John
Coltrane North
Carolina 1926 New York
1967 Sassofonista
tenore e soprano e compositore jazz statunitense. Considerato uno dei massimi
esponenti della forma libera nel jazz, si mise in mostra come talento emergente
negli anni Cinquanta, suonando con gruppi guidati dai trombettisti Dizzy Gillespie
e Miles Davis e dal pianista Thelonious
Monk. | |
Le
sue sperimentazioni armoniche sempre più complesse gli hanno conferito
un posto di rilievo nell'avanguardia musicale. Tra i suoi pezzi più celebri
si ricordano
|
Giant Steps
Blue
Train A
Love Supreme
Holy Ghost |
Nasce
a Hamlet, Carolina del Nord, settembre 1926, studi di musica a Filadelfia, fine
della Seconda Guerra Mondiale, varie esperienze nella Banda della Marina, in complessi
R&B e orchestre varie, solo alla fine degli anni '40 e nei primi '50 il jazz gli
offre occasioni di lavoro, in particolare con le orchestre di Dizzy Gillespie
o Johnny Hodges, ancora R&B con Earl Bostic.
Nel
1955 la prima avventura
con
il quintetto di Miles Davis,al posto di Sonny Rollins, su suggerimento di Philly
Joe Jones, avventura controversa e contrastata, i dischi del 1956
"Relaxing"
- "Cooking" -
"Steaming"
- "Working"
come straordinario frutto della creatività di quel periodo. In questi dischi tutto
è squisitamente davisiano, tutto... tranne Coltrane!
Oggi
noi ascoltiamo il Coltrane di quel periodo - quello con Davis e quello delle tante
ottime, ma non inarrivabili, partecipazioni a progetti altrui - con il senno (e
l'orecchio) di poi, ma non sembra così assurdo che al tempo molti avessero a che
ridire: la musica di Miles scorre rilassata e placida quando all'improvviso viene
percossa dalle saette del tenore di Coltrane, scavata armonicamente, timbricamente
tormentata, suturata da interminabili frasi, l'avventura si piega, si sforza,
si rompe, c'è Monk!
C'è Monk e c'era la droga,
che lo stava distruggendo e che Miles non gradiva molto
Coltrane
decide di buttarsi alle spalle questa tragica dipendenza e di rinascere e per
farlo sceglie un altro artista che sta rinascendo, quel Monk che si vedeva restituita
in quel periodo la card per suonare a New York e che avrà una grossa importanza
nello sviluppo della musica di Coltrane. Le registrazioni del quartetto con il
pianista sono poche e spesso di cattiva qualità sonora, ma sono il chiaro specchio
che qualcosa sta cambiando: Coltrane accentua la sua capacità sperimentale, a
fianco del continuo, disciplinato studio e la musica di Monk lo aiuta a trovare
una via verso la libertà espressiva.
E'
un 1957 ricco di incisioni (anche a proprio nome) mediamente assai interessanti,
ricco di sviluppi improvvisativi, di riscoperta del blues, di
"Blue
Train" (Blue Note)
imprescindibile disco che ci svela come in un appetitoso trailer quali miracoli
artistici ci aspettano negli anni a venire, ma intanto... c'è di nuovo Miles!
E' un Miles
proiettato verso il suo periodo modale, cosa che a Coltrane si attaglia assai
bene, è il Miles di "Milestones", di "Kind of Blue", di Bill Evans e Cannonball
Adderley, il Miles in piena libertà, il Miles con cui Coltrane può fare esplodere
tutta la sua multiforme espressività. Non c'è niente da dire, basta ascoltare!
Anche John Coltrane ascolta, e questa volta ascolta se stesso: l'Atlantic lo fa
incidere a suo nome ed è come aprire il vaso di Pandora! E’ il momento di "Giant
Steps", pirotecnica e inarrivabile catarsi dal giro armonico, dalla velocità,
il momento in cui il vulcano erutta tutto il suo scintillante contenuto, gli sheets
of sound che sommergono l'ascoltatore in una nuvola magica.
Nel
periodo Atlantic, da non perdere sono anche
"My
Favorite Things" - "Plays the Blues" - "Olè"
ma dubito che a chi ascolta uno di questi dischi non venga la voglia di averli
tutti! Peraltro è anche il momento in cui nel gruppo di Coltrane iniziano a comparire
dei nomi che torneranno ancora: McCoy Tyner, Eric Dolphy, Elvin Jones...
Tra l'altro con "My Favorite Things" Coltrane riscopre
il sax soprano, da lui poi utilizzato in naturale alternanza con il tenore, un
soprano acidulo e dionisiaco, che spesso si abbandona a trance improvvisative
di grande impatto emotivo.
