flagellazione" dell'anonimo tedesco Maestro dell'Anno 1446, mentre la prima incisione italiana datata sembra essere una "Risurrezione" di anonimo del 1461, conservata al British Museum. Nel 500 il Dürer fu tra i primi ad sperimentare l'acquaforte, se ne conoscono sette su ferro di cui ricordiamo il "Cannone" e l'"Agonia sul Monte degli Ulivi".

Come abbiamo accennato la tecnica calcografica si divide in due categorie, incisione diretta ed incisione indiretta; l'incisione a bulino, la puntasecca, il punzone, la maniera nera rientrano nella categoria di incisione diretta, cioè incidendo con appositi utensili direttamente la lastra.

INCISIONE A BULINO. In questo metodo per incidere la lastra si usa il Il bulino che è un attrezzo affilato e appuntito. Il bulino incidendo il metallo forma davanti a se un ricciolo ed ai lati del solco delle sottili lamine di metallo dette barbe che andranno asportate con il raschiatoio, così da ottenere, in fase di stampa, un segno nitido che è la caratteristica di questo metodo.

PUNTASECCA. In questo metodo il disegno si traccia direttamente sulla lastra con uno strumento d'acciaio molto appuntito chiamato puntasecca che si usa come una matita ma imprimendo una certa pressione tanto da creare un solco. Le barbe si formano solo ai lati del solco e sono molto sottili, queste non vengono asportate col raschiatoio , come nell'incisione al bulino, in modo che trattengano l'inchiostro dando all'immagine che si ottiene in stampa dei toni particolarmente vellutati che sono la caratteristica di questo metodo.

PUNZONE. In questo metodo si utilizza uno attrezzo interamente in metallo chiamato appunto punzone che percosso con un martello sulla lastra produce dei piccoli fori. Questa tecnica si differenzia dalle altre di tipo diretto in quanto non si formano barbe ma dei piccoli fori puliti e ben delineati di misura e forma corrispondente alla sezione del tipo di punzone utilizzato che può essere rotondo, quadrangolare, triangolare, ecc.

MANIERA NERA O MEZZOTINTO. In questo metodo gli utensili adoperati sono la mezzaluna o granitore, il raschiatoio e il brunitoio. Dapprima tutta la superficie della lastra viene resa totalmente ruvida con la mezzaluna che come nella puntasecca solleva delle sottili barbe. Queste si asportano col raschiatoio dove si vogliono ottenere i toni più chiari, e si livellano completamente col brunitoio dove si vuole il bianco assoluto. Questo è l'unico metodo dove l'immagine viene composta in negativo lavorando le parti bianche in modo tale che non possano assorbire l'inchiostro. Le stampe prodotte con questo metodo sono caratterizzate da toni pieni e sfumati l'uno nell'altro e per il nero profondo e vellutato.

L'acquaforte, l'acquatinta, la vernice molle, il punteggiato rientrano nella categoria della incisione indiretta, dove l'incisione è ottenuta attraverso un processo di corrosione o morsura di un acido che intacca la lastra di metallo.

ACQUAFORTE. In questo metodo indiretto la lastra si protegge con un sottile strato di vernice a base di resina e cera che si applica a caldo ed in seguito si annerisce con del nero fumo per evidenziare il disegno che si andrà a tracciare. Con uno strumento appuntito si traccia il disegno asportando la vernice e mettendo a nudo il metallo della lastra. Una volta protetta la lastra anche nel retro con della cera questa viene messa in una bacinella contenete il mordente, solitamente acido nitrico diluito in acqua. L'acido corroderà le parti della lastra messe a nudo creando l'incisione, in questo metodo il disegno finale risulta molto fluido e naturale mancando lo sforzo che bisogna imprimere nell'incisione al bulino.

ACQUATINTA. Con questo metodo si ottengono effetti tonali simili al mezzotinto. Dapprima si incidono all'acquaforte le linee essenziali della composizione, poi ripulita la lastra si ricopre con uno strato di impalpabile polvere di quarzo e bitume giudaico che si fisseranno alla lastra una volta che questa verrà scaldata. Con la cera si ricoprono le parti del disegno che non dovranno essere incise e quindi si immerge nel mordente che penetrando fra gli interstizi dei granelli corrode il metallo dandogli un particolare rugosità che in fase di stampa darà all'impressione un tipico effetto simile all'acquerello con gradazioni tonali e chiaroscurali. Il procedimento spiegato si riferisce all'acquatinta alla polvere di bitume ma esistono vari metodi di questa tecnica, come l'acquatinta allo zucchero, l'acquatinta al sale, l'acquatinta alla colofonia, l'acquatinta allo zolfo, rimanendo comune lo strato poroso creato dai granuli tra i cui interstizi penetra l'acido.

VERNICE MOLLE. E' questo un metodo simile all'acquaforte, dove la vernice di protezione si prepara oltre che con resina e cera anche con del sego, o sostanze simili, che serve a mantenere la vernice pastosa. In disegno si esegue con una matita su di un foglio di carta che viene poggiato sulla lastra. Finito il disegno si toglie il foglio di carta dove, nella faccia posteriore nei punti corrispondenti ai segni tracciati dalla matita, sarà rimasta attaccata la vernice mettendo a nudo le parti della lastra che dovrà essere incisa dal mordente come nell'acquaforte. Questo metodo crea delle stampe dal tratto morbido simile a quello di una matita o carboncino.

PUNTEGGIATO. Questo metodo parte dalla base dell'acquaforte per cui si ricopre la lastra con la solita vernice a cera e si ottenendo poi vari effetti asportandola con attrezzi come punzoni, bulini ed in particolare con rotelle e poi incidendola con l'acido. Le rotelle, essendo degli strumenti con varie punte, producono delle stampe dove il disegno e interamente cosparso di puntini (stipple), da cui deriva il termine punteggiato.


 

Questa tecnica rientra nella categoria in piano.

Nella Litografia la matrice era una lastra di pietra calcarea con particolari caratteristiche (carbonato di calcio quasi puro) detta appunto pietra litografica. Ai tempi dell'invenzione di questa tecnica, ad opera di Aloys Senefelder nel 1796, le matrici erano costituite esclusivamente con pietre tratte dalle cave di Kelheim in Baviera. Sulla superficie di questa l'immagine da ottenere veniva disegnata, ossia senza inciderla, e perciò questa tecnica si pone nella categoria di stampa in piano. La caratteristica fondamentale di questa tecnica consiste nella incompatibilità fra il grasso e l'acqua. Il litografo eseguiva il disegno con una speciale matita grassa (a base di sapone, cera e nerofumo) sulla pietra levigata, la lastra veniva poi bagnata ed inchiostrata per la stampa. L'inchiostro, che era grasso, aderiva solo nelle zone segnate dalla matita e respinto dalle zone bagnate dall'acqua. Come per gli altri tipi di stampa, veniva posato il foglio sulla lastra e generalmente pressato su di essa con l'aiuto di un torchio litografico.


 

Essendo la Cromolitografia una evoluzione della Litografia, questa ne mantiene le tecniche e i principi di base. La Cromolitografia, come dice il nome, altro non è che una Litografia a più colori per cui necessita di una lastra per ogni colore esistente nell'immagine originale. La difficoltà maggiore stava nel tenere sempre a registro l'immagine nel passaggio di stampa da una lastra all'altra.


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