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SME & IMI-SIR/Lodo Mondatori
AVVOCATURA DI STATO CHIEDE DANNI A BERLUSCONI
MILANO 19 NOV 2004 - Nell'ambito del processo sul caso Sme l'avvocato di
parte civile della Presidenza del Consiglio, Domenico Salvemini, ha
chiesto la condanna di Silvio Berlusconi al pagamento di un milione e
100mila euro, con una provvisionale di 300mila euro. Il magistrato,
presentando le sue conclusioni, ha sottolineato la "delicatezza" della
situazione in cui un "avvocato dello Stato, che dipende funzionalmente
dalla Presidenza del Consiglio", chieda la condanna e il risarcimento nei
confronti di chi "è al vertice della piramide gerarchica". Contesta
l'arringa di Salvemini Niccolò Ghedini, portavoce del collegio di difesa:
"L'avvocato dello stato - dice Ghedini - è stato nominato dalla precedente
maggioranza, oggi opposizione, e sta facendo un intervento squisitamente
politico”.
(Aggiornato il 19 NOVEMBRE 2004 ore 14:30)
CHIESTI OTTO ANNI DI RECLUSIONE PER BERLUSCONI
MILANO 12 NOV 2004 - Nel processo stralcio
Sme in corso al Tribunale di Milano, il pm Ilda Boccassini ha chiesto la
condanna del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a otto anni di
reclusione. Il pm Ilda Boccassini, al termine della requisitoria che
e' durata per l'intera giornata, ha chiesto per Silvio Berlusconi la
condanna per corruzione semplice, e non per corruzione in atti giudiziari,
pur ritenendo a Silvio Berlusconi addebitabile quest'ultimo reato. Il pm
ha pero' deciso di uniformarsi alla sentenza del processo Sme principale
in cui il privato corruttore e' stato ritenuto responsabile di corruzione
semplice mentre per corruzione in atti giudiziari era stato condannato
solo l' ex capo dei gip di Roma, Renato Squillante.
IL PM, SOLDI A PREVITI NON ERANO PARCELLE - Nella sua requisitoria,
riguardo ai 434 mila dollari che nel '91 da un conto estero Fininvest
giunsero su un conto dell'ex capo dei gip di Roma, Renato Squillante,
attraverso un conto di Cesare Previti, il pm Ilda Boccassini, confutando
la tesi di Previti, ha detto che ''dai documenti e dalle testimonianze
esaminate e' dimostrato oltre ragionevole dubbio che il bonifico di 500
milioni di lire (434 mila dollari, ndr) non e' il compenso di alcuna
attivita' professionale''. ''C'e' un evidente contrasto con le modalita'
di pagamento - ha detto il pm nel riferimento alle spiegazioni di Previti
-. C'e' un evidente contrasto con i tempi delle prestazioni professionali;
non vi sono documenti che confermino i pagamenti, non vi sono elementi che
consentano di chiarire l'origine dei fondi utilizzati per pagare le
asserite parcelle''. Il pm ha detto che e' sua intenzione concludere il
suo intervento e, quindi, di presentare la richiesta di prima, nel
pomeriggio e, per questo, ha chiesto un'ora e mezzo in piu' rispetto ai
tempi delle scorse udienze che si sono sempre concluse intorno alle 17.
Ilda Boccassini dovrebbe quindi concludere la sua requisitoria intorno
alle 18.30.
PECORELLA, REQUISITORIA E' UNA SPECIE DI ZIBALDONE - Secondo uno
dei legali di Silvio Berlusconi, Gaetano Pecorella, la requisitoria svolta
finora dal pm Ilda Boccassini e' ''una specie di Zibaldone''. ''Ha parlato
di altri processi, di altri soggetti - ha affermato Pecorella -. Ha
persino parlato di operazioni bancarie effettuate in epoche estranee a
questo processo''. ''Di una sola cosa non ha parlato - ha concluso
Pecorella -: di quali sono le prove da cui risulterebbe che Silvio
Berlusconi ha corrotto dei giudici''. La requisitoria del pm Ilda
Boccassini, interrotta per una breve pausa in mattinata, si e' addentrata,
tra l'altro, nelle dinamiche di conti correnti riconducibili alla
Fininvest dai quali, secondo l'accusa, sarebbero nate le provviste
destinate alla presunta corruzione dei giudici. Il pm, che ha accanto a
se' il collega Gherardo Colombo, per il suo intervento si avvale di una
traccia scritta di alcune centinaia di pagine.
(Aggiornato il 12 NOVEMBRE 2004 ore 18:30)
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SME: PG MILANO RESPINGE ISTANZA SOSTITUZIONE PM
MILANO 11 OTT 2003- Il procuratore generale di Milano Mario Blandini ha respinto, dichiarandola inammissibile, l'istanza di sostituzione dei due Pm del processo Sme, Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, presentata dai difensori di Cesare Previti sabato scorso.
GIUDICI: VICENDA IMI-SIR GIGANTESCA OPERA DI CORRUZIONE
MILANO 06 Ago - La vicenda Imi-Sir fu ''frutto di una gigantesca opera di corruzione'': lo scrivono i giudici della quarta sezione penale nelle oltre 500 pagine delle motivazioni della condanna di Cesare Previti e altri imputati, depositate ieri in cancelleria e rese note oggi. I giudici nelle motivazioni parlano di ''impressionanti analogie'' tra la vicenda Imi-Sir e quella Lodo Mondadori, usando termini come ''caso di corruzione devastante'' e ''degrado della giustizia che da cieca fu trasformata in giustizia ad uso privato''.
(Aggiornato il 06 Agosto 2003 ore 09:00)
SME: PROCESSO SOSPESO PER TUTTI GLI IMPUTATI
MILANO 30 Giu - I giudici del tribunale
di Milano hanno dichiarato non manifestamente infondate le eccezioni di
costituzionalita' sollevate dal pm e dalle parti civili nel processo Sme
in cui e' imputato il presidente del consiglio Silvio Berlusconi circa la
norma che stabilisce l' immunita' alle cinque piu' alte dello cariche
dello stato.
I giudici hanno quindi disposto l' invio degli atti alla Corte
costituzionale e la sospensione del processo.
Il tribunale ha sollevato d'ufficio la questione di costituzionalita' alla
legge che stabilisce che il termine di applicazione del giudice a latere
Guido Brambilla non puo' essere rinnovato, in relazione all'articolo 1
della nuova legge sull'immunita' delle cinque piu' alte cariche dello
Stato. I giudici inoltre hanno dichiarato il ''non luogo a procedere''
sulla richiesta del pm Ilda Boccassini di accogliere una memoria
esplicativa delle modalita' di conduzione delle indagini e dello
svolgimento del processo. Secondo il tribunale questa memoria doveva
essere depositata prima dell'entrata in vigore della nuova legge sull'immunita'.
Il tribunale di Milano ha disposto la sospensione del troncone
principale del processo Sme per 45 giorni, accogliendo le richieste di
Cesare Previti, Attilio Pacifico, Renato Squillante, Mariano e Fabio
Squillante e della moglie di quest' ultimo, Olga. Per loro i giudici hanno
anche dichiarati sospesi i termini di prescrizione. Il processo e' stato
aggiornato al 29 settembre, anche in funzione della sospensione feriale.
Il tribunale nella sua ordinanza ha ritenuto ''che la questione valutata
dal pm non puo' essere condivisa''. Per i giudici la norma sul
patteggiamento allargato ''assegna all' imputato un periodo di tempo che
non puo' essere inferiore ai 45 giorni'' per fare le sue valutazioni. Per
il Tribunale il valore letterale della norma e' univoco e non lascia
spazio ad interpretazioni. Inoltre, la richiesta di stralcio delle
posizioni minori, avanzata dal pm, e' stata respinta dal collegio perche'
''un tale provvedimento appare inopportuno e antieconomico''.
(Aggiornato il 30 Giugno 2003 ore 12:45)
SME: BERLUSCONI; ATTI A CONSULTA, PROCESSO SOSPESO
MILANO 30 Giu - I giudici del tribunale
di Milano hanno dichiarato non manifestamente infondate le eccezioni di
costituzionalita' sollevate dal pm e dalle parti civili nel processo Sme
in cui e' imputato il presidente del consiglio Silvio Berlusconi circa la
norma che stabilisce l' immunita' alle cinque piu' alte dello cariche
dello stato.
I giudici hanno quindi disposto l' invio degli atti alla Corte
costituzionale e la sospensione del processo.
Il tribunale ha sollevato d'ufficio la questione di costituzionalita' alla
legge che stabilisce che il termine di applicazione del giudice a latere
Guido Brambilla non puo' essere rinnovato, in relazione all'articolo 1
della nuova legge sull'immunita' delle cinque piu' alte cariche dello
Stato. I giudici inoltre hanno dichiarato il ''non luogo a procedere''
sulla richiesta del pm Ilda Boccassini di accogliere una memoria
esplicativa delle modalita' di conduzione delle indagini e dello
svolgimento del processo. Secondo il tribunale questa memoria doveva
essere depositata prima dell'entrata in vigore della nuova legge sull'immunita'.
Intanto, nell'udienza che riguarda il filone principale del processo,
Cesare Previti, Attilio Pacifico e Renato e Mariano Squillante hanno
chiesto i termini di sospensione di 45 giorni del processo Sme previsti
dall'entrata in vigore della legge sul patteggiamento allargato.
(Aggiornato il 30 Giugno 2003 ore 10:45)
Sme, i pm: "Incostituzionale la norma sull'immunità"
Milano 25 Giu - Il processo stralcio. Ilda Boccassini chiede di depositare memorie accusa. Boccassini: "come cittadina ho sperato che Berlusconi oggi venisse in aula". Per i pubblici ministeri la legge non garantisce l'uguaglianza dei cittadini. Colombo: "in contrasto con sette articoli della Costituzione". Ghedini, difensore del premier: "non viola alcun principio di uguaglianza".
"Chiedo di poter depositare, ai sensi di legge, delle memorie esplicative nelle quali la pubblica accusa spiega la conduzione delle indagini e del processo in corso". Prima di presentare l'eccezione di incostituzionalita' sul Lodo Maccanico, Ilda Boccassini respinge duramente le accuse che martedi' scorso, 17 giugno, Silvio Berlusconi aveva lanciato contro l'ufficio della procura, il processo, le indagini condotte.
"Nell'ultima udienza -dice oggi il pm- abbiamo assistito a come tonnellate di fango siano state rovesciate sul processo, sulla procura di Milano e su di me. E' poca cosa che Ilda Boccassini sia coperta di fango, riceva minacce, sia oggetto di campagne di delegittimazione. Ma non e' una questione personale. Il punto e' che investe il ruolo che rappresento, cioe' la pubblica accusa, cioe' lo Stato, uno Stato di cui il presidente del Consiglio e' un massimo rappresentante. L'unica risposta alle accuse che sono state mosse -aggiugne il magistrato- doveva venire nell'ambito di questa sede istituzionale. Doveva essere il tribunale a poter valutare tutti gli argomenti e fare su questi le proprie considerazioni. Ma questo non potra' piu' accadere perche' oggi discutiamo di un processo che non si fara' mai piu' grazie a una legge che non garantisce l'uguglianza dei cittadini davanti alla legge".
Cosi', dopo aver affermato di aver "sperato come cittadina che Silvio Berlusconi oggi venisse nell'aula del processo", Ilda Boccassini chiede ai giudici di accogliere al fascicolo del dibattitimento le memorie presentate. Il pm Gherardo Colombo, intervenuto in aula, ha sostenuto che la norma sull'immunita' e' in contrasto con 7 articoli della Costituzione: in particolare con gli articoli 3, 24, 96, 101, 25, 111, 112. Si va dall'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, al principio del giudice naturale, all'obbligatorieta' dell'azione penale, alla ragionevole durata del processo, all'assoggezione del giudice soltanto alla legge.
"La legge non e' piu' uguale per tutti" è stato il giudizio espresso anche da Giuliano Pisapia, difensore di parte civile Cir. Alla sua affermazione ha risposto l'avvocato Nicolo' Ghedini, difensore di Silvio Berlusconi, che dice: "La legge non viola alcun principio di uguaglianza. E' una questione risolta gia' nel 1983 quando con una legge ordinaria si decise l'immunita' dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura. La corte costituzionale - conclude Ghidini - ritenne legittima la legge rispetto a persone che non sono neppure elette dal popolo".
(Aggiornato il 25 Giugno 2003 ore 11:20)
BOCCASSINI: FANGO SU PROCURA E SU DI ME
MILANO 25 Giu - ''Nell'ultima udienza abbiamo constato con amarezza
che quelle tonnellate di fango e insinuazioni sono state ribaltate nei
confronti della conduzione dell'accusa, nei confronti della Procura della
Repubblica, nei confronti della mia persona e dei miei collaboratori'': lo
ha detto il pm Ilda Boccassini, rivolta al Tribunale, riferendosi alle
dichiarazioni rese da Silvio Berlusconi in aula il 17 giugno scorso,
quando il premier parlo' di fango gettato sulla sua persona e quindi sulla
sua carica e sul Paese.
''E' poca cosa'', ha aggiunto il pm Ilda Boccassini, che lei stessa
venga ''delegittimata'' e ''minacciata'' ogni giorno. ''Ma non e' una
questione di Ilda Boccassini, ma di una posizione che io rappresento, la
pubblica accusa'', ha sottolineato il pm. In precedenza, sempre
rivolgendosi al tribunale, Ilda Boccassini aveva annunciato che ieri
pomeriggio in cancelleria e' stata depositata una memoria rispetto alla
questione di legittimita' costituzionale della nuova norma sulla
sospensione dei procedimenti nei confronti delle piu' alte cariche dello
Stato. Il pm ha spiegato che la memoria e' stata depositata ''perche'
questa legge e' palesemente incostituzionale e in contrasto con i principi
cardine della nostra Costituzione'. Il pm, poco piu' avanti, riferendosi
ancora alla legge approvata la scorsa settimana, ha affermato: ''nessuno
puo' ignorare, anche chiunque si e' reso responsabile dell'avvallo di
questa legge, che incombono le prescrizioni. Quindi oggi noi stiamo
discutendo di un processo che probabilmente non si fara' mai piu''. Per
questo il pm chiede al tribunale di accogliere la memoria riepilogativa
degli elementi raccolti nel processo, depositata ieri.
(Aggiornato il 25 Giugno 2003 ore 11:10)
Sme, niente deposizione a Palazzo Chigi
Milano 20 Giu - I giudici respingono la richiesta della difesa Previti di ascoltare Berlusconi a Roma. La Boccassini: la sede istituzionale è il tribunale.
I giudici del processo Sme hanno respinto la richiesta della difesa di Cesare Previti di ascoltare Silvio Berlusconi come teste a Palazzo Chigi.
L’eventualità di ascoltare Berlusconi era stata scartata in precedenza dalla stessa Corte in quanto il premier era imputato ma che si ripropone adesso dopo che la sua posizione è stata stralciata dall'attuale procedimento per confluire in un processo separato che vede il Presidente del Consiglio unico imputato. "Le dichiarazioni di Berlusconi - ha spiegato l'avvocato Alessandro Sammarco - sono di particolare rilevanza anche per Previti. La sua è una deposizione decisiva e cruciale".
La disponibilità ad essere interrogato a Palazzo Chigi era stata data dallo stesso premier quando nella scorsa udienza aveva rilasciato dichiarazioni spontanee. Su precisa domanda del pm Ilda Boccassini aveva affermato di consentire al suo interrogatorio nella sede istituzionale. La difesa Previti ha anche chiesto un rinvio dell'udienza odierna in attesa del deposito delle dichiarazioni che sempre il premier ha reso martedì a Milano.
Il pm Ilda Boccassini si è opposto alla richiesta della difesa Previti. "Credo fermamente nello stato di diritto - è stata una delle argomentazioni usate da Ilda Boccassini -, ritengo che l'unico luogo istituzionale per l'interrogatorio sia l'aula di questo tribunale". Il pm non si è opposto all'acquisizione dei verbali delle deposizioni spontanee di Silvio Berlusconi, se questa non comporta il rinvio.
Ilda Boccassini ha chiesto inoltre che il tribunale prosegua con le udienze anche oltre le 17.30, come è stato finora per esigenze di cancelleria.
La richiesta di sentire Berlusconi a Palazzo Chigi stata respinta dai giudici. Respinta anche l'istanza per l'acquisizione agli atti del processo delle dichiarazioni spontanee rese dal premier al procedimento 'stralcio'. Secondo il giudice Luisa Ponti, "le dichiarazioni spontanee non integrano la prova" e le posizioni di tutti gli imputati sono "separatamente definibili", la difesa Previti in altre parole può sostenere l'innocenza del proprio cliente anche senza le dichiarazioni in aula di Silvio Berlusconi. 'No' infine anche alla richiesta del pm Ilda Boccassini di prolungare la durata delle udienze oltre l'orario stabilito delle 17,30. "Richiesta non realizzabile perché dipendente dalla attribuzione volontaria e non retribuita del personale amministrativo" e "non necessaria per il dibattimento".
