La resistenza di Stilo. 

Nel clima  suscitato da queste nuove idee, che avevano acceso nel popolo la tensione verso grandi ispirazioni, si colloca questo episodio paesano in cui rifulge un comportamento caratterizzato da una grande passione civile ,tipico di una popolazione consapevole e coraggiosa che strenuamente difende la propria libertà, opponendosi al sopruso ed alla prepotenza del feudatario con gli argomenti della ragione ed il metodo democratico: bellissimo esempio di vita civile degno di essere additato all’ammirazione dei posteri

La città, che aveva il riconoscimento di città demaniale  e quindi si reggeva come “Universitas”, sottratta cioè al potere del feudatario del luogo, intendeva mantenere questo suo status,contro le mene, l’arroganza e le minacce messe in atto dal signore del contado, che pretendeva incondizionatamente sottomissione ed obbedienza. IL contrasto, che ne è seguito, diede luogo ad un’aspra e lunga  vertenza , che già iniziata nel lontano 1466, raggiunse il massimo dell’esasperazione, negli anni 1640-1673 quando alla guida del potente casato dei Culchebert era subentrato Loise, un cadetto di famiglia ,il quale intese risolvere con la forza  una questione che si trascinava  da tempo.Una riaffermazione del proprio incondizionato dominio, che trova però una ostinata ed eroica resistenza da parte della popolazione, ormai adusa da molti anni ad amministrare democraticamente  il proprio comune  che non intendeva cedere al ricatto ed alle intimidazioni.

Per difendere la loro libertà,e sottrarsi al dominio odioso del signore locale, che in quel frangente era Loise Culchebrech, conte di Arena, compiono uno sforzo disperato per respingere le pretese del feudatario che, da parte sua , non esitò a ricorrere alle delazioni ed agli odiosi strumenti  di pressione psicologica,.Questi, ostinandosi nel suo proposito e visto inutile ogni altro mezzo di persuasione per fiaccare la volontà popolare, non si fa scrupolo di impiegare i metodi della violenza più brutale, violando le case, incarcerando i cittadini più in vista e che erano gli animatori di quel moto di resistenza, una offensiva che culmina con l’assalto a sorpresa della città durante la notte . Era la notte del 1 febb. 1648, quando avviene l’attacco ad opera  di 300 uomini armati, gente di mala vita, al soldo del marchese di Arena, i quali, mettendo a ferro e fuoco la città, non esitano ad incendiare le  case, rapire le fanciulle, che sorprese nel sonno e nel trambusto non riescono a fuggire, uccidere quanti uomini  capitano nelle loro mani.

La notte degli incendi  e le stragi attuati con crudeltà poterono distruggere le case, ma non annientare la volontà dei cittadini, che rimasero fermi nel proposito di continuare ad oltranza la difesa dei loro diritti.
Ma il più significativo episodio di questa vicenda è la convocazione, al suono delle campane, del parlamento cittadino, per decidere circa una nuova emergenza che si era intanto profilata.

Avvenne che, essendo scaduto in quell’anno il tempo del regio demanio occorreva mettere a disposizione la somma corrispondente, da versare alla corte regia per il rinnovo della concessione, il cui ammontare però non era alla portata della comunità.Approfittando di tale ritardo la concessione ,rimasta disponibile,  stava per essere comprata dal feudatario , che aveva mandato per tempo suoi agenti a Napoli incaricati della operazione. Quando venne ventilato questo pericolo, unanime fu la deliberazione di aprire una sottoscrizione volontaria; tutti ad alta voce proclamarono: “nci levamu lu pani de la bocca de    nostri figli per pagare la nostra libertà”.

Una pagina gloriosa della nostra storia patria!

Le Due Calabrie.

Quando si parla di questa dualità non s’intende indicare una semplice pluralità di circoscrizioni amministrative, ma qualcosa di più sostanziale che ha attinenza con le due identità politiche , culturali e religiose della regione. In conseguenza di ciò emergevano due aree geografiche  la cui linea di demarcazione  idealmente correva lungo l’istmo di Catanzaro, tra il Golfo di S, Eufemia e quello di Squillace , della quali l’una presentava  prevalente carattere greco ; l’altra invece latino.

La storia più bella e gloriosa della regione si sviluppa lungo queste due linee portanti.

Tutti gli avvenimenti più importanti risentono di questa situazione di fondo.

Anche seguendo l’espansione, a suo tempo,  del monachesimo di rito latino, ci accorgiamo che questo  movimento si arresta lungo questa linea di demarcazione, trovando resistenza nei territori più a sud, dove  da più lunga data risulta attestato il monachesimo basiliano. 

Fin dai tempi più antichi, questa realtà appare evidente, tanto da ispirare la politica di Gerone, tiranno di Siracusa  che addirittura progetta di rendere definitiva questa spaccatura e tagliare in due la regione , con la costruzione di un grande muro di divisione.
E’ questa un’idea ricorrente che si ripropone nella varie epoche , segno che è una costante della realtà calabrese.

