POESIEGIRA PAGINA

Il tempo passato
Come il fantasma d'un amico amato
è il tempo passato.
Un tono che ora è per sempre volato
via, una speranza che ora è per sempre andata
un amore così dolce da non poter durare
fu il tempo passato.
Ci furon dolci sogni nella notta del tempo passato.
Di gioia o di tristezza, ogni giorno un'ombra avanti proiettava e ci faceva desiderare che potesse durare quel tempo passato.
C'e' rimpianto, quasi rimorso, per
il tempo passato. E' come il cadavere d'un bimbo molto amato che il padre veglia, sinche' alla fine la bellezza e' un ricordo, lasciato cadere
dal tempo passato.
Trad. G.Conte Autore: P.B.Shelley (1792, Field Place, Sussex - 1892 golfo di La Spezia)
Note: la poesia fu pubblicata da W.M. Rossetti in
"Complete Poetical Work of P.B.Shelley" nel 1870. Poesia gemella di "Time", scritta nel 1821.

GIOVANNI MARRADI
In giardino
Non un fremito d'aura giocondo
nell'afa ardente. Su l'immota frasca
tace ogni trillo, e boccheggianti a fondo
giacciono i pesci d'oro entro la vasca.
Passa d'uccelli una tribu' fuggiasca
radendo in fila il bosco stilbondo,
e i gigli stanchi senton la burrasca
che soffocante gravita sul mondo.
Oh mentre il viso tuo sfiorisce e langue
come quei gigli, e fra ridente e mesta
mi guardi effusa d'un pallore esangue,
tu pure, inconscia, senti la tempesta
d'amor che t'urge e che t'affanna il sangue,
e stanca di desio pieghi la testa.
Autore: G.Marradi (1852 - 1922, Livorno)
Note: Poeta sostenitore di una poesia virile e patriottica, trovo' la sua espressione ideale nella descrizione del paesaggio e nel canto del sentimento amoroso. Opere: "Canzoni Moderne", 1879; "Fantasie Marine", 1881.


Delle radici de' gran mali del mondo
Io nacqui a debellar tre mali estremi;
tirannide, sofismi, ipocrisia;
ond'or m'accorgo con quanta armonia
Possanza, Senno, Amor m'insegno' Temi.
   Questi principi son veri e sopremi
della scoverta gran filosofia,
rimedio contro la trina bugia,
sotto cui tu piangendo, o mondo, fremi.
   Carestie, guerre, pesti, invidia, inganno,
ingiustizia, lussuria, accidia, segno,
tutti a que' tre gran mali sottostanno,
   che nel cieco amor proprio, figlio degno
d'ignoranza, radice e fomento hanno.
Dunque a diveller l'ignoranza io vegno.
Autore: T.Campanella (1568, Stilo -1639, Parigi )
Corrente: Filosofo illustre si distinse per il
il sentimento di estasi per la vita.
Note: Nella poesia Egli cita Temi, la dea
della giustizia che in Grecia offriva gli oracoli.
       
L'infinito
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di la' da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando : e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Cosi' tra questa
immensita' s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'e' dolce in questo mare.
Autore: G.Leopardi (1798, Recanati - 1837, Pozzuoli)
Note: Celeberrimo canto del Leopardi, autentico prodigio
della poesia che raggiunge la sensazione dell'infinito,
la sublimazione delle uomo oltre le sue virtu', l'estasi.
La ragione ammira il tracciato che non puo' seguire.

I solitari
Coloro che hanno per mantello lenzuoli funerari
provano la volutta' divina di essere solitari.
La loro castita' ha pena dell'ebbrezza delle coppie
della stretta di mano, dei passi dal ritmo lieve.
Coloro che nascondono la fronte nei lenzuoli funerari
sanno la volutta' divina di essere solitari.
Contemplano l'aurora e l'aspeto della vita
senza orrore, e chi li compatisce prova invidia.
Coloro che cercano la pace della sera e dei lenzuoli funerari
conoscono la spaventosa ebbrezza di essere solitari.
Sono i beneamati della sera e del mistero.
Ascoltano nascere le rose sottoterra
e percepiscono l'eco dei colori, il riflesso
dei suoni...Si muovo in un'atmosfera grigio-viola.
Gustano il sapore del vento e della notte,
hanno occhi piu' belli delle torce funerarie.
Trad. Paola Mastrocola
Autore: R.VIVIEN (1877 - 1909, Francia)
Note: Poetessa di padre scozzese e di madre americana
Il cui vero nome fu Pauline Tarn. Grande discepola di Saffo.
Opere: "Cendres et poussieres" (Ceneri e polveri, 1902);
"Sapho" (Saffo, 1903); "Vagabondages" (Vagabondaggi, 1917).


