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Il Dopo Guerra in IRAQ

Scandalo 'NIGERGATE'

Rice: "Su Nigergate mi sento responsabile"

WASHINGTON 31 Lug -"L'informativa a Bush l'ho trasmessa io". Il consigliere per la sicurezza del presidente Usa ammette la sua responsabilità dinnanzi alle telecamere della rete privata Pbs.

A poche ore dalla difesa d'ufficio assunta a suo favore da George W. Bush, Condoleezza Rice e' tornata sullo scandalo detto del 'Nigergate', assumendosi la responsabilita' delle accuse a suo tempo rivolte dal presidente americano all'ex regime di Saddam Hussein, in occasione del discorso sullo Stato dell'Unione. Bush affermo' che esistevano le prove di un tentativo iracheno di acquistare in Niger uranio da impiegare nella confezione di armi nucleari, ma la vicenda e' poi risultata del tutto infondata. "Mi sento responsabile per tutta questa faccenda", ha ammesso il consigliere per la Sicurezza Nazionale, forse la collaboratrice in assoluto piu' ascoltata da Bush, intervistata ieri sera dalla 'Pbs', la piccola emittente di Stato Usa. Stando a quanto ormai sembra assodato, la Cia era fermamente contraria all'inserimento nel testo del discorso presidenziale di qualunque accenno al problema dell'uranio, giacche' a detta dei suoi esperti non sussistevano elementi sufficienti a motivare le accuse. Bush tuttavia vi accluse ugualmente la questione, si dice proprio su pressione di Rice; cio' porto' poi a uno socntro aperto tra la stessa Cia e la Casa Bianca che, una volta smascherato il pasticcio, sopprattutto in un primo momento scarico' ogni colpa sull'agenzia federale d'intelligence, e in particolare sul suo direttore George Tenet. Lo stesso Bush aveva riconosciuto soltanto ieri un qualche coinvolgimento anche proprio nell'accaduto, sottolineando di "prendersi sempre la responsabilita' personale di ogni cosa che dico", e giustificando il consigliere per la Sicurezza Nazionale: una persona della quale "l'America e' fortunata a poter disporre, punto e basta". Davanti alle telecamere della 'Pbs', peraltro, Rice ha puntualizzato di aver trovato "completamente credibile" l'inciso dedicato al 'Nigergate' nel discorso sulla Stato dell'Unione, all'epoca in cui lo lesse per la prima volta: "Ma cio' per cui mi sento davvero responsabile, piu' che per qualsiasi altra cosa, e' il fatto che tutto questo ha finito con lo sminuire la gravita' del pericolo di cui il presidente stava invece dimostrando la fondatezza". Parole, queste ultime, che richiamano in definitiva quanto asserito ieri da Bush, secondo il quale di motivi per muovere guerra a Saddam ce n'erano molti e ben solidi, dal momento che si disponeva di "prove evidenti e forti".

(Aggiornato il 31 Luglio 2003 ore 10:50)

 

Blair si chiude in difesa

Londra 30 Lug - Nella consueta conferenza stampa mensile, le dichiarazioni di Blair: "In Iraq abbiamo fatto bene" e poi "Saddam va preso vivo o morto non importa". Sul caso Kelly: "Va ripensato il rapporto tra media e politica".

Vivo o morto non fa differenza, Saddam Hussein deve smettere di rappresentare un problema e una minaccia per la popolazione irachena. E' il parere espresso da Tony Blair, nel corso del tradizionale incontro mensile con la stampa del Regno. Il governo inglese deve ancora convicere la popolazione che l'intervento militare in Iraq fosse giustificato. Interrogato sull'aumentata sfiducia dell'elettorato nei confronti del suo governo, Blair ha dichiarato: "Prendo atto che esiste una questione che dobbiamo affrontare. Quello che abbiamo fatto in Iraq era giusto e motivato, e questa è una cosa che dovremo dimostrare nel tempo". La necessità di combattere contro Saddam Hussein, ha spiegato Blair, deve essere provata attravarso l'argomento delle "armi di distruzione di massa, ma anche in relazione al miglioramento dell'Iraq". Commentando il caso Kelly:"Forse, quando la commissione d'inchiesta avrà finito il suo lavoro ed avrà pubblicato i risultati, potrà iniziare un dibattito su un cambio culturale nei rapporti fra i media ed la classe politica. Tutto quel che il governo pretendeva era che venisse corretta una notizia inesatta", ha aggiunto Blair, che non ha voluto rispondere alla domanda su quale fosse la sua opinione attuale della Bbc: "Sono tentato, ma resisterò alla tentazione". Blair ha poi difeso la linea dell'esecutivo sulle armi di distruzione di massa irachene, al centro della querelle scatenata dal reportage della Bbc del quale Kelly, morto suicida due settimane fa, era stata la fonte. "In questo momento gli scienziati e i tecnici iracheni coinvolti nei programmi di armamento vengono acoltati dagli esperti della coalizione, e aspettiamo il loro rapporto per sapere che cosa stesse effettivamente succedendo", ha spiegato eludendo la domanda sulle sue possibili dimissioni se gli arsenali proibiti dovessero dimostrarsi inesistenti. "C'è qualcosa di sbagliato nel pensare che Saddam non possedesse le armi, la storia dei 12 anni di difficili rapporti con le Nazioni Unite non è avvenuta a caso", ha aggiunto Blair, conludendo: "Che Saddam sia riuscito a cacciare gli ispettori nel 1998 e poi abbia distrutto volontariamente le armi mi sembra una storia assai improbabile".

(Aggiornato il 30 Luglio 2003 ore 12:00)

 

David Kelly, Bbc possiede nastro colloquio

Londra 23 Lug - La televisione inglese Bbc ha reso noto di essere in possesso del nastro con la registrazione del colloquio tra lo scienziato David Kelly e la giornalista Susan Watts. Kelly, consulente del ministero della Difesa trovato morto venerdì scorso, aveva espresso riserve sul modo in cui il governo britannico aveva presentato il dossier sulle armi chimiche irachene per giustificare l'intervento armato contro il regime doi Saddam Hussein. La Bbc potrebbe presentare il nastro come prova sull'inchiesta in corso.

(Aggiornato il 23 Luglio 2003 ore 14:20)

 

Uraniogate, David Kelly si è suicidato tagliandosi le vene dei polsi

Londra 19 Lug - L'autopsia conferma: il corpo trovato a Oxford è quello dello scienziato. Il comunicato della famiglia: "Gli eventi delle ultime settimane hanno reso la sua vita intollerabile. Tutti i coinvolti dovrebbero riflettere su questo fatto".

La vita di David Kelly nelle ultime settimane era diventata "intollerabile". E’ quanto si afferma in un comunicato emesso dalla famiglia dello scienziato, ex ispettore dell'Onu, accusato dal governo di essere la "talpa" della Bbc nel caso dei dossier "gonfiati" sull'Iraq, trovato morto nei boschi dell'Oxfordshire.

"Gli eventi delle ultime settimane hanno reso intollerabile la vita di David, e tutti coloro che sono coinvolti dovrebbero riflettere e lungo e intensamente su questo fatto" dice il comunicato, letto ai giornalisti dalla polizia.

La conferma che il corpo trovato venerdì fosse quello dello scienziato è arrivata sabato mattina, dopo l'identificazione ufficiale. La causa della morte è stata individuata nel dissanguamento da taglio alle vene del polso sinistro.

Sembra trattarsi di un suicidio, ha subito affermato la polizia britannica. Accanto al corpo di David Kelly sono stati ritrovati un coltello e degli antidolorifici, ha dichiarato il sovrintendente David Purnell della polizia della valle del Tamigi. "Abbiamo ritrovato un coltello e una confezione, aperta, di Coproxamol. Il tipo di ferita corrisponde a un oggetto dotato di lama", ha precisato Purnell, che ha parlato a Wantage, presso Southmoor. "Le nostre indagini continuano, ma al momento non c'è motivo di sospettare il coinvolgimento di altre persone". L'autopsia sul cadavere dello scienziato che lavorava per il Ministero della Difesa britannico è stata compiuta nella notte in un ospedale di Oxford.