(Aggiornato il 20 Giugno 2003 ore 11:30)
SME: NO A RICHIESTA SENTIRE BERLUSCONI A PALAZZO CHIGI
MILANO 17 Giu - E' stata respinta la
richiesta di sentire Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. La decisione e'
stata presa dalla prima sezione penale del tribunale dopo una breve camera
di consiglio. Il processo-stralcio va, quindi, avanti. Subito dopo la
lettura dell'ordinanza, e' intervenuto l'avv. Niccolo' Ghedini, uno dei
difensori di Berlusconi. A chiedere al Tribunale di accogliere la
richiesta di Berlusconi di essere sentito a Palazzo Chigi era stato l'avv.
Gaetano Pecorella. Alla richiesta si era opposta il pm Ilda Boccassini: ''Berlusconi
- ha detto il pm - oggi era presente in questa sede istituzionale e, se
avesse voluto, avrebbe potuto esercitare il suo diritto di difesa. Il
Tribunale sulla possibilita' di sentire Berlusconi a Palazzo Chigi ha gia'
dato il suo parere in passato per cui oggi il pm ha preso atto che, ad una
precisa domanda, relativa alle dichiarazioni di Livio Gironi, l'imputato
non ha voluto rispondere''. Anche gli avvocati di parte civile si erano
opposti alle richieste della difesa.
SME: RICONOSCIUTO LEGITTIMO IMPEDIMENTO - Il tribunale ha accolto
l'istanza di legittimo impedimento di Silvio Berlusconi per il prosieguo
dell'udienza di oggi, avanzata dai suoi legali. Il tribunale si e' rifatto
ad una precedente decisione, nella quale aveva aveva spiegato che deve
essere considerato il principio di ''reciproca collaborazione'' tra le
istituzioni. Nel caso odierno, Berlusconi ha dato garanzia che sara'
presente alla prossima udienza del 25 giugno. L'udienza quindi e' stata
aggiornata al 25 giugno.
(Aggiornato il 17 Giugno 2003 ore 15:20)
Sme, Berlusconi: "Su di me solo fango"
Milano 17 Giu - Il premier nell'aula magna del tribunale di Milano per le dichiarazioni spontanee: "De Benedetti voleva comprare la Sme come Totò il Colosseo".
Sono durate poco più di un'ora e mezza le dichiarazioni spontanee di Silvio Berlusconi al processo Sme. Parlando a braccio davanti ai giudici del tribunale il premier ha attaccatto sia De Benedetti; "Mi devo difendere dalle sue menzogne", che Stefania Ariosto definita "una mitomane". Appena terminate le dichiarazioni spontanee del premier, il pm Ilda Boccassini ha chiesto a Berlusconi se avesse intenzione di esercitare il diritto di difesa rispondendo alle domande dell'accusa soprattutto in merito ad una dichiarazione di Livio Gironi, secondo il quale sarebbero stati fatti pagamenti in nero. "Ho già detto - è stata la risposta del premier - che sarò lieto di rispondere alle domande se si avrà la cortesia di sentirmi a palazzo Chigi come già avevo richiesto". Alla fine della deposizione il premier ha lasciato l'aula tra gli applausi di una parte del pubblico e i fischi e le grida "buffone" di un'altra parte.
Dichiarazioni spontanee - "Ritengo di non poter esaurire oggi le dichiarazioni - ha detto - in quanto il processo è molto complesso e io ritengo di dover chiarire questa vicenda fino in fondo": Berlusconi ha iniziato le sue dichiarazioni lamentandosi con il tribunale del trattamento subito. "Questo significa sovrapporsi al presidente del consiglio - ha detto il premier riferendosi ai giudici - ed è veramente inaccettabile". La presidente della prima sezione penale Luisa Ponti lo ha interrotto e lo ha invitato ad attenersi alle dichiarazioni riguardanti il procedimento.
La lettera di Forte - Il premier ha letto in aula una lettera dell'ex ministro socialista Francesco Forte che riferisce come Bettino Craxi gli avesse parlato di una "robusta dazione di denaro" data da Carlo De Benedetti alla Dc in occasione delle elezioni del 1983. Secondo forte, nella lettera letta da Berlusconi, De Benedetti pensava di comperare la Sme con "le stesse modalità con cui Toto' voleva comprare il Colosseo".
"Le menzogne di De Benedetti" - "Debbo dare una risposta alle menzogne che De Benedetti ha detto su di me. Lui ha affermato che mi sono interessato alla Sme perché avrei avuto in cambio un intervento favorevole per le mie televisioni: i decreti Craxi erano antecedenti, la legge Mammi' venne cinque anni dopo".
Stefania Ariosto - Per Berlusconi è inammissibile "ritenere che le dichiarazioni del teste Stefania Ariosto siano veritiere e fondate. Berlusconi ha poi puntato il dito sul presunto "inquinamento delle prove" di cui si sarebbe avvalsa la procura milanese, riferendosi in particolar modo alla manipolazione della cassetta registrata al bar Mandara di Roma. "Le perizie effettuate su quel cd stabiliscono chiaramente che è stato manipolato per sottrazione", cioè, secondo il presidente del consiglio, sarebbero state sottratte delle parti della conversazione tra il giudice Renato Squillante e il pm Francesco Misiani.
"Tonnellate di fango" - "Qual è l'accusa?". E' la domanda che Silvio Berlusconi ha rivolto in aula ai giudici: "C'e' solo la fervida fantasia di chi ha inventato questo teorema. Si spendono soldi pubblici per un processo basato sulle invenzioni. Non c'è una prova, non c'è un'accusa, non c'è un documento. Solo tonnellate di fango" che sono arrivate sul presidente del Consiglio da televisioni e giornali, dall'estero e dall'Italia. Berlusconi ha ribadito che "non c'è stata nessuna interferenza" sulla vicenda Sme e ha chiesto al Tribunale che vengano ascoltati tutti i 15 giudici che hanno sentenziato sulla causa intentata da De Benedetti sulla vicenda Sme. "Non c'è un morto, non c'è l'arma del delitto e non c'è una mia motivazione di aggiustare qualsiasi processo". Così Silvio Berlusconi in aula si è dichiarato totalmente estraneo a qualsiasi coinvolgimento nella corruzione dei magistrati romani. Berlusconi ha affermato di non aver avuto mai rapporti con l'ex capo dei Gip Renato Squillante e si è soffermato a parlare dei verbali "che sono spariti" in cui ci sono gli interrogatori di magistrati eseguiti dal Pm Paolo Ielo.
"Nessuna intromissione nel gruppo" - Così Silvio Berlusconi ha spiegato che lui da Presidente Fininvest non ha mai interferito nella gestione della società e ha spiegato che è impensabile che lui possa aver falsificato i bilanci della società per pagare i giudici: "se c'era bisogno il signor Berlusconi poteva contare su centinaia, migliaia di miliardi" e quindi poteva mettere tranquillamente "mano in tasca" e prendere quel denaro dalle casse private. "Anche una donna di casa che vuole pagare un idraulico in nero sa che non può pagarlo con un assegno".
(Aggiornato il 17 Giugno 2003 ore 10:20)
Sme, il difensore di Pacifico chiede l'assoluzione
Milano 16 Giu - Il legale: "Smonteremo il castello accusatorio". Il Financial times: "Questa settimana Berlusconi cercherà di voltare le carte in tavola facendo approvare un provvedimento che congela il processo in cui è imputato per corruzione".
"Smonteremo questo castello accusatorio fondato su illazioni e soprattutto dimostreremo che quelle 'fotografie' che il pubblico ministero ha detto esserci all'interno del procedimento in realtà non esistono". Lo ha spiegato l'avvocato Alfredo Quattrocchi, difensore di Attilio Pacifico, prima di iniziare la sua arringa al processo Sme. "Non c'è nessuna fotografia - ha ribadito il legale – né tanto meno esistono quegli autoscatti degli imputati con le movimentazioni bancarie".
Il difensore, che chiederà l'assoluzione, ha dichiarato che la ricostruzione bancaria è incompatibile con l'ipotesi accusatoria. "I passaggi di denaro senz'altro ci sono - ha proseguito - ma vanno spiegati. gli imputati hanno dato una loro versione dei fatti, hanno fornito un supporto probatorio di questi passaggi che non possono prescindere dalla loro amicizia, che risale nel tempo". Ciò spiegherebbe certi passaggi di denaro. Per Quattrocchi, dunque, "assolutamente non c'è corruzione". L'avvocato ha inoltre aggiunto che, per quanto riguarda la richiesta di un eventuale patteggiamento allargato, "è una ipotesi da valutare". In aula è presente anche Attilio Pacifico per il quale il pm Ilda Boccassini ha chiesto una condanna ad 11 anni di reclusione.
"Questa settimana Silvio Berlusconi, il premier italiano, cercherà di voltare le carte in tavola ai suo nemici nella giustizia facendo approvare dalla sua maggioranza parlamentare un provvedimento che congela il processo in cui è imputato per corruzione". Scrive intanto oggi il Financial Times che spiega come Berlusconi vuole “che il provvedimento passi il più in fretta possibile in modo da sgombrare il campo prima che l'Italia assuma la Responsabilità dei sei mesi di presidenza a rotazione dell'unione europea il 1 luglio prossimo".
(Aggiornato il 16 Giugno 2003 ore 11:00)
Sme, Berlusconi in tribunale il 17 giugno
Milano 11 Giu - La sospensione a tempo indeterminato era stata respinta dai giudici. Il collegio giudicante aveva deciso di andare avanti con anche senza il premier. Il processo Sme intanto approda al Csm.
Silvio Berlusconi sarà in aula, al tribunale di Milano, il 17 giugno dal ore 9 alle ore 11,30 per rendere dichiarazione spontanee nel processo Sme. C'è dunque stato un cambio di rotta della difesa del premier che nella mattina avevano chiesto un rinvio a tempo indeterminato del processo per impedimento a comparire dovuto agli impegni che l'imputato ha come presidente del Consiglio dei ministri. Richiesta alla quale aveva fatto seguito la decisione dei giudici della prima sezione penale di andare avanti con il processo anche senza la presenza di Berlusconi perché "l'impedimento non è assoluto".
Il tribunale, decidendo la prosecuzione del processo, si era rifatto a un "pericolo di stallo" della giurisdizione e al principio costituzionale della ragionevole durata. Nell'ordinanza i giudici avevano sottolineato come le udienze dell'11 e del 17 giugno (delle quali è stato chiesto il rinvio per legittimo impedimento) fossero state indicate dagli stessi legali del premier.
Poi è arrivata la nuova richiesta dei legali di Berlusconi: quella di revocare l'ordinanza del collegio giudicante di andare lo stesso avant. Uno degli avvocati, Gaetano Pecorella, ha precisato come, per rendere possibile la presenza del premier in tribunale il 17, sia stato necessario chiedere al presidente greco di rinviare l'incontro per il passaggio di consegne della presidenza di turno dell'Unione Europea.
Nella mattina, dopo la richiesta dei difensori del premier di rinviare il processo a tempo indeterminato, il pm Boccassini aveva chiesto un nuovo calendario di udienze, in cui Silvio Berlusconi potesse fare dichiarazioni spontanee anche in videoconferenza da palazzo Chigi. "Voi dovete fare in modo che questo processo finisca, altrimenti rimarranno solo le insinuazioni", aveva detto il pm ricordando che il presidente del Consiglio (anche davanti alla stampa estera) ha lanciato "accuse gravissime contro la procura di Milano e, quindi, contro le istituzioni".
Dal canto suo, Gaetano Pecorella sosteneva che le disponibilità date da Berlusconi erano passibili di modifiche aggiungendo, inoltre, all'entrata in vigore la legge attuativa dell'articolo 68, "e il tribunale non può non tenerne conto".
"Il pm non può usare l'aula di giustizia per fare comizi politici- aveva commentato Pecorella- Ilda Boccassini questa mattina avrebbe dovuto solo valutare se a suo parere il legittimo impedimento era valido o meno. Invece ha attaccato il presidente del Consiglio, questo lo trovo inaccettabile. E non ci si venga a dire poi che la magistratura milanese non è politicizzata".
(Aggiornato il 11 Giugno 2003 ore 11:40)
Sme, i pm di Milano al Csm: "Intervenite sull'ispezione"
Milano 10 Giu - Il ministro Castelli dispone una verifica sul fascicolo 9520/95. Da quel fascicolo nacque i processi lodo Mondadori-Imi Sir e Sme-Ariosto. Un'ingerenza per i magistrati di Milano, che rispondono alle domande dell'ispettore ma non consegnano carte.
E' un documento definito "tecnico e sobrio", composto in tutto da due paginette che, a quanto pare, ha raccolto il consenso unanime di tutti gli otto procuratori aggiunti di Milano decisi a chiedere l'intervento del Csm sull'ispezione speciale disposta dal ministro Roberto Castelli sul fascicolo 9520/95, dal quale sono nati i due processo lodo Mondadori-Imi Sir e Sme-Ariosto, ma che ancora si trova nella fase delle indagini preliminari perche' a carico di ignoti.
E' questa la risposta della procura all'arrivo di Arcibaldo Miller, ispettore speciale di via Arenula, munito di una delega vissuta come una ingerenza a Milano. A lui, la settimana scorsa, i pm milanesi si sono limitati a fornire le risposte ai quesiti posti dal ministro della Giustizia, risposte supportate per di piu' con le ordinanze che, sul fascicolo 9520/95 sono state emesse dal tribunale milanese.
Ma allo '007' non e' stata consegnata alcuna carta. Per i magistrati milanesi l'ispezione mirata ha toccato 'il limite'. Un limite che, per di piu', e' stato tracciato proprio dal Csm il 19 maggio 1995 quando nel pieno di mani pulite 'irruppe' un'ispezione voluta dall'allora ministro Alfredo Biondi. Gia' allora l'organo di autogoverno della magistratura fissava dei paletti specifici sulle ispezioni laddove affermava che "non si puo' non sottolineare con la massima forza che i limiti propri dell'ispezione mirata e dell'inchiesta amministrativa derivano dall'esigenza assoluta di non mettere a rischio l'indipendente esercizio della funzione giudiziaria".
Secondo il Csm, in altri termini, gli ispettori non possono entrare nel merito di atti giudiziari perche' "il superamento di tali limiti, imporrebbe al consiglio superiore di tenerne conto". Stando a quanto si apprende e' proprio questo il passaggio che ha consentito, oggi, ai magistrati milanesi di chiedere ufficialmente l'intervento del consiglio superiore della Magistratura certi che, con la sua ispezione mirata, il guardasigilli abbia cercato, appunto, di entrare nel merito dell'inchiesta sulle cosidette 'toghe sporche'.
Il documento a tutela dei magistrati milanesi avrebbe raccolto il favore di tutti i 'vertici' che oggi, per tre ore, si sono riuniti nell'anticamera del procuratore capo, almeno per lunedi' lasciata libera dagli ispettori che da circa tre mesi stanno conducendo a Milano una verifica ordinaria. All'incontro c'erano tutti, dal procuratore reggente Ferdinando Vitiello agli aggiunti Corrado Carnevale, Armando Spataro, Giuliano Turone, Angelo Curto, Francesco Dettori, Maria Luisa Dameno e Ferdinando Pomarici.
Per arrivare alla decisione finale, alla riunione, non c'e' voluto poi molto. Di questo documento se n'era gia' parlato nei giorni scorsi tra i vari magistrati. E il consenso non sarebbe stato difficile da mettere insieme nonostante l'incontro si sia fatto, piu' volte, acceso ma, a quanto pare, su altri fronti, quelli piu' ordinari, legati soprattutto alla carenza d'organico negli uffici milanesi. Una carenza, vicina ormai al 50%, che si fara' 'drammatica' quando in procura arriveranno otto nuovi magistrati ai quali sara' pressoche' impossibile affiancare degli assistenti. La decisione sul documento da inviare al Csm arriva nel giorno in cui i pm Gherardo Colombo e Ilda Boccassini hanno inviato la loro risposta, negativa, ai difensori di Cesare Previti che da un mese chiedono ufficialmente alla procura milanese di poter accedere al fascicolo d'indagine certi che vi si nascondano atti utili a dimostrare l'innocenza del parlamentare.
In due paginette, i magistrati si rifanno a tutte le volte che, nel corso dei processi, i tribunali hanno 'bocciato' simili richieste, e rilevano che "nemmeno per altro verso i difensori dell'onorevole Previti hanno titolo per accedere al procedimento penale non essendo il predetto parte in tale procedimento, pendente nella fase delle indagini preliminari". "Chissa cosa c'e' in quel fascicolo visto che lo difendono cosi' strenuamente", commenta l'avvocato Alessandro Sammarco per il quale "i pm continuano a non rispondere sulla questione della segretezza e su come sia possibile che un fascicolo possa restare aperto per circa otto anni". La 'partita' e' tutt'altro che chiusa.