Alla Luna
Sei pallida
perchè sei stanca di scalare il cielo e fissare la terra
tu che ti aggiri senza compagnia tra le stelle
che hanno una differente nascita,
tu che cambi sempre come un occhio senza gioia
che non trova un oggetto degno della sua costanza?
Trad.di G.Conte
P.B.Shelley nasce nel Sussex nel 1792.
Poeta romantico il cui slancio verso il cosmo
e' riconoscibile attraverso la contemplazione
della Luna. 

La sorella della vita
A niente come alla morte rassomiglia la vita.
E' sua sorella. Senza differenze.
La prendi per mano, le lisci i capelli, le fai una carezza.Lei ti regala un fiore e ti sorride.
Le nascondi la faccia dentro il petto
e senti la sua voce: andiamo, e' l'ora.
Ma non ti parla di una differenza.
La morte non si stende faccia a terra
verde e bianca, o supina in una bara
bianca. Va in giro con un volto vivido
a parlare con tutti.
Ha tratti delicati, e un volto tenero.
Mani lievi, posate sul tuo cuore.
Chi si sente sul cuore quella lieve
mano, non giunge piu' a scaldarlo, il sole.
E' freddo come il ghiaccio, e senza amore.
(Trad.di L.Koch)
AutorePietroburgo - 1923 Raivola, :
Edith Sodergran (1892 Carelia).
Correntedell'avanguardia finlandese, tratto' :
Massima esponente nei suoi versi
il tema della lotta contro la malattia e la morte.
Opere"La lira di settembre" (1918),
Poesia, "Dikter"(1916), "paese che non esiste" (1925). L'altare di rose" (1919), "Il

La Verita' entro di noi
Lascia l'ombre ed abbraccia il vero.
Non cangiare il presente col futuro.
Tu sei il veltro che nel rio trabocca,
mentre l'ombra desia di quel c'ha in bocca.
Aviso non fu mai di saggio o scaltro
perdere un bene per acquistarne un altro.
A che cerchi si lungi diviso
se in te stesso trovi il paradiso?
Anzi, chi perde l'un mentre e' nel mondo,
non speri dopo morto l'altro bene.
Perche' si sdegna il ciel dare il secondo
a chi il primiero non caro non tenne;
cosi', credendo alzarti, vai a fondo;
ed ai piacer togliendoti, a le pene
ti condanni; e con inganno eterno,
bramando il ciel, stai ne l'inferno.
(da "Lo spaccio della bestia trionfante")
Autore: Giordano Bruno (1548 Nola - 1600 Roma)
Pensiero: Per Bruno, Dio e' la causa e il principio
di tutti i fenomeni naturali in un mondo infinito.
Tutte le cose sono animate in quanto lo spirito
"empie tutta la materia" nell'Uno.
Opere: De la causa, principio et uno; De l'infinito
universo et mondi; La cena de le ceneri; Spaccio de
la bestia trionfante; Degli eroici furori.
Note: Nel 1576 fu accusato di Eresia per le sue
teorie. Nel 1591 fu consegnato alla Santa Inquisizione
che lo processo' per sette anni prima di decretarne
la condanna al rogo.

FRIEDRICH   HOLDERLIN- Meta' della vita
Con gialle pere pende e folta di rose selvatiche
la campagna sul lago.
O cigni soavi ed ebbri di baci
tuffate il capo
nella sacra sobrieta' dell'acqua.
Ahime', dove li prendero' io
quando e' l'inverno, i fiori
e dove il sole,
l'aura leggera della terra?
Le mura si levano mute
e fredde, nel vento
stridono le banderuole.
Dicembre 1803. (Trad,G.Vigolo)
Autore: F.Holderlin (1770, Lauffen - 1843, Tubinga) Note: Poeta romantico tedesco compose alla ricerca dell'equilibrio e della purezza formale. Opere:  Iperione (romanzo epistolare, 1797-99), Empedocle (tragedia in versi,1799-1802), Poesie, Odi, Elegie (1791-1812).

