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USA: NEL MIRINO LA SIRIA?  -  USA dopo l'Iraq a chi tocca?

USA: NEL MIRINO LA SIRIA?

Acnur: la Siria ha espulso 32 profughi di Tikrit: 23 sono bambini iracheni fuggiti dalla guerra

New York 23 aprile 2003 - I profughi, denuncia l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sono stati espulsi due giorni fa dal campo di el-Hol, nel nord-est della Siria: costretti a lasciare le tende e le baracche, hanno dovuto riattraversare il confine iracheno e rientrare sulla strada di Tikrit. Un segnale, forse, lanciato dal governo siriano a quello americano dopo le accuse di dare rifugio a dirigenti iracheni. Sul piano diplomatico, intanto, il segretario generale della Lega araba Amr Moussa spegne l'allarmismo sulla tensione fra Damasco e Washinton: la situazione attuale, spiega, è di "dialogo fra i due Paesi".
Espulsi - Lo scorso 13 aprile un'altra dozzina di sfollati iracheni di Tikrit era stata cacciata da el-Hol per "motivi di sicurezza". Un funzionario di Damasco che lavora per l'Alto Commissariato ONU, Abdelhamid el-Ouali, puntualizza: nello stesso campo profughi sono ospitati 128 rifugiati iracheni.

Dimenticati - "Siamo coscienti della comploessità della situazione - è il commento il direttore dell'agenzia delle Nazioni Unite, Ruud Lubbers - ma le norme internazionali fondamentali debbono essere osservate da tutti". L'Acnur inoltre ha manifestato profonda preoccupazione per la sorte di un migliaio di profughi iracheni ancora bloccati nella 'terra di nessuno' fra il confine dell'Iraq e della Giordania.

Moussa: nessuna crisi - Appena rientrato da una visita di due giorni in Siria e Giordania dove ha avuto colloqui con i responsabili dei due paesi, il segretario della Lega Araba Amr Mussa ha detto all'aeroporto del Cairo che "non c'è alcuna minaccia degli Stati Uniti contro la Siria". Il segretario di Stato americano Colin Powell andrà prossimamente in Siria e incontrerà il presidente Bashar El Assad e il ministro degli esteri Faruq El Sharaa.

(Aggiornato il 23 Aprile 2003 ore 09:00)

 

Segretario generale della Lega Araba a Damasco

Damasco 22 aprile 2003 - L'Iraq del dopo-Saddam e la crisi israelo-palestinese sono i temi al centro degli incontri previsti oggi a Damasco tra il segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa e il presidente siriano Bashar el Assad. La Siria è attualmente al centro di una intensa attività diplomatica.   
Domenica era in visita a Damasco il presidente egiziano, Hosni Mubarak, e ieri è stata la volta di Ana de Palacio, ministro degli esteri spagnolo. Ai primi di maggio potrebbe arrivare in Siria anche il Segretario di Stato americano, Colin Powell.

(Aggiornato il 22 Aprile 2003 ore 11:30)

 

Dopo l'Egitto anche la Spagna si propone come mediatore con la Siria

Damasco 21 aprile 2003 - Il ministro degli Esteri spagnolo, Ana Palacio, è arrivata la notte scorsa a Damasco dove oggi incontrerà il presidente Bachar Assad. I due affronteranno la questione irachena, ma parleranno anche del conflitto israelo-palestinese all'indomani della caduta del regime di Saddam Hussein, e dell'invio di aiuti umanitari dalla Spagna all'Iraq. All'incontro tra la signora Palacio e Assad parteciperà anche il ministro degli Esteri siriano, Farouk al Shara. Il capo della diplomazia spagnola manifestera' al governo siriano la necessità di riprendere il negoziato di pace in Medio Oriente e di dare il via alla fase della ricostruzione in Iraq. Ieri il presidente egiziano, Hosni Mubnarak, era arrivato a sorpresa in Siria per incontrare Assad, poche ore prima che il presidente Bush si dicesse "soddisfatto" per i segnali provenienti da Damasco, dopo giorni di schermaglie diplomatiche.

