LE RELIGIONI COME STRUMENTI DELL’OFFERTA DI GRAZIA

 

 

Ogni religione è sempre insieme strumento dell’offerta di grazia di Dio e risposta positiva all’offerta di grazia. In quanto credenza e dottrina è strumento dell’autodonazione di Dio agli uomini e della sua offerta universale di grazia; in quanto culto e rito è risposta positiva degli uomini a questa offerta.

Dice la lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente di Giovanni Paolo II: la religione è "risposta di fede al Dio che si rivela" (n. 6). E nel documento del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli Dialogo e Annuncio (1991) si afferma che "è attraverso la pratica di ciò che è buono nelle loro proprie tradizioni religiose e seguendo i dettami della loro coscienza che i membri delle altre religioni rispondono positivamente all’invito di Dio e ricevono la salvezza in Gesù Cristo, anche se non lo riconoscono come il loro salvatore" (DA n. 29).

Sul versante teologico, Dupuis afferma che le religioni sono volute da Dio perché "danno forma concreta all’offerta divina di grazia universalmente presente ed operante nella storia umana" 1 e che la risposta positiva a Dio di una persona è in "rapporto con la tradizione religiosa cui la persona appartiene". 2

É chiaro che per i cristiani la risposta positiva dell’uomo a Dio non si riduce al culto (Mt 7, 21; 23, 16-32; Gv 4, 21.23; Rm 2, 13; 3, 20; 4, 9-11); ma ciò non significa che culti e riti non facciano parte della risposta dell’uomo a Dio. Le risposte sono diverse perché sono nate, si sono sviluppate e sono inserite all’interno di storie e culture diverse, dipendenti da tradizioni diverse.

Noi crediamo, inoltre, che la religione cristiana, oltre a costituire uno strumento dell’offerta di grazia di Dio e una risposta a tale offerta, rivela pienamente Dio, perché rivela che è Cristo a salvarci col suo sacrificio sulla croce; cioè, che è misteriosamente necessario che Gesù Cristo patisca la sofferenza per donare la gioia agli uomini, che accetti la volontà del Padre di "perdere" il proprio corpo con la morte per poter donare un corpo risuscitato a tutti gli uomini.

Ci si potrebbe chiedere perché Dio non si rivela pienamente in tutte le religioni; perché egli "ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada" (At 14, 16).

Credo che si possa tentare di rispondere a questa domanda sulla base di quanto fin qui detto. Essendo ogni religione uno strumento dell’offerta di grazia, chi rifiuta tale offerta, chi rifiuta l’offerta dello Spirito, rifiuta la sua dipendenza creaturale da Dio; mentre chi l’accoglie accoglie di fatto, anche senza esserne consapevole, la sua creaturalità, cioè la sua dipendenza dal Dio che si è rivelato pienamente in Cristo e dalla salvezza operata da Cristo. Poiché chi accoglie la sua creaturalità viene comunque salvato da Cristo, ciò che conta per Dio non è tanto la consapevolezza o la "conoscenza" che la salvezza è operata da Cristo, quanto l’accoglienza della creaturalità, che si traduce nella fede. É la grazia che produce la fede, come ci dice anche At 18, 27.

Il passo centrale non è la fede in un Dio pensato in un modo piuttosto che in un altro, o in Cristo suo Figlio, ma l’accoglienza dello Spirito, che è lo Spirito di Dio e di Cristo, cioè l’apertura dell’uomo creato alla sua creaturalità, e quindi al suo bisogno di grazia. L’amore di Dio è così grande e gratuito che egli non salva l’uomo perché l’uomo ha fede in Lui o nel suo Figlio, ma perché l’uomo si percepisce, anche vagamente, come una creatura, bisognosa, in quanto tale, di una grazia che non viene da lui.

Vi sono alcuni dati biblici a sostegno della concezione delle religioni come strumenti dell’offerta di grazia.