Il 59enne ricercatore, specialista in armi chimiche e consulente del governo britannico, era sospettato di essere la "talpa" che permise al giornalista Andrew Gilligan, l'esperto di difesa del network pubblico Bbc, di mandare in onda a maggio un servizio radiofonico sulle presunte manipolazioni dell'esecutivo di Tony Blair concernenti l'Iraq e i supposti arsenali di sterminio di Saddam Hussein, onde costruire ad arte un pretesto per scendere in guerra al fianco degli Usa e giustificare l'impegno bellico della Gran Bretagna davanti all'opinione pubblica.

(Aggiornato il 19 Luglio 2003 ore 16:00)

 

Scienziato trovato morto; E' la 'talpa' che inguaiò Blair?

LONDRA 18 LUGLIO 2003 - David Kelly, 59 anni, era sparito da casa ieri pomeriggio. Il suo cadavere è stato trovato ad otto chilometri dalla sua abitazione vicino Oxford.
L'INTRIGO - Kelly era sospettato di essere la 'talpa' che permise al network pubblico britannico Bbc
di mandare in onda un clamoroso servizio sulle presunte manipolazioni di Downing street sui supposti arsenali di sterminio del raìs al fine di giustificare l'intervento britannico nel Golfo. LA DIFESA - Davanti al Parlamento, il consulente si era dichiarato innocente. Drammatico sviluppo nella vicenda dei controversi dossier britannici sulle armi dell'Iraq. Lo scienziato David Kelly, finito suo malgrado al centro della vicenda, è stato trovato morto oggi vicino alla sua abitazione. Era sparito da ieri pomeriggio e già si temeva la sua morte. A darne la notizia è stata la polizia che oggi aveva trovato un cadavere non identificato nei pressi di Harrowdown Hill, ad otto chilometri dall'abitazione del professor Kelly a Abingdon, vicino Oxford. L'uomo, 59 anni, era sparito nel nulla ieri pomeriggio: uscito da casa dicendo che andava a fare una passeggiata, non è più tornato. A denunciare la scomparsa era stata la famiglia. Kelly è sospettato di essere la 'talpa' che permise al giornalista Andrew Gilligan, l'esperto di difesa del network pubblico britannico, di mandare in onda a maggio un clamoroso servizio radiofonico sulle presunte manipolazioni dell'esecutivo di Tony Blair concernenti l'Iraq e i supposti arsenali di sterminio di Saddam Hussein. Lo scopo delle manomissioni sarebbe stato quello di costruire ad arte un pretesto per scendere in guerra al fianco degli Usa contro Baghdad, e giustificare così l'impegno bellico del Regno Unito davanti all'opinione pubblica. Ma Kelly, anche martedì davanti alla commissione Esteri del Parlamento si era protestato innocente. Aveva ammesso di aver parlato con il reporter della Bbc Andrew Gilligan (l'autore del servizio contestato), ma ha anche detto di non credere di essere stato la fonte principale dell'inchiesta Bbc.

(Aggiornato il 18 Luglio 2003 ore 09:00)

 

IRAQ: URANIO; USA, NON E' STATA ITALIA A DARCI DOSSIER

ROMA 18 Lug - Il governo italiano non ha passato i documenti, poi rivelatesi falsi, relativi al presunto acquisto iracheno di uranio dal Niger ma questi sono stati acquisiti a Roma, dall'ambasciata americana in Italia, nell'ottobre 2002 da ''una fonte privata'' non meglio definita. Nel giorno in cui si e' aperta una nuova polemica tra maggioranza ed opposizione sulla necessita' o meno di tenere riservati i documenti del Sismi e quindi di non consegnarli al Comitato parlamentare di controllo sui servizi (Copaco), gli Stati Uniti sono usciti allo scoperto scagionando il governo italiano, almeno per quanto riguarda le accuse di trasmissione del dossier agli Stati Uniti. Naturalmente la vicenda presenta ancora diverse zone d'ombra, a partire dall'identita' della misteriosa ''fonte privata'' che avrebbe offerto gratuitamente i documenti all'ambasciata Usa a Roma, per finire al parallelo documento italiano del Sismi la cui esistenza e' stata confermata dal sottosegretario Gianni Letta proprio al Copaco ma la cui diffusione e' stata negata dal governo per tutelare la ''sicurezza anche personale'' della fonte del Sismi. Si e' tornati al ''segreto di Stato'', ha subito protestato l'opposizione che ha anche chiesto, attraverso Pietro Folena, che il governo riferisca subito in Parlamento ''tutto cio' che sa sul dossier Nigergate''. Non accenna quindi a spegnersi l'attenzione sulla vicenda dei documenti che sarebbero stati acquisiti dal Sismi in una data e in un luogo imprecisato: dopo le comunicazioni di Gianni Letta di ieri al Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, oggi la giornata si e' sviluppata intorno all'esistenza o meno di un ''segreto di Stato'' posto alla consegna dei documenti ai membri del Copaco, negato con decisione dal Governo ma ribadito da organi di stampa e dal senatore diessino Giuseppe Caldarola. E' stato il ministro degli Esteri Franco Frattini ad aprire la giornata smentendo seccamente che il Governo abbia posto il segreto di stato su questi misteriosi documenti acquisiti dal Sismi ma mai ''ceduti o venduti'' ad altri servizi o autorita' straniere. ''Chi ha parlato di segreto di stato e' un signore che dovrebbe studiarsi l'Abc del codice di procedura penale'', ha osservato senza indicare il nome del signore che deve riprendere in mano il codice. A dare man forte a Frattini e' giunta una dichiarazione del membro di Forza Italia del Copaco Pasquale Giuliano che ribadiva come Letta non avesse mai parlato di segreto di stato pur precisando che i documenti non potevano essere consegnati ai parlamentari per garantire la sicurezza anche personale della fonte del Sismi. Secondo Giuliano ''una parte dei Ds'' vuole ''strumentalizzare politicamente la vicenda''. Immediata la replica di Caldarola che ha indicato a Giuliano l'unica strada che ha il governo per evitare strumentalizzazioni e cioe' ''l'esibizione delle carte''. Replicando inoltre sia a Frattini che a Giuliano, il senatore diessino ha aggiunto: ''la disquisizione giuridica di questo segreto e' affare da azzeccagarbugli''. Ma piu' interessanti delle polemiche politiche sul segreto di stato appaiono oggi le conferme americane sull'acquisizione a Roma dei documenti falsi: tra mille cautele iniziano a filtrare le prime notizie, anch'esse da prendere con le pinze quando ci sono in ballo i servizi segreti di mezzo mondo. Una ''fonte privata'' - e gli americani non forniscono dettagli sulla sua identita' o professione - ha fornito, senza chiedere soldi, la documentazione ''nell'ottobre 2002'' direttamente all'ambasciata statunitense. Immediata la trasmissione del dossier a Washington affinche' ne fosse valutata l'autenticita'. Valutazione che quindi non e' stata fatta a Roma. Altro aspetto importante delle novita' odierne fatte trapelare dagli americani, e che fa da contraltare all'aiuto fornito a palazzo Chigi, e' la conferma in forma ufficiosa che l'acquisizione e la trasmissione dei documenti falsi a Washington era stata portata a conoscenza del governo, non si sa ancora se attraverso canali diplomatici diretti o attraverso i piu' nascosti contatti di intelligence. Dagli Stati Uniti all'Italia rimbalzano comunque diversi interrogativi: chi ha costruito il dossier? chi lo ha passato all'ambasciata statunitense senza chiedere compensi? se e' stato informato, quali valutazioni ha fatto il governo italiano sull'autenticita' di quelle carte o informazioni? cosa dice il parallelo documento del Sismi che Gianni Letta non ha consegnato al Copaco? e infine, quale e' il ruolo di Londra e dei suoi servizi in questa spy story?.

