Precedente Home Indice Successiva

1997

Richiesta di un contributo di idee e 
di proposte sulla devianza e 
sulla criminalità minorili a Bari 


( Gruppo di lavoro coordinato dal prof. Enzo Persichella, Università di Bari)


Non v'è dubbio che quanto si riesce a realizzare, pur tra mille ostacoli, in campo minorile, costituisca in buona parte un'opera meritoria. Un'opera in mancanza della quale la situazione complessiva sarebbe sicuramente peggiore nella città, non soltanto in termini di disagio ed emarginazione minorile ma anche di devianza e criminalità



Si comincia finalmente a capire però che tutto questo non potrà mai bastare, pur riducendo al meglio contraddizioni, errori, tentennamenti, anche sprechi di risorse. Tutto ciò non può bastare per il semplice fatto che non si riesce ad incidere sui processi e sui meccanismi di fondo -anche di natura strutturale- che generano, riproducono e alimentano condizioni di degrado civile e di emarginazione nei nostri quartieri. 

Fino a quando, in altri termini, gli interventi rimarranno quelli "leggeri" e circoscritti alla sola area minorile, per giunta in una logica sostanzialmente riparativa (il "re-cupero", il "re-inserimento", ecc.) potremo certo continuare a raggiungere qualche buon risultato, anche molto gratificante per gli operatori che potranno legittimamente vantarne il conseguimento al costo di personali sacrifici, impegno e fatica, ma si tratterebbe pur sempre di risultati parziali e insoddisfacenti. 
Non tali cioè da indurre a ritenerci finalmente avviati verso l'affrancamento da quella sorta di "supplizio di Sisifo" al quale sembriamo condannati: 
non facciamo a tempo a "salvare" qualche bambino o preadolescente dall'emarginazione e dalla "devianza", 
che già vediamo "spuntare" un numero dieci volte superiore di bambini e di ragazzi a rischio.


I bisogni del bambino e del ragazzo non possono mai essere ricondotti esclusivamente a fatti individuali
, ma vanno considerati anche in relazione ai disagi, agli stimoli, alle occasioni che nascono in specifici ambiti territoriali, all'interno di condizioni generali di vita nonché di generali e diffusi modelli culturali di vita. 
Pare necessario, di conseguenza, che ogni discorso sui bambini e ragazzi di una città particolarmente rischiosa quale è Bari va inserito in un quadro di riferimento analitico più ampio di quello costituito soltanto dalla loro condizione. 
Ugualmente, ogni intervento, benché pensato con attenzione particolare per e con i bambini e i ragazzi, in vista dei loro bisogni e diritti, dovrebbe andare ben oltre la loro esistenza quotidiana per collocarsi decisamente anche sul terreno strutturale della complessiva società. 

Ed è necessario allora fissare bene l'idea di base che, 

a)
realtà economica, sociale e culturale del singolo quartiere, 
b)
alegalità e criminalità in esso presenti (quanto diffusamente?) e  
c)
disagio e devianza minorili 
sono fenomeni collegati tra loro "a sistema" da un insieme unitario di processi di causazione circolare, e che, inoltre, tutto ciò riguarda l'intera società di Bari - ormai città di periferie -, non solo e tanto in veste di "vittima". 

La principale logica conclusione è di facile enunciazione: 

singoli interventi riguardanti "minori" e/o "giovani" vanno collocati organicamente all'interno di realistici progetti di sviluppo economico, sociale e culturale di ciascun quartiere e dell'intero territorio urbano
.

Cosa sono oggi i quartieri di Bari e cosa tendono a essere 
nel contesto barese dal punto di vista socio-economico? 
Quale il loro ruolo nella città? 


Sono questi gli interrogativi dai quali un "osservatore" singolo o collettivo dovrebbe partire. 
Il che significa indagare sulla struttura sociale del quartiere e della città (composizione della popolazione e tendenze demografiche, struttura dell'occupazione, ecc.) e poi - contestualmente- sviluppare l'indagine in ordine all'economia "criminale" del quartiere e della città, ai fenomeni di emarginazione, devianza e criminalità minorili e giovanili, al rapporto tra popolazioni e servizi sociali offerti (e da offrire), ai soggetti che operano a vario titolo nel "campo" dei minori, quelli istituzionali (comune e circoscrizioni, sistema formativo) e quelli della "società civile" (associazioni, parrocchie, imprese, circoli, cooperative, ecc.), alle risorse profuse ed ai risultati conseguiti, alle potenzialità e risorse già presenti.

Tutto questo, naturalmente, deve servire a mettere in moto qualcosa di preciso nella città. Deve aiutarci cioè ad avviare una vera e propria "gara di idee" in ordine al seguente interrogativo: 
Quale progetto complessivo di sviluppo economico e culturale del singolo quartiere, della città e della sua area metropolitana si può realisticamente ipotizzare ed avviare a realizzazione?

Qualche timida idea al riguardo si può già avanzare, a puro titolo di esempio, circa la città vecchia, il quartiere che sembra presentare le migliori condizioni di partenza.

Il nostro "centro antico", insomma, è una risorsa importante, è la parte più bella della città,
o per lo meno una delle (poche) parti belle della città. In ogni caso è la parte che si presenta come la più ricca di potenzialità in termini di "filiera dell'ospitalità" (turismo culturale, turismo religioso, turismo puro e semplice, loisir) e quindi la più capace di ricevere un certo tipo di sviluppo (ristorazione, artigianato, commercio, convegnistica, spettacolazione culturale "alta" e di "massa", ecc.).

E' realistico lavorare su questa ipotesi?

Ed ancora, per chiudere, è realistico pensare che il quartiere San Nicola possa diventare il luogo della città a più elevata concentrazione di strutture e di spazi attrezzati per il gioco (socializzazione-educazione-formazione) dei minori, di tutti i minori? La legge di "riforma dell'ordinamento delle autonomie locali" (L.142/'90), chiediamo, non apre nuove possibilità anche in tale direzione per gli amministratori centrali, assessorati ai servizi sociali, alla cultura, per le circoscrizioni, per i soggetti sociali? 

Per quanto riguarda gli altri quartieri della città, il discorso, almeno per noi, sembra più difficile.
Ciò non esime la società adulta di Bari a porsi seriamente il problema.
A cominciare da noi stessi.

1) Cosa pensi tu di quanto finora detto?
2) Puoi cominciare a darci qualche idea ed a proporre qualcosa su come ritieni vada affrontata la questione della devianza e della criminalità minorili a Bari?
(Puoi rispondere a piacimento e, se ritieni, anche anonimamente, nello spazio seguente)

Bari, 1 ottobre 1997