ALFONSINA STORNI- Due parole
Questa notte all'orecchio m'hai detto due parole.
Due parole stanche
d'esser dette. Parole
cosi' vecchie da esser nuove.
Parole cosi' dolci che la luna che andava
trapelando dai rami
mi si fermo' alla bocca. Cosi' dolci parole
che una formica passa sul mio collo e non oso
muovermi per cacciarla.
Cosi' dolci parole
che, senza voler, dico: "Com'e' bella la vita!"
Cosi' dolci e miti
che il mio corpo e' asperso di oli profumati.
Cosi' dolci e belle
che, nervose, le dita
si levano al cielo sforbiciando.
Oh, le dita vorrebbero
recidere stelle.
(Trad.Angelo Zanon Dal Bo) Autore: A.Storni (1892, Sala Capriasca(Svizzera) 1938, Buenos Aires). Note: Inizio' a comporre all'eta di dodici anni. Ha pubblicato sette raccolte di versi e un dramma. Prima opera: "L'inquietudine del rosaio"(1916).


MIMNERMO
Che vita mai, che gioia senza Afrodite d'oro?
Ch'io sia morto quando piu' non mi stiano a cuore
l'amore segreto, i dolci doni e il letto:
questi sono i fiori della giovinezza, desiderabili
per gli uomini e le donne. Quando poi dolorosa sopravviene
la vecchiaia, che rende l'uomo turpe e cattivo,
sempre nell'animo lo corrodono turpi pensieri;
e di vedere i raggi del sole non gioisce,
ma e' odioso ai ragazzi e in dispregio alla donne:
cosi' penosa fece il dio la vecchiaia.
Traduzione: Francesco Sisti Autore: Mimnermo, (670-600 ca. a.C) poeta greco. Nulla si conosce della sua vita. Opere: le sue elegie, in dialetto ionico, furono raccolte in due libri, uno dei quali intitolato "Nanno'", dal nome di una flautista amata dal poeta.

ANTONIA POZZI Pudore
Se qualcuna delle mie povere parole
ti piace e tu me lo dici
sia pur solo con gli occhi
io mi spalanco in un riso beato
ma tremo
come una mamma piccola giovane
che perfino arrossisce
se un passante le dice
che il suo bambino e' bello.
Autore: A.Pozzi (Milano, 1912 - 1938) Note: Poesia tratta da A.Pozzi, "Parole", Garzanti, Milano 1989 Opere: "Diario di poesia"(1933), "Quaderni"(1933), "Nuovi quaderni"(1938).


WILLIAM WORDSWORTH-L'arcobaleno
Il mio cuore esulta al cospetto
dell'arcobaleno nascente:
come nel venire al mondo;
come nel sapersi uomo;
Cosi', nello scoprirsi vecchio,
o mi sia data la morte! Il Bambino e' padre dell'Uomo
e siano i miei giorni l'uno all'altro stretti
dal sentimento della natura.  
Trad.R.Ranucci Autore: W.Wordsworth (1770, Cockermouth - 1850, Rydal Mount). Note: Poeta romantico inglese maestro nel restituire
i sentimenti infantili attraverso la poesia. La prefazione dell'opera "Ballate liriche" (1798) e' considerata il manifesto del Romanticismo inglese. Altre opere: Preludio (1799-1805), Poesie in due volumi (1807).

MICHELANGELO BUONARROTI
Vivo al peccato, a me morendo vivo
Vivo al peccato, a me morendo vivo;
vita già mia non son, ma del peccato:
mie ben dal ciel, mie mal da me m'è dato,
dal mie sciolto voler, di ch'io son privo.
Serva mie libertà, mortal mie divo
a me s'è fatto. O infelice stato!
a che miseria, a che viver son nato!
Autore: M.Buonarroti (1475, Caprese (AR) - 1564, Roma)
Note: L'Uomo si compenetra nei suoi limiti e a questi si
abbandona. Pittore, scultore e architetto, Michelangelo compose
302 poesie e 42 frammenti, le Rime, composte fra il 1503 e il 1560.