(Aggiornato il 18 Luglio 2003 ore 00:20)

 

IRAQ: URANIO; BERSELLI, RACCOLTA NOTIZIE DA GENNAIO 2001

ROMA 18 Lug - Il SISMI, in modo assolutamente certificabile, ha iniziato lo sviluppo di notizie sull'argomento a far data dal gennaio 2001 e non 'alla fine del 2001': e' quanto puntualizza il sottosegretario alla Difesa Filippo Berselli rispondendo in Aula alla Camera ad una interpellanza dell'Ulivo sull'affaire Iraq-Niger. L'esponente del governo sottolinea poi che ''in merito alla richiesta di formulare ipotesi sulle modalita' con cui i servizi inglesi e americani possano essere entrati in possesso della documentazione in oggetto, non si puo' che confermare che nessuna documentazione del genere di quella indicata e' stata mai consegnata ad alcuno da parte del Sismi. Preme ribadire: la sequenza temporale della vicenda (che si e' sviluppata fin dall'inizio del 2001), il buon operato dei servizi italiani nel non tralasciare alcun indizio e nel condividerne i contenuti con i servizi collegati e l'assoluta correttezza e coerenza della posizione del Governo italiano''. ''Circa l'ipotizzata trasmissione di documentazione a servizi di intelligence della Gran Bretagna e degli USA - aggiunge il sottosegretario - come gia' piu' volte ufficialmente affermato, nessun documento proveniente dal Niger o dall'Iraq riguardante la fornitura di uranio naturale (ne' tantomeno quelli che gli organi di informazione avrebbero indicato come facenti parte del dossier cui gli stessi si riferiscono) e' stato mai consegnato ad alcuno da parte del servizio''. ''Sono stati, invece, nel tempo condivisi, con organismo o intelligence di paese alleato, e con le consuete procedure, i soli contenuti delle notizie acquisite - dice ancora Berselli - anche al fine di ottenere eventuali elementi di riscontro ed un concorso alla valutazione delle emergenze che investivano un contesto di ampio respiro internazionale. Infatti, gli elementi nella disponibilita' del SISMI necessitavano di adeguate verifiche, in quanto i dati erano talvolta ancora generici''. ''In tale situazione - afferma il sottosegretario - non si poteva comunque escludere il rischio che un eventuale accordo, nel caso fosse realmente operante, potesse aver recato o arrecare i temuti pregiudizi. Sono state, quindi, sviluppate ulteriori interazioni con il richiamato collegato, indicando i riferimenti temporali i nominativi ed ogni altro elemento necessario agli approfondimenti del caso''. ''Nell'aprile 2002 - prosegue - la notizia, sempre con la medesima modalita', veniva estesa ad organo intelligence di altro paese alleato, anch'esso fortemente interessato al contrasto della proliferazione delle armi di distruzione di massa''. ''Nel giugno 2002 - precisa Berselli - veniva poi consentita l'inclusione delle informazioni tecniche in questione nell'indottrinamento sul programma nucleare iracheno, rivolto a membri dell'Action team dell'IAEA, International Atomic Energy Agency. Cio' avrebbe comportato, senza pregiudizio per le attivita' in corso, una valutazione della notizia anche da parte di organismo internazionale sicuramente autorevole e qualificato''. ''Inoltre - prosegue - il SISMI ha corrisposto, con le modalita' fiduciarie previste ed ottenuta specifica autorizzazione, ad una richiesta dell'IAEA per confermare che i documenti in corso di esame da parte di quell'ente ed attestanti in modo diretto l'esistenza dell'asserito accordo non provenivano dall'intelligence italiana''. Quanto al contenuto del comunicato stampa diffuso dal Governo e ''impropriamente posto in relazione conflittuale'' con ''non meglio identificate dichiarazioni giornalistiche di funzionari del SISMI'', considerando queste ultime, il sottosegretario precisa ''che, se ci si riferisce a notizie stampa del 14 luglio attribuenti dichiarazioni a fonte SISMI, di cui per inciso non si ha alcuna effettiva evidenza, esse non risultano in contrapposizione con il richiamato comunicato governativo, il cui significato si coglie agevolmente da quanto letteralmente ivi indicato, ovvero escludere 'l'asserita trasmissione ad altri organismi di intelligence di documenti di provenienza nigerina o irachena recanti evidenze relative a transazioni di uranio tra il Niger e l'Iraq' e non certo i consueti scambi informativi in ambito intelligence, tanto piu' consueti, ordinari e doverosi in presenza di una notizia di elevata sensibilita'''. In particolare, dice ancora il sottosegretario, per quanto riguarda il se e come la documentazione riguardante transazioni tra l'Iraq e il Niger sia stata acquisita, ''a prescindere dalla sua provenienza'', dai servizi di informazione italiani, per la parte di specifica competenza, ''non puo' che farsi riferimento a quanto riferito dal rappresentante del governo in occasione della propria audizione al COPASIS, svoltasi in data 16 luglio 2003, trattandosi di informazioni caratterizzate da alta sensibilita' in relazione all'attivita' intelligence ed ai contatti in corso, che dimostrano come la vicenda sia tuttora oggetto di attivita' info-operativa in cooperazione con altri servizi collegati e che non possa ritenersi conclusa''. Il sottosegretario rispondendo a chi chiede ''se nel merito della stessa emergessero evidenze relative ad una trattativa tra Iraq e Niger, ovvero a veri e propri atti di acquisto, si precisa che gli elementi informativi a suo tempo raccolti si limitavano ad indicare la possibile esistenza di una trattativa: in sostanza, di trattative di acquisto e di lavori volti alla definizione di accordi in tal senso''. ''Con riferimento alla auspicata specifica circa il 'livello di affidabilita' riconosciuto' agli elementi informativi raccolti - conclude il sottosegretario Berselli - si evidenza che, come da consolidato modus operandi, anche in questa circostanza il SISMI ha immediatamente avviato una intensa, articolata, puntuale quanto cauta attivita' info-operativa di approfondimento e di riscontro degli elementi via via resisi disponibili, integrata nel tempo da una serie di interazioni e confronti con due servizi collegati di paesi alleati, al fine di agevolare i riscontri resi necessari dall'ampio contesto internazionale a sfondo della vicenda''. ''Tale prassi - sottolinea il sottosegretario - costituisce l'applicazione di una metodologia, anche di lunga durata, alla quale si fa ricorso ogni qualvolta le notizie acquisite, o per la loro intrinseca, elevata sensibilita', ovvero per le modalita' concrete con le quali si presentano, evidenzino, pur in un quadro di generica plausibilita', alcuni aspetti di indeterminatezza, ovvero di non completa credibilita', tali da indurre ad ogni possibile e necessaria cautela, nell'elaborazione della relativa analisi, solo al termine della quale e' di norma possibile esprimere un giudizio di affidabilita'. Nella fattispecie, anche per le rilevanti implicazioni che la vicenda ha assunto, questo particolare processo intelligence, come accennato, e' ancora in corso''.

(Aggiornato il 18 Luglio 2003 ore 00:10)

 

Uraniogate, un giornalista straniero consegnò i falsi documenti?

Roma 17 Lug - Secondo 'Newsweek' il dossier entrò in possesso del Sismi nel 2001 e giunse nelle mani del governo Usa un anno dopo. Il 'Guardian' di Londra, invece, tira fuori la storia di un organismo ombra al Pentagono che manipolò deliberatamente i dossier su Saddam. Rumsfeld e Cheney tra gli 'organizzatori'.