(Aggiornato il 10 Giugno 2003 ore 09:40)
SME: BERLUSCONI, L' 11 SARO' IN MEDIORIENTE
ROMA 07 Giu - Il presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi non si presentera' al tribunale di Milano l'11
giugno perche' impegnato in un viaggio in Medio Oriente. ''Parto lunedi' -
ha detto Berlusconi - saro' in Israele, in Giordania in Egitto, e' emersa
l' esigenza che queste visite non siano veloci. Riguardo all' 11 non l' ho
ancora detto ai miei avvocati ma Gaetano Pecorella lo ha annunciato
giovedi' al tribunale di Milano''.
BERLUSCONI, PER TRIBUNALE COMPRENSIBILE MIA ASSENZA - ''Il
tribunale di Milano aveva accolto questa eventualita' come una cosa ben
comprensibile e senza fare eccezioni di sorta''. Lo ha detto il presidente
del Consiglio in riferimento al fatto che l'11 giugno non sara' al
tribunale di Milano perche' impegnato in un viaggio in Medio Oriente.
Berlusconi, rispondendo affermativamente a un giornalista che gli chiedeva
se fosse confermata la sua assenza a Milano, ha affermato: ''Non l'ho
ancora detto ai miei avvocati ma gia' giovedi' uno dei miei avvocati, il
presidente Pecorella, lo aveva detto al Tribunale di Milano, il quale
aveva accolto questa eventualita' come una cosa ben comprensibile e senza
fare eccezioni di sorta''.
SME: PARTE CIVILE, PREVITI PAGHI UN MILIARDO DI RISARCIMENTO - Il
legale di parte civile per la presidenza del Consiglio nel processo Sme,
Domenico Salvemini, ha chiesto un risarcimento di un milione di euro, con
una provvisionale di 100 mila euro da pagarsi in solido tra Cesare Previti,
Filippo Verde, Renato Squillante e Attilio Pacifico.
La costituzione di parte civile, per conto della presidenza del Consiglio,
era avvenuta il 9 marzo 2000, all'inizio del processo Sme, quando a
Palazzo Chigi c'era Massimo D'Alema. La costituzione era avvenuta, in
rappresentanza dell'Avvocatura dello Stato, attraverso lo stesso Domenico
Salvemini, il quale aveva anche consegnato ai giudici la delega
dell'allora premier D'Alema al sottosegretario alla presidenza Micheli per
compiere questo atto. La presidenza del Consiglio - ha sottolineato
Salvenini - non ha avuto danni materiali ma ''danni morali enormi''.
Il legale ha detto che ''allorquando il corrotto e' un giudice, e'
competente la presidenza del Consiglio e non il ministero; quando viene
fatto cadere il principio che la giustizia e' uguale per tutti, si ritorna
al patto pre-sociale, all' 'homo homini lupus'''. Salvemini, durante il
suo intervento, ha ripercorso la vicenda della vendita della Sme, e ha
detto: ''non si puo' parlare di svendita della Sme, e' da respingere il
tentativo di far entrare in questo processo un accertamento economico, di
far processare una persona che non e' imputata e non e', quindi, in grado
di difendere il proprio operato''.
SME: PARTE CIVILE CIR CHIEDE 4,5 MLD EURO DI RISARCIMENTO - Il
legale di parte civile Cir-De Benedetti, Giuliano Pisapia, ha chiesto, al
termine del suo intervento, un risarcimento di 4 miliardi e mezzo di euro
agli imputati contro i quali si e' costituito: Cesare Previti, Attilio
Pacifico, Renato Squillante e Filippo Verde. La somma e' calcolata in base
al danno che la Cir ritiene di aver subito e in base al mancato guadagno
subito dall'azienda di Carlo De Benedetti.
(Aggiornato il 07 Giugno 2003 ore 11:10)
Sme, l'avvocato della Cir chiede un maxi risarcimento
MILANO 6 giugno 2003 - Quattro miliardi e mezzo di euro: questa la cifra
che Giuliano Pisapia, l'avvocato di parte civile della Cir di Carlo De
Benedetti, ha chiesto ai giudici del processo Sme in corso a Milano. Una
cifra che, secondo il legale, devono risarcire, in solido fra di loro,
Previti, Pacifico, Squillante e Verde, i quattro imputati accusati di
corruzione, poiché "gli elementi acquisiti nel corso del processo - ha
detto Pisapia in aula - dimostrano, oltre ogni ragionevole dubbio, la loro
colpevolezza". E nel giorno delle parti civili al processo Sme, anche
Domenico Salvemini, che rappresenta Palazzo Chigi, ha chiesto ai quattro
principali imputati un risarcimento: un milione di euro, per "danni morali
enormi" ricevuti dalla presidenza del Consiglio, per come si è svolta
tutta la vicenda, dalla mancata vendita all'andamento processuale. Intanto
il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha fatto sapere che l'11
giugno non si presenterà in aula perché impegnato in un viaggio in Medio
Oriente.
"Da più parti - ha detto Pisapia al termine del suo intervento, e dopo
aver analizzato le dichiarazioni degli imputati per dimostrarne la falsità
- si è parlato di processo indiziario. Io non credo: abbiamo un processo
probatorio sotto il profilo dei passaggi di denaro e gravi indizi,
univoci, sul 'pactum sceleris' e chi gestisce conti esteri di magistrati
concorre nel reato di corruzione". La somma richiesta, di quattro miliardi
e mezzo di euro, è calcolata in base al danno che la Cir ritiene di aver
subito, e in base al mancato guadagno procurato all'azienda di Carlo De
Benedetti.
Di "enormi danni morali" subìti da Palazzo Chigi ha parlato Salvemini, il
legale di parte civile costituitasi all'inizio del processo (Massimo D'Alema
premier). Nel corso del suo intervento l'avvocato ha spiegato i motivi
della richiesta, dicendo che la presidenza del Consiglio non ha ricevuto
direttamente danni patrimoniali ma enormi danni morali: "La corruzione in
atti giudiziari infatti - ha detto Salvemini - fa venir meno il principio
d'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Una lesione resa ancor più
grave dato il prestigio degli imputati coinvolti". Non solo. "I tempi
lunghi del processo - ha spiegato l'avvocato in aula - sono stati
determinati da questioni poste da alcune difese e che si sono rivelate
infondate. Gli imputati si sono difesi dal processo e non nel processo ma
se si è arrivati alla discussione finale, questo significa che la
strategia delle difese è stata battuta".
Per quanto riguarda la colpevolezza degli imputati, il legale ha accolto
in pieno la tesi dei pm. "Dai fatti - ha detto Salvemini - emerge che gli
imputati hanno commesso i reati che vengono loro addebitati e inoltre sono
stati responsabili di illeciti valutari in un'epoca in cui questo
costituiva un delitto e hanno provocato un grave danno all'economia
nazionale". A pagare i danni infatti non dovranno essere tutti gli
imputati del processo, ma solo gli avvocati Cesare Previti e Attilio
Pacifico e gli ex giudici Renato Squillante e Filippo Verde, accusati di
corruzione. Per gli altri, i figli e la nuora di Squillante e il giudice
Francesco Misiani, il reato ipotizzato infatti è quello di
favoreggiamento. Il legale ha chiesto inoltre una "previsionale", un
acconto sul risarcimento da versarsi subito in caso di condanna: 100 mila
euro.
Oggi, in apertura d'udienza il sostituto processuale dei legali di Cesare
Previti, l'avvocato Francesco Giovannini, aveva chiesto un rinvio
dell'udienza in base ad una nuova richiesta di accesso al fascicolo 9520,
all'origine dell'indagine per presunte corruzioni dei giudici romani. In
attesa di una risposta a questa richiesta, aveva quindi chiesto una
sospensione del processo. Ma senza neppure entrare in camera di consiglio
il presidente della Corte, Luisa Ponti, ha respinto l'istanza, ritenendola
"assolutamente al di fuori da ogni normativa processuale".
E il prossimo 11 giugno nell'aula del processo Sme il premier non ci sarà.
Silvio Berlusconi sarà impegnato in un lungo viaggio in Israele, Giordania
ed Egitto, per il quale "si è manifestata l'esigenza di tempi - ha detto -
che non siano veloci". "Non l'ho ancora detto ai miei legali - ha spiegato
il presidente del Consiglio - ma già ieri mattina, uno dei miei avvocati,
il presidente Pecorella, lo aveva detto al Tribunale di Milano, il quale
aveva accolto questa eventualità come una cosa ben comprensibile e senza
fare eccezioni di sorta".
(Aggiornato il 06 Giugno 2003 ore 13:20)
Sme, palazzo Chigi chiede 1 milione di euro di risarcimento
Roma 06 Giu - La richiesta è stata preannunciata dal legale di parte civile della Presidenza del consiglio. L'avvocato di Previti avanza una richiesta di rinvio. Respinta.
Il legale di parte civile che rappresenta la presidenza del consiglio, Domenico Salvemini, ha preannunciato che chiederà un milione di euro di risarcimento nel processo Sme che, oltre a Cesare Previti, riguarda altri sette imputati.
L'udienza di oggi, che vede di scena le parti civili tra le quali la presidenza del consiglio e la Cir di De Benedetti, è iniziata con una richiesta di rinvio da parte di uno dei legali di Cesare Previti. Prima che cominciasse l'udienza al processo Sme, Francesco Giovannini, ha chiesto un rinvio in attesa di una risposta formale della procura sull'istanza dell'ex ministro della Difesa di accedere agli atti di quello che ha definito "il famigerato fascicolo 9520".
Il legale, che sostituiva i due tradizionali difensori di Previti, Giorgio Perroni e Alessandro Sammarco, ha sottolineato che, in maggio, erano già state depositate due istanze in questo senso: ha rilevato che la procura non ha fornito una risposta. Da qui la richiesta di rinvio "anche ad horas". L'istanza è stata respinta dal presidente della prima sezione penale, Luisa Ponti, senza nemmeno entrare in camera di consiglio. "L'istanza è assolutamente fuori da ogni normativa processuale. E noi usiamo ancora il codice", ha detto il presidente dando poi la parola al legale di parte civile per la presidenza del consiglio Domenico Salvemini.
Nell'udienza scorsa del caso Sme c'erano state le richieste di condanna presentate dal pm Ilda Boccassini che aveva chiesto la pena più alta, 11 anni e 4 mesi, per l'ex capo dei Gip di Roma, Renato Squillante, e, tra le altre, 11 anni di reclusione per Cesare Previti.
(Aggiornato il 06 Giugno 2003 ore 11:20)
SME, PM, CHIEDE 11 ANNI PER PREVITI E CONDANNE PER TUTTI
MILANO 30 Mag - Il pm del processo Sme
Ilda Boccassini, a conclusione della sua requisitoria, ha chiesto 11 anni
di reclusione per Cesare Previti accusato di corruzione in atti
giudiziari.
PM CHIEDE CONDANNA PER TUTTI GLI IMPUTATI - La pm al processo Sme,
Ilda Boccassini, oltre alla condanna a 11 anni per Previti, ha chiesto la
stessa pena per l' avvocato Attilio Pacifico, mentre per l' ex capo dei
gip di Roma Renato Squillante ha chiesto la condanna a 11 anni e quattro
mesi. Per l' ex giudice Filippo Verde la richiesta di Ilda Boccassini a
conclusione della requisitoria e' stata di quattro anni e otto mesi.
Previti, Pacifico, Squillante e Verde sono accusati di corruzione in atti
giudiziari. Per i figli di Squillante, Mariano e Fabio, la pm ha chiesto
un anno e 10 mesi per il primo e per il secondo un anno e sei mesi. Per la
moglie di Fabio, Olga Savtchenko, ha chiesto un anno e per il magistrato
Francesco Misiani la condanna a sei mesi. Tutti e quattro sono accusati di
favoreggiamento.
PM: LE RICHIESTE DI INTERDIZIONE PER PREVITI E ALTRI - Il pm Ilda
Boccassini ha chiesto per Cesare Previti anche l' interdizione perpetua
dai pubblici uffici, l' interdizione dalla professione di avvocato per
cinque anni, l' incapacita' di contrattare con la pubblica amministrazione
per la durata pari alla pena richiesta e l' interdizione legale durante l'
espiazione della pena. La stesse richieste sono state formulate per l'
avvocato Attilio Pacifico. Per Renato Squillante il pm ha chiesto l'
interdizione perpetua dai pubblici uffici e l' interdizione legale durante
l' espiazione della pena; per Filippo Verde l' interdizione dai pubblici
uffici per cinque anni.
PREVITI: REQUISITORIA SENZA PROVE E DIFFAMATORIA - Il pm Ilda
Boccassini non e' stato in grado di di portare prove e la sua requisitoria
e' stata solo diffamatoria. E' quanto afferma cesare Previti in una
dichiarazione diffusa dopo la richiesta di condanna fatta dal pm al
processo Sme a Milano. ''Da quanto mi riferiscono i miei avvocati -
protesta il deputato di Forza Italia - la requisitoria della Boccassini ha
contenuti esclusivamente diffamatori. La pubblica accusa non e' stata
capace, ne' avrebbe mai potuto esserne in grado, di indicare in nessun
modo alcuna partecipazione del sottoscritto a eventi corruttivi, a fatti
specifici, a circostanze. Ha solo rimestato nei miei affari personali in
modo vergognoso e offensivo, gettando fango e veleni su anni e anni di
onorata e rispettabile carriere di avvocato di successo''.
PM: LEGGE UGUALE PER TUTTI ALTRIMENTI IN GIOCO DEMOCRAZIA - Ilda
Boccassini prima di formulare le sue richieste di condanna, rivolgendosi
al tribunale, ha detto di ritenere ''che e' stata dimostrata ogni oltre
ragionevole dubbio la responsabilita' degli imputati in ordine ai reati
descritti nel capo di imputazione''. Il Pm ha poi aggiunto: ''Le accuse
sono gravissime. C'e' la corruzione in atti giudiziari, di magistrati. Un
reato la cui gravita' e' stata sancita dalle stesse difese di tutti gli
imputati''. Il Pm ha ricordato che ci sono stati magistrati come Verde e
Squillante ''costantemente retribuiti perche' violassero le loro funzioni,
violassero quel giuramento sacro che tutti noi facciamo nel momento in cui
siamo immessi in magistratura''. La pubblica accusa ha poi sostenuto che
''lo stato di diritto, la tenuta dello stato di diritto, in una
democrazia, e' l'unico baluardo che consente allo stato di legalita' e di
diritto di continuare ad esistere. Se si violano questi principi - ha
continuato Ilda Boccassini - allora puo' essere in gioco la nostra
democrazia, il nostro vivere nel contesto della collettivita'. Noi
dobbiamo amministrare la giustizia in nome del popolo italiano''. ''Leggo
dietro ai vostri scranni - ha detto ancora il Pm - che la legge e' uguale
per tutti: sono principi costituzionali a cui noi dobbiamo ottemperare e
che abbiamo il dovere di far rispettare perche' altrimenti e' in gioco la
nostra democrazia''.