FRANCESCO PETRARCA
Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, et l'anno Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, et l'anno, et la stagione, e 'l tempo, et l'ora, e 'l punto, e 'l bel paese, e 'l loco ov'io fui giunto da' duo begli occhi che legato m'ànno;
et benedetto il primo dolce affanno ch'i' ebbi ad esser con Amor congiunto, et l'arco, et le saette ondi'i' fui punto, et le piaghe che 'nfin al cor mi vanno. Benedette le voci tante ch'io chiamando il nome de mia donna ò sparte, e i sospiri, et le lagrime, e 'l desio; et benedette sian tutte le carte ov'io fama l'acquisto, e 'l pensier mio, ch'è sol di lei, sì ch'altra non v'à parte.
Autore: F.Petrarca (1304, Arezzo - 1379, Arquà) Note. Poeta e letterato italiano rivendico' alla letteratura e alla poesia una funzione sociale. Fece della poesia la sua unica attivita'. La poesia e' tratta dal "Canzoniere".

GAIO VALERIO CATULLO
Sulla tomba del fratello (Carme 101)
Multas per gentes et multa per aequora vectus
  advenio has miseras, frater, ad inferias,
ut te postremo donarem munere mortis
  et mutam nequiquam alloquerer cinerem,
quandoquidem fortuna mihi tete abstulit ipsum,
  heu miser indigne frater adempte mihi.
Nunc tamen interea haec, prisco quae more parentum   tradita sunt tristi munere ad inferias,
accipe fraterno multum manantia fletu,
  atque in perpetuum, frater, ave atque vale.
Di mare in mare, da un popolo all'altro
vengo a queste tue misere esequie, fratello,
per donarti l'ultima offerta che si deve ai morti
e invano parlare alle tue ceneri mute:
ora che la sorte a me ti ha strappato,
così crudelmente strappato, fratello infelice.
Pure, amaro dono per un rito estremo,
nell'uso antico dei padri accogli l'offerta
che ora ti affido: così intrisa del mio pianto.
E in eterno riposa, fratello mio, addio.
Trad. Mario Ramous Autore: Gaio Valerio Catullo (Verona c.87 a.C.- Roma c.54 a.C.)
Note: Opera catulliana in equilibrio fra meditazione sentimentale e raffinatezza letteraria. Opere: Ci rimane un Liber di 116 carmi suddivisi in tre parti: nugae, (poesie leggere), carmina docta, epigrammi.

Per te democrazia.
   Vieni, rendero' il continente indissolubile,
creero' la più splendida razza su cui il sole abbia mai brillato,
creero' divine terre magnetiche,
con l'amore dei compagni,
con il diuturno amore dei compagni.
Pianterà la fratellanza, folta come gli alberi lungo
tutti i fiumi dell'America, e lungo le sponde dei grandi laghi,
e su tutte le praterie,
rendero' inseparabili le città con le braccia l'una al collo dell'altra, con l'amore dei compagni,
con il virile amore dei compagni.
Per te questi da parte mia, democrazia, per servirti, mia donna!
Per te, per te faccio vibrare questi canti.
 Trad. Ariodante Marianni Autore: W.Whitman (1819, West Hills, Long Island - 1892, Camden) Note:Inno alla democrazia del piu' grande poeta statunitense. Opere di poesia: Leaves of Grass, 1965 ; The Early Poems and the Fiction, 1963.

 

 

Il mio futuro
Il capriccio di un attimo
mi ha rubato il futuro,
messo insieme a casaccio.
Voglio rifabbricarmelo piu' bello,
come l'ho sempre pensato.
Ricostruirlo su terreno solido
(le mie intenzioni).
Risollevarlo su colonne altissime
(i miei ideali).
Riaprirvi il passaggio segreto
dell'anima mia.
Rialzargli la torre scoscesa
della mia solitudine.
Trad.Ludovica Koch
Autore: E.Sodergran (Pietroburgo, 1882 - Raivola, 1923)
Note: Poetessa finlandese di lingua svedese,
debutto' nel 1916 con "Dikter", un volume di poesie.
Opere: "La lira di Settembre", 1918; "L'altare di rose",
1919; "Il paese che non esiste", 1925.


