Fiastra

Nel mezzo dell’alta valle del Fiastrone, alle falde settentrionali dei monti Sibillini è situata Fiastra.
Il nome di Fiastra secondo alcuni, deriva da fiume o torrente, mentre per altri dalla sua  posizione geografica.
Infatti quando nel 400 scesero in Italia,le popolazioni germaniche nel luogo dominio di questa zona, la denominarono “Flatsch”, cioè valle.Questo antico vocabolo tedesco si trasforma in “Flastra”. Il nome del fiume “Fiastrone” è una derivazione di Fiastra, e successivamente   fu  così chiamato   per l’irruenza delle sue acque durante le piogge primaverili ed autunnali.
 

 

Le origini di Fiastra sono remote; reperti archeologici testimoniano insediamenti umani fin dall’età neolitica.
La vallata nei tempi antichi ha attratto le popolazioni nomadi per la ricchezza di boschi, pascoli, fauna, flora ed acqua.
Dall’età del bronzo a quella degli Umbri viene testimoniata senza interruzione, l’antica origine dell’esistenza di Fiastra.
Nel basso medioevo, essendovi una certa prosperità per la floridezza della pastorizia e dell’arte della lana ed essendo in loco materiale da costruzione, il territorio si infittì di solidi castelli.
Il Castrum Flastrae, si ergeva sul colle di San Paolo.
Negli anni successivi Fiastra  passò sotto il dominio di re Manfredi (1259),dei Varano (1262), degli Sforza (1443) e infine nel 1545 alla giurisdizione diretta della Chiesa.
Il comune tutt’oggi è ricco di nuclei pittoreschi e di varie testimonianze d’arte e di storia tra cui ricordiamo:

v   Trebbio

v  Castello dei conti Magalotti

v  Chiesa di San Paolo

v  Colle Santo M.

v  Chiesa di  San Flaviano

v  Il santuario del beato Ugolino 

   

Il “Castrum Flastrae”

Il Castrum  Flastrae consisteva in un’insieme di edifici che si ergavano sul colle  San Paolo dove recideva il podestà, il consiglio generale e quello di credenza.
Il castrum aveva una superfice di 21.000 mq. e nel mezzo, a fianco della chiesa, dominava una torre quadrata, in seguito passata allo stato di campanile. Le mura erano completate con sette torri ed un possente mastio a forma tondeggiante; (in gran parte demolite per ricavare pietrame e rena per la costruzione del campanile nel 1914).

All’interno del “Castrum” le popolazioni della vallata trovavano rifugio, riparavano il bestiame e le derrate, durante le invasioni nemiche.
La residenza civica è rimasta entro le mura di esso fino al 1700, quando si trasferì nell’attuale palazzo dei Conti. Il “Castrum”, già nel 1240 era sottoposto alla giurisdizione delle città di Camerino la quale, per motivi di difesa, lo acquistò dalla famiglia Magalotti, allora proprietaria del Castrum, del Castello di Macereto, di quello del Poggio e di Appennino.
Dopo diverse divisioni ed assegnazioni il Castrum Flastrae passò di proprietà di Francesco Sforza.
Il territorio della comunità si estendeva per circa 6000 ettari  ed era suddiviso in 4 contrade denominate brevi comprensive ciascuna di una chiesa rurale con una comunità di fedeli, formanti un nucleo locale con propria struttura sociale ed amministrativa; godevano di particolari poteri assumendo la figura di proprie  circoscrizioni amministrative:

v  Brevii Medii o di Mezzo che comprendeva il  castrum che dava nome a   tutta la comunità:

v  Brevii Sanctis Laurentii che comprendeva la parrocchia con la chiesa di San Lorenzo,

v  Brevii  Campibonihominis che comprendeva la parrocchia con la chiesa di San Ilario;

v  Brevii Canonice che comprendeva la parrocchia e la chiesa della canonica.

Oggi ciò potrebbe configurare  in una confederazione di piccoli comuni. Attualmente, esistono solamente tre brevi.

 

 

 

 

 

La Chiesa di San Lorenzo

La chiesa di San Lorenzo presenta due aule distinte:la minore è la più antica ad un'unica navata con la volta a sesto leggermente rialzata risalente al periodo tardo romanico. Sulle sue pareti affiorano qua e là affreschi assai antichi e forse tra i più rari che si possono vedere sul territorio. Sulla parete sinistra all’altezza dell’altare appare un crocifisso in parte ancora sotto una mano di calce distesa sulla parete.
Dopo lo strappo di una Madonna di Loreto, hanno acquistato evidenza resti di antiche pitture che soltanto in data recente sono state in parte recuperate. Sulla parete destra la decorazione si sviluppa in due zone: quella più preziosa rappresentante il Cristo, ripetuta 3 volte, entro spazi scanditi da colonnine ed archi. Il Cristo disposto frontalmente regge fra le braccia delle piccole teste che illudono evidentemente alle anime dei fedeli.
Nella zona inferiore inseguono delle figure animalesche rese con un fusto araldico (un leone e un leopardo), che si dirigono in direzioni diverse.
Infine si sviluppa una terza fascia con una decorazione a racemi.
Su questi dipinti fa cenno il Vitalino Sacconi;sono stati pubblicati “in notizie da palazzo Albani”; su di essi, ritorna con un notevole studio Giacomo Boccanera che, dopo averli descritti minutamente e con precisione conclude ipotizzando che   mentre le figure animalesche della zona inferiore erano allusive al pensiero dell’inferno, il triplice pantocrator della parte superiore con un simbolo del tutto inedito, creato dalla fantasia ingenua dell’ignoto pittore, voleva forse esprimere un’allegoria del Paradiso. Gli affreschi di San Lorenzo costituiscono, senza dubbio un rarissimo esempio di pittura tardo romanica, di cui scarse notizie si hanno e poca documentazione. Due strati erano ricoperti in parte da calce. L’acqua piovana, l’umidità di condensa, lo schiacciamento delle murature ed altri fenomeni naturali hanno provocato rigonfiamenti e cadute dell’intonaco. Si è provveduto al suo consolidamento e il risultato è stato ottimo in quanto l’affresco raffigurante il leone e decorazioni è rimasto integro.