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Storia
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Abbiamo visto come l'esperienza della
fruizione
ipertestuale cambi notevolmente il ruolo del lettore e, di conseguenza,
quello dell'autore. E' pertanto necessario, nel passaggio
dal testo sequenziale all'ipertesto digitale, riconfigurare e riposizionare
le gerarchie interne alla produzione testuale, d'altronde così come
l'ipertestualità disperde e riduce nella rete delle connessioni
intra e intertestuali l'autonomia del testo, allo stesso modo si disperde
e si riduce quello che Michael Heim chiama "il riconoscimento dell'io privato
dell'autore creativo".
In questo processo di riconfigurazione dell'autorità testuale l'ipertesto riposiziona la figura dell'autore in due modi correlati e, per certi versi, contrapposti, da una parte ne aumenta la centralità, dall'altra lo disperde nel reticolo dei nodi testuali. In pratica la possibilità, offerta dalla struttura multilineare e reticolare degli ipertesti, di collegare blocchi testuali e di organizzare l'informazione secondo rimandi e interconnessioni semantiche consente all'autore di essere più visibile e di indirizzare per certi versi le operazioni di decodifica ed interpretazione del fruitore. La stessa multilinearità dell'ipertesto comporta, però, la dispersione dell'autore tra i nodi testuali, alla sua perdita di autorità, come afferma George Landow, l'ipertesto porta a compimento la convergenza fra lettura e scrittura e così facendo "usurpa il potere dell'autore, gliene toglie una parte e la affida al lettore" (Landow, 1993), vista la possibilità che ha l'utente di seguire un gran numero di percorsi di lettura alternativi. In definitiva l'autore ipertestuale può organizzare le informazioni in maniera più efficace ed intuitiva, può esplicitare nessi e specificare concetti tramite le connessioni intra e intertestuali, ma allo stesso tempo perde la gestione di questa struttura, gestione che passa sotto il controllo del fruitore e delle sue scelte personali. Un'altra problematica connessa con la scrittura ipertestuale è quella della multimedialità; i codici di un ipertesto, o ipermedia, sono molteplici e spaziano dalla testualità letteraria a quella iconica, ciò presuppone la capacità da parte dell'autore di gestire i diversi linguaggi. Inoltre vi è l'esigenza di affrancarsi dalla logica sequenziale della testualità tradizionale, l'autore di ipertesti deve operare "ipertestualmente", ovvero deve scrivere pensando alla organizzazione reticolare e multisequenziale delle lessie, dei frammenti di testo. Miguel Angel Garcia, autore di ipertesti, a questo proposito nota che "l'estetica dell'ipertesto è in costruzione: infatti prevale la bruttezza sulla bellezza... l'ipertesto, molte volte, tenta di ripercorrere strade della narrativa o della testualità precedente, ma è inadatto... per costruire un ipertesto, prima di tutto, bisogna avere un'idea ipertestuale... un ipertesto nasce se alla base c'è un'idea che implica o la simultaneità o la differenziazione di percorsi, cioè elementi che sono diversi dalla sequenzialità narrativa" (Garcia, 1996). Un'ipertestualità pienamente sganciata
dalla logica lineare del testo tradizionale è oggi ancora utopica,
la nostra percezione del flusso narrativo è legata ancora allo svolgimento
diacronico-sequenziale. A questo proposito sarebbe certamente auspicabile
l'avvento di una forma di ipertestualità più radicale, più
rivoluzionaria, in grado di ripartire da un ipotetico grado zero culturale,
sì da affrancare in pieno lipertestualità dalla testualità,
e di realizzare un vero e proprio mutamento antropologico
della percezione testuale.
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