LA COMUNIONE
CRISTICA,
LE RELIGIONI
E LA CHIESA DI TUTTI

DALLA TEOLOGIA DELLA SALVEZZA

COME COMUNIONE CRISTICA VERSO L’ANNUNCIO DELLA

GRAZIA ECCLESIALE E "NON ECCLESIALE"

E DELLA CHIESA DEI CRISTIANI E DEI "NON CRISTIANI"

 

di Salvatore Capo

s.capo@tin.it

 

 

SOMMARIO

 

 

   INTRODUZIONE

 

PARTE PRIMA

LA COMUNIONE CRISTICA

 

   CAP. 1 – ESCATOLOGIA ED ECCLESIOLOGIA

  1. L’ESCATOLOGIA AL SERVIZIO DELLA CHIESA

 

   CAP. 2 – CRISTO UNICA VIA DELLA SALVEZZA

  1. PERCHÉ UN’UNICA VIA
  2. LA SALVEZZA ATTRAVERSO IL SACRIFICIO
  3. IL SACRIFICIO DONATO (UNA "RIVELAZIONE" SUL PURGATORIO)

 

   CAP. 3 – LA SALVEZZA COME COMUNIONE CRISTICA

  1. CRISTO PRINCIPIO DI COMUNIONE
  2. COMUNIONE CRISTICA INIZIATA NELLA VITA TERRENA
  3. LA MORTE COME TRASFORMAZIONE DELL’UNITÁ ANIMA-CORPO
  4. COMUNIONE CRISTICA NELLA VITA ULTRATERRENA: PURGATORIO E PARADISO
  5. LA SOFFERENZA DEL PURGATORIO E DEL PARADISO
  6. STATO INTERMEDIO E COMUNIONE CRISTICA
  7. L’INFERNO: DESTINO DI CHI NON É ENTRATO NELLA COMUNIONE CRISTICA

 

 

PARTE SECONDA

GRAZIA, RELIGIONI E UNITÁ

 

   CAP. 4 – LA GRAZIA "NON ECCLESIALE"

  1. L’UNIVERSALE VOLONTÁ SALVIFICA DI DIO
  2. LA GRAZIA: ECCLESIALE E "NON ECCLESIALE"
  3. LE RELIGIONI COME STRUMENTI DELL’OFFERTA DI GRAZIA

 

   CAP. 5 – L’UNITÁ DI FIGLI

  1. GLI UOMINI FIGLI DI DIO PRIMA CHE DELLE CULTURE
  2. L’UNITÁ DI FIGLI PRIMA DELL’UNITÁ DI DOTTRINE O DI ISTITUZIONI
  3. L’UNITÁ OLTRE L’ECUMENISMO E IL DIALOGO

 

PARTE TERZA

STRUMENTI E TESTIMONI DI DIO

 