Intanto, tutte le religioni fanno leva su uno strumento che secondo la Bibbia è dato a tutti gli uomini: la legge scritta nei loro cuori e testimoniata dalla coscienza (cfr. Rm 2, 15). Questa legge è, per così dire, il terreno comune sul quale opera l’offerta di grazia di ogni religione.

In secondo luogo, poiché lo Spirito Santo è donato da Dio a tutti gli uomini, di ogni tempo e luogo, la rivelazione della verità attraverso lo Spirito è stata fatta in diversi luoghi e in diversi tempi. Dice la Lettera agli Ebrei, infatti, che Dio ha parlato molte volte e in diversi modi ((Eb 1, 1). E leggiamo negli Atti degli Apostoli che Dio "ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada" (At 14, 16).

La rivelazione iniziale di Dio non è stata fatta a Israele, ma alle nazioni e ai pagani, come afferma la stessa Bibbia, che parla dell'alleanza di Dio con Enoch che "camminò con Dio" (Gv 5, 22; cfr. Eb 11, 5-6), dell’alleanza siglata da Dio attraverso Noè con tutta la creazione (Gn 9, 1-17; cfr. Gn 6, 8-9; Eb 11, 7), dei quattro oracoli di Balaam che hanno origine da Dio (Num 22-24), di una "alleanza eterna" con i progenitori (Sir 17, 22).

Ma anche dopo la venuta di Cristo, lo Spirito Santo donato agli uomini continua a rivelare la verità.

E lo stesso Cristo afferma che lo Spirito Santo guiderà "alla verità tutta intera" (Gv 16, 13) e "insegnerà ogni cosa" (Gv 14, 26). Mentre la Lettera agli Efesini afferma che lo Spirito può darci "una più profonda conoscenza di Dio" (Ef 1, 17). Parlare di una conoscenza "più profonda" significa che può esservene una precedente meno profonda, cioè che alla pienezza della conoscenza e della verità si arriva gradualmente con l’aiuto dello Spirito.

La concezione delle religioni come vie di grazia è suffragata da altri dati biblici. Se Cristo ci dice "senza di me non potete fare nulla" (Gv 15, 5), se Dio "agisce per mezzo di tutti" (Ef 4, 6) e suscita in tutti "il volere e l’operare" (Fil 2, 13), dobbiamo ammettere che tutto ciò che gli uomini fanno è Dio a renderlo possibile. Ma allora, Dio agisce in tutte le religioni e attraverso tutte le religioni. Solo stravolgendo tali dati biblici, o interpretandoli a proprio uso, si potrebbe sostenere che Dio "suscita il volere e l’operare" non in tutti, ma solo nei cristiani, che Dio non "agisce per mezzo di tutti", ma solo per mezzo dei cristiani, che la grazia di Dio non è donata a tutti, ma solo ai cristiani.

Il Magistero cattolico attesta in fondo le stesse cose quando afferma che Cristo è "la verità che si dona" (Veritatis Splendor n. 117), che "Dio si è manifestato in qualche modo ai seguaci delle altre tradizioni religiose" (Dialogo e Annuncio n. 48), che lo Spirito di verità opera "oltre i confini visibili del Corpo mistico" (Redemptor Hominis n. 6).

Se Dio si è rivelato alle altre religioni, è ovvio che si è rivelato prima che nascesse la Chiesa; così, se la verità è donata oltre i confini visibili della Chiesa, è ovvio che continua ad essere donata dopo la venuta di Cristo e al di fuori della Chiesa visibile. Del resto, nella Redemptoris Missio (1990) è affermato che occorre "profondo rispetto per tutto ciò che nell’uomo ha operato lo Spirito Santo che soffia dove vuole" (RM n. 56).

Attestazioni magisteriali ancora più chiare e illuminanti si hanno in diversi altri documenti: le religioni contengono elementi "di verità e di grazia" (AG n. 9); i membri delle altre religioni possono essere salvati da Cristo "attraverso vie a lui note" (AG n. 7); nelle religioni vi è "la presenza e l’attività dello Spirito" (RM n. 28); i seguaci delle altre religioni possono "ricevere la grazia di Dio ed essere salvati da Cristo" (RM n. 55); "Sarebbe difficile pensare che abbia valore salvifico quanto lo Spirito Santo opera nel cuore degli uomini presi singolarmente e non lo abbia quanto lo stesso Spirito opera nelle religioni e nelle culture" (CTI, Il Cristianesimo e le religioni, 1997, n. 84).