Sarebbe stato un giornalista straniero a consegnare i falsi documenti sul traffico di uranio tra il Niger e l'Iraq all'ambasciata degli Stati Uniti a Roma. E' quanto rivela "Newsweek", nella sua edizione online, precisando che il dossier di cui entro' in possesso il Sismi alla fine del 2001 arrivo' al governo americano solo nell'ottobre dell'anno dopo, quando appunto il giornalista lo giro' all'ambasciata. Secondo una fonte dell'intelligence citata dal settimanale americano, probabilmente il reporter aveva bisogno di soldi per se' o per quelli che gli avevano consegnato il materiale. In ogni caso, l'ambasciata Usa a Roma non pago' il dossier, che venne immediatamente trasmesso al capo della stazione della Cia nella capitale italiana e all'ufficio di intelligence e ricerca del dipartimento di Stato.

Ma a questo punto, secondo newsweek, accadono cose strane, perche' il capo della stazione Cia non trasmette il dossier a Langley, quartier generale dell'Agenzia, pare, nella convinzione che dovesse essere inoltrato attraverso il dipartimento di Stato. Si spiegherebbe cosi' perche' la Cia ottenne quei documenti solo quattro mesi dopo, nel febbraio scorso, quando gia' da tempo gli analisti dell'intelligence e i vertici dell'Amministrazione Bush discutevano sull'opportunita' di inserire il riferimento al traffico di uranio nel discorso dello stato dell'unione del presidente il 28 gennaio. Secondo due diverse fonti citate dal settimanale, a un certo punto il dipartimento di Stato offri' quella carte alla Cia, ma per ragioni non ancora chiarite le rifiuto'. E' probabile che Langley avesse ricevuto un rapporto su quei documenti direttamente dagli italiani, incluso quello che gli agenti dell'intelligence consideravano un "testo letterale", e che per questo non ritenne necessario avere il materiale originario.

La clamorosa debacle dei servizi di intelligence Usa sulle armi di distruzione di massa dell'Iraq - la seconda in due anni, dopo la catastrofe dell'11 settembre - sarebbe stata favorita anche dal gioco sporco di "un'agenzia ombra" del Pentagono che avrebbe fatto di tutto per truccare le carte e spostare gli equilibri interni dell'Amministrazione Bush a favore dei falchi.

Lo scrive il Guardian di Londra che argomenta la tesi secondo cui le azioni di persuasione piu' o meno occulta esercitate su Cia, Fbi (e sullo stesso Bush) da parte di Rumsfeld e Cheney sarebbero state coordinate da un organismo specifico creato proprio a questo scopo. Secondo il quotidiano britannico, i falchi in sostanza avrebbero deciso di dotarsi di uno strumento di contro-intelligence specifico, un'agenzia ombra denominata Office of Special Plans (Osp). Anche in questo modo, Cheney e gli altri duri dell'amministrazione sarebbero alla fine riusciti a mettere in un angolo la "colomba" Powell.

Rumsfeld, che avrebbe tirato le fila dell'operazione spalleggiato dal vicepresidente Cheney, diede l'incarico agli agenti dell'Osp di depistare la Cia (e la sua controparte militare, la Dia) e procurare documenti contro Saddam sia presso servizi o governi esteri sia presso gli ambienti dell'opposizione irachena. Tra le figure chiave in questa colossale operazione di montatura e depistaggio, oltre a Rumsfeld e Cheney, si sarebbero segnalati il leader conservatore Newt Gingrich, il "vice" di Rumsfeld Paul Wolfowitz, William Luti - un ex ufficiale di marina ed ex collaboratore di Cheney - e soprattutto Douglas Feith, ex funzionario dell'amministrazione Reagan e lobbista a Washington per conto di Israele e Turchia.

L'Osp, secondo quanto ha potuto ricostruire il Guardian, avrebbe avuto accesso a molto materiale di intelligence grezzo ancor prima che questo venisse passato a Cia, Dia e Fbi. E secondo quanto richiesto da Cheney e dagli altri falchi, l'Osp non ha mai avanzato dubbi o riserve anche su alcuni dei documenti piu' palesemente discutibili. Al contrario, l'Osp si sarebbe attivato per procurarsi molto materiale 'dubbio' da fonti altrettanto dubbie come il Congresso Nazionale Iracheno di Amhed Chalabi, il protege' di Rumsfeld che in un primo momento l'amministrazione Bush aveva candidato alla guida della transizione politica in Iraq.

(Aggiornato il 17 Luglio 2003 ore 18:00)

 

IRAQ: URANIO; FRATTINI, NESSUN SEGRETO DI STATO

ROMA 17 Lug - Sulla vicenda dei documenti per l'acquisto di uranio in Niger da parte dell'Iraq, il governo non ha posto alcun segreto di Stato. E' quanto ha precisato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, commentando con i giornalisti le comunicazioni di ieri del sottosegretario alla presidenza del Consiglio (con delega per i servizi) Gianni Letta al Comitato parlamentare di controllo dei Servizi segreti e la mancata fornitura da parte del governo di ''documenti'' al Comitato stesso. ''Chi ha parlato di segreto di Stato e' un signore che dovrebbe studiarsi l'Abc del codice di procedura penale'', ha osservato Frattini che quando era ministro della Funzione Pubblica aveva la delega ai servizi, poi trasmessa a Letta. ''I documenti sulla presunta compravendita di uranio tra Niger e Iraq apparsi sulla stampa italiana non provengono ''assolutamente'' dai servizi segreti italiani'' ha poi aggiunto il ministro degli Esteri, osservando che il governo ha ''giustamente'' evitato di fornire ''documenti'' al Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti perche' la loro ''trasmissione potrebbe compromettere la sicurezza, anche personale, della fonte''. Frattini ha aggiunto che ''sono cose serie'' sulle quali non si devono fare ''strumentalizzazioni politiche''.

(Aggiornato il 17 Luglio 2003 ore 17:00)

 

Fbi: inchiesta su falsi documenti uranio

WASHINGTON 17 Lug - L'Fbi ha aperto un'inchiesta sulla vicenda dei falsi documenti circolati nell'ambiente dell'Intelligence, che sostenevano l'esistenza di un traffico di uranio dal Niger all'Iraq. Lo ha rivelato la Cnn, citando fonti investigative. L'indagine sarà allargata anche alle presunte fasi della vicenda che avrebbero avuto luogo in Italia. Ascoltato per 5 ore dalla commissione Servizi segreti al Senato Usa il capo della Cia, Tenet.

(Aggiornato il 17 Luglio 2003 ore 05:00)

 

Uraniogate, il capo della Cia sulla 'graticola' al Senato Usa

WASHINGTON 16 Lug - 5 ore di audizione per George Tenet. L'Fbi, intanto, apre un'inchiesta: riguarderebbe governi esteri e gruppi di opposizione a Saddam.

E' terminata dopo circa 5 ore l'audizione a porte chiuse di George Tenet, direttore della Cia, davanti alla commissione Servizi Segreti del Senato Usa. "E' stato un incontro vigoroso - ha detto all'uscita dei lavori, il senatore repubblicano Pat Robert, presidente della commissione - continueremo la nostra indagine". Roberts, accompagnato dal senatore democratico John Rockefeller, ha spiegato che il compito della commissione e' capire se il riferimento del presidente George W. Bush al tentato acquisto di uranio da parte di Saddam Hussein sia stato frutto di un errore isolato, di un problema di comunicazione all'interno dei servizi segreti o ancora di manipolazione politica. "La questione non e' stata gestita in una maniera efficiente", aveva detto Roberts prima di aprire la seduta, "ma non credo si tratti di un problema di tipo strutturale, solo un malfunzionamento isolato del sistema".