(Aggiornato il 21 Aprile 2003 ore 08:00)

 

BUSH SI E' CONVINTO, CHE SIRIA VUOLE COOPERARE

WASHINGTON 20 Apr - Il presidente americano George W. Bush e' convinto che la Siria, ''che avrebbe capito il messaggio'', ha l'intenzione di cooperare con gli Stati Uniti. Parlando alla base di Fort Hood, in Texas, Bush ha detto: ''ci sono alcuni segnali positivi. Stanno iniziando a capire il messaggio, cioe' che non devono dare asilo ad esponenti del partito Baath, ad esponenti di alto livello del governo iracheno''. Il presidente non ha ancora voluto dire che la guerra e' finita, affermando che tocchera' al generale Tommy Franks, responsabile delle operazioni militari in Iraq, deciderlo. ''La liberazione dell'Iraq rendera' il mondo piu' pacifico'', ha aggiunto Bush, che si e' detto ''per nulla preoccupato'' dalle manifestazioni anti-Usa in Iraq.
''Non sono preoccupato -ha spiegato l'inquilino della Casa Bianca-, la liberta' e' una bella cosa e quando le persone sono libere, esprimono le proprie opinioni. Non potevano farlo prima che noi arrivassimo, adesso possono farlo''. Bush ha poi aggiunto: ''ho sempre detto che la democrazia sarebbe stata difficile, non e' facile passare dalla schiavitu' alla liberta'. Ma tutti potranno esprimere le loro opinioni e ne siamo felici''.

(Aggiornato il 20 Aprile 2003 ore 18:40)

 

Siria rifiuta Iracheni senza visto

Damasco 20 Apr - La Siria ha vietato l'ingresso sul suo territorio agli Iracheni sprovvisti di apposito visto. L'hanno reso noto fonti delle autorita' aeroportuali. Prima del provvedimento. gia' entrato in vigore, gli Iracheni ottenevano direttamente il visto in aeroporto o ai posti di frontiera. La decisione delle autorita' di Damasco e' considerata dagli osservatori come un gesto conciliatorio verso gli Usa in vista della annunciata visita a Damasco del Segretario di stato Colin Powell.

(Aggiornato il 20 Aprile 2003 ore 03:30)

 

POWELL SULLA VIA DI DAMASCO

WASHINGTON 17 Apr - Il segretario di Stato americano, Colin Powell, ha reso noto che gli Stati Uniti hanno dato il via a "vigorosi colloqui diplomatici" con la Siria e che lui stesso intende andare nella capitale Damasco per incontrare il presidente Bashar Assad. "La Siria non deve diventare un rifugio per gli ex funzionari del governo iracheno che sono riusciti a fuggire e attraversare la frontiera nel pieno dell'operazione Iraqi Freedom", ha detto Powell nel corso di un'intervista alla Associated Press Television News, sottolineando che il governo siriano deve espellere tutti gli ex leader del regime di Saddam Hussein. Il segretario di Stato ha spiegato che "numerosi messaggi sono stati scambiati tra Washington e Damasco attraverso l'ambasciatore americano Theodore Kattouf, e la diplomazia di Gran Bretagna, Francia e Spagna". Powell ha infatt i detto di aver già avuto un colloquio col Ministro degli Esteri spagnolo, Ana de Palacio, che andra' in Siria proprio questo fine
settimana.

(Aggiornato il 17 Aprile 2003 ore 12:00)

 

Powell: "Nessun piano contro la Siria. Vogliamo un Medio Oriente democratico e con uno Stato palestinese"