(Aggiornato il 30 Maggio 2003 ore 23:00)
Sme, Boccassini: "La Fininvest dietro la corruzione dei giudici"
MILANO 30 Mag - A un capo del filo Cesare Previti, avvocato romano e amico di Silvio Berlusconi e proprietario della Fininvest, all'altro il giudice Renato Squillante. In mezzo il passaggio di denaro che parte dallo studio dell'ex ministro e finisce su conti di Paesi che fanno del segreto bancario l'industria nazionale come Svizzera e Liechtenstein. Questo dice il pm Ilda Boccassini, all'inizio della seconda parte della sua requisitoria al processo Sme. Requisitoria che riprenderà nel pomeriggio e che dovrebbe giungere già oggi alle richieste di pena. Il pm continua a ricostruire la vicenda che ha portato alla mancata vendita della Sme (industria alimentare controllata dall'Iri presieduta a quei tempi da Romano Prodi) a Carlo De Benedetti. Il punto finale di quella vicenda - dall'offerta dell'Ingegnere alla discesa in campo di Berlusconi chiamato da Bettino Craxi a mettere in piedi una cordata concorrente - è la presunta corruzione dei giudici che respinsero la richiesta di De Benedetti di citare in giudizio l'Iri. E per la prima volta Ilda Boccassini parla della Fininvest nell'ambito della ricostruzione sulla presunta corruzione dei giudici romani. Tre miliardi ricevuti da Previti da parte della Fininvest, sarebbero finiti sui conti dei giudici Filippo Verde e Renato Squillante. La Boccassini, ripercorrendo le fasi della vendita di azioni Sme, sostiene che l'avvocato Attilio Pacifico conosceva prima del suo deposito (19 luglio 1986) la decisione dei giudici e quindi la sentenza di primo grado che riguardava la vendita del comparto agroalimentare dell'Iri. Un'indentica operazione sarebbe stata fatta anche da Barilla (della cordata di Berlusconi), per un importo di 750 milioni, che attraverso l'avvocato Pacifico sarebbero andati a Verde. Un altro miliardo, invece, secondo la ricostruzione del Pm, attraverso i conti di Previti e poi di Pacifico, sarebbe arrivato a Squillante. Ilda Boccassini parte da Squillante, presunto beneficiario della tangente e spiega che l'ex capo dei gip di Roma aveva aperto un proprio conto corrente in Svizzera fin dall'84 e che, in quel periodo, era in vigore una legge sul reato valutario. Quindi, secondo il pm, Squillante "non era un evasore ma una persona che ha violato la legge". La Boccassini parla del percorso investigativo che nel 1995 aveva portato la Guardia di finanza a scoprire che Squillante si recava all'estero per motivi finanziari. Il pm ha ricorda che Fabio e Mariano Squillante, anche loro imputati nel processo, chiusero una società e ne crearono un'altra e che dopo l'episodio del bar Tombini Fabio Squillante e la moglie, anche lei imputata nel processo, andarono in Svizzera e prelevarono una somma poi trasferita in Liechtenstein. Solo nel 2001 "abbiamo saputo - dice il pm - che si trattava di 10 miliardi di lire". L'8 marzo, Pacifico va in Svizzera, consentendo così agli investigatori che lo seguono di individuare due banche. Il 12 marzo scattano gli ordini di custodia cautelare per Squillante e Pacifico. Dopo gli accertamenti degli investigatori dello Sco, la Procura aveva inoltre saputo che Squillante usava lo pseudonimo Lauro e, "come fanno i trafficanti di droga, Squillante si serviva di una metodologia usata dai mafiosi". La Boccassini poi parla del viaggio negli Stati Uniti di alcuni magistrati romani, pagato da Cesare Previti. Dal 1986 al '91, sostiene Boccassini, vengono depositati in Italia 17 miliardi e 800 milioni di lire. Il magistrato ha elencato tutti i versamenti effettuati da Marco Iannini che, dice, prelevava i soldi dallo studio di Previti in via Cicerone e li versava sui conti: "Vi sembra irreale che la Ariosto abbia visto denaro sul tavolo attorno al quale c'erano Renato Squillante, Attilio Pacifico e Cesare Previti? La risposta è no. La Ariosto dice che i magistrati frequentavano l'abitazione di Previti" e questo, secondo l'accusa, sarebbe dimostrato dal fatto che fu proprio Previti a pagare il viaggio a cui aveva partecipato Filippo Verde negli Stati Uniti. Il pm poi ricostruisce i passaggi di denaro sui conti del giudice Verde e del figlio Camillo dicendo che, documenti contabili alla mano, Camillo Verde non aveva la disponibilità finanziaria, come riferito dal suo consulente in aula, per prestare soldi a una associazione sportiva di cui ricopriva una carica.
(Aggiornato il 30 Maggio 2003 ore 10:00)
SME: IL PG, INAMMISSIBILE RICUSAZIONE CHIESTA DA PREVITI
MILANO 28 Mag - Inammissibile. E' questo il parere fornito dalla Procura generale sull'istanza di ricusazione presentata da Cesare Previti nei confronti del collegio giudicante del processo Sme. Secondo il sostituto procuratore generale Laura Bertole' Viale, l'istanza di Previti e' ''chiaramente inammissibile'' perche' ''tardiva'' e perche' i motivi addotti sono ''manifestamente infondati''. Sulla richiesta di Cesare Previti - che riguarda l'intero collegio della prima sezione penale del tribunale di Milano - dovra' ora pronunciarsi la quinta Corte d'Appello.
(Aggiornato il 28 Maggio 2003 ore 13:00)
Processo Sme, la replica di Cesare Previti
Milano 24 Mag - “Mi immolo per Berlusconi”, afferma il deputato di Forza Italia imputato a Milano. Il legale del premier, Pecorella: “E’ legittimo che una commissione parlamentare ristabilisca la verità”. Processo stralcio, rinviata l'udienza di oggi per legittimo impedimento del premier. Si riprende l'11 giugno.
"Mi immolo per Berlusconi, per il mio presidente. L'ho sempre fatto e continuerò a farlo". Cesare Previti, all’indomani della prima parte della requisitoria dell’accusa al processo Sme, che lo vede imputato, in un’intervista a La Stampa, annuncia di voler liberare il suo leader da una sorte che lo vedrebbe di certo condannato.
L'ex ministro della Difesa nel primo governo Berlusconi spiega che "è nell'interesse del mio presidente chiedere che il mio processo finisca al più presto”. In questo modo, secondo Previti, il suo processo non potrà continuare davanti a questo collegio giudicante prevenuto e fazioso. Sarà un altro collegio a occuparsi di lui, e il processo a carico di Berlusconi dovrà ricominciare daccapo. Così - continua - lui potrà essere giudicato da magistrati imparziali. I giudici, insomma, dovranno seguire un'altra strada: prima condannano me, ma poi dovranno mollare lui".
Il deputato di Forza Italia inoltre smentisce indiscrezioni di screzi tra lui e Berlusconi: "Io irritato con Silvio? Ma per carità di Dio, ma chi mette in giro queste panzane? Dicono che ci dividono due diverse strategie difensive? Non credo proprio. Non avevo dubbi che a Milano rigettassero la mia richiesta di sentire Berlusconi".
Indiscrezioni negate anche in un’intervista a Repubblica, dove parla anche della richiesta, respinta, di allontanare il Pm Ilda Bocassini per avergli dato del ‘bambino viziato’. "Io - dice l'ex ministro della difesa, non ho elementi per dire che questo pubblico ministero abbia motivi personali di accanimento nei miei confronti. Mi limito a rilevare che queste offese arrivano al termine di una stranissima inchiesta in cui ne sono successe di tutti i colori. Intendo dire che questo malanimo si era sostanziato in comportamenti processuali forse meno eclatanti ma altrettanto gravi".
E uno dei legali di Silvio Berlusconi, Gaetano Pecorella, intervistato da La Stampa, denuncia: "Al tribunale non interessa accertare come sono andate le cose e siccome la vicenda Sme è diventata una questione internazionale, è legittimo che una commissione parlamentare ristabilisca la verità”. "Questo processo ha resuscitato in modo improvvido e inutile una storia che era morta e sepolta e che è diventata ormai una vicenda internazionale che vede contrapposti il presidente Ue Prodi e il presidente del consiglio Berlusconi".
Sui tempi del varo del lodo Maccanico, Pecorella, presidente della commissione Giustizia della Camera è ottimista: "Penso che il parlamento lo approverà, con o senza l'ostruzionismo dell'opposizione, prima che inizi il semestre italiano di presidenza europea. E quindi che il processo-stralcio sarà bloccato per quella data".
L’udienza di oggi del processo stralcio Sme è stata rinviata all'11 giugno, per l'impossibilità del presidente del Consiglio di essere presente in aula a Milano. I giudici del Tribunale hanno così accolto la richiesta di legittimo impedimento avanzata dalla difesa del premier, a causa di un impegno istituzionale previsto dall'aprile scorso. I legali di Berlusconi hanno confermato che l'11 giugno sarà in aula.
(Aggiornato il 24 Maggio 2003 ore 11:00)
PROCESSO SME: ANCORA CONTRASTI SU DATE PER BERLUSCONI
MILANO 19 Mag - Il processo stralcio Sme
che riguarda solo Silvio Berlusconi e' stato rinviato a sabato prossimo,
24 maggio, data in cui appare molto improbabile la presenza di Berlusconi.
L'avv. Pecorella ha detto che saranno valutati i suoi impegni, ma che
''bisogna tener conto che si tratta del sabato precedente le elezioni
amministrative''. La data e' stata stabilita dai giudici della prima
sezione penale che con una ordinanza hanno fissato il calendario d'udienza
per tutto il mese di giugno. Le altre udienze si terranno il 5, l'11, il
17 e il 25 giugno. Il calendario e' stato stabilito tenendo presente che
e' necessario fissare un'udienza alla settimana e anche perche' ''non solo
il procedimento pende da tre anni'' ma anche perche' ''il collegio ha un
termine di scioglimento''.
Lo stesso avv. Pecorella, ha detto che il presidente del Consiglio
sara' disponibile l'11 e 25 giugno prossimi. Questi gli impedimenti del
Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, comunicati in aula dal suo
difensore e che sono legati al semestre europeo: il 29, 30 e 31 maggio il
premier sara' a Pietroburgo per un summit Nato. L' 1, 2, 3 e 4 giugno in
Francia per il G8. Il 7, 8 e 9 giugno in Israele, Egitto e Giordania. Il
14, 15 e 16 giugno negli Stati Uniti e il 18, 19, 20 e 21 giugno a
Salonicco per il Consiglio d'Europa e la Convenzione Europea. Dal 26
giugno al 2 luglio Silvio Berlusconi sara' impegnato in incontri al
Parlamento europeo per il passaggio di consegne con la Grecia. L'avvocato
Pecorella ha detto ai giudici che, per quanto riguarda invece gli impegni
in Italia, l'argomento richiede una particolare riservatezza.
(Aggiornato il 19 Maggio 2003 ore 12:30)
Sme, fissate calendario udienze
Milano 19 mag - Alla prima udienza del processo stralcio Sme, la difesa di
Berlusconi ha reso note le date in cui il presidente del Consiglio potra'
essere in aula. Si tratta dell'11 e del 25 giugno, ha spiegato l'avvocato
Pecorella, giorni in cui Berlusconi e' libero da impegni nazionali e
internazionali. La corte ha quindi rinviato l'udienza al 24 maggio e ne ha
fissate altre per il 5,l'11,il 17 e il 25 giugno,sottolineando la
disponibilita' a spostarle, purche' ci sia un'udienza a settimana.
(Aggiornato il 19 Maggio 2003 ore 11:30)
Dichiarazione del Presidente Romano Prodi sulla vicenda SME
BRUXELLES 15 Mag -
Davanti al Tribunale di Milano si sta svolgendo un processo per
appurare se sia stato commesso il reato di corruzione in atti giudiziari in
relazione alla vendita, poi non perfezionata, della Sme, la finanziaria
alimentare dell’Iri, alla Buitoni e agli eventi che a questa seguirono. Come
in tutti i processi, ci sono un capo d’accusa, degli imputati, l’accusa, la
difesa e i giudici.
Essendo del tutto estraneo al procedimento, non avrei alcun motivo di
intervenire. Nel corso del dibattimento, tuttavia, è stata avanzato il dubbio,
di per sé privo di alcuna attinenza rispetto all’oggetto del giudizio, che le
condizioni allora pattuite per la vendita fossero tali da determinare un danno
per lo Stato e, di converso, un “regalo” per l’acquirente, cioè la Buitoni del
gruppo De Benedetti.
Poiché all’epoca di cui si parla, il 1985, il presidente dell’Iri ero io e
poiché fu il consiglio d’amministrazione dell’Iri da me presieduto a
deliberare in merito alla vendita della Sme alla Buitoni, la cosa mi riguarda
direttamente.
È, dunque, per rispondere pubblicamente a queste domande che ho deciso di
offrire una ricostruzione dettagliata delle ragioni, degli elementi di fatto e
delle procedure seguite, in quella vicenda e sotto la mia presidenza, dall’Iri.
Da questa ricostruzione emergerà la preoccupazione costante di tutelare come
bene primario gli interessi dello Stato, difendendo per questo e sempre
l’autonomia dell’impresa pubblica da ogni pressione esterna, compresa,
eventualmente, quella proveniente dal mondo della politica. Sono persuaso che
faccia parte dei doveri di chi ha pubbliche responsabilità dare conto del
proprio operato in modo aperto e completo. A questo dovere non mi sono mai
sottratto, né in Italia né, ora, in Europa.
Commission européenne, B-1049 Bruxelles / Europese Commissie,
B-1049 Brussel - Belgio. Telefono: (32-2) 299 11 11.
da
http://europa.eu.int/comm/commissioners/prodi/index_it.htm
Sme, stralciata posizione Berlusconi
Milano 16 Mag - La disposizione consente la prosecuzione del processo per gli altri imputati. Per il premier si ricomincia da capo.
Con una mossa a sorpresa la prima sezione penale del tribunale di Milano ha stralciato dal processo Sme la posizione del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi.
Una mossa che anticipa e in qualche modo spiazza il Lodo Maccanico, perché escludendo la posizione di Berlusconi consente la prosecuzione del processo per gli altri imputati, tra i quali Cesare Previti.
Secondo indiscrezioni, infatti, i legali di Berlusconi e di Previti avrebbero preferito che si bloccasse l'intero processo in modo da evitare che si arrivasse a una seconda sentenza di condanna per Previti, nel timore che questa assumesse un significato anche nei confronti del capo del governo.
A questo punto il processo dovrebbe proseguire senza il legittimo impedimento di Silvio Berlusconi che lo aveva rallentato per molti giorni. Non si sa a questo punto se il premier potrà venire a fare la sua seconda deposizione spontanea il 23 di maggio com'era previsto fino ad oggi dal calendario delle udienze.
Intanto il processo per il solo Silvio Berlusconi, riprenderà il 19 maggio, ma quasi esclusivamente per concordare tra le parti, e con il collegio dei giudici, un calendario di udienze possibili da quella data al 14 luglio, quando cioè scatta la sospensione feriale.
Per il momento, dunque, il processo Sme procederà su un doppio binario: si riunirà in alcune date per tutti gli altri imputati, tra i quali Cesare Previti, e in date diverse per il solo Silvio Berlusconi.
(Aggiornato il 16 Maggio 2003 ore 12:50)
SME: LEGITTIMO IMPEDIMENTO OGGI, RINVIO A DOMANI POMERIGGIO
MILANO 09 mag - Il Tribunale di Milano
ha accolto il 'legittimo impedimento' di oggi e di domani mattina per
Silvio Berlusconi e ha rinviato l'udienza a domani pomeriggio alle ore
16:00. Dall'esame della lista degli impegni del premier, prodotta dalla
difesa Berlusconi, risulta, a giudizio dei magistrati della prima sezione
penale, che l'impegno di sabato pomeriggio non e' tale da costituire
legittimo impedimento in quanto ''si tratta di attivita' partitica comune
a tutti i politici''.
PECORELLA: PROCESSO INIZIA IN REALTA' ADESSO - ''Diciamo che il
processo e' cominciato adesso. L'intenzione di Silvio Berlusconi a questo
punto e' quello di affrontare il processo a tutto campo'': lo ha detto
l'avv. Gaetano Pecorella, uno dei difensori di Silvio Berlusconi, che ha
anche sostenuto che gli impegni istituzionali di domani del premier sono
importanti. ''Siccome l'unica vicenda in cui il premier ha svolto un ruolo
era la vicenda Sme e su questo e' venuto a fare dichiarazioni spontanee in
aula - ha spiegato il legale - e siccome si e' giocato sull'equivoco e coi
soliti commenti velenosi qualcuno avrebbe detto che non ha parlato su
altri aspetti del processo, Berlusconi verra' qui e spieghera' tutto anche
i bilanci Fininvest''. L'avv. Pecorella ha anche aggiunto che sulla
vicenda Sme ci sono una serie di elementi nuovi emersi dopo le
dichiarazioni spontanee rese in aula dal Presidente del consiglio lunedi':
persone che hanno inviato documenti, una lettera molto importante di chi
ha avuto un ruolo istituzionale all'epoca, le interviste sui giornali come
quella di Formica. Tutti elementi in base ai quali verranno formulate
nuove richieste di prove ''suppletive''.
(Aggiornato il 09 Maggio 2003 ore 13:50)
Processo Sme, reagiscono gli ex Dc
Roma 06 Mag - Dopo le dichiarazioni di Berlusconi, Cossiga, "inspiegabili le polemiche sul ruolo di De Benedetti".
Francesco Cossiga, all'epoca della vicenda Sme Presidente della Repubblica, dice di comprendere la polemiche che si sono sviluppate sulla vicenda Sme nei confronti di Romano Prodi ma non quelle nei confronti di Carlo De Benedetti: "voglio chiarire anzitutto che la responsabilità di vigilare sull'Iri spettava in modo specifico al Ministro delle Partecipazioni Statali e poi, per la posizione di supremazia che ha in quanto capo dell'esecutivo al Presidente del Consiglio dei Ministri. Per quel che riguarda il resto, la mia risposta è, almeno per il momento, ‘no comment’. Certo – continua l’ex Capo dello Stato – posso comprendere la polemica nei confronti del Presidente della Ue Romano Prodi ma non quella nei confronti dell'Ingegner Carlo De Benedetti, questi è ed era un capace finanziere e, naturalmente, non era nel suo compito quello di fare gli interesse dello Stato ma solo quelli propri e dei propri azionisti. Non penso che se egli aveva offerto 500 miliardi non pensasse che la Sme valesse di più perché, altrimenti, l'amico Carlo non sarebbe quell'eccezionale finanziare che è. Però, siamo onesti, con l'amicizia e l'affetto che gli porto: bella prova mettersi a trattare con Romano Prodi. Se il Financial Time si fosse allora occupato del professore bolognese come se ne occupa adesso, per la correttezza che gli riconosco Carlo De Benedetti si sarebbe astenuto dal tentare di profittarne".
