ENNESIMO INCIDENTE MORTALE SUL LAVORO

 

Ad Ardea ancora un giovane morto sul posto di lavoro, proprio mentre gli edili scioperano per più tutele e sicurezza. Il 28 giugno scorso gli edili, unitariamente, hanno scioperato per 8 ore nel Lazio per rimettere al centro della discussione la sicurezza e la tutela dei lavoratori. Proprio mentre i manifestanti si riunivano sotto il Colosseo, un ragazzo tunisino di 31 anni, Ahmed Bahami, di 31 anni, in Italia con regolare permesso di soggiorno, rimaneva folgorato, mentre saldava ad Ardea, in uno stabilimento di recupero rottami ferrosi, in via delle Camomille, presso la società CAM3000, che aveva ottenuto un appalto all’interno di un’altra azienda, la RCM2000.

Ivana Galli (CGIL): “Non possiamo far finta di niente, i controlli non sono sufficienti, i lavoratori sono trattati come nuovi schiavi ed aumentano ogni anno morti e incidenti”.
La stessa CAM3000, la settimana prima, era stata teatro di un altro incidente che l’aveva fatta porre sotto sequestro dagli ispettori della Asl RMH: un altro ragazzo tunisino, infatti, cugino del ragazzo poi morto, aveva avuto un braccio staccato di netto sotto un nastro trasportatore.
Il magistrato aveva disposto il parziale dissequestro per consentire all’azienda di mettersi in regola e la morte è avvenuta proprio in questo frangente.

“Ad aziende come queste – afferma Ivana Galli, segretaria della Cgil Pomezia, Castelli, Subiaco, Colleferro – deve essere revocata la licenza e devono essere chiuse subito. Io le chiamo “aziende-killer”, perché non si preoccupano minimamente di chi lavora. Nel nostro territorio sono diverse e la Cgil le ha sempre denunciate, ma bisogna prevenire, perché piangere poi su queste morti non serve a tutelare chi rimane. La verità – continua la Galli – è che i lavoratori stranieri sono i nuovi schiavi. Le aziende vincono gli appalti al maggior ribasso e poi da qualche parte i soldi devono recuperarli, quindi assumono questi ragazzi che spesso non parlano neanche italiano, non fanno loro nessun corso di formazione e di utilizzo dei macchinari, come invece prevede la legge 626, e li fanno lavorare anche per 20 euro al giorno. L’esempio della CAM3000 è lampante: nella prima visita degli ispettori della ASL RMH già era stata contestata la mancata formazione dei dipendenti, ma non è bastato per salvare la vita del ragazzo”.

Ogni giorno, nei Castelli Romani e sul litorale, centinaia di stranieri si affollano in piazze prestabilite, all’alba, ad aspettare il ‘caporale’ che li sceglie per portarli a lavorare e in questi ambiti tutele e sicurezza sono parole inesistenti.
“In tutto il litorale la Asl RMH ha solo 4 ispettori – dichiara la Galli – che certo non possono portare avanti l’azione di prevenzione e controllo di un territorio così vasto e industrializzato. Serve un tavolo comune di coordinamento tra ispettori della Asl, i magitrati e l’ispettorato del lavoro, solo così si può pensare di rimettere sicurezza e legalità al centro delle priorità del territorio. Un esempio di interazione riuscita è quello che Cgil, Cisl e Uil – conclude la Galli – hanno messo in atto con il Comune di Ardea per formare un tavolo per riportare la cultura della prevenzione e della legalità nella città. Il lavoro da fare è enorme, ma almeno abbiamo cominciato. Mi auguro che altri Comuni prendano spunto da questa iniziativa e si inizi un percorso concreto che vada a tutela dei lavoratori e dei cittadini, perché, non dimentichiamolo, incidenti e morti sul lavoro sono un costo altissimo per l’intera comunità!”.

(Aggiornato il 30 Giugno 2005 ore 10:00)
 

UN ALTRO MORTO SUL LAVORO NELL'EDILIZIA

 

INCIDENTI SUL LAVORO: SEQUESTRATA LA RCM

 

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Ultimo aggiornamento: 10-07-05.

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