Washington 15 aprile 2003 - "Spero che questo sistema politico venga adotatto da sempre più Paesi in questa parte del mondo. Non c'è ragione perché in Medio Oriente non debba esserci democrazia". Il segretario di Stato americano Colin Powell si presenta ai giornalisti con il sorriso dei vincitori, anche se, precisa, la guerra non è ancora finita: "L'Iraq non appoggerà più il terrorismo - spiega - Da oggi inizia una nuova fase" nella Regione più instabile del pianeta. "Gli USA - aggiunge - non hanno nessun piano di attacco contro la Siria, l'Iran o altre nazioni".
"Non siamo i poliziotti del mondo - ha detto Powell - Abbiamo abbattuto i talebani in Afghanistan, evitato il peggio in Kosovo, avviato l'operazione Iraqi freedom con altri che la pensano come noi, perché era necessario. Lasceremo questi Paesi in una situazione migliore di quella in cui li abbiamo trovati, come abbiamo fatto negli ultimi 60 anni". 
La questione siriana - "Vorremo vedere una Regione senza armi di distruzione di massa - ha proseguito Powell alludendo al recente attrito con Damasco e all'intero assetto medio orientale - Se riusciamo a compire progressi nel processo di pace che porta alla creazione di uno Stato palestinese che viva in pace a fianco di uno Stato ebraico e a trovare una soluzione che comprenda anche Libano e Siria, allora molti pezzi andranno al posto giusto. Ma prima la Regione dovrebbe essere svuotata da armi di distruzione di massa".
I rapporti con Ankara - "Siamo rimasti molto male quando il Parlamento turco non è stato in grado di rispondere alla nostra richiesta - ha ammesso Powell - ma le nostre relazioni con la Turchia sono solide e forti, i nostri aiuti saranno utlizzati per riavviare l'economia turca".

Corea del Nord - "E' un problema non solo fra noi e Corea, ma anche fra Corea e i suoi vicini - ha ribadito Powell - Dunque vogliamo una soluzione attraverso i nostri canali diplomatici, su base multilaterale".

(Aggiornato il 15 Aprile 2003 ore 18:10)

 

CRESCE LA TENSIONE FRA USA E SIRIA

WASHINGTON 15 Apr - La Casa Bianca sta prendendo in esame la possibilità di colpire Damasco con "misure diplomatiche, economiche o di altra natura", dopo le accuse di aver dato rifugio ad ex esponenti del regime iracheno e avere in corso lo sviluppo di armi chimiche. Il presidente George W. Bush e i membri dell'amministrazione non hanno detto esplicitamente di avere in mente un'azione militare contro la Siria, ma ci sono andati vicino ieri. Anche il segretario di Stato Colin Powell, in genere visto come un moderato, ha usato espressioni molto dure. Alla luce della nuova situazione politica creatasi in Medio Oriente dopo il crollo di Saddam Hussein, ha detto, i siriani "dovrebbero modificare le loro azioni e il loro
comportamento". E, con loro, dovrebbero farlo anche altre nazioni mediorientali. "Per quanto riguarda la Siria", ha detto esplicitame nte Powell, "è ovvio che esamineremo possibili misure diplomatiche, economiche o di altra natura, se andremo avanti".

(Aggiornato il 15 Aprile 2003 ore 08:30)

 