Tenet aveva ammesso la scorsa settimana di aver commesso un errore nel non eliminare dal discorso di Bush sullo Stato dell'Unione le parole riguardanti i tentativi dell'Iraq nel procurarsi uranio in Africa per la produzione di armi di distruzione di massa. "Quelle 16 parole non dovevano essere incluse nel discorso scritto per il presidente", aveva dichiarato il numero uno della Cia attraverso un comunicato. La responsabilita' di aver approvato il discorso sullo Stato dell'Unione e' della Cia. "Lasciatemi chiarire alcune cose", si leggeva nel comunicato di Tenet. "Primo, la Cia ha approvato il discorso sullo Stato del presidente prima che fosse pronunciato. Secondo, io sono responsabile per il processo di approvazione nella mia agenzia. E terzo, il presidente aveva tutte le ragioni per credere che il testo presentatogli fosse a posto".

Nel suo "mea culpa", Tenet ha spiegato che uomini dell'agenzia fecero alcuni appunti ai consiglieri per la sicurezza nazionale del presidente, ottenendo cambiamenti nel testo, ma non riuscirono a impedire che la notizia dell'uranio dal Niger fosse eliminata dal discorso, nonostante vi fossero dubbi da parte degli esperti sulla validita' di quelle informazioni. "Alcune parti del testo furono cambiate. Per quello che ne so ora, i funzionari dell'agenzia alla fine furono d'accordo che il testo del discorso era di fatto corretto sul fatto che il governo britannico in un rapporto spiegava che l'Iraq aveva cercato uranio in Africa".

L'agenzia Dow Jones riporta che la Cia ha ricevuto i documenti che supportavano tale tesi solo nel febbraio 2003 e quindi dopo il discorso sullo Stato dell'Unione, che si tiene generalmente a fine gennaio. Un funzionario del governo Usa ha ieri sera confermato che l'Fbi ha aperto un'indagine su tali documenti. Secondo quanto riporta il sito Yahoo, l'inchiesta non riguarderebbe l'amministrazione, ma si concentrerebbe su entita' straniere, da governi esteri a gruppi di opposizione a Saddam Hussein.

 

IRAQ: URANIO, DIGOS INCARICATA DI ACQUISIRE PRESUNTO DOSSIER

ROMA 16 Lug - La Digos di Roma ha avuto l'incarico dalla Procura di acquisire presso il Sismi i presunti documenti relativi al traffico di uranio dal Niger verso l'Iraq nel periodo della dittatura di Saddam Hussein. La Digos ha gia' contattato i responsabili del servizio segreto militare i quali hanno assicurato la propria attivazione per rintracciare, se esistente, la documentazione. Sulla vicenda il procuratore Salvatore Vecchione e il sostituto Franco Ionta hanno aperto un fascicolo intestato ''atti relativi a'', privo cioe' di ipotesi di reato. L' acquisizione dei documenti costituisce il primo atto dell' indagine. In particolare, gli inquirenti vogliono accertare se, effettivamente, esiste un dossier del Sismi, in che modo sono state acquisite le informazioni e che tipo di percorso abbiano seguito quest' ultime.

(Aggiornato il 16 Luglio 2003 ore 15:00)

 

URANIO: PROCURA ROMA APRE FASCICOLO, OGGI LETTA A COPACO

ROMA 16 Lug - Obiettivo dell'indagine e' verificare se sussista o meno un dossier del Sismi contenente notizie riguardanti l'acquisto di uranio in Niger dall'allora regime di Saddam Hussein e se questo sia stato trasmesso ad altre autorita'.
Frattini: 'Mai il Sismi ha consegnato alcun documento ad altri servizi o ad altre autorita' straniere'. Oggi audizione al Comitato parlamentare di vigilanza sui servizi segreti del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega per i servizi Gianni Letta. La tv americana Abc ha intanto rivelato, citando fonti di intelligence, che i falsi documenti furono fabbricati per far soldi da un diplomatico di basso rango del Niger a Roma e venduti 'per poche migliaia di dollari' al Sismi.
I documenti sarebbero stati realizzati 'alla fine del 2001 a Roma, in un edificio che ospita la piccola ambasciata del Niger'.

(Aggiornato il 16 Luglio 2003 ore 09:20)

 

Uranio Iraq, Abc: a Roma falsi documenti

Roma 15 Lug - La falsa documentazione sul traffico di uranio tra il Niger e l'Iraq sarebbe opera di un diplomatico nigeriano che, a Roma nel 2001, avrebbe elaborato e venduto al Sismi i documenti. Lo rivela la Tv americana ABC citando fonti di intelligence. Il diplomatico avrebbe ricevuto alcune migliaia di dollari per i documenti che passarono poi in Gran Bretagna e negli Usa. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo sull'episodio.
 

(Aggiornato il 15 Luglio 2003 ore 18:30)

 

IRAQ: URANIO, PROCURA ROMA APRE FASCICOLO

ROMA 15 Lug - La Procura di Roma, secondo quanto si e' appreso, ha aperto un fascicolo sulla vicenda del presunto rapporto del Sismi relativo a notizie riguardanti l'acquisto di uranio, in Africa, da parte dell'Iraq. Il fascicolo e' stato aperto dal pubblico ministero Franco Ionta sulla base di notizie di stampa e per il momento non contiene alcuna ipotesi di reato. Obiettivo dell'indagine, condotta dal pm Ionta insieme con il procuratore della repubblica Salvatore Vecchione, e' quello di verificare se sussista o meno un dossier del servizio segreto militare italiano contenente notizie riguardanti l' acquisto di uranio in Niger dall' allora regime di Saddam Hussein e se questo sia stato trasmesso ad altre autorita'. Sulla vicenda, che negli Usa sta creando polemiche e seri imbarazzi all' amministrazione Bush, la procura di Roma chiedera' sicuramente spiegazioni ai responsabili del Sismi. Il fascicolo processuale contiene per il momento solo articoli di giornale.

(Aggiornato il 15 Luglio 2003 ore 13:50)

 

Nigergate, si complica il giallo sul dossier italiano

Roma 14 Lug - Il Time rilancia la pista del Sismi. Ieri il governo italiano ha smentito che l'Italia possa aver passato il dossier all'intelligence internazionale. Ma il Finacial Times insiste: "venne da fonti governative". E allude a Italia e Francia.

Si complica ulteriormente l'Uranio Connection. Il Ministro della difesa Usa Rumsfeld e il consigliere per la Sicurezza del presidente Bush, Condoleezza Rice, ribadiscono che Saddam cerco' davvero di comprare uranio dall'Africa e che quindi quelle informazioni "tecnicamente" erano "corrette". Tuttavia, precisa la Rice, effettivamente sarebbe stato meglio non citare elementi simili in un discorso presidenziale.

Ma nel frattempo la storia si complica e altri servizi di intelligence- oltre a quelli britannici- sembrano coinvolti nell'uranio-connection. Quelli italiani, ma Roma smentisce, e (accusano Financial Times e Washington Times) quelli francesi. Le notizie, che il primo ministro britannico Tony Blair incluse nel suo dossier sulle armi di Saddam, e il presidente Usa George W. Bush rilancio' a gennaio nel suo discorso sullo Stato dell'Unione, secondo il Financial Times non venivano dagli screditati documenti di fonte nigeriana, ma direttamente da informazioni passate da "fonti governative".

Le informazioni di intelligence sui presunti traffici di Saddam Hussein con l'uranio africano vennero fornite alla Gran Bretagna da "due governi stranieri, probabilmente Francia e Italia". Lo scrive il Financial Times, citando fonti governative britanniche. E il Washington Times, uno dei giornali Usa piu' duri nei confronti di Parigi durante la crisi irachena, rincara la dose. "secondo l'Intelligence Usa - scrive infatti il WT - la fonte che molto probabilmente diede all'MI6 britannico le informazioni sull'uranio fu il servizio segreto francese, il DGSE". Il Niger, del resto, e' un ex colonia francese e - sottolinea il quotidiano - "le sue miniere di uranio sono gestite da un'impresa francese che e' sotto il controllo della Commissione Francese per l'Energia Atomica".