Infatti notiamo che si ripresenta all’epoca romana,quando viene realizzata  durante le guerre servili, una colossale opera di sbarramento nel tentativo di bloccare  a sud .le truppe ribelli dei gladiatori guidati da Spartaco.

Nel 1400 viene presa in esame  dal Governo Aragonese , sotto forma di esigenza  della creazione  di due separate circoscrizioni amministrative : denominate: Calabria  Ultra e Calabria Citra, che vengono delineate prendendo come punto di riferimento  quella tradizionale linea di demarcazione.

Alla scoperta del Mercurion 

Si tratta di una antica regione monastica, gravitante intorno alle montagne di Seminara, chiamata “ Mercurion”, che fu centro  pulsante di vita religiosa e culturale.

All’epoca, divenne talmente ricca di famosi monasteri , centri a loro volta di intensa vita spirituale, da essere giustamente paragonato al  monte”Athos” dell’antica Ellade, E proprio in virtù di questa  sua spiccata caratteristica  che l’intera regione  acquistò  fama e prestigio  al punto che la Calabria  divenne talmente importante  da essere denominata , la novella  Tebaide. Per effetto della presenza di tanti cenobi iL Mercurion  divenne un ambiente  nel quale si sviluppò un grande movimento culturale,  del quale i monasteri erano le strutture portanti e gli operosi centri di animazione .

Testimonianze indirette dell’importanza di queste strutture si possono ricavare dalle biografie dei più noti monaci brasiliani.

In particolare, le “ Geremiadi” di San Fantino, Abate di uno dei più importanti monasteri  del Mercurion, ci danno la sensazione del dolore che, in vista di una imminente scorreria saracena, sentivano gli animi  più sensibili e responsabili nella previsione della immanente  perdita di tanto  prezioso materiale culturale, che si era andato formando intorno all’ambiente dei monasteri. E’ un lamento sconsolato in previsione della minaccia  dei saraceni che si apprestavano  ad invadere  con propositi distruttivi  anche le zone del Mercurion.

Non solo il santo anacoreta paventa la rovina delle città, la strage dei monaci  e delle popolazioni inerme ed indifese, ma si rammarica  altresì per la catastrofe culturale che ne sarebbe seguita, con la distruzione di tutto quello che formava un ambiente caratterizzato da una forte tensione religiosa e culturale.

Oggi a noi quella zona, così come descritta dai lamenti di San Fantino, appare come un miraggio che facciamo fatica ad immaginare potesse esistere in quei luoghi, attualmente  tanto desolati.

Eppure i dati, geografici e storici, corrispondono perché la sua struttura era formata da una serie di luoghi adibiti ad attività culturali. Si tratta di monasteri, eremitaggi, laure, cenobi,spelonche  ed ascetari, intorno ai quali  si sviluppa una vita culturale  e spirituale particolarmente  intensa.

L’eccellenza dei monaci che vivevano  presso le varie comunità; le attività praticate con rara maestria  e che vanno dai lavori dei campi alle attività dell’artigianato a cui si dedicano  tutti i monaci  secondo l’indole  delle proprie  inclinazioni personali, in conformità delle regole  codificate da S,Basilio; la pratica dell’ospitalità; la cura dell’assistenza  morale e materiale profusa  a piene mani a favore delle popolazioni locali; le attività culturali  che occupano un posto di rilievo  nelle incombenze dei monaci, particolarmente dediti alla confezione di libri ,alle trascrizione dei  codici, allo studio dei testi antichi ed alle discussioni teologiche , sono occupazioni che fanno del Mercurion un luogo leggendario, ricco di suggestione mistica  e culturale

Per queste ragioni presso i monasteri vi erano dei veri e propri centri di scrittura  nei quali lavoravano una serie di addetti, impegnati come copisti, traduttori,amanuensi, decoratori, calligrafi,allibratori, esperiti nella produzione di ogni tipo di inchiostro, di carte e pergamene , che operavano sottola guida di veri e propri maestri:Sorgevano così delle vere strutture  organizzative che nelle fasi di maggiore evoluzione davano luogo alla produzione di veri e propri generi letterari .

L’attività letteraria di questi centri divenne importante da rendere  necessario l’impiego di inchiostri  sempre più pregiati  e la produzione in loco di   particolari specie i pergamene prima e successivamente la creazione di stabilimenti per la produzione della carta occorrente,che doveva essere di qualità pregiata per i manoscritti più importanti , che di solito venivano arabescati e curati con incisioni ed inchiostri particolarmente brillanti.

L’esperienza vissuta nel Mercurion rimane nella storia regionale come un ponte  ideale, proteso verso gli avvenimenti che in seguito  si sarebbero maturati nel corso dei secoli , tra i quali il più importante fu il progetto di una Università, immaginata come un istituto  capace i riprendere  e continuare nel tempo quella esaltante esperienza