La
ricerca artistica e spirituale di Coltrane conosce una vera e propria ascesa vertiginosa
negli ultimi anni della sua carriera, quelli che la Impulse! ha documentato fedelmente,
lasciandoci al nostro stupore di fronte a una tale concentrazione di capolavori
e di significati profondi. La spiritualità del sassofonista, sempre più affascinato
dalla meditazione e apertamente rivolto a Africa e Asia, unita ad una alchimia
musicale unica (il quartetto praticamente non faceva prove, si metteva e creava!)
ci consentono di seguire questo ultimo periodo secondo un ottica di progressiva
'liberazione' musicale e religiosa, di uno sconvolgente abbraccio con il divino
che nemmeno lo sceneggiatore più fantasioso avrebbe osato immaginare. All'inizio
del periodo Impulse! si segnala Africa/Brass, in cui un timbro orchestrale cupo
e ancestrale (uno dei primi frutti del sodalizio con Eric Dolphy) fa da sfondo
alle improvvisazioni del quartetto.
Il lavoro con Dolphy, siamo nel 1961, trova il suo punto massimo nelle serate
al Village Vanguard, oggi interamente documentate da un cofanetto
"The Complete 1961 Village Vanguard Recordings",
4 Cd
che nessun vero appassionato di jazz si può permettere di non avere. Tentare una
descrizione, seppure sommaria, della forza di questa musica è assolutamente impossibile:
attorno a pochi temi, tra cui spiccano
"Spiritual"
- "Impressions"
- "Greensleves"
- "Chasin' the Trane"
- "India"
Coltrane
e i suoi (oltre a Dolphy, Tyner, Garrison e Jones si aggiungono Reggie Workman,
Abdul Malik e il veterano Garvin Bushell a colorare i timbri) creano lunghe improvvisazioni
di rara ispirazione, di stordente immediatezza e visceralità. Lasciando all'ascoltatore
il piacere di riascoltare gli incontri di Coltrane con Ellington o Johnny Hartman,
o il delizioso album di ballads, ci rituffiamo nella modalità con l'album omonimo
"Coltrane" e
con
"Crescent"
disco
che potrebbe essere considerato un capolavoro, se solo non fosse stato seguito
a breve da un certo..
..
"A Love Supreme"
Sempre più assorbito dalla propria ricerca spirituale, e emotivamente sensibilizzato
dalla morte improvvisa di Dolphy e dalla nascita del suo primo figlio, nel 1964
Coltrane compone questa suite in quattro parti, ringraziamento e omaggio al divino,
iterativa e semplice nelle strutture, su cui la voce del sassofono vola a sfiorare
Dio per rendergli grazie: un disco su cui moltissimo è stato detto e spesso anche
troppo... in realtà basta sedersi e ascoltare, non importa di che Dio si tratti.
L'anno
successivo vede Coltrane assorbito a pieno titolo nelle vicende del free, di cui
sarà una bandiera, forse anche al di là delle proprie intenzioni, incastonandolo
nella propria poetica con una onestà artistica che non può lasciare indifferenti
anche i detrattori di quella corrente.
Su questi ultimi due anni di vita si è soffermata nel 1997 anche la rivista Musica
Jazz, nel numero di luglio, e a essa rimandiamo per i necessari approfondimenti.
Volendo tracciare un cammino - anche nell'intenzione di avvicinare chi ascolta
con difficoltà questo periodo di Coltrane - attraverso le registrazioni, non si
può non partire da
"Ascension"
.. partenza
assai traumatica, in verità, perchè Coltrane imbastisce un vero e proprio 'inferno'
di suoni e di improvvisazioni, affiancandosi alcuni giovani leoni del free come
Archie Shepp, John Tchicai, Marion Brown, Pharoah Sanders, oltre alle trombe di
Freddie Hubbard e Dewey Johnson e al secondo contrabbasso di Art Davis: a pochi
anni dall'analoga esperienza di "Free Jazz" di Ornette Coleman, con qualche passaggio
di raccordo scritto e dei nuclei di note su cui improvvisare, in una gigantesca
forma di call and response, il gruppo si intreccia in lunghi soli, collettivi
e individuali.
"Ascension"
nelle sue due versioni, può essere ascoltato sul doppio
"The
major works of John Coltrane"
insieme a altre opere del periodo, tutte interessanti, soprattutto
"Om"
.
In questo periodo Coltrane vola verso vette espressive cui alcuni membri del suo
gruppo non riescono più a stare dietro: il piano di McCoy Tyner, per quanto straordinario,
non poté più seguire le evoluzioni del sassofonista e lo stesso Coltrane alla
fine preferirà il sottofondo pianistico della moglie Alice, nemmeno paragonabile
a Tyner musicalmente, ma che sapeva creare un tappeto indistinto che liberava
ancora di più il già armonicamente disinibito marito. Per lo stesso motivo il
batterista delle ultime incisioni sarà Rashied Alì, solo Garrison rimase, insieme
a Sanders, e all'innesto di Donald Garrett: la musica di Coltrane sta volgendo
verso il concetto di puro suono, di puro spirito, liberata da ogni vincolo armonico
o ritmico.
Lasciamo
all'ascoltatore più curioso e sensibile la vertigine di scoprire :
"Stellar
Regions" - "Expressions"
- "Interstellar Space"
e di lasciarsi catturare dalla profondità di questi gorghi sonori: Coltrane era
arrivato lì - forse oltre non si sarebbe potuto spingere - e infatti un tumore
al fegato lo porterà via con sé nel luglio del 1967, portando via con sé anche
la voce più autorevole che poteva sostenere il free e la ricerca jazz in generale
.