Filosofia dell'amore
Le fonti si confondono col fiume
i fiumi con l'Oceano
i venti del Cielo sempre
in dolci moti si uniscono
niente al mondo e' celibe
e tutto per divina legge
in una forza si incontra e si confonde.
Perche' non io con te ?
Vedi che le montagne baciano l'alto
del Cielo, e che le onde una per una
si abbracciano. Nessun fiore-sorella
vivrebbe piu' ritroso verso il fratello-fiore.
E il chiarore del sole abbraccia la terra
e i raggi della luna baciano il mare.
Per che cosa tutto questo lavoro tenero
se tu non vuoi baciarmi ?
Trad. G.Conte
Autore: P.B.Shelley (1792, Field Place, Sussex -
1892 golfo di La Spezia)
Note: la poesia fu scritta nel 1819. Emerge dai versi
il panteismo di Shelley, la divina forza che permea
la natura e che irrompe nell'A
more.

Continuita'
Niente e' mai veramente perduto, o puo' essere perduto,
Nessuna nascita, forma, identita - nessun oggetto del
  mondo.
Nessuna vita, nessuna forza, nessuna cosa visibile;
L'apparenza non deve ostacolare, ne' l'ambito mutato
  confonderti il cervello.
Vasto e' il Tempo e lo Spazio, vasti i campi della Natura.
Il corpo, lento, freddo, vecchio - cenere e brace dei
  fuochi d'un tempo,
La luce velata degli occhi tornera' a splendere al
  momento giusto;
Il sole ora basso a occidente sorge costante per mattini e
  meriggi;
Alle zolle gelate sempre ritorna la legge invisibile della
  primanvera,
Con l'erba e i fiori e i frutti estivi e il grano.
Trad.Ariodante Marianni
Autore: W.Whitman (1819, West Hills, N.Y.- 1892, Camden)
Note: sulla scia del trascendentalismo, si distingue per
l'uso di un linguaggio libero da metriche e per le incalzanti
suggestioni ritmiche. La poesia riportata comparve sul
"New York Herald" il 20 marzo 1988.

Sonetto 2
Quando quaranta inverni assedieranno la tua fronte
e profonde trincee solcheranno il campo della tua bellezza,
l'orgoglioso manto della gioventu', ora ammirato,
sara' a brandelli, tenuto in nessun conto.
Allora, se richiesto dove la tua bellezza giace,
dove il tesoro dei tuoi gagliardi giorni,
rispondere ch'essi s'adagiano infossati nei tuoi occhi
per te vergogna bruciante sarebbe e ridicolo vanto.
Quanta piu' lode meriterebbe la tua bellezza,
se tu potessi replicare: "Questo mio bel bambino
pareggia il conto e fa perdonare il passare degli anni",
dando prova che la sua bellezza da te fu data.
Sarebbe questo un sentirsi giovane quando sei vecchio,
mirare il tuo sangue caldo quand'esso nelle tue vene e' freddo.
Trad. Giovanni Cecchin
Autore: William Shakespeare (Stratford-on Avon 1564-1616)
Note: Temi ricorrenti di quest'opera sono l'amore platonico,
l'immortalità della poesia, il tempo e l'amicizia. Numerosi
gli accenni autobiografici, che risultano, pero',
in gran parte oscuri.

Il pagliaccio punito
Occhi, laghi e l'ingenua mia ebbrezza, rinascere
altro dall'istrione io ch'evocavo col gesto
qual piuma la turpe fuliggine dei candelabri,
nel muro di tela ho sfondato una finestra.
Con gambe e braccia limpido nuotatore
e traditore, a scatti frequenti, negando
il tristo Amleto, e' inaugurare nell'onda
mille sepolcri a sparirvi vergine dentro 
Ilare oro di cembalo a colpi di pugno eccitato,
il sole d'un tratto percuote la nudita' che pura
s'era esalata dalla mia madreperlacea freschezza.
Notte della pelle, stantia, quando su me passavate
e, ingarto! ignoravo che era il mio unico crisma
quel bistro nell'acqua di crudi ghiacciai sprofondato.
Trad. Luciana Frezza
Autore: S.Mallarme' (1842, Parigi - 1898, Valvins)
Note: Poeta francese principe del simbolismo,
cerco' nella poesia evasione dalla monotonia
del quotidiano. La traduzione e' fedele al testo
e non elude i passi di maggiore oscurita'.
  