The Guardian: Siria, Bush avrebbe messo il veto ai piani di guerra del Pentagono

Londra 15 aprile 2003 - Nonostante i toni durissimi contro Damasco usati in questi giorni da Bush e da Colin Powell, in realtà il presidente avrebbe esplicitamente opposto il suo veto alla messa a punto di un piano di guerra contro la Siria che il Pentagono aveva già ordinato di avviare.
Il Guardian di Londra rivela che la Casa Bianca ha "escluso in forma privata" ogni ipotesi di guerra contro la Siria subito dopo il successo militare in Iraq. Bush quindi "ha bloccato la messa a punto di un piano preliminare in tale senso voluta dal Pentagono".
Il Guardian rivela così che il ministro della difesa Usa Rumsfeld ha ordinato nelle scorse settimane ai suoi generali di preparare un piano preliminare di invasione della Siria da prendere in considerazione dopo la caduta di Baghdad.
Parallelamente, Rumsfeld avrebbe incaricato i suoi consiglieri politici, Douth Feith e William Luti, di preparare un testo che elencasse i principali argomenti capaci di giustificare l'offensiva: i legami con i gruppi terroristi, i presunti programmi di riarmo e la presenza di armi chimiche, la fornitura di armi a Saddam Hussein. il testo di Feith e Luti sarebbe stato presentato alla Casa Bianca per convincere Bush a a fare questo nuovo passo: la guerra alla Siria.
Ma Bush, che il prossimo anno andrà alle elezioni con due cantieri aperti di primo rilievo come l'Afghanistan e l'Iraq, non avrebbe in realtà intenzione di imbarcarsi in una nuova avventura, rivelano fonti Usa al Guardian.
Esplicitamente - dicono queste fonti - Bush avrebbe "troncato" tutte le discussioni in corso tra i suoi consiglieri sull'opportunità di estendere la guerra al terrore anche alla Siria.
Un diplomatico di Washington citato sempre dal Guardian spiega quindi: non c'e' alcun segno di azione militare all'orizzonte. Almeno per la "Casa Bianca su questo non si discute... chiunque viva con i piedi per terra sa che non c'è niente di concreto. Sono solo voci".
L'amministrazione Bush sembra quindi divisa sulla questione siriana e la novita', questa volta, è che il presidente preferisce schierarsi con le colombe e prendere tempo. Resta il fatto che le pressioni su Damasco restano alte e la minaccia di sanzioni ventilata ieri da Powell lascia chiaramente intendere che Washington non abbassa comunque la guardia nei confronti di Bashar Assad e del suo governo.
Quanto ai britannici, Blair e Straw hanno sinora cercato di ridimensionare il problema e abbassare la tensione. Leggermente diversa la posizione del ministro della difesa Hoon.
Ieri Hoon ha citato un documento governativo presentato in parlamento nel febbraio scorso. nel testo si sollevavano pesanti interrogativi sui programmi militari della Siria. La Siria sarebbe stato uno dei cinque paesi che cercavano di ottenere missili balistici a lungo raggio (gli altri paesi citati erano Corea del Nord, Iran, Iraq e Libia).

(Aggiornato il 15 Aprile 2003 ore 08:10)

 

Le accuse americane alla Siria preoccupano Kofi Annan

New York 15 aprile 2003 - Si fanno sempre più difficili i rapporti tra Stati Uniti e Siria. Washington è tornata  ad accusare Damasco di possedere armi chimiche e di proteggere uomini dell'ex regime iracheno. Gli Stati Uniti minacciano il ricorso alle sanzioni contro uno stato che definiscono" terrorista". Ma la Siria respinge le accuse e si dice pronta ad accettare ispezioni.  Le critiche degli Stati Uniti alla Siria, accompagnate dalla minaccia di sanzioni, stanno suscitando un'andata di reazioni negative, accompagnata dal timore di un nuovo sussulto di tensione in Medio Oriente.   
Le accuse degli Stati Uniti
 - L'Amministrazione di Washington rimprovera al governo di Damasco di dare ospitalità e copertura a membri del regime di Saddam Hussein; di avere fornito, durante la guerra, materiale bellico e uomini in armi all'Iraq; di disporre di armi di distruzione di massa bio-chimiche e di finanziare e proteggere il terrorismo internazionale. Gli Stati Uniti chiedono "cooperazione" alla Siria, lasciano planare la minaccia di sanzioni, ma non ipotizzano azioni militari. La Gran Bretagna, principale alleata Usa nella guerra in Iraq, non condivide la posizione americana.   
Le reazioni - La Francia critica. Il Canada pensa che Washington dovrebbe portare le accuse contro Damasco al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, cui spetta valutare la situazione ed eventualmente adottare una risoluzione. 
Il premier britannico Tony Blair, parlando ieri alla Camera dei Comuni, ha negato che ci sia un progetto di invasione della Siria. Sulla stessa linea anche  il ministro degli Esteri britannico,  Jack Straw, che  ha evitato di far propria la definizione della Siria come "Stato canaglia", usata ieri dalla Casa bianca
La preoccupazione di Kofi Annan - E' sulla stessa linea Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, preoccupato che l'ondata di attacchi degli Stati Uniti alla Siria possa ulteriormente destabilizzare il Medio Oriente dopo lo 'choc' della guerra in Iraq non ancora conclusasi. 
Le preoccupazioni di Annan, in viaggio per l'Europa, dove parteciperà al Vertice dell'Ue ad Atene, sono state espresse da un portavoce del Palazzo di Vetro a New York: c'è il timore che "le recenti dichiarazioni contro la Siria provochino un'ulteriore destabilizzazione di una regione già duramente colpita dal conflitto in Iraq". Annan "ribadisce con forza il punto di vista che ogni pretesa minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali debba essere trattate in conformità con la Carta dell'Onu" e, quindi, nell'ambito delle Nazioni Unite.