Anche la riflessione teologica sulla verità e la sua rivelazione ha sottolineato gli stessi punti fermi relativi a Cristo e allo Spirito Santo operante prima e dopo di lui. Scrive D’Costa: "Ogni qualvolta e dovunque Dio si rivela, […] questi è il Dio svelatosi in Cristo". 3 Secondo Dupuis, la "mediazione dello Spirito Santo nell’auto-rivelazione di Dio è operante anche nelle sacre scritture delle altre tradizioni religiose". 4

Riguardo alla rivelazione della verità prima di Gesù Cristo, san Giustino parla di "semi del Verbo" sparsi in tutti gli uomini e le culture; sant’Ireneo, Origene e sant’Agostino affermano che il Verbo si è rivelato fin dall’inizio della creazione; Clemente di Alessandria sostiene che vi sono profeti ispirati dal Verbo fuori della tradizione ebraico-cristiana. Secondo Thils, c’è una "rivelazione universale" di Dio attraverso le religioni. 5 E Dupuis scrive che "lo stesso Dio che ha parlato ai veggenti nel segreto dei loro cuori ha parlato nella storia per mezzo dei suoi profeti. Ogni verità viene da Dio che è Verità e dev’essere onorata in quanto tale, qualunque sia il canale attraverso cui ci giunge". 6 Lo stesso Dupuis sostiene che la rivelazione della verità non è cessata con la venuta di Cristo e che l’autorivelazione di Dio nella storia "continua ad avere luogo". 7

Rimanendo fermo che per i cristiani la verità è Cristo, riconoscere che tutte le religioni sono strumenti dell’offerta di grazia di Dio non significa che c'è un'altra verità rivelata dalle religioni; e neanche che la religione cristiana debba accettare dottrine non cristiane, o che le religioni non cristiane debbano accettare la dottrina cristiana. Significa solo riconoscere tutti gli strumenti che portano a Cristo ed abbracciare e accogliere tutti quelli che sono di Cristo. Se le religioni sono, come la Chiesa, strumenti dell’offerta di grazia che viene da Cristo, il quale dona il suo Spirito sia agli aderenti alla Chiesa sia agli aderenti alle altre religioni, la Chiesa non può escluderle totalmente da sé. Vi è, cioè, un particolare legame, mediato dallo Spirito, tra Chiesa e religioni.

Se Cristo è l’unica via della salvezza, se la salvezza si realizza nella comunione cristica, se il Verbo e lo Spirito Santo sono stati, sono e saranno donati a tutti e se la volontà salvifica di Dio è universale, tutto ciò porta a una sola conclusione: i non cristiani che si salvano, di ogni epoca e di ogni luogo e di ogni cultura, seguono la via di Cristo. Essi inconsapevolmente sono conformi a Cristo (Rm 8, 29-30) e sono uniti a Cristo (Rm 6, 45; 8, 10-11). Ma allora le religioni e le credenze che questi uomini hanno seguito li hanno portati, di fatto, a seguire Cristo, sulla via di Cristo. Li hanno portati a diventare parte del popolo di Dio.

 

 

NOTE

  1. Dupuis J., Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso, Queriniana, Brescia, 1997, pag. 295.

  2. Ibidem, pag. 438.

  3. D'Costa G., Cristo, Trinità e pluralità religiosa, in Id. (ed.), La teologia pluralista delle religioni: un mito? L'unicità cristiana riesaminata, Cittadella, Assisi, 1994, pag. 90 (originale inglese, 1990).

  4. Dupuis J., cit., pag. 331.

  5. Thils G., Religioni e cristianesimo, Cittadella, Assisi, 1967 (originale francese, 1966).

  6. Dupuis J., cit., pag. 341.

  7. Ibidem, pag. 338.