Alla sera
   Forse perche' della fatal quiete
tu sei l'imago, a me si cara vieni,
o sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,
   e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all'universo meni,
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.
   Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
   delle cure, onde meco egli si strugge ;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirito guerrier ch'entro mi rugge.
Autore: U.Foscolo (1778, Zante - 1827, Turnham Green)
Note: Capolavoro fra i sonetti foscoliani. La sera riflette
la interiorita' del poeta e restituisce la dimensione del se'.
Si percepisce la concezione dell'esistenza come ineluttabile
ciclo destinato a estinguersi.

Fame
Se ho voglia, e' soltanto
di terra e di pietre.
Il mio pranzo e' sempre aria,
roccia, carbone, ferro.
Girate, mie fami. Brucate il prato dei suoni.
Succhiate il gaio veleno delle campanule.
Mangiate i ciottoli infranti,
le vecchie pietre di chiesa;
i sassi dei vecchi diluvi,
pani sparsi nelle valli grige.
Trad. D.Grange Fiori
Autore: J.A.Rimbaud (1854, Charleville - 1891, Marsiglia)
Note: Il poeta teorizzo' un nuovo concetto di poesia
tramite il "dereglement", tradotto come "un immenso
e lucido sregolamento dei sensi" reso attraverso le
piu' autentiche voci e ogni mezzo espressivo.

I defunti
Un effimero giorno io vissi e crebbi coi miei:
   l'uno dopo l'altro gia' via me li porta l'ultimo sonno.
ma voi mi vegliate, o dormenti, nel cuore, nella fraterna
   anima mia riposa la vostra fuggitiva immagine.
ed e' li' che siete piu' vivi, ove del divino spirito
   la gioia tutti quelli che invecchiano, tutti i morti
     ringiovanisce.
Trad. G.Vigolo
Autore: F.Holderlin (1770, Lauffen - 1843, Tubinga)
Note: La morte viene sconfitta dalla forza dei ricordi.
La poesia fu scritta nell'autunno dell'800.
Opere:  Iperione (romanzo epistolare, 1797-99), Empedocle
(tragedia in versi,1799-1802), Poesie, Odi, Elegie (1791-1812).

Un filo di ragno
Attraverso un sentiero del bosco, in un comodo cantuccio,
un elastico e lindo filo di ragno, asperso di allegria solare e di ombra,
e' sospeso nei cieli; e con tremito impercettibile il vento lo fa vibrare, tentando invano di strapparlo;
il filo e' saldo, sottile, diafano e semplice.
E' tagliata la viva cavita' dei cieli da una linea sfavillante, da una corda policroma.
Noi siamo avvezzi a stimare solo cio' che e' confuso.
Con falsa passione nei nodi ingarbugliati
cerchiamo sottigliezze, ritenendo impossibile congiungere nell'anima
semplicita' e grandezza.
Ma sono meschine, ruvide e smorte le cose complesse;
e l'anima sottile e' semplice come questo filo.
Trad. di A.M.Ripellino Autore: Zinaida Gippius(1869-1945).
Nazionalita': russa. Corrente: vicina ai simbolisti e fautrice del modernismo. Storia: aderisce alla rivoluzione del 1905 ma non a quella del 1917. Opere: narrativa, Uomini nuovi(1896), Il fantoccio del diavolo (1911);poesia, Raccolta di versi(1904), Poesie e poemi (1902);Note: per alcune opere utilizzo' lo pseudonimo maschile "Anton Krajnij".