(Aggiornato il 15 Aprile 2003 ore 07:50)

 

Powell: "La Siria non dia asilo a criminali di guerra. E non appoggi più terroristi"

Kuwait City 14 aprile 2003 - Appare al fianco dell'alleato più sicuro nel Golfo, il segretario di Stato americano. Ma più che a Sabah al Ahmad al Sabah, ministro degli Esteri kuwaitiano, Powell si rivolge a Damasco e rinnova le pressioni della Casa Bianca: "Ci sono potenziali criminali di guerra che possono passare il confine, ma il punto fondamentale è che questi 55 ricercati, accusati per detenzione di armi di sterminio e parte della leadreship irachena... - spiega Powell - A questi non deve essere offerto rifugio".
"La Siria deve rivedere il suo comportamento anche e soprattutto in termini di appoggio ad attività terroristica", aggiunge il segretario di Stato, spiegando che nel dopo Saddam gli USA manterranno un ruolo predominante.

(Aggiornato il 14 Aprile 2003 ore 16:30)

 

Siria pronta ad accettare ispezioni su armi chimiche. Solana agli Usa: massima cautela

Lussemburgo 14 aprile 2003 - La Siria è pronta ad accettare ispezioni per accertare la eventuale presenza di armi chimiche sul proprio territorio. Lo ha detto oggi la portavoce del ministero degli esteri a Damasco, Buthaina Shabaan. 
Solana invita alla cautela - Dopo il ministro degli esteri Jack Straw, anche il rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Javier Solana invita gli Usa alla massima cautela sul possibile allargamento del conflitto alla Siria, come minacciato dai vertici americani. Solana si è detto preoccupato per la crescente tensione in Medio oriente dopo l'avvertimento lanciato dagli Stati Uniti alla Siria in merito ad un possibile aiuto ai leader iracheni in fuga dopo la caduta di Saddam. Solana, nel corso del meeting dei ministri degli Esteri dell'Unione europea, ha invitato gli Usa ad "abbassare i toni" con la Siria ritenendo che "in un momento così difficile è più utile raffreddare la situazione. "La regione sta andando verso un processo davvero difficile: penso che sarebbe meglio fare dichiarazioni costruttive, per cercare di calmare la situazione" ha affermato.

(Aggiornato il 14 Aprile 2003 ore 11:30)

 

Straw frena: Siria non è la prossima della lista e non è certo che abbia armi chimiche

Londra 14 aprile 2003 - Gli Stati Uniti continuano a lanciare minacce a Damasco, ma il ministro degli esteri inglese Jack Straw frena: la Siria non è "la prossima sulla lista" ma deve dare delle risposte, ha dichiarato in
visita nel Bahrain.

Intervista Bbc - In un'intervista alla bbc Straw, che compie oggi una missione nei paesi del Golfo, ha detto che "quello che è importante è che la Siria cooperi pienamente sugli interrogativi che sono stati sollevati a proposito di alcuni fuggitivi dall'Iraq che potrebbero essere andati in Siria e su altre questioni quali lo sviluppo di qualsiasi tipo di programmi chimici e biologici illegali o illegittimi".

Armi chimiche? - Alla domanda se la Siria stia sviluppando questo armi, Straw ha detto: "La risposta è che non sono sicuro e per questo è necessario sederci e parlare con loro di questo".

(Aggiornato il 14 Aprile 2003 ore 09:50)

 

Siria ribatte a minacce Usa: ci saranno conseguenze per Israele nel caso di un attacco americano

Damasco 14 aprile 2003 - Gli Usa mettono in guardia la Siria, Damasco mette in guardia Tel Aviv. Il ministro degli Esteri, Farouk a-Shara, ha detto che ci sarebbero conseguenze negative anche per Israele, nel caso di un attacco statunitense contro la Siria. Lo scrive questa mattina la versione online del quotidiano israeliano Haaretz. Shara ha anche respinto le asserzioni secondo cui la Siria avrebbe dato rifugio a dei dirigenti del regime iracheno, aggiungendo che gli ''americani sono consapevoli che si tratta di accuse senza alcun fondamento''.