"Andrò al processo". Comincia così l'intervista che l'Onorevole Paolo Cirino Pomicino, chiamato a testimone da Berlusconi sul caso Sme, ha rilasciato a La Repubblica. L'ex Ministro, sulle presunte "tangenti riservate a una corrente" è nettissimo: "vogliamo ridere? è ovvio che noi, Darida ed io, non c'entriamo. Altrimenti non saremmo stati chiamati in qualità di testimoni. Attenzione a non prendere lucciole per lanterne". Su Berlusconi che chiama in causa Prodi, dice: "questa non è una questione politica. Prodi non è stato chiamato in causa come avversario ma come Presidente dell'Iri. Comunque Berlusconi non ha fatto il suo nome e questo dimostra il suo rispetto per il ruolo istituzionale". Sulla vicenda Sme dice: "anomala ma la politica risolse la questione in modo coerente. il governo rifiutò di controfirmare la vendita Sme a De Benedetti". "Sull'affare Sme ho sbagliato. Nonostante Prodi mi dicesse che non c'erano altre offerte oltre a quella di Carlo De Benedetti, avrei dovuto indire un'asta pubblica. Non credo comunque che avremmo evitato tutte queste cause giudiziarie".
Clelio Darida (intervistato da Corriere della Sera, Stampa e da l'Unità), nel 1985 Ministro delle Partecipazioni Statali e che su questa vicenda ha già deposto tre volte è fermo: "se avessi avuto sentore di tangenti e non l'avessi detto mi sarei macchiato di un duplice reato". Darida passa poi a ricordare nel dettaglio i fatti di quei giorni: "Prodi mi informò che era stata chiusa la trattativa e che alcune perizie avevano ritenuto congruo il prezzo fissato. Allora chiesi un parere agli esperti del Ministero, che però non fu terminato perchè era scoppiata la polemica. In confidenza mi dissero che c'erano dubbi sulla valutazione". Darida ricorda, poi, l'opinione di Craxi sull'affare: "stiamo svendendo. La trattativa deve essere interrotta" e i rapporti tra l'allora Presidente del Consiglio con Berlusconi e De Benedetti: "che ci fosse contrasto tra Craxi e De Benedetti non c'è dubbio. Ciò, comunque, non vuole assolutamente dire che il Presidente agisse per ripicca”. Un accenno finale, poi, lo concede al ruolo di De Mita: "non vedeva di buon occhio l'operazione perchè preoccupato dell'espansione del fenomeno Craxi ma mi disse: 'si proceda purchè il pubblico interesse non ne abbia danno' ".
(Aggiornato il 06 Maggio 2003 ore 13:00)
SME, AMATO E PRODI REPLICANO A BERLUSCONI
NEW YORK 06 Mag - «Non ho affatto ricordi di prove di tangenti che
fossero arrivate al mio orecchio o alla mia vista»: lo ha detto oggi a New
York il vice presidente della Convenzione Europea, Giuliano Amato,
commentando le dichiarazioni a Milano di Silvio Berlusconi. Amato ha
aggiunto che se avesse avuto notizie su tangenti «da Sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio quale ero, sarei stato obbligato a denunciarle
all'autorità giudiziaria e questo avrei fatto se fosse accaduto».«Ho già
testimoniato a Milano - ha concluso Amato - e ho detto tutto quello che
sapevo sulla vicenda». Romano Prodi affida invece la propria replica ad
una lettera aperta inviata da Bruxelles "Poiché all'epoca di cui si parla,
il 1985, il presidente dell'Iri ero io e poiché fu il consiglio
d'amministrazione dell'Iri da me presieduto a deliberare in merito alla
vendita della Sme alla Buitoni, la cosa mi riguarda direttamente" - spiega
Prodi nella lettera aperta - è, dunque, per rispondere pubblicamente a
queste domande che ho deciso di offrire una ricostruzione dettagliata
delle ragioni, degli elementi di fatto e delle procedure seguite, in
quella vicenda e sotto la mia presidenza, dall'Iri".
(Aggiornato il 06 Maggio 2003 ore 10:00)
SME: LE REAZIONI ALLA DEPOSIZIONE DEL PREMIER
CASTELLI: APRIAMO UN DIALOGO, BASTA CON LO SCONTRO
ROMA 05 Mag - Prime reazioni politiche
alla deposizione di Silvio Berlusconi al processo Sme, al termine della
quale, mentre il premier usciva dal Palazzo di Giustizia di Milano un
cittadino gli si è avvicinato urlandogli: 'fatti processare, buffone,
farai la fine di Ceausescu'. Il presidente del Consiglio si è fermato e
rivolto ai carabinieri ha detto: prendete le generalità di quell'uomo,
identificatelo. L'episodio e' stato ripreso e trasmesso dal Tg3 scatenando
la reazione indignata di Paolo Romani di Forza Italia e di Alessio Butti
di An i quali hanno detto che 'i microfoni del Tg3 sono stati usati come
una clava per mettere in cattiva luce il premier'. Ad entrambi ha risposto
Giuseppe Scalera, componente della Margherita in Commissione Vigilanza,
definendo il loro attacco grossolano e intimidatorio e strumentale contro
il Tg3.
Ancora contrasti e clima politico teso sul tema della giustizia. Oggi il
ministro della giustizia Castelli propone di aprire un dialogo vero e di
far tacere la polemica. ''Abbiamo l'occasione per abbassare i toni, per
intraprendere la strada del ragionamento e non piu' quella dello scontro',
ha detto. 'Continuo a pensare che nonostante le posizioni di chiusura, si
possa trovare se non un punto di incontro almeno una dialettica
fisiologica fra l'opposizione e la maggioranza''.''Faccio un esempio il
patteggiamento allargato lo ha proposto la sinistra, ora lo fanno passare
per un provvedimento della Casa delle liberta' per salvare non si sa chi.
Io vedo che Del Turco ha una posizione ragionevole. Considero Fassino e
Rutelli ragionevoli, quindi la strada e' aperta''. ''Credo che sul Lodo
Maccanico ci possa essere una unanimita' nella Casa della liberta' e una
non opposizione in alcuni strati della sinistra'' ha proseguito,
sottolineando che la soluzione del Lodo e' ''un treno che sta passando e
bisogna prenderlo''.
Per quanto riguarda il tema della giustizia, il nodo e' rappresentato
dalle riforme: ''non siamo soddisfatti - ha commentato Castelli - della
lentezza con la quale stanno andando avanti in parlamento, l'ho detto
anche a Pontida. I due problemi principali sono la lentezza e il rapporto
patologico fra potere legislativo e giurisdizionale. Ma non risolveremo la
prima questione se non e' risolta la seconda''. Quale potrebbe essere un
passo avanti, da entrambe le parti,per favorire il dialogo? ''Da parte
dell'opposizione - ha detto Castelli - riconoscere lo stato dei fatti,
ammettere che non e' vero che tutti i provvedimenti del governo sono stati
fatti per liberare dei mafiosi, come dissero per le rogatorie, riconoscere
che qualcuno in buona fede, nel governo, esiste. Da parte nostra,
riconoscere il ruolo che spetta alla sinistra, che e' di critica e
proposta''.
(Aggiornato il 05 Maggio 2003 ore 16:00)
Sme: il processo riprende il 9 maggio; Chieste testimonianze di Amato
MILANO 5 MAG - Riprendera' il 9 maggio prossimo, con l'intervento del pm Ilda Boccassini sulle nuove richieste di prova (in base all'art.507 cpp), il processo Sme. I legali di Silvio Berlusconi, dopo la deposizione del premier, hanno chiesto l'ammissione della testimonianza di numerosi esponenti politici, tra i quali Giuliano Amato, Cirino Pomicino e l'ex ministro Darida, oltre ai componenti del Cda dell'Iri di allora.
(Aggiornato il 05 Maggio 2003 ore 13:00)
SME: BERLUSCONI IN AULA, DIMOSTRERO' PARADOSSALITA' ACCUSE
MILANO 05 Mag - Il Presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi, ha iniziato le sue dichiarazioni spontanee
al processo Sme affermando che dimostrera' ''la paradossalita' delle
accuse che gli mosse''. Il premier ha inoltre aggiunto che fu lui ad
impedire un evento contrario agli interessi dello stato, evitando la
vendita della Sme secondo il progetto originario. A sostegno della sua
tesi, Berlusconi ha affermato che Craxi, presidente del Consiglio
all'epoca dei fatti, gli disse: ''Mai si era visto un'operazione di questo
genere cresciuta nel segreto e inaccettabile''. Fu lo stesso Craxi,
secondo Berlusconi, a pregarlo di intervenire. ''Non c'era nessun mio
interesse diretto - ha spiegato il premier - e Craxi mi prego' di
intervenire perche' considerava quell'operazione un danno per lo stato''.
Il premier ha spiegato quindi di aver accettato l'invito rivoltogli da
Craxi all'operazione Sme ''anche perche' - ha aggiunto - avevo un conto
aperto con De Benedetti''. Il premier ha poi raccontato che quel conto con
l'imprenditore di Ivrea era aperto soprattutto per la vicenda Mondadori a
causa della quale Berlusconi continuava a ricevere accuse.
Il premier ha poi aggiunto che fu Giuliano Amato a parlare di tangenti ''a
una corrente del partito di maggioranza''. ''Amato - ha proseguito
Berlusconi - disse che aveva non indizi ma prove'' e che ''era l'unica
spiegazione per un'operazione che comporto' un danno cosi' rilevante''.
Berlusconi ha poi affrontato il capitolo sul ruolo di Prodi, all'epoca dei
fatti presidente dell'Iri, ma senza mai citare per nome l'attuale
presidente della Commissione Ue. ''Craxi - ha spiegato Berlusconi - mi
disse che un affare di questo genere non poteva essere stato concluso in
sole due sedute''. E, a questo proposito, Berlusconi ha osservato che per
la vendita di una sola parte della Sme furono necessarie ben 33 sedute.
Il premier ha poi raccontato di essere venuto a sapere che ''due dirigenti
dell'Iri si indignarono quando seppero dell'offerta di De Benedetti
all'atto della firma''. Berlusconi ha quindi spiegato: ''Seppi che De
Benedetti disse: non sono qui per fare offerte ma per firmare. I due
dirigenti abbandonarono la seduta e rimasero soli De Benedetti e il
presidente dell'Iri a concludere l'affare''. Il presidente dell'Iri, mai
citato per nome da Berlusconi, era Romano Prodi. Silvio Berlusconi ha
terminato le sue dichiarazioni spontanee chiedendo che vengano sentiti nel
processo alcuni esponenti politici, tra cui Giuliano Amato e gli ex
ministri Clelio Darida e Paolo Cirino Pomicino. Questo perche' venga
dimostrata la sua ''condotta assolutamente integerrima'' nella vicenda
Sme. Le dichiarazioni spontanee di Berlusconi sono durate circa mezz'ora.
Lasciando l'aula, il premier è stato apostrofato da un cittadino: ''fatti
processare, buffone, farai la fine di Ceausescu''. Mentre l'uomo
continuava ad urlare, il presidente del Consiglio si e' fermato e rivolto
ai carabinieri ha detto: ''prendete le generalita' di quell'uomo,
identificatelo''. Al termine della dichiarazione spontanea di Silvio
Berlusconi, alcuni spettatori in aula hanno applaudito. C'e' stato anche
un fischio. Il presidente della prima sezione penale, Luisa Ponti, ha
detto: ''niente applausi in aula''. E ha sospeso l'udienza per alcuni
minuti. Il presidente del Consiglio, subito dopo la conclusione del suo
intervento in aula, ha lasciato il palazzo di giustizia di Milano a bordo
della Mercedes grigia metallizzata, la stessa con la quale era arrivato
circa un'ora prima.
Berlusconi ha detto che intende assistere all'escussione dei testimoni
richiesti (l'ex premier Amato e gli ex ministri Pomicino e Darida, ndr)
''per esercitare il proprio diritto di cittadino al contraddittorio'' e
questo nonostante i suoi impegni che, nei prossimi mesi, prevedono 76
viaggi all'estero. Il premier ha ribadito che ritiene tuttora di meritare
un riconoscimento 'per aver impedito un evento così pregiudizievole per
gli interessi dello Stato''. Il premier ha ripetutamente difeso la sua
condotta ''integerrima'', cosa che intende dimostrare ''urbi et orbi'':
una condotta ''di cui vado orgoglioso'', ha aggiunto. ''Ormai - ha
aggiunto Berlusconi - questa vicenda esce dalle aule giudiziarie. E' una
vicenda che, come avete avuto modo di verificare, e' sulle prime pagine di
tutti i giornali italiani''. ''E', quindi, un giudizio che riguarda l'integrita'
e la moralita' del Presidente del Consiglio'', ha precisato il premier.
Berlusconi ha detto di essere intervenuto nella vicenda Sme ''senza alcun
interesse diretto, ne' mio personale, ne' del gruppo''. ''E' una condotta
assolutamente integerrima - ha concluso - voglio che da questo
procedimento emerga quanto ho affermato, in quanto non e' qui a parlare
solo l'imputato Berlusconi ma anche il cittadino Berlusconi, a cui la
maggioranza del Paese ha affidato la responsabilita' e l'onore di
governare il Paese stesso''.
(Aggiornato il 05 Maggio 2003 ore 11:30)
SME: OGGI BERLUSCONI IN AULA PER RICOSTRUZIONE STORICA
Milano 05 Mag - Berlusconi sarà oggi in aula a Milano per dichiarazioni spontanee. Gli avvocati Ghedini e Pecorella: sarà solo una ricostruzione storica, nessuna dietrologia. MILANO - La promessa è "niente dietrologie", ma solamente una "ricostruzione storica" del processo Sme. E cioè di come avvenne la cessione della Sme, che inizialmente doveva finire a De Benedetti. E' quanto dovrebbe fare oggi il premier Silvio Berlusconi al Tribunale di Milano, dove si presenterà in aula per dichiarazioni spontanee. Due ore, programmate tra le dieci e le dodici per gli impegni del premier, per dare "un contributo processuale". A parlare a suo nome, sono i suoi difensori, Nicolò Ghedini e Gaetano Pecorella. I legali garantiscono che il presidente del Consiglio sarà nell'aula della prima sezione penale del Tribunale di Milano, in cui è in corso il processo per la presunta corruzione dei giudici romani nella vicenda della mancata vendita del settore alimentare dell'Iri a Carlo De Benedetti.