O iubelo del core
O iubelo del cuore, che fai cantar d'amore!
 Quanno iubel se scalda, si fa l'omo cantare,
e la lengua barbaglia e non sa che parlare:
dentro non po' celare, tnat'e' granne 'l dolzore.
 Quanno iubel e' acceso, si' fa l'omo clamare;
lo cor d'amor e' appreso, che nol po' comportare:
stridenno el fa gridare, e non virgogna allore.
 Quanno iubelo ha preso lo core ennamorato,
la gente l'ha 'n deriso, pensammo el suo parlato,
parlanno esmesurato de che sente calore.
Chi non ha costumanza te reputa 'mpazzito,
vedenno esvalianza com'om ch'e' desvanito;
dentr'ha lo cor ferito, non se sente da fore.
Autore: Jacopone da Todi (Todi, 1230-1287)
Corrente: Nell'ordine degli Spirituali dal 1278,
(combatterono il temporalismo della Chiesa) e
nella setta dei Flagellanti (i penitenti).
Opere: Note le sue laudi e le sue poesie.
Note: Frate, predico' la rinuncia ai beni terreni.

WILLIAM SHAKESPEARE-Sonetto 116
Non sara' che alle nozze di animi costanti
Io ammetta impedimenti, amore non e' amore
Che muta quando scopre mutamenti,
O a separarsi inclina quando altri si separa.
Oh no, e' un faro irremovibile
Che mira la procella e mai ne viene scosso;
E' l'astro cui si volge ogni errabonda nave,
Remoto in suo valore, pur se il suo luogo noto.
Zimbello esso non e' del Tempo, anche se rosee labbra
E guance, sian raggiunte dalla sua curva falce,
Non si altera amore per ore e giorni brevi,
Ma impavido resiste fino all'abisso estremo.
  Se questo e' errore, e contro me si provi,
  Mai non ho scritto, e mai nessuno ho amato.
Trad. A.Rossi Autore: William Shakespeare (Stratford-on-Avon 1564-1616). Note: Poeta e drammaturgo inglese costrui' il Globe Theatre dove mise in scena i suoi lavori universalmente conosciuti e attualmente rappresentati ovunque. Senza riserve fu l'ammirazione tributata a Shakespeare nello Ottocento dal movimento romantico che sottolineo' la sua appassionata esaltazione dell'individualismo.

ORAZIO-Il potere degli Dei
Tiepido e incostante cultore degli Dei,
mentre, tronfio di una folle dottrina, vado
errando, a voltare le vele
sono costretto e a riprendere la rotta
abbandonata, perche' Dio padre, che sempre
fende le nubi col fuoco dei lampi, ora
nel cielo sereno ha lanciato
in volo col cocchio i cavalli tonanti,
e tremano il massiccio della terra, i fiumi
che scorrono, lo Stige, l'orribile e odiato
antro di Tenaro, il confine di Atlante.
La divinita' puo' mutare l'infino
in sommo, avvilire chi e' al vertice,
mettendo in luce cio' che e' oscuro; e la fortuna
con acuto stridore a forza
strappa all'uno la tiara, all'altro la dona.
Autore: Quinto Flacco Orazio (65 Venosa - 8 a.C. Roma?)
Note: Poeta classico per antonomasia per la limpidezza
del linguaggio e l' armonia dei versi. La sua opera si
pone come modello della tradizione culturale occidentale.
Opere: Epodi, Satire, Odi, Epistole.

STEPHANE   MALLARME'-Brezza marina
La carne e' triste, ahime'! e ho letto tutti i libri.
Fuggire! laggiu' fuggire! Io sento uccelli ebbri
d'essere tra l'ignota schiuma e i cieli!
Niente, ne' antichi giardini riflessi dagli occhi
terra' questo cuore che gia' si bagna nel mare
o notti! ne' il cerchio deserto della mia lampada
sul vuoto foglio difeso dal suo candore
ne' giovane donna che allatta il suo bambino.
Io partiro'! Vascello che dondoli l'alberatura
l'ancora sciogli per una natura straniera!
E crede una Noia, tradita da speranze crudeli
ancora nell'ultimo addio dei fazzoletti!
E gli alberi forse, richiamo dei temporali
son quelli che un vento inclina sopra i naufragi
sperduti, ne' antenne, ne' verdi isolotti...
Ma ascolta, o mio cuore, il cuore dei marinai!
Autore: S.Mallarme' (1842, Parigi - 1898, Valvins) Note: Professore di Inglese si dedico' alla poesia cercando in essa evasione dalla monotonia della realta' quotidiana. L'aspirazione alla fuga si esprime attraverso l'immagine della Brezza Marina.