Gli altri servizi indiziati come fonte primaria dell'informazione 'bidone' sull'uranio iracheno sono quelli italiani. Ieri la notizia, gia' diffusa nei mesi scorsi dal Los Angeles Times e da altri organi di stampa, e' stata rilanciata dal settimanale Time. "Verso la fine del 2001 - scrive Time - il governo italiano e' entrato in possesso di prove che suggerivano che l'Iraq stava tentando di acquistare 'yellowcake' (ossido d'uranio, utilizzabile a fini militari, ndr) dal Niger. La fonte di Roma forni' una mezza dozzina di lettere e altri documenti presentati come corrispondenza fra funzionari nigeriani e iracheni che stavano negoziando una vendita. Le prove italiane sono state condivise con gli inglesi e gli americani".

"La storia comincia negli anni Ottanta, quando l'Iraq ha fatto un acquisto di ossido d'uranio dal Niger per un totale di 300 tonnellate" spiega il Time. "Nessuno mette in dubbio che l'Iraq avesse un programma di armamenti nucleari negli anni Ottanta, ma questo e' stato smantellato dopo la prima Guerra nel Golfo. Poi, a meta' degli anni Novanta, alcuni dissidenti (iracheni) fornirono prove che Saddam stesse tentando di riavviare il programma", prima che il governo italiano ne entrasse in possesso.

Ieri, il governo italiano ha negato coinvolgimenti nella vicenda dell'uranio di Saddam. "Le notizie riportate da vari organi di informazione, nazionali e stranieri, concernenti l'asserita trasmissione da parte italiana ad altri organismi di intelligence di documenti di provenienza nigeriana o irachena, recanti evidenze relative a transazioni di uranio fra Niger e Iraq, sono destituite di ogni fondamento". E' quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi. "I Servizi di informazione italiani, infatti, - aggiunge il comunicato - non hanno mai fornito ad alcuno documenti aventi siffatti contenuti e origini".

(Aggiornato il 14 Luglio 2003 ore 10:30)

 

'NIGERGATE': PALAZZO CHIGI, 007 ITALIANI NON C'ENTRANO

ROMA 14 Lug - ''Le notizie riportate da vari organi di informazione, nazionali e stranieri, concernenti l'asserita trasmissione da parte italiana ad altri organismi intelligence di documenti di provenienza nigerina o irachena, recanti evidenze relative a transazioni di uranio fra Niger e Iraq sono destituite di ogni fondamento''. E' quanto si legge in una nota dell'ufficio stampa di Palazzo Chigi.
''I servizi di informazione italiani, infatti, - si legge ancora nella nota - non hanno mai fornito ad alcuno documenti aventi siffatti contenuti ed origini''.
FOLENA (DS) CHIEDE COMMISSIONE D'INCHIESTA - ''La smentita del governo italiano in merito alle informative dei servizi segreti sul traffico di uranio tra Niger e Iraq e' in realta' una conferma: e cioe' che l'Italia e' stata coinvolta nella fabbricazione di prove false per giustificare la guerra''. Cosi' Pietro Folena deputato Ds e primo firmatario della proposta di legge per istituire una commissione d'inchiesta sulle cause del conflitto iracheno e sulle responsabilita' del governo italiano nella vicenda.
''A questo punto - dice Folena - e' assolutamente necessario e urgente che si approvi l'istituzione della commissione d'inchiesta sulla guerra e sul coinvolgimento del governo del nostro Paese chiesta dalle opposizioni. Occorre sapere se l'Italia e' stata parte attiva nella costruzione della grande menzogna per tentare di giustificare la guerra all'Iraq''.

(Aggiornato il 14 Luglio 2003 ore 09:00)

 

IRAQ: URANIO; SPINI, BERLUSCONI RIFERISCA IN PARLAMENTO

FIRENZE 13 Lug - ''Silvio Berlusconi, a nome del governo, riferisca in Parlamento sulla vicenda delle informazioni, rivelatesi non corrette, a proposito dell'uranio di cui Saddam Hussein avrebbe dovuto essere alla ricerca per farsi l' atomica''. Lo ha chiesto l'on. Valdo Spini, membro del direttivo nazionale dei Ds, intervenendo alla festa dell' Unita' alla Rufina.
''Berlusconi, nell'occasione - ha detto Spini del cui intervento e' stata diffusa una sintesi - potrebbe parlare anche dei risultati della verifica e del foglietto che si e' scambiato con l'on. Bossi''.
Spini ha poi definito ''precaria l'intesa trovata all' interno della maggioranza'' ed ha osservato che ''quello che e' emerso dall'ultimo turno parziale amministrativo e' che non solo i partiti della maggioranza, An e Lega per esempio, vogliono cose diverse tra di loro, ma che lo stesso elettorato che aveva votato la coalizione del centro-destra e' profondamente diviso, come hanno dimostrato le elezioni alla provincia di Roma. E quando e' diviso l'elettorato, non bastano le verifiche di facciata, occorre una vera chiarificazione politica''.
All' on.le Urso che chiede alla Lega la fine di una politica di stop and go, Spini replica che ''e' molto difficile presumere che l'on.le Bossi rinunci a quello che e' ormai un suo consolidato modo di far politica''. ''Mettere insieme la devolution di Bossi ed il rispetto dell'interesse nazionale - ha aggiunto Spini - e' cercare la quadratura del cerchio, operazione finora dimostratasi impossibile''.

(Aggiornato il 13 Luglio 2003 ore 22:10)

 

IRAQ: CIA, CASA BIANCA ANCORA BUFERA PER URANIO NIGER

WASHINGTON 13 Lug - Le 16 parole sull'uranio dal Niger inserite da George Bush nel discorso sullo Stato dell'Unione continuano a tormentare la Casa Bianca e la Cia: i principali collaboratori del presidente americano hanno fatto il giro dei 'talk show' televisivi per difendere l'operato della amministrazione Usa, ma le polemiche non accennano a sopirsi.
I piu' attivi, nella difesa di Bush, sono stati il consigliere per la sicurezza nazionale Condoleeza Rice e il ministro della Difesa Donald Rumsfeld ,i quali hanno ribadito oggi che l'affermazione del presidente (sul fatto che il governo britannico aveva ricevuto l'informazione che l'Iraq stava tentando di acquistare uranio in Africa) era ''tecnicamente corretta'', pur ammettendo che era stato un errore inserire la frase nel testo perche' ''i discorsi del presidente hanno standard altissimi di precisione''.
Ma i democratici non intendono mollare la presa. Il senatore John Kerry, candidato alla presidenza, ha detto oggi che vi sono ancora ''enormi domande'' rimaste senza risposta. ''Non e' sufficiente che il direttore della Cia George Tenet si sia assunto la responsabilita' di aver dato via libera alla frase -ha dichiarato il senatore alla Cnn-. Ancora non e' chiaro cosa sia veramente successo''.
Un altro candidato alla presidenza, Bob Graham, ha detto che la Casa Bianca ''ha fatto un uso manipolativo dell' intelligence dando risalto solo alle informazioni utili alla linea della amministrazione Bush''.
Anche i media americani si sono gettati con slancio sulla vicenda. Il settimanale Time dedica la copertina del suo prossimo numero alla storia (titolo: 'Bugie e Conseguenze') attribuendo una origine italiana (smentita da Palazzo Chigi) al documento contestato all'origine della polemica.
La Rice ha confermato oggi che la Cia era gia' intervenuta in ottobre per bloccare una frase di un discorso di Bush contenente un riferimento ancora piu' dettagliato al tentativo iracheno di acquistare uranio africano per il suo programma nucleare. Il direttore della Cia Tenet si e' assunto la responsabilita' di non avere bloccato la frase, piu' vaga, inserita dal presidente in gennaio nel suo discorso sullo Stato dell'Unione.
Sia la Rice che Rumsfeld hanno sottolineati di ''considerare chiusa'' la vicenda: Tenet si e' assunto la responsabilita'. Ma la sua poltrona, secondo la Rice, non e' in pericolo. ''Il presidente ha la massima fiducia in Tenet'', ha detto.
''E' ridicolo suggerire che il presidente degli Usa e' andato in guerra con l'Iraq per via dell'uranio -ha detto la Rice alla Fox News-. Questo era solo un elemento di una dossier molto piu' ampio di elementi elencati dal presidente''.
La Rice ha sottolineato che l'affermazione fatta da Bush nello stato dell'Unione ''era accurata'' perche' il governo britannico ''aveva queste informazioni''.
''I britannici continuano a avallare la loro documentazione sostenendo di avere ricevuto conferme da altre fonti -ha proseguito la Rice-. Ci hanno pero' anche detto di non poter dividere con noi le fonti di queste conferme supplementari, in seguito ad accordi ben precisi fatti con tali fonti. Ma noi continuiamo ad avere la massima fiducia nei servizi segreti britannici''.