(Aggiornato il 05 Maggio 2003 ore 09:00)
QUESTO IL DISPOSITIVO DELLA SENTENZA
MILANO 30 Apr - E' in due cartelle dattiloscritte il dispositivo della sentenza del processo Imi-Sir, svoltosi alla quarta sezione penale del Tribunale di Milano. Questo il testo: ''Dichiara Acanpora Giovanni, Battistella Primarosa, Metta Vittorio, Pacifico Attilio, Previti Cesare, Rovelli Felice e Squillante Renato colpevoli dei delitti rispettivamente loro ascritti, esclusa con riferimento alla vicenda Lodo Mondadori la continuazione interna. Riqualificato il fatto contestato a Pacifico, Acanpora e Previti, nell'ambito della vicenda Lodo Mondadori come violazione degli articoli 319 e 321 codice penale. Unificati nella continuazione i fatti rispettivamente contestanti agli imputati, riconosciute ai soli imputati Rovelli e Battistella le circostanze attenuante generiche equivalenti alle aggravanti contestate''. ''Condanna: Battistella Primarosa alla pena di anni 4 e mesi 6 di reclusione, Acampora Giovanni alla pena di anni 5 e mesi 6 di reclusione, Rovelli Felice alla pena di anni 6 di reclusione, Squillante Renato alla pena di anni 8 e mesi 6 di reclusione, Pacifico Attilio alla pena di 11 anni di reclusione, Previti Cesare alla pena di anni 11 di reclusione, Metta Vittorio alla pena di anni 13 di reclusione. Condanna i detti imputati in solido fra loro al pagamento delle spese processuali''. I giudici hanno quindi comminato anche pene accessorie: ''Dichiara Battistella e Rovelli interdetti dai pubblici uffici per la durata di anni 5. Acampora, Pacifico, Previti, Squillante e Metta perpetuamente interdetti dai pubblici uffici. Acampora, Pacifico, Previti, Squillante e Metta legalmente interdetti durante l'espiazione della pena. Battistella, Rovelli, Previti, Pacifico e Acampora incapaci di contrattare con la pubblica amministrazione per una durata pari alla pena inflitta. Pacifico, Previti e Acampora interdetti dall'esercizio della professione di avvocato per la durata di anni 5''. I giudici hanno quindi condannato ''Battistella, Rovelli, Previti, Pacifico, Squillante e Metta in solido fra loro a risarcire alla costituita parte civile Imi-San Paolo il danno cagionato che si liquida in euro 516 milioni oltre alle refusione delle spese di lite, che si liquidano in euro 66.894,13 oltre Iva e Cpa''. I giudici inoltre hanno condannato ''Previti, Pacifico, Acampora e Metta in solido fra loro a risarcire alla costituita parte civile Cir il danno cagionato che si liquida in euro 380 milioni oltre al rifusione delle spese di lite che si liquidano in euro 444.361,03''. I giudici hanno condannato ancora gli imputati ''Battistella, Rovelli, Previti, Pacifico, Squillante e Metta in solido fra loro a risarcire alla costituita parte civile presidenza del Consiglio danno cagionato dalla corruzione nella vicenda giudiziaria Imi Sir che si liquida in euro 1.290.000 oltre alla rifusione delle spese di lite, che si liquidano in euro 45.000''. Previti, Pacifico, Acampora e Metta sono inoltre stati condannati a risarcire alla costituita parte civile presidenza del Consiglio il danno cagionato alla corruzione nella vicenda giudiziaria Lodo Mondadori che si liquida in euro 129.000 oltre alla rifusione delle spese di lite che si liquidano in euro 32.000'' E ha condannato gli stessi imputati a risarcire alla parte civile Ministero della Giustizia ''il danno cagionato dalla corruzione nella vicenda giudiziaria Lodo Mondadori che si liquida in euro 129.000 oltre alla rifusione delle spese di lite, che si liquidano in euro 32.000''. I giudici hanno respinto anche le eccezioni di legittimita' costituzionale sollevata dalla difesa di Previti in sede di discussione e hanno assolto Filippo Verde ''dal reato ascrittogli che perche' il fatto non sussiste con riferimento alla sentenza 31/10/1986 e per non aver commesso il fatto con riferimento all'episodio del 4/4/1989''.
(Aggiornato il 30 Aprile 2003 ore 15:30)
CONDANNE: ANM, PREMIER NON PUO' DELEGITTIMARE I GIUDICI
ROMA 30 Apr - ''A nessuno, ed in
particolare a chi, come il Presidente del Consiglio, riveste la massima
carica politica, e' consentito delegittimare la magistratura''. Cosi' la
giunta dell'Associazione nazionale magistrati replica alla
affermazioni fatte ieri da Silvio Berlusconi dopo la sentenza dei giudici
di Milano che ha condannato Cesare Previti.
La replica e' affidata a un documento approvato dalla giunta del sindacato
delle toghe al termine di una riunione. In esso si afferma tra l'altro che
''gli imputati hanno il diritto di difendersi, ma neppure a loro e
consentito insultare i magistrati''. E si esprime ''solidarieta' ai
magistrati milanesi, che si sono confrontati con un lunghissimo e delicato
processo con professionalita', equilibrio e riservatezza, senza mai
reagire agli attacchi scomposti di cui sono stati oggetto''.
DILIBERTO,'EVERSIVE LE DICHIARAZIONI DI BERLUSCONI' - Le
dichiarazioni del presidente del Consiglio sulla sentenza di condanna a
Cesare Previti sono ''eversive del sistema democratico'', secondo il
segretario nazionale dei Comunisti Italiani, Oliviero Diliberto,
intervenuto oggi a Foggia alla presentazione dei candidati consiglieri
alla Provincia. ''Quando il presidente del Consiglio in carica - ha
rilevato - dice che quella di Previti e' una sentenza motivata da una
persecuzione politica, questa dichiarazione e' eversiva del sistema
democratico''. ''Questa vicenda finira' sicuramente in Parlamento - ha
aggiunto - io rispetto le sentenze dei magistrati perche' sono loro ad
avere le carte del procedimento nelle mani ed a conoscere meglio di
chiunque altro la vicenda giudiziaria''.
DI PIETRO, DA BERLUSCONI DICHIARAZIONI PARAMAFIOSE - Le
affermazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi dopo la
sentenza Imi-Sir ''sono gravissime; per l' alta carica istituzionale che
ricopre colui che le ha dette, mettono a rischio la democrazia e sono di
stampo paramafioso'': lo ha detto Antonio Di Pietro a Catanzaro
commentando le dichiarazioni fatte ieri sera dal premier. Di Pietro, oggi
in Calabria per partecipare ad una serie di iniziative di Italia dei
Valori, ha fatto riferimento, in particolare, al passaggio in cui
Berlusconi ha parlato di ''persecuzione politica'', aggiungendo che ''a
questo punto bisogna risolvere il problema dei giudici''. ''Parlare di
persecuzione e dimenticare che si tratta di una normale sentenza,
ricorribile in appello, dove tutti possono fare valere le proprie ragioni
- ha aggiunto Di Pietro - vuol dire delegittimare il ruolo e l'
istituzione giudiziaria. Vuol dire anche diffamare magistrati che in tre
anni hanno fatto solo il loro dovere e non hanno mai parlato se non per
pronunciare dei provvedimenti, ordinanze e sentenze. Vuol dire offendere
la loro carriera, la loro professione e la loro dignita' personale''. A
giudizio di Di Pietro, ''dire, come ha fatto Berlusconi, che a questo
punto bisogna risolvere una volta per tutte il problema dei giudici,
equivale a ricordare a tutti che egli ha il potere, per il ruolo che
ricopre di presidente del Consiglio e di capo di una maggioranza
parlamentare, di fare delle leggi che impediscano ai magistrati e alla
giustizia di seguire il suo corso. E quando, in uno Stato di diritto, uno
dei tre poteri dello Stato non puo' svolgere le sue funzioni, cessa di
fatto lo Stato di diritto''.
PREVITI, SERVE RIFORMA DEL PIANETA GIUSTIZIA - ''Ritengo che la
conseguenza'' della condanna nel processo Imi-Sir/Lodo Mondadori ''possa
essere quella di una riforma del pianeta giustizia''. Cesare Previti,
all'indomani della verdetto della IV sezione del Tribunale di Milano, e'
nel suo studio romano di via Cicerone, dove riceve le televisioni. E, in
un'intervista al Tg3, parla tra l'altro della necessita' di una riforma
della giustizia affinche' - dice - il sistema ''che mi ha stritolato'' non
colpisca anche gli altri.
FINOCCHIARO, RUOLO PREVITI INCOMPATIBILE MA NON PER CONDANNA - L'incompatibilita'
con il ruolo di parlamentare di Cesare Previti non lo si deve alla
condanna subita ieri, ma alla sua ''continua aggressione'' alla
magistratura. Anna Finocchiaro, responsabile Giustizia dei Ds, spiega
cosi' la dichiarazione fatta ieri sera, subito dopo la sentenza contro
Previti, che e' stata oggi criticata dall'ex presidente della Repubblica
Francesco Cossiga. ''Convengo con il presidente Cossiga - afferma infatti
Anna Finocchiaro - che non possa esserci correlazione tra una sentenza di
condanna di 1ø grado con perdurante presunzione di non colpevolezza e le
dimissioni da una carica elettiva. Ribadisco tuttavia che a nostro avviso
esiste un inammissibile contrasto tra il ruolo istituzionale svolto dall'on.
Cesare Previti, e gli ovvi doveri di difesa delle Istituzioni che questo
comporta, e la sua continua aggressione ad un altro potere costituzionale''.
''E vorrei ricordare inoltre al presidente del Consiglio - aggiunge la
parlamentare diessina - che sono proprio questi comportamenti, queste
continue aggressioni di rappresentanti istituzionali contro altri poteri
costituzionali, che disorientano i cittadini e fanno venir meno la loro
fiducia nelle Istituzioni democratiche''.
(Aggiornato il 30 Aprile 2003 ore 14:15)
CESARE PREVITI CONDANNATO A 11 ANNI
MILANO 30 Apr - Condanne per corruttori
di giudici e per giudici corrotti. Questa la convinzione dei magistrati
della quarta sezione penale del Tribunale di Milano presieduti da Paolo
Carfi' che dopo quasi otto ore di camera di consiglio, hanno emesso la
sentenza del processo Imi-Sir/Lodo, approdato al traguardo dopo due anni,
11 mesi e 18 giorni e 88 udienze.
Undici gli anni di reclusione inflitti all'imputato eccellente, l'on.Cesare
Previti, ex ministro della Difesa: due in meno rispetto alle richieste
della pubblica accusa. Al di la' dell'entita' della pena e' una condanna
che accoglie in pieno le tesi della Procura. Tra gli imputati esce,
invece, vittorioso Filippo Verde, gia' magistrato e all'epoca dei fatti
capo di gabinetto del ministro Vassalli, per il quale il pm aveva
sollecitato una condanna a 10 anni per la vicenda Imi-Sir.
I giudici lo hanno assolto perche' -a loro parere- non ebbe alcun ruolo
nella vicenda giudiziaria Imi-Sir e, dunque, non organizzo' al ministero
una riunione per non consentire al giudice Minniti di deliberare sulla
vicenda. A parte la posizione di Verde, il tribunale ha accolto l'impianto
accusatorio infliggendo la pena piu' pesante a Vittorio Metta, 13 anni di
reclusione, solo sei mesi in meno di quanto aveva chiesto l'accusa. Alla
stessa pena di Previti e' stato condannato Attilio Pacifico, l'avvocato
romano che avrebbe collaborato con l'ex ministro nella corruzione dei
giudici per le due vicende.
L'ex capo dei Gip romani Renato Squillante ha avuto 8 anni e 6 mesi (10
anni la richiesta), l'avv.Giovanni Acampora 5 anni e 6 mesi ma questa
condanna si riferisce solo al Lodo Mondadori perche' per Imi-Sir, in
abbreviato, aveva gia' avuto 6 anni di carcere. Condanne anche per figlio
e vedova del petroliere Nino Rovelli: Primarosa Battistella ha avuto 4
anni e mezzo, il figlio Felice Rovelli 6 anni. Anche per loro c'e' stata
una leggera riduzione rispetto alle richieste di Ilda Boccassini nella sua
requisitoria dell'ottobre scorso. Pesanti anche le pene accessorie: sono
previsti risarcimenti milionari per le parti civili Imi-San Paolo, Cir,
Imi-Sir ma anche per presidenza del Consiglio e ministero della Giustizia.
L'ex ministro e' anche stato interdetto per sempre dai pubblici uffici e
dichiarato incapace di contrattare con la pubblica amministrazione per
tutta la durata della pena. Cesare Previti, inoltre, per cinque anni non
potra' esercitare la professione forense cosi' come Pacifico e Acampora.
Previti, che si trovava nel suo studio romano -sotto al quale ignoti
automobilisti si sono messi a strombazzare- ha commentato la sentenza
definendola 'una persecuzione giudiziaria' mentre a Milano l'avvocato di
parte civile Giuliano Pisapia ha parlato di 'sentenza giusta, processo
ineccepibile'.
I legali dell'ex ministro Perroni e Sanmarco hanno detto che la sentenza
e' profondamente ingiusta 'perche' emessa da un giudice incompetente in
quanto la competenza a giudicare e' dell'autorita' giudiziaria di Perugia'
e che 'non ci fermeremo qui. Di fronte a un'ingiustizia si ha il dovere
morale di reagire perche' in Italia cose di questo genere non accadano
piu'. I pm Boccassini e Colombo, presenti in aula alla lettura della
sentenza, hanno evitato di fare qualsiasi commento.
PREVITI: E' UNA PERSECUZIONE GIUDIZIARIA ROMA - ''Hanno portato a
termine quello che si erano prefissi di fare. Quali altri commenti ? Qui
l' unica cosa che sussiste e' la persecuzione giudiziaria che ha raggiunto
il suo culmine''. Cosi' il primo commento dell' on. Cesare Previti alla
sentenza che lo ha condannato a 11 anni di reclusione nel processo Imi-Sir/Lodo.
''Per giungere a questa condanna - continua Previti - hanno commesso abusi
e omissioni, hanno costruito in laboratorio un teste falso, che e' stato
smentito in ogni sua delirante affermazione, hanno occultato prove a mio
favore, nascosto verbali a discarico, distrutto le prove delle loro
manipolazioni. E i giudici, come pubblici ministeri di complemento, hanno
scoperto tutto cio', calpestando sentenze della Cassazione e della corte
Costituzionale, ignorando ogni comportamento ai limiti del reato dei pm,
imprimendo all' intero processo una direzione che doveva portare solo a
questo verdetto. Un verdetto pronunciato, per giunta, da giudici che hanno
usurpato una competenza che, in modo chiaro e inequivocabile, non
appartiene a loro, con tanto di documenti che dimostrano non solo la
competenza di Perugia, ma anche come i pubblici ministeri, con l' avallo e
la complicita' dei giudici, abbiano nascosto tutti quegli atti che
avrebbero spostato il processo nella sua sede piu' ovvia e naturale''.
''E quindi - conclude Previti - confermo che mi sento un condannato
perche' il fatto non sussiste. Qui l' unica cosa che sussiste e' la
persecuzione giudiziaria che oggi ha raggiunto il suo culmine''.
BERLUSCONI SOLIDALE: 'RISOLVERE POLITICIZZAZIONE CERTA MAGISTRATURA'
- Il premier Berlusconi esprime solidarieta': si conferma la
persecuzione di Previti. Questa la sua dichiarazione: 'Gia' prima di
questa sentenza la persecuzione politico-giudiziaria nei confronti dell'on.
Previti era stata certificata da un voto del precedente Parlamento, a
maggioranza di sinistra. La condanna odierna non fa che confermare questa
persecuzione gia' resa evidente dalle vicende dell'inchiesta, delle
indagini preliminari e dall'intero processo. La politicizzazione di certa
magistratura, volta a condizionare la nostra vita politica, e' un problema
che dovra' essere risolto per il bene del Paese, delle sue istituzioni,
dei cittadini italiani. All'on. Previti va la solidarieta' mia personale e
di Forza Italia''.
STABILITI RISARCIMENTI MILIONARI PER CIR E IMI - Risarcimenti
milionari per Cir e Imi sono stati stabiliti dal Tribunale. Secondo i
giudici la Imi ha diritto ad un risarcimento di 516 milioni di euro, la
Cir ad un risarcimento di 380 milioni di euro.
IL MINISTRO CASTELLI,NON CAMBIA NULLA IN CAMPO POLITICO - ''Da un
punto di vista politico non cambia nulla. Per il resto nessun commento''.
Questa la prima reazione del ministro della Giustizia Roberto Castelli
alla sentenza di Milano nel processo Imi-Sir/Lodo Mondadori.
LA DIFESA: AVV.PERRONI, SI RICOMINCIA A COMBATTERE - ''Da domani
ricominciamo a combattere. Siamo ovviamente molto delusi ma domani si
ricomincia''. E' stata questa la prima reazione del difensore di Cesare
Previti, l'avv. Giorgio Perroni.
LA DIFESA: SAMMARCO, NON CI FERMEREMO QUI - Annuncia battaglia
Alessandro Sammarco, uno dei legali di Cesare Previti che, a pochi minuti
dalla sentenza di condanna, ha parlato con i giornalisti assiepati fuori
dallo studio romano del deputato di Forza Italia. ''Non ci fermeremo qui.
Di fronte a una ingiustizia si ha il dovere morale di reagire perche' in
Italia cose di queste genere non accadano piu'''. Sammarco preannuncia
ricorso in appello che pero', fa notare, potra' essere presentato solo
dopo che verranno depositate le motivazioni della sentenza. ''Ma spero che
prima si pronunci la Cassazione contro le ordinanze che hanno rigettato la
richiesta di ricusazione del tribunale di Milano''.
''E' un gravissimo errore giudiziario'' ma Cesare Previti ''si aspettava''
la sentenza di condanna. Cosi' Alessandro Sammarco, uno dei legali di
Previti nel processo Imi/Sir Lodo ha commentato il verdetto del Tribunale
di Milano. Mentre Cesare Previti afgfida ad un comunicato la reazione alla
sentenza, Sammarco scende nei dettagli. Parlando con i giornalisti che
attendevano da ore dinanzi allo studio romano del deputato di Forza
Italia. Secondo il legale, che fino all' ultimo si era detto fiducioso in
un assoluzione, ''in realta' sarebbe stato un assurdo sperare'' perche' ''
una riflessione razionale e fredda'' non poteva che portare a tale
conclusione. ''I giudici si erano infatti affezionati a questo processo''.
Secondo Sammarco e' stato condannato ''un innocente'', e ''anche se la
pena fosse stata di soli sei mesi, sarebbe stata comunque ingiusta perche'
- ha ribadito - l' ingiustizia sta nella dichiarazione di colpevolezza''.