TRILUSSA-Er primo Pescecane
Doppo ave' fatto l'Arca
Noe' disse a le Bestie:-Chi s'imbarca
forse se sarvera', ma chi nun monta
si' e no che l'aricconta.
Perche' fra pochi giorni, er Padreterno,
che s'e' pentito d'ave' fatto er monno,
scatenera' un inferno
pe' rimannacce a fonno.
Avremo da resta' sei settimane
tutti sott'acqua: e, li', tocca a chi tocca!-
Ogni bestia tremo'. Ma un Pescecane
strillo':-Viva er Diluvio!- E apri' la bocca.
da LE FAVOLETTE
Autore: Trilussa, pseud. di Carlo Alberto Salustri (Roma,1871-1950).
Note: Bonario e arguto commentatore di vicende e costumi della vita italiana. Tra le Opere, spiccano le raccolte di favole. (Lupi e agnelli, 1922; Le favole, 1922; Ommini e bestie, 1923).


         LORENZO DE' MEDICI 
Cerchi chi vuol le pompe e gli alti onori
       Cerchi chi vuol le pompe e gli alti onori,
le piazze, i templi e gli edifizi magni,
le delizie e il tesor, quale accompagni
mille duri pensier, mille dolori.
       Un verde praticel pien di be' fiori,
un rivo che l'erbetta intorno bagni,
un augelletto che d'amor si lagni,
acqueta molto meglio i nostri ardori;
       l'ombrose selve, i sassi e gli alti monti,
gli antri oscuri e le fere fuggitive,
qualche leggiadra ninfa paurosa:
       quivi vegg'io con pensier vaghi e pronti
le belle luci come fussin vive,
qui me le toglie or una or altra cosa.
Autore: L. de' Medici (1449, Firenze  - 1492,  Careggi). Statista. poeta e mecenate fiorentino. Note: Sin dalla giovinezza l'autore visse a contatto con i letterati e i poeti che frequentavano la casa paterna. Opere: Apollo e Pan (1484);  Ambra (1486).

TORQUATO TASSO
Pianto della notte
Tacciono i boschi e i fiumi,
e'l mar senza onda giace,
ne le spelonche i venti han tregua e pace,
e ne la notte bruna
alto silenzio fa la bianca luna;
e noi tegnamo ascose
le dolcezze zmorose.
Amor non parli o spiri,
sien muti i baci e muti i miei sospiri.
Qual rugiada o qual pianto,
quai lagrime eran quelle
che sparger vidi dal notturno manto
e dal candido volto de le stelle?
E perchè seminò la bianca luna
di cristalline stelle un puro nembo
a l'erba fresca in grembo?
Perchè ne l'aria bruna
s'udian, quasi dolendo, intorno intorno
gir l'aure insino al giorno?
Fur segni forse de la tua partita,
vita de la mia vita?
Autore: T.Tasso (1544, Sorrento -1595, Roma) Note: La poesia evoca il notturno tassiano colmo di malinconia e giocato sui consueti toni sommessi. La natura e il cuore del poeta piangono assieme. Tratta da T.Tasso, "Poesie", a cura di F.Flora, Ricciardi, Mi-Na, 1952

PAUL VERLAINE
Vola, canzone, rapida davanti a Lei e dille che, nel mio cuor fedele, gioioso ha fatto luce un raggio, dissipando,
santo lume, le tenebre dell'amore: paura,
diffidenza e incertezza. Ed ecco il grande giorno!
Rimasta a lungo muta e pavida - la senti? -
l'allegria ha cantato come una viva allodola
nel cielo rischiarato. Vola, canzone ingenua,
e sia la benvenuta senza rimpianti vani
colei che infine torna.
Autore: P.Verlaine (Parigi, 1844 -1896) Note: La poetica dell'autore e' quella della sfumatura, dell'indefinito, dell'amore musicale. Opere: I poemi saturnini (1886); Romanze senza parole (1874);   Saggezza (1881); I poeti maledetti (1884).

AMOREMIO TAO

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