(Aggiornato il 13 Luglio 2003 ore 22:00)

 

Bufera su Bush, "Ingannò l'America sulla minaccia irachena?"

WASHINGTON 13 Lug - Dopo la "bufala" sull'acquisto di uranio dalla Nigeria, traballano anche i presunti legami di Saddam con Al Qaeda. La Cia 'scagiona' Bush che rinnova la fiducia all'Agenzia e dice: "Il caso si chiude qui". Ma non è così. Per l'opposizione democratica è già 'Nigergate', pesanti critiche arrivano anche dai conservatori, nell'opinione pubblica si fa strada un terribile sospetto.

Una vera e propria bufera sembra stia per abbattersi sul presidente americano George Bush. L’uranio di Saddam e i presunti legami dell’ex rais di Baghdad con Al Qaeda potrebbero spegnere i sogni di rielezione, nel 2004, dell’attuale capo della Casa Bianca. Bugie si è detto. La Cia, da una parte, ha ammesso lo sbaglio sui traffici di uranio tra la Nigeria e l’Iraq, dall’altra due ex funzionari dell’intelligence Usa si sono fatti avanti nelle ultime ore per sostenere che anche il presunto legame tra il regime di Hussein e l’organizzazione di Osama Bin Laden non è poi tanto certo. Anzi, l’ipotesi fa acqua da tutte le parti. Del resto, le numerose ispezioni condotte sul territorio iracheno dalla caduta del dittatore non hanno provato nulla. Così come hanno negato collegamenti con Al Qaeda tutti i nomi eccellenti del regime catturati dagli americani. Per i due analisti se di collaborazione si deve parlare, la si può intendere a livello sporadico. E non è tutto.

Dopo l'ammissione dell'errore e i rinnovati sentimenti di fiducia, dopo che la Cia ha scagionato Bush addossandosi la colpa della bufala sui traffici di uranio, salta fuori che fu la stessa Agenzia, nell’ottobre del 2002, intervenne per impedire alla Casa Bianca di fare riferimento al tentativo iracheno di acquistare il minerale. Lo afferma il 'Washington Post': tre mesi prima dell'esplicito riferimento alla vicenda, fatto da Bush nel suo discorso del 28 gennaio, il direttore della Cia Tenet disse ai funzionari della Casa Bianca di non menzionare la notizia. Secondo il giornale, infatti, la Cia dubitava della veridicità dell'informazione.

Insomma, in sole ventiquattro ore sembrano essere rovinosamente cadute le motivazioni addotte da George Bush (e non solo, dall’altra parte dell’Atlantico Blair fece altrettanto) per sostenere al Congresso la necessità di un intervento armato nel Golfo. E se il presidente americano conferma la fiducia alla Cia e al suo direttore Tenet e considera “chiuso” il caso dell’errore fatto. Ma il New York Times, in un articolo di fondo intitolato 'The uranium fiction', avverte "non finisce qui": "La Casa Bianca - scrive il giornale - ha un mucchio di spiegazioni da dare".

L'esercizio di scarica barile non sara' sufficiente. L'opposizione democratica, che vede una breccia nell'amministrazione repubblicana, annuncia battaglia. E numerosi commentatori politici, alla radio e in tv, definiscono quello di Bush un "pio desiderio", senza mezzi termini. Il desiderio del presidente di chiudere il capitolo e di voltare pagina e' evidente. Ma non e' unanimemente condiviso: di ritorno a Washington, trovera' fibrillazioni e nervosismi. I democratici chiedono un'indagine del Congresso. I potenziali candidati alla Casa Bianca l'anno prossimo lo incalzano. Anche il piu' conservatore tra i democratici in lizza, il senatore del Connecticut Joe Lieberman, ritiene che Bush abbia rotto "il legame di fiducia" che i cittadini americani devono avere con i loro leader. Un sondaggio d'opinione della Abc e del Washington Post indica che la popolarita' del presidente e' scesa ai livelli piu' bassi da prima dell'11 settembre 2001, pur restando confortevolmente alta (al 59%). E aumenta la percentuale di quanti sono ormai sicuri che ci sia stata una manipolazione dell'intelligence, prima della guerra all’Iraq, per ottenere l'appoggio dell'opinione pubblica all'attacco preventivo.

Nel suo fondo, il New York Times scrive che "gli americani devono ora sapere come" la falsa accusa all'Iraq sia finita nel discorso presidenziale e "se vi sia stata messa con l'obiettivo d'ingannare il paese". Gli errori della Cia ci sono stati. Ma interessa soprattutto "lo sforzo determinato del partito della guerra dell'Amministrazione per gonfiare un'accusa che sembrava traballante dall'inizio e che era gia' stata screditata", addirittura un anno prima del discorso incriminato, in rapporti che erano stati distribuiti alla Casa Bianca, anche se Bush e il suo vice Dick Cheney potevano non esserne stati direttamente informati. Il fondo del New York Times conclude che il passaggio sull'uranio del Niger non avrebbe mai dovuto finire nel testo di Bush: "stabilire come ci sia arrivato e' essenziale, per capire se l'Amministrazione si sia impegnata in uno sforzo deliberato di ingannare il paese sulla minaccia irachena". Checche' ne dica Bush, non e' finita.

(Aggiornato il 13 Luglio 2003 ore 09:40)

 

IRAQ: ANCHE CHENEY TRA I MISTERI DEL 'NIGERGATE'