LA PARTE CIVILE: AVV.PISAPIA, SENTENZA GIUSTA - ''Sentenza giusta,
processo ineccepibile. Con questa sentenza i giudici hanno confermato non
solo l'esattezza dell'impianto accusatorio ma anche la loro assoluta
serenita' di giudizio''. E' stato questo il commento, a caldo, dell'avv.Giuliano
Pisapia, legale di parte civile.
Nell'esprimere la sua soddisfazione, Giuliano Pisapia ha sottolineato
quanto questa sentenza ''abbia dimostrato che quella sul Lodo fosse frutto
di corruzione. Dunque, e' stato riconosciuto un risarcimento adeguato. Non
solo: questa sentenza dimostra l'imparzialita' del Tribunale di Milano, a
suo tempo decisa dalla Cassazione''.
Nello stesso tempo, il legale di parte civile ha tenuto a sottolineare
quanto ''non debbano ora esserci su questa sentenza strumentalizzazioni
politiche. Non mischiamo la giustizia con la politica''.
LA DIFFERENZA TRA SENTENZA E RICHIESTE - Questo il confronto fra la
sentenza emessa dal Tribunale e le richieste formulate nell'ottobre scorso
dal pm Ilda Boccassini al processo Imi-Sir/Lodo.
SENTENZA | RICHIESTA PM | |
Vittorio Metta | 13 anni | 13 anni e 6 mesi |
Cesare Previti | 11 anni | 13 anni |
Attilio Pacifico | 11 anni | 13 anni |
Renato Squillante | 8 anni e 6 mesi | 10 anni |
Felice Rovelli | 6 anni | 7 anni |
Giovanni Acampora | 5 anni e 6 mesi | 7 anni |
Primarosa Battistella | 4 anni e 6 mesi | 5 anni e 4 mesi |
Filippo Verde | assolto | 10 anni |
(Aggiornato il 30 Aprile 2003 ore 13:15)
CORTE APPELLO, NO A PREVITI SU RICUSAZIONE
MILANO 29 Apr - La quinta Corte
d'Appello di Milano ha rigettato, dichiarandola inammissibile, l'istanza
di ricusazione proposta da Cesare Previti nei confronti dei giudici della
quarta sezione penale del Tribunale davanti ai quali si celebra il
processo Imi-Sir/Lodo. Rigettata anche l'eccezione di nullita' sul parere
espresso dalla Procura generale sull'istanza stessa.
I difensori di Cesare Previti hanno annunciato che presenteranno subito un
ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte d'Appello di Milano.
''Tra poco - ha detto l'avv. Giorgio Perroni, uno dei difensori dell'ex
ministro - presenteremo il ricorso. A nostro giudizio, il Tribunale non
puo' andare a sentenza''. Gia' ieri, tra l'altro, la difesa di Previti
aveva presentato al collegio giudicante del Tribunale un'istanza di
sospensione del processo Imi-Sir/Lodo in attesa dell' esito del precedente
ricorso in Cassazione.
(Aggiornato il 29 Aprile 2003 ore 09:50)
DIFESA PREVITI PRESENTA ISTANZA RINVIO SENTENZA
MILANO 28 Apr - I difensori di Cesare
Previti hanno depositato stamani una istanza ai giudici della quarta
sezione penale affinche' rinviino la sentenza in attesa della decisione
della Cassazione sulla penultima istanza di ricusazione. La corte
d'appello di Milano aveva respinto quella istanza di ricusazione e la
difesa Previti aveva fatto ricorso in Cassazione.
I legali di Previti nell'istanza presentata ai giudici della quarta
sezione penale sostengono, in sostanza, che la camera di consiglio per la
sentenza non e' possibile in quanto la Corte di Cassazione deve ancora
esprimersi in merito al loro ricorso contro il rigetto da parte della
Corte d'Appello della penultima istanza di ricusazione. ''L'ordinanza di
mero rigetto della dichiarazione di ricusazione - scrivono i legali - non
e' esecutiva in quanto l' effetto della riattivazione dei poteri del
giudice ricusato non costituisce l'oggetto di un dispositivo che
l'ordinanza stessa non contiene ne potrebbe contenere''. ''Ne consegue -
hanno sottolineato i difensori - che la continuazione della attivita'
processuale da parte del giudice ricusato deriva direttamente dal disposto
normativo del comma 2 dell'articolo 37 cpp che attribuisce all'ordinanza
di rigetto della dichiarazione di ricusazione il valore di semplice
presupposto in fatto per la produzione dell'effetto giuridico considerato''.
Gli avvocati di Previti citano anche la Cassazione secondo la quale ''la
sospensione dell'attivita' processuale ha luogo come effetto indiretto
della richiesta dell'imputato''. I legali hanno anche sottolineato che le
sezioni unite della Cassazione hanno ritenuto che anche l'effetto della
continuazione dell' attivita' processuale sia soltanto indiretto rispetto
alla dichiarazione di ricusazione e alla decisione sulla stessa. I legali,
infine, chiedono la sospensione proprio perche' ''avverso l'ordinanza
della Corte d'Appello di rigetto della dichiarazione di ricusazione
dell'imputato e' stato regolarmente presentato ricorso in Cassazione e non
si e' verificata la situazione giuridica prevista nel comma 2
dell'articolo 37 cpp che consente al giudice ricusato la ripresa della
propria attivita' (nel caso di specie, l'inizio della deliberazione della
sentenza)''.
(Aggiornato il 28 Aprile 2003 ore 11:00)
RINVIATA UDIENZA AL 29 APRILE
MILANO 26 Apr - Il Tribunale di Milano
ha rinviato l'udienza del processo Imi-Sir/Lodo a martedi' 29 aprile alle
ore 15:00. Il presidente della quarta sezione del tribunale, Paolo Carfi',
ha fatto riferimento all'ultima ricusazione presentata stamani da Cesare
Previti e, verificando gli ''elementi diversi'', ha deciso il rinvio al 29
aprile. A quel punto il pm Ilda Boccassini ha fatto notare al presidente
che la Procura generale ha dato un parere negativo in quanto l'istanza di
ricusazione sarebbe stata presentata fuori tempo. Carfi', comunque, ha
replicato: ''La Corte d'Appello in teoria puo' decidere in altro modo'' e
ha ribadito la convocazione per il 29 aprile.
L'on. Cesare Previti questa mattina aveva presentato un'altra istanza di
ricusazione nei confronti dell'intero collegio della quarta sezione penale
del Tribunale che oggi ha fissato la camera di consiglio per la sentenza
del processo Imi-Sir/Lodo.
L'istanza, firmata da Cesare Previti, e' stata presentata alla cancelleria
della quinta sezione penale della Corte d'Appello di Milano. In essa
Previti sostiene che, da parte dei giudici della quarta sezione penale del
Tribunale, c'e' stata ''un'ulteriore grave manifestazione di malanino ed
inimicizia nei confronti del sottoscritto''. L'istanza, infatti, fa
riferimento alla decisione del collegio, il 16 aprile scorso, di
dichiarare chiuso il dibattimento. L'obiettivo sarebbe stato quello di
impedire all'imputato di rendere le dichiarazioni spontanee preannunciate
da tempo.
PREVITI; SONO INNOCENTE, NEGATO DIRITTO A ULTIMA PAROLA -''Ribadisco
di essere innocente e di essere un perseguitato''. Cosi' il deputato di
Forza Italia Cesare Previti ha cominciato la sua conferenza stampa in una
sala dell'albergo Nazionale, in piazza Montecitorio a Roma. L'imputato del
processo Imi-Sir/Lodo ha detto che il presidente della 4/a sezione del
Tribunale di Milano, Carfi', gli ha ''negato il diritto all'ultima parola
che viene concessa anche ai condannati a morte''. ''Sono un capro
espiatorio - ha aggiunto - una vittima sacrificale''.
(Aggiornato il 26 Aprile 2003 ore 12:30)
RESPINTA RICHIESTA SOSPENSIONE
MILANO 24 Apr - La Corte d'Appello di
Milano ha respinto nel merito la richiesta della difesa di Cesare Previti
di sospendere l'esecuzione dell'ordinanza con cui il 17 aprile scorso la
stessa Corte aveva rigettato l'istanza di ricusazione dell'intero collegio
del processo Imi-Sir/Lodo avanzata dal parlamentare imputato. Di
conseguenza, sabato 26 aprile si dovrebbe tenere l'udienza con camera di
consiglio.
La richiesta di sospensione e' stata respinta sia nel merito sia perche'
ritenuta inammissibile. ''A parere di questa Corte, l'istanza appare sia
inammissibile che infondata nel merito'': e' scritto infatti dai giudici
della Corte d'Appello nell'ordinanza, di poco piu' di tre pagine, con cui
hanno comunicato e motivato la loro decisione.
AVV. PERRONI, PREVITI SABATO NON SARA' IN AULA - ''Non credo che
sabato prossimo l'on. Cesare Previti sara' in aula per l'udienza in cui
sono previste la camera di consiglio e la sentenza''. Lo ha dichiarato
l'avvocato Giorgio Perroni uno dei difensori del deputato di Forza Italia
dopo la decisione della Corte d'Appello di Milano che ha rigettato
l'istanza di sospensione del processo in attesa della sentenza della Corte
di Cassazione. ''Tecnicamente Cesare Previti non potra' piu' fare
dichiarazioni spontanee - ha continuato il legale - dal momento che il
dibattimento e' stato dichiarato formalmente chiuso. A mio parere, per
Previti, sarebbe del tutto inutile venire in aula. Insomma siamo pronti
per essere impacchettati da una sentenza di condanna''.
(Aggiornato il 24 Aprile 2003 ore 12:40)
PG: no a sospensione processo
Milano 23 Apr - Il sostituto procuratore generale di Milano, Laura Bertole'
Viale, ha dato parere negativo all'istanza di sospensione del processo Imi-Sir
avanzata dalla difesa di Previti. Il no del procuratore generale e' stato
depositato questa mattina alla cancelleria della Corte d'Appello. Quest'ultima
decidera' probabilmente tra oggi e domani sulla richiesta di Previti.
(Aggiornato il 23 Aprile 2003 ore 10:20)
La difesa di Previti presenta nuovo ricorso
MILANO 22 APR - Depositato in Cassazione il ricorso di Previti contro il rigetto dell'istanza di ricusazione del tribunale dove si sta svolgendo il processo Imi-Sir/Lodo. La difesa di Previti ha quindi presentato alla quinta Corte d'Appello di Milano un'istanza per chiedere che sia sospesa l'emissione della sentenza al processo Imi-Sir/Lodo in attesa della decisione della Cassazione sul ricorso presentato stamani.
(Aggiornato il 22 Aprile 2003 ore 15:00)
SME - GIUDICI IN RITARDO, BERLUSCONI LASCIA
L'AULA
MILANO 18 Apr - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, visto il
ritardo nell'udienza, ha abbandonato il tribunale dichiarando: "parlerò la
prossima volta" 'Scortato' dai suoi difensori il presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi si era presentato questa mattina nell'aula del processo
Sme-Ariosto. Seduto nel primo banco dell'aula ha inutilmente atteso
l'avvio dell'udienza che, stando all'agenda dei lavori, sarà dedicata alle
richieste delle ultime prove necessarie al dibattimento. Infine, la
decisione di lasciare la sede processuale. Era la prima volta che il
premier si presentava ad una delle udienze del dibattimento. Nei giorni
scorsi i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Milano, dove
il procedimento è in corso, avevano negato a Berlusconi la possibilità di
rendere dichiarazioni spontanee a pa lazzo Chigi.
(Aggiornato il 18 Aprile 2003 ore 15:00)
RIGETTATA ISTANZA DI PREVITI
MILANO 17 Apr - I giudici della V Sezione della Corte d'appello del Tibunale
di Milano hanno rigettato l'istanza di ricusazione presentata da Cesare
Previti. La motivazione è formata da 16 pagine con cui i giudici entrano nel
merito della vicenda. Una copia della motivazione è stata ritirata
dall'avvocato Michele Saponara, uno dei difensori di Previti. "Prima di
diffondere il contenuto del provvedimento devo parlare con l'onorevole Previti"
ha detto Saponara. Con il rigetto della ricusazione sarà
possibile riprendere il processo il prossimo 26 aprile con le eventuali
dichiarazioni spontanee di Previti e l'entrata dei giudici in Camera di
consiglio per emettere la sentenza. Al momento non è possibile escludere nuove
iniziative di ricusazione da parte del collegio di difesa.
(Aggiornato il 17 Aprile 2003 ore 12:00)
GIUDICI REVOCANO INTERROGATORIO PREVITI
MILANO 05 Apr - I giudici della prima
sezione del tribunale di Milano hanno revocato il provvedimento con il
quale veniva ammesso l'interrogatorio di Cesare Previti, imputato nel
processo Sme. Il Tribunale ha anche respinto tutte le eccezioni sollevate
dai difensori. Pertanto il processo prosegue nel pomeriggio con
l'illustrazione delle richieste ex art. 507 del pm Ilda Boccassini.
Secondo i giudici, ''si e' gia' verificato'' che l'imputato ''senza valida
giustificazione non si e' presentato per rendere esame'', adducendo
motivazioni che ''non hanno valenza giuridica''. Per questo il tribunale
ha revocato l'interrogatorio di Previti, anche in base al principio della
''ragionevole durata del processo''.
Il pubblico ministero ha chiesto che si proceda con la discussione sulla
ammissione delle ultime prove. I difensori degli imputati hanno invece
avevano chiesto la revoca dell'ordinanza con cui ieri era stato stabilito
il rinvio a oggi in quanto, nell' udienza scorsa, ''la difesa Berlusconi
non era assolutamente rappresentata'' e non era stato nominato un avvocato
d'ufficio, come invece e' avvenuto oggi. In subordine, hanno chiesto la
nullita' dell'udienza di oggi. Ilda Boccassini si e' opposta alle
richieste dei difensori sostenendo che ieri ''non c'e' stata discussione
sul rinvio'' e, quindi, non era necessaria la presenza dei difensori del
premier.
(Aggiornato il 05 Aprile 2003 ore 14:20)
Imi-Sir, slitta la sentenza
Milano 31 Mar - Si decidera' il 15 aprile sull'istanza di ricusazione dei
giudici del processo Imi-Sir/Lodo Mondadori presentata dai legali di Cesare
Previti. Lo ha deciso la quinta sezione della Corte d'Appello. Slitta percio'
la sentenza che era prevista per il 2 aprile.
(Aggiornato il 31 Marzo 2003 ore 13:50)
PARERE PG: RICUSAZIONE, INAMMISSIBILE
MILANO 28 Mar - Inammissibile. Questo il
parere della procura generale di Milano, formulato dal sostituto Laura
Bertole' Viale, sulla istanza di ricusazione dei giudici della quarta
sezione penale del Tribunale proposta dall'on. Cesare Previti nel processo
Imi-Sir/Lodo.
Nelle tre cartelle di motivazione depositate stamani alla Cancelleria
della quinta Corte d'Appello - che contengono anche la proposta di
infliggere a Previti l'ammenda di 1.000 euro - si ricorda, tra l' altro,
''che il richiedente parla di 'inimicizia grave' che avrebbe determinato
comportamenti gravemente e macroscopicamente anomali da dare l' oggettiva
impressione di agire in assenza di serenita' e obiettivita' di giudizio''.
Ma secondo il sostituto pg Bertole' Viale nessuno di tali comportamenti e'
descritto nei particolari e nemmeno accennato per sommi capi. Di
conseguenza l' istanza deve considerarsi inammissibile. Nella motivazione
del parere della Procura Generale si sottolinea anche, in relazione alla
lagnanza relativa alla mancata acquisizione agli atti del processo di
documenti indicati dai difensori, che il Tribunale non aveva alcun obbligo
di acquisire tutta la documentazione indicata dalle parti.
E' stato aggiornato al 2 aprile il processo Imi-Sir/Lodo dopo l'istanza di
ricusazione depositata da Cesare Previti nei confronti del collegio
giudicante. L'atto e' stato depositato alla cancelleria della quinta Corte
d'Appello di Milano, prima dell'inizio dell'udienza finale del processo:
e' composto da cinque pagine, e' firmata dall'ex ministro, che si e' anche
recato personalmente in cancelleria.
''Inimicizia grave derivante dalla mancata applicazione in ordine al
precetto della Suprema Corte sulla competenza territoriale'': questo il
motivo principale della istanza.
(Aggiornato il 28 Marzo 2003 ore 09:20)
Previti ricusa giudici:grave inimicizia
Milano 27 mar - Nuova ricusazione per i giudici milanesi del processo Lodo
Mondadori-Imi Sir. A poche ore dalla camera di consiglio per la sentenza e
prima dell'inizio dell'udienza finale del processo,Previti,imputato per
corruzione in atti giudiziari,ha presentato alla Corte d'appello di Milano
la nuova istanza. 'Grave inimicizia derivante dalla mancata applicazione
in ordine al precetto della Cassazione sulla competenza territoriale'. E'
il motivo per il quale il parlamentare ha deciso di ricusare i giudici.Udienza
aggiornata al 2 aprile.
