La
cucina de 'l Bunet propone piatti casalinghi che variano stagionalmente:
ai "classici" come i ravioli al plin, brasati e stracotti,
i tajarin con tante uova fresche, la carne di fassone piemontese
battuta al coltello e naturalmente il bonet, si affiancano piatti più
creativi comunque originati dalla disponibilità stagionale di
un territorio generoso e ricco come quello langarolo.
Non mancano, ad inizio stagione, i salumi di nostra produzione, mentre
da due orti adiacenti alla struttura si attingono verdure, frutti, ed
erbe aromatiche coltivate in modo biologico: in più, il cardo
gobbo di Nizza, il porro di Cervere ed il peperone quadrato di Carmagnola
ingentiliscono stagionalmente ricette classiche ed intriganti. Reperire
agnelli, conigli, capretti e polli allevati in cascina (spesso cucinati
nel forno a legna) è quasi doveroso quassù dove la cultura
contadina più autentica non è un vago ricordo. Così
le paste all'uovo ed il pane, che al Bunet, sono da sempre fatti in
casa realizzandoli con farine integrali di mulino a pietra, si esprimono
nei celebri ravioli "al plin" o nelle tagliatelle in svariati
sughi; ulteriori proposte anche i maltagliati, le mezzelune di patate
e porri, gli gnocchi alla piemontese od ai formaggi rari piemontesi,
i risotti.
L'autunno è il periodo della selvaggina: dai boschi circostanti
in abbondanza il cinghiale brado, la fauna più numerosa in Alta
Langa, oltre all'ormai rara lepre ed il fagiano. Frequente la presenza
di un piatto "recuperato":
il vitello tonnato alla maniera antica, il minestrone estivo
"del bate 'l gran" (della mietitura), il "bagnet verde",
i ripieni piemontesi, i capunet estivi od invernali, la tartrà
e la zuppa inglese con la ricetta di La Morra. Naturalmente, il tema
dei dolci è la nocciola, qui "Tonda e gentile": bonet
(senza cioccolato), semifreddo al torrone di Canelin, mousse di nocciola
in spuma di caki, i principali.
E' dura anche in stagione, garantire l'assoluta presenza dei funghi
del bosco bergolese: scovarli rappresenta un momento speciale per noi
e per chi ha prenotato un tavolo in quei rari giorni. Il porcino dei
nostri "bricchi" trova posto in svariate preparazioni, ma
non è un ripiego un piatto di tabarin al sugo di "galiture"
(fingerli), tantomeno un'insalata di ovuli.
Ottobre e novembre celebrano il tartufo bianco d'Alba,
che qui trovail suo microclima ideale: si sposa sulle paste, sul risotto,
sulla fonduta o sul semplice uovo al tegamino, ma non è raro
incontrarlo su qualche piatto più creativo e fantasioso.
I
formaggi
Abbiamo cominciato dieci anni fa a pensare di "qualità"
innanzi tutto interessandoci alla ricerca dei migliori vinie dei migliori
formaggi a latte crudo. Naturalmente non avremo mai finito di scoprire
e contattare contadini, malgari e ricercatori. Anche perchè talvolta
qualcuno ti lascia, stanco di tante primavere sui pascoli oppure perchè
oppresso da rigide normativeper le quali non vale più la pena
investire e rimodernarsi, per produrre formaggi da pochissimi esemplari
di pecora o capra.
Anche per le forme del latte crudo vale il discorso stagionale, ma fortunatamente
molti prodotti si prestano a lunghe (talvolta lunghissime) stagionature.
La selezione comprende soprattutto formaggi piemontesi, con l'arco alpino
a far parte del leone; ma il carrello include sempre alcuni grandi extraregionali
come i pecorini e le ricotte del centro-sud ed altre "chicche".
Per i formaggi di Alta Langa cuneese ed artigiana, il meglio lo offre
la bella stagione con le Dop puro pecora Murazzano, puro capra Roccaverano
e svariate "tume" che rappresentano i minuscoli ma importantissimi
presidi artigianali dei piccoli paesi.
La "ruota" sul piatto grande seguirà naturalmente una
successione dal più dolce, fresco e delicato via via verso i
più stagionati, con qualche concessione al formaggio"estremo".
Si possono gustare da soli o in abbinamento alle tradizionali "cugnà",
mostarda d'uva nobilitata da noci, nocciole, spezie, fichi e... ogni
paesello qua attorno ha la sua ricetta per la cugnà. Ma con alcuni
vale l'accompagnamento con un buon miele nostrano od alcune particolarissime
gelatine forniteci da geniali artigiani del gusto.
La
carta dei vini
Come si può parlare di questa grande terra senza accostare il
pensiero ai suoi grandi vini??? Più familiare l'approccio agli
"autocton" Freisa, Arneis, Dolcetto, Moscato... un salto al
"grande emergente" Barbera od a quei vini in uvaggio o realizzati
con vitigni "importati" che la moderna viticoltura ha realizzato
grandi anche qui... per giungere ai nobili e celebrati Barolo e Barbaresco.
Se il turismo enogastronomico ha visto il Sud-Piemonte rivendicare ed
ottenere una posizione di riguardo, il vino ha rappresentato uno dei
principali settori trainanti. Oltre trecento etichette dei migliori
produttori o di tanti loro allievi od emuli, grandi emergenti con le
loro piccole, uniche e spesso irreperibili produzioni.
Accanto, alcuni "cult" extraregionali e qualche eccellente
firma internazionale, per stuzzicare nella degustazione conviviale un
costruttivo confronto culturale o semplicemente per accompagnare alla
tavola un risultato enologico di una realtà diversa.
Le nostre bottiglie "d'Autore" riposano in una graziosa e
funzionale cantina che è naturalmente di nostro grande gradimento
fare visitare. La carta dei vini annovera poi una curata selezione di
distillati e grappe per l'emozione "di commiato" prima di
una passeggiata nel "paese di pietra", nei boschi o nel silenzio
della campagna circostante.
Ristorante:
menù degustazione variabile stagionalmente comprendente tre antipasti,
un primo piatto a scelta, un secondo piatto a scelta, carrello di formaggi
fermier, tris di dolci, caffè
€ 33 bevande escluse
Vini alla carta: oltre 300 etichette.
Si chiede gentilmente di non fumare in sala sino a fine pasto.