NEW YORK 12 Lug - Lo scaricabarile non sta funzionando. Se la Casa Bianca sperava di chiudere gli imbarazzi del caso Niger-Iraq e del falso carico di uranio per Saddam con il mea culpa pubblico del direttore della Cia, ha fatto male i conti. L'assunzione di responsabilita' di George Tenet ha lasciato insoluti molti interrogativi e in alcuni casi ha aumentato i dubbi, soprattutto su un punto: il ruolo nella vicenda del vicepresidente Dick Cheney.
Al rientro negli Usa dal viaggio in Africa, il presidente George W.Bush trova ad attenderlo molti fantasmi africani che minacciano di trasformare il 'Nigergate' in un imbarazzo sempre piu' grave. ''La Casa Bianca ha un sacco di spiegazioni da dare'', avverte un editoriale del New York Times, sottolineando che la vicenda dell'uranio inesistente - presentata da Bush come un dato di fatto in un discorso alla nazione lo scorso gennaio - e' un caso ''politicamente esplosivo''.
Il maggior quotidiano nazionale, a sua volta reduce da uno scandalo interno che e' costato la testa al direttore, sembra deciso a rifarsi una credibilita' partendo dalle bugie sull'Iraq e buona parte dei media sono pronti a seguirlo. Di materiale a disposizione da approfondire ce n'e' gia' molto.
IL RUOLO DI CHENEY - Tenet, con un raro comunicato stampa, si e' detto in ultima analisi responsabile di non aver fatto rimuovere l' accenno all'uranio africano per Saddam nel discorso sullo Stato dell'Unione. Nel ricostruire nel dettaglio la vicenda, il direttore della Cia ha spiegato che l'agenzia aveva ricevuto tra la fine del 2001 e l'inizio del 2002 informazioni d'intelligence ''frammentarie'' sui tentativi di Baghdad di procurarsi uranio in Niger.
Per chiarire i dubbi, la Cia invio' un esperto nel paese africano, l'ex ambasciatore Joseph Wilson, che torno' nel marzo 2002 a Washington con le prove che la vicenda non stava in piedi. ''Non c'era riferimento nel suo rapporto - ha detto Tenet - a falsificazioni di documenti o all'esistenza di documenti''.
Il direttore della Cia ha detto che su questa vicenda l'agenzia non fece rapporto ''al presidente, al vicepresidente o ad altri alti esponenti dell'amministrazione''. Ma Wilson sostiene che la sua intera missione nacque su richiesta dell' ufficio di Cheney e che al ritorno informo' sia lo staff del vicepresidente, sia il Dipartimento di Stato.
Una versione che sembra non tornare con quella di Tenet e che apre la strada ad un interrogativo: se davvero Cheney e la Casa Bianca sapevano dal marzo 2002 che la vicenda del Niger non reggeva, e' accettabile che tutta la colpa per aver detto 10 mesi dopo una bugia al mondo, nel discorso di Bush, ricada solo sulla Cia?
VERSIONI CONTRASTANTI: Tenet, nel mea culpa che potrebbe precedere le sue dimissioni (nonostante tutte le rassicurazioni che arrivano dal governo), ha sostanzialmente detto che le informazioni sull'uranio africano non erano necessariamente tutte false, ma non avevano quel livello di verifica necessario per farle entrare nel piu' importante discorso annuale del presidente. Secondo il direttore della Cia, le affermazioni erano ''da un punto di vista fattuale corrette'', perche' attribuivano ai britannici la paternita' delle informazioni.
Ma la dichiarazione di Tenet ha sollevato dubbi su un possibile contrasto con la versione data in Africa venerdi' da Condoleezza Rice, il consigliere per la sicurezza nazionale.
Secondo la Rice, le uniche modifiche al discorso presidenziale chieste dalla Cia riguardavano i riferimenti specifici all' ammontare di uranio o ai paesi coinvolti. Tenet invece e' sembrato far capire che la Cia avrebbe dovuto far togliere l'intero riferimento all'Africa, perche' troppo debole.
I DOCUMENTI 'ITALIANI' - L'uscita pubblica della Cia e i retroscena riferiti da Wilson non hanno ancora chiarito l'origine delle informazioni che erano al centro delle controversie. Secondo il Los Angeles Times, l'accenno di Bush nel discorso di gennaio ''era in gran parte basato su documenti che avevano ottenuto le autorita' italiane ed avevano passato ai britannici, con lo scopo di mostrare un tentativo da parte dell' Iraq di comprare uranio dal Niger''.
Secondo quanto ha accertato a marzo l'Aiea, l'agenzia atomica dell'Onu, i documenti erano dei falsi. Stando ad alcune ricostruzioni dei media americani, un agente dei servizi segreti italiani avrebbe acquistato i documenti rivelatisi falsi nel 2001 da un diplomatico del Niger.
Nella sua ricostruzione, pero', Tenet parla di ''intelligence frammentaria'' senza fare riferimento diretto a documenti ed escludendo anzi che l'attivita' di verifica di Wilson in Niger fosse legata ad informazioni di tipo documentario.
BUSH: AFRICA NON DIVENTERA' BASE PER IL TERRORISMO - Il presidente americano George W. Bush ha detto a Abuja, in Nigeria, che gli Usa non permetteranno mai che l'Africa diventi una base per il terrorismo. Il capo della Casa Bianca ha poi ribadito che il presidente della Liberia Charles Taylor dovrebbe rinunciare al potere e lasciare il paese. Il presidente ha anche parlato dell' impegno degli Stati Uniti ad aiutare l'Africa nella sua ''coraggiosa lotta'' contro l'Aids, annuncera' che si appellera' al Congresso affinche' dia la sua approvazione al programma da 15 miliardi di dollari per combattere la malattia.

(Aggiornato il 12 Luglio 2003 ore 22:00)

 

Iraq, imbarazzo della Cia per il "finto" nucleare di Saddam

NEW YORK 12 Lug - Affermazioni false di Bush, i servizi Usa se ne assumono la responsabilità.

Quella del traffico di Uranio tra Nigeria e Iraq, che avrebbe potuto dotare Saddam di armi nucleari, era una notizia falsa. E’ questa l’ennesima di una serie di rivelazioni che stanno, giorno dopo giorno, smontando il teorema delle armi di distruzione di massa, sbandierato da Bush e Blair, come motivo della guerra all’Iraq? Non semplicemente, perché quella notizia falsa è finita nel discorso del 28 gennaio scorso sullo stato dell’unione del presidente Bush, uno dei passaggi più importanti nella vita istituzionale americana.

Bush ha fatto quindi accuse false (o quantomeno non provate), un fatto che negli Usa porta dritto dritto allo scandalo ed al possibile impeachment del presidente, ma a salvare in extremis la situazione ci pensa l’ammissione di George Tenet, direttore della Cia che si assume la piena responsabilità dell’errore dell’inquilino della Casa Bianca.

In un documento di due cartelle, Tenet sostiene che le affermazioni sulla vicenda del Niger non erano corrette e non avrebbero mai dovuto essere inserite nel discorso. “Quelle 16 parole non avrebbero dovuto essere inserite nel testo per il presidente”, che ha il diritto “di ritenere che quanto gli viene proposto sia solido”.
"Io sono il responsabile nella procedura di approvazione all'interno della mia agenzia", conclude Tenet. Del resto proprio Bush per bocca del consigliere della sicurezza nazionale, Condoleezza Rice, aveva chiamato in causa la Cia nei giorni scorsi (quando lo scandalo stava iniziando a montare) addossandole le responsabilità dell’errore.

In questa vicenda, che non appare comunque conclusa, c’è un ruolo anche per l’Italia. La notizia del traffico di uranio sarebbe arrivata alla Cia attraverso informative dei servizi britannici e di quelli italiani che avrebbero fornito documenti (poi rivelatisi falsi) sulla compravendita del combustile nucleare.

(Aggiornato il 12 Luglio 2003 ore 11:00)

 

IRAQ: DIRETTORE CIA AMMETTE, SU URANIO FATTO ERRORE

NEW YORK 12 Lug - Il direttore della Cia, George Tenet, in una dichiarazione ha ammesso che l'agenzia di intelligence ha commesso un errore lo scorso gennaio, nel lasciare che la vicenda del (falso) traffico di uranio Niger-Iraq finisse nel discorso sullo stato dell'Unione del presidente George W. Bush. Tenet si e' assunto la responsabilita' dell'errore. Secondo un portavoce della Cia, Tenet non ha preso in cosiderazione l'ipotesi di dimettersi e nessuna richiesta in questo senso gli e' arrivata dal governo. L'amministrazione Bush nelle scorse ore gli ha rinnovato la fiducia.
BUSH CONFERMA FIDUCIA A CIA E A SUO DIRETTORE - Il presidente degli Stati Uniti considera chiuso il caso sul presunto tentativo dell' Iraq di acquistare uranio e riafferma la sua fiducia nella Cia e nel suo direttore, Tenet. Lo ha detto il portavoce della Casa Bianca, Ari Fleischer, ad Abuja, capitale della Nigeria, dove Bush ha visitato un ospedale.

(Aggiornato il 12 Luglio 2003 ore 11:00)

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