(Aggiornato il 27 Marzo 2003 ore 11:00)
Previti chiede, ma non ottiene la sospensione, prosegue il processo
Milano 24 Mar - Per il parlamentare, imputato al processo, bisognava attendere le motivazioni della Cassazione. La quarta sezione del Tribunale di Milano respinge l'istanza, così come la richiesta di acquisizione di documenti da parte dell'avvocato della difesa.
I giudici della quarta sezione del Tribunale penale di Milano hanno respinto l'istanza di sospensione del processo Imi-Sir presentata stamattina da Cesare Previti. Il presidente della Corte, Paolo Carfì, ha disposto che il processo vada avanti con l'arringa del secondo avvocato di Previti, Alessandro Sammarco. Non accolta nemmeno la richiesta di acquisizione di documenti collegati all'atteso deposito delle motivazioni del rigetto, da parte della Cassazione, della richiesta di spostamento del processo ad altra sede.
Si avvicina alla conclusione il processo Imi-Sir/Lodo, cominciato quasi tre anni fa e proseguito tra lunghi stop, imposti dall'istanza di rimessione ad altra sede, complicate questioni procedurali e scontri spesso aspri tra accusa e difesa. Oggi ancora un colpo di scena. L'onorevole Cesare Previti aveva infatti chiesto che il processo venisse nuovamente sospeso, in attesa del deposito delle motivazioni con le quali la Cassazione ha respinto l'istanza di rimessione ad altra sede dei processi milanesi.
Il parlamentare di Forza Italia, imputato nel processo, ha parlato di "singolarità della procedura seguita dalla Cassazione". I giudici della suprema corte, infatti, hanno comunicato la decisione sull'istanza di rimessione con, secondo Previti, "una informazione sommaria" e non, invece, con un provvedimento motivato. Questo avrebbe procurato, a detta di Previti, un "grave nocumento" alla difesa, in particolare rispetto alla richiesta, presentata da alcuni difensori, che il processo venisse trasferito a Perugia.
Oggi, davanti ai giudici della quarta sezione del Tribunale di Milano, prenderà la parola il secondo difensore di Cesare Previti, Alessandro Sammarco. Nell'udienza scorsa, l'altro legale del parlamentare di Forza Italia, Giorgio Perroni, aveva cercato di dimostrare come non esistano ''né prove, né indizi'' a carico di Previti nelle vicende Imi-Sir e Lodo Mondadori, sottolineando come, a suo avviso, in questo processo si sia verificata ''un'inversione dell'onere della prova''.
Secondo Perroni, infatti, l'accusa, a fonte della ''massa di prove'' dei difensori sull'estraneità dell'ex ministro della Difesa, avrebbe portato ''il nulla'' a supporto della presunta corruzione dei giudici romani che, secondo la Procura, sarebbero stati pagati per favorire la Sir di Nino Rovelli contro l'Imi e la Fininvest contro Carlo De Benedetti nella causa per il controllo della Mondadori.
(Aggiornato il 24 Marzo 2003 ore 11:00)
PROCESSO SME: PREVITI, CASSAZIONE RESPINGE RICUSAZIONE BRAMBILLA
Roma 5 feb - L'istanza di ricusazione presentata da Cesare Previti nei
confronti del giudice Guido Brambilla, componente del collegio del tribunale
di Milano, che sta conducendo il processo Sme, e' stata respinta dalla
Cassazione. A respingere la richiesta sono stati giudici della sesta sezione
penale del 'Palazzaccio'.
"Probabilmente la Cassazione - ha commentato l'avvocato Alessandro Sammarco,
difensore di Previti - ha ignorato l'anomalia dell'ipotesi tassativa di
ricusazione. Ma questo non significa che non si sia tenuto conto del vizio
processuale. L'istanza sara' ripresentata nel corso del giudizio".
(Aggiornato il 05 Febbraio 2003 ore 17:00)
Bossi, al voto se Berlusconi sara' condannato
'Non sono un mago ma per me non ci sara' condanna
ROMA 29 GEN - Umberto Bossi ritiene che qualora il presidente del Consiglio subisca una condanna nell'ambito del processo Sme, si debba andare 'subito alle elezioni'. Il ministro delle Riforme ha comunque aggiunto: 'non sono un mago, ma secondo me non ci sara' nessuna condanna, non c'e' motivo per condannarlo'. Secondo il leader del Carroccio il ricorso all'urna e' necessario perche', ha detto, 'se salta Berlusconi, chi mettiamo a Palazzo Chigi? Mettiamo un giudice a dirigere il Paese? Ci mettiamo chi ha preso voti'.
(Aggiornato il 29 Gennaio 2003 ore 15:20)
Berlusconi, in gioco i principi della Costituzione
Mi difendero' fino in fondo, rischi di persecuzione politica
ROMA 29 gen - 'Sono in gioco i principi della Costituzione': Berlusconi torna cosi', con accenti forti, sul tema della giustizia dopo la decisione di ieri della Cassazione. Prima di partire per Londra, dove incontrera' Blair, il premier ha denunciato i rischi di 'una persecuzione politica' ed ha annunciato che si difendera' 'fino in fondo'. Ritiene che siano in gioco anche i principi di divisione dei poteri ed accusa la magistratura di 'correnti politicizzate'. Ribadisce la certezza di 'non aver commesso reati'.
In una democrazia liberale magistratura non si autoassolve
'Il governo e' del popolo e di chi lo rappresenta' sostiene Berlusconi continuando a parlare di giustizia. E aggiunge: ''non e' di chi, avendo vinto un concorso ha indossato una toga e ha soltanto il compito di applicare la legge'. 'In una democrazia liberale - afferma il premier - la magistratura non si giudica da se' e non si autoassolve in ogni sede disciplinare, penale e civile cosi' come avviene oggi in Italia'. Rischio la persecuzione politica. Questo il commento del presidente del Consiglio alla decisione della Cassazione sui processi milanesi che lo vedono coinvolto.
(Aggiornato il 29 Gennaio 2003 ore 12:00)
RESTANO A MILANO I PROCESSI CONTRO BERLUSCONI
ROMA - Così si sono espressi ieri i giudici: non c'è alcuna situazione di
legittimo sospetto a Milano, e non c'è quindi ragione per spostare i
processi Imi-Sir, Lodo Modadori e Sme (che hanno come imputati anche
Previti e Berlusconi) ad un' altra sede giudiziaria. Cosi' si sono
espressi dopo oltre cinque ore di camera di consiglio i giudizi delle
sezioni unite della Cassazione. Secondo il tribunale la legge Cirami può
essere applicata anche ai processi di rimessione già pendenti; ma non non
in questo caso in quanto la Corte non ha ravvisato le condizioni
necessarie per farlo. In sostanza la Cassazione
«rigetta le richieste», scrive a penna sull'ultimo foglio del dispositivo
il presidente Marvulli, «e condanna i richiedenti in solido alle spese del
procedimento». Una decisione presa, secondo indiscrezioni, all'unanimità
dai nove membri del collegio giudicante. La sentenza fa riesplodere le
polemiche in parlamento: insorge il Polo: esultano i girotondini più cauto
il centrosinistra. I tre procedimenti giudiziari riprenderanno il loro
iter in aula quanto prima.
(Aggiornato il 29 Gennaio 2003 ore 10:00)
Commenti sulla decisione della Cassazione
ANM: riconosciuta serenità magistrati
"La decisione della Cassazione riconferma la serenità della magistratura milanese".E' il primo commento dell'Associazione Nazionale Magistrati.Martello,il vice presidente Anm,si augura poi che "i processi arrivino a conclusione senza dilazioni ulteriori". "La Cassazione ha confermato che nella sede giudiziaria di Milano non c'è nessun pericolo sotto il profilo di equilibrio e compostezza" aggiunge Martello secondo cui "nessuno ha mai avuto dubbi sulla serenità dei magistrati di Milano" che ha vissuto processi importanti.
Schifani: "E' una sentenza politica"
"Dire che è una sentenza politica è poco. Lo provano gli entusiasmi della
sinistra", dice Schifani (Fi). "Siamo curiosi di sapere se ci sia stata
unanimità" aggiunge Schifani, e precisa:"Ci rifiutiamo di credere che
tutti i componenti delle sezioni unite abbiano voluto avallare il
principio che vi sia imparzialità di giudizio in un ambiente come quello
di Milano dove il Procuratore generale urla'resistere,resistere,resistere'al
governo Berlusconi Saremo noi,con la Costituzione in mano, a dire 'siamo
pronti a resistere'".
An: Imi-Sir, scuse da detrattori Cirami
"Pur aspettandomi una decisione diversa, penso che ora, tutti quelli che
si stracciarono le vesti definendo la legge Cirami 'ad personam',
dovrebbero chiederci scusa...". Così La Russa (An) commenta la sentenza
della Cassazione che ha rigettato la richiesta di rimessione dei processi
Imi-Sir e Sme. "Questa decisione -aggiunge La Russapone fine una volta per
tutte a polemiche, offese, strumentalizzazioni che per mesi hanno
accompagnato la Cirami".
Nania capogruppo di AN su rai tre nel confronto con di Pietro,
ha dichiarato che, è una sentenza politica delle toghe rosse.
(Aggiornato il 28 Gennaio 2003 ore 20:00)
Decisione delle
sezioni unite della Cassazione
I processi Imi-Sir/Lodo Mondatori e Sme restano a Milano
Milano 28 gen - Dopo cinque ore di discussione, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno respinto le istanze di Berlusconi e Previti. La Cassazione ha rigettato la richiesta di rimessione dei processi Sme e Imi-Sir. Pertanto i processi potranno continuare a svolgersi a Milano.
Restano a Milano i processi Imi-Sir/Lodo Mondadori e Sme. Lo hanno deciso le sezioni unite della Corte di Cassazione, rigettatando "le richieste di rimessione e condannato i richiedenti", tra i quali il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il senatore di Forza Italia, Cesare Previsti, "in solido alle spese del procedimento".
I giudici della Suprema Corte hanno spiegato che i motivi di legittimo sospetto "sono configurabili quando si è in presenza di una grave ed oggettiva situazione locale, idonea a giustificare la rappresentazione di un concreto pericolo di non imparzialità del giudice, inteso questo come l'intero ufficio giudiziario della sede in cui si svolge il processo di merito".
(Aggiornato il 28 Gennaio 2003 ore 18:00)
Imi-Sir: il 27 gennaio in Cassazione
(Aggiornato il 26 Novembre 2002 ore 11:00 )
Il tribunale di Milano ha applicato il nuovo testo sul legittimo sospetto
Processo Imi-Sir, sospeso per legge Cirami
Rinviato l'udienza al 30
gennaio in attesa della sentenza della Corte di Cassazione
La quarta sezione penale del Tribunale di Milano, davanti al quale si sta celebrando il processo Imi-Sir/lodo Mondadori, ha deciso la sospensione del processo applicando la legge Cirami, in attesa che la Corte di Cassazione decida sulle istanze di rimissione presentate dai legali degli imputati, tra i quali Cesare Previti.
La Corte ha respinto le istanze del Pm Ilda Boccassini e delle parti civili che nella scorsa udienza avevano chiesto che il processo proseguisse e che non si applicasse la legge sul legittimo sospetto. La Corte ha rinviato il processo all'udienza del 30 gennaio 2003.
Il presidente Paolo Carfì ha sottolineato che se la decisione della Corte di Cassazione non fosse già stata presa entro quella data, il 30 gennaio del 2003 verrà fissata un'altra udienza, sempre in attesa della decisione della Suprema Corte.
Per uno dei legali di Previti, Giorgio Perroni, si è trattato di "un provvedimento doveroso" da parte del tribunale. "La legge è chiara - ha commentato il legale - e non poteva essere data un'interpretazione diversa rispetto a quella letterale".
(Aggiornato il 25 Novembre 2002 ore 14:30 )
Processo sospeso per la legge Cirami
Per norma su legittimo sospetto; riprendera' 30 gennaio
E' stato sospeso in attesa della decisione della Cassazione sulla remissione dei processi in altra sede. Lo ha deciso la quarta sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta dal giudice Carfi'. Una richiesta in tal senso era stata sollecitata venerdi' dai difensori di Previti, in base alla legge Cirami sul legittimo sospetto. Di tutt'altra opinione era il pm Boccassini. Il processo Imi-Sir/Lodo e' stato sospeso fino al 30 gennaio. Per uno dei legali di Previti si e' trattato di 'un provvedimento doveroso'. Intanto i giudici del Tribunale di Palermo hanno vietato, con un' ordinanza, l' ingresso ai giornalisti nell' aula dove domani si svolgera' la deposizione del presidente Berlusconi, nell' ambito del processo Dell' Utri.
(Aggiornato il 25 Novembre 2002 ore 10:30 )
Arrivati atti da Consulta
(Aggiornato il 22 Novembre 2002 ore 12:30 )
PER LA CONSULTA NON C'E' "LEGITTIMO SOSPETTO"
ROMA - La Corte costituzionale boccia le richeste
presentate dalla difesa di Silvio Berlusconi per quanto
concerne i processi Imi-Sir e Sme, attualmente in corso a
Milano. La decisione e' stata presa in quanto le
motivazioni sollevate dalle sezioni unite della Cassazione
in merito al legittimo sospetto (in base all'art. 45 del
Codice penale) non sono ammissibili dal punto di vista
costituzionale. Di fatto quindi la consulta non ha nemmeno
preso in considerazione la richiesta ed ha preferito non
esprimersi in merito al fatto che la Cassazione avesse
gia' accettato le motivazioni della difesa del presidente
del Consiglio prima dell'approvazione della legge Cirami.
L'ipotesi, posta in oggetto dagli avvocati di Berlusconi e
Previti, e' che la mancata previsione del "legittimo
sospetto" sia in aperto contrasto con quanto stabilito
dalla legge delega 81 del 1987, che prevede il dubbio
sull'imparzialita' dei giudici tra le cause di
trasferiment o di un processo. Ora gli atti relativi alla
questione torneranno in Cassazione, dove il giudizio sulla
rimessione ad altra sede dei processi Imi-Sir e Sme era
stato sospeso in attesa della decisione della Consulta.
(Aggiornato il 19 Novembre 2002 ore 10:50 )
I giudici rigettano la richiesta di sospensione avanzata dalle difese dopo l'entrata in vigore della legge Cirami
Imi-Sir, il processo non si ferma
I giudici del processo Imi-Sir hanno deciso di rigettare la richiesta di sospensione discrezionale formulata dalle difese sulla base dell'entrata in vigore della legge Cirami. I giudici nell'ordinanza spiegano che la Cassazione nel mandare gli atti alla Corte Costituzionale non aveva disposto la sospensione del processo.
Il presidente Paolo Carfì ha proposto ai difensori di depositare alcune memorie scritte in vista dell'udienza del prossimo 22 novembre, quando sarà valutata l'ipotesi della sospensione obbligatoria sempre alla luce dell'entrata in vigore della legge Cirami.
"Chiediamo la sospensione discrezionale del processo". Con in mano il testo pubblicato sulla gazzetta ufficiale della legge Cirami i difensori di Cesare Previti si sono presentati nell'aula del processo Lodo Mondandori-Imi Sir chiedendo al presidente Carfì di "applicare la legge".
Fin dall’inizio alla richiesta si è opposta il pm Ilda Boccassini: "Non ci sono i presupposti perché il processo si sospenda. La legge Cirami - fa osservare il magistrato - non si applica ai processi in corso. E comunque è stata la stessa corte di cassazione, inviando gli atti alla corte costituzionale a stabilire che questo processo non andava sospeso".
(Aggiornato il 08 Novembre 2002 ore 11:30 )
Imi-Sir,Lodo:respinta
richiesta Previti
Prosegue il processo Imi-Sir,Lodo Mondadori. I giudici della quarta sezione
penale del tribunale di Milano,infatti, hanno respinto la richiesta di
'sospensione discrezionale',in base alla legge Cirami,presentata dai legali di
Cesare Previti, alla quale si erano associati gli avvocati degli altri
difensori.
Imi-Sir,Lodo:difesa
chiede sospensione
I giudici del Tribunale di Milano sono riuniti in camera di consiglio per
decidere sulla richiesta di sospensione del processo Imi-Sir/Lodo Mondadori,
presentata dai difensori di Previti,dopo l'entrata in vigore della legge
Cirami sul legittimo sospetto. Il Pm Boccassini e i legali di parte civile si
sono opposti, sostenendo che non esistono i presupposti per il rinvio, dal
momento che la Cassazione, mandando gli atti alla Corte Costituzionale, non lo
aveva espressamente disposto.
(Aggiornato il 08 Novembre 2002 ore 10:50 )
Il Processo Sme, Ricorso a Strasburgo
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