Colpa d'Israele - Il capo della diplomazia siriana ha detto che Damasco non prende le ''minacce'' americane sul serio, siccome ''non riflettano il sentimento predominante negli Usa''. Le accuse americane contro la Sira sarebbero dovute alla falsa informazione fornita da Israele, secondo il ministro siriano. I commenti di Shara sono arrivati in risposta al monito lanciato ieri del Presidente Bush alla Siria, circa la presenza nel Paese di ordigni chimici e collaboratori di Saddam Hussein, fuggiti dall'Iraq.

(Aggiornato il 14 Aprile 2003 ore 09:15)

 

BUSH AVVERTE LA SIRIA: COOPERA O TOCCA A TE

Washington 14 aprile 2003 - Il presidente americano ha rivolto un nuovo avvertimento a Damasco, dopo quelli degli ultimi giorni rivolti dal segretario di stato Powell e dal segretario alla difesa Donald Rumsfeld. ''L'ho gia' detto e lo ripeto - ha detto Bush - La Siria non deve offrire protezione ad elementi del regime di Saddam Hussein''. Gli Stati Uniti, ha aggiunto il presidente, hanno motivo di ritenere che vi siano in Siria armi chimiche e che si aspettano cooperazione anche su questo.

(Aggiornato il 14 Aprile 2003 ore 01:30)

 

De Villepin: basta guerra di parole tra Usa e Siria. Observer rivela: prossimo obiettivo Damasco

Washington 13 aprile 2003 - Dopo l'Iraq, toccherà alla Siria. Un ritornello ripetuto da giorni e contro il quale c'è oggi una decisa presa di posizione della Francia. In una visita-lampo a Damasco, il ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin ha chiesto che abbia fine quella che ha definito la 'guerra di parole' ingaggiata da Usa e Siria a proposito della guerra sul campo in Iraq, alla quale le autorità siriane si sono sempre opposte strenuamente.

Cautela diplomatica - Mentre però il pari grado Farouq al-Shara ribatteva colpo su colpo alle accuse di connivenza con il vecchio regime di Saddam Hussein pronunciate dagli Stati Uniti, de Villepin ha evitato di entrare nel merito e di esprimere un qualunque appoggio esplicito ai suoi ospiti, onde evitare che si inasprisca ulteriormente l'acceso confronto con Washington, apertosi alla vigilia del conflitto. "Questo è il momento di dare mostra di responsabilità, non di polemizzare", ha tagliato corto il capo della diplomazia francese. Senza grandi risultati, poiché al-Shara ha insistito nel replicare agli americani.

Observer: prossima tappa Damasco - La prossima fase della "guerra al terrore" statunitense potrebbe riguardare le milizie sciite filosiriane di Hezbollah, il che potrebbe implicare un intervento militare contro il regime di Damasco, guidato da Bashir Assad. Come spiega il quotidiano britannico The Observer, l'iniziativa farebbe parte del pacchetto di misure adottate dagli Stati Uniti per persuadere Israele ad appoggiare la nuova "tabella di marcia" per la pace.

Obiettivo: indebolire Hezbollah - La tattica americana di indebolire Hezbollah, considerate un gruppo terroristico dal Dipartimento di Stato, colpendo la Siria è emersa nel corso di alcuni recenti colloqui fra esponenti dell'Amministrazione Bush e diplomatici israeliani, tenuti a Washington. Damasco, insieme all'Iran, finanzia ed arma le milizie, di stanza nel Libano meridionale. Inoltre, secondo fonti dei servizi segreti statunitensi Damasco avrebbe non  solo dato rifugio ad alti dirigenti del regime iracheno, ma custodirebbe anche delle armi di distruzione di massa spostate da Baghdad all'inizio delle ispezioni delle Nazioni Unite.

(Aggiornato il 13 Aprile 2003 ore 07:30)

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Ultimo aggiornamento: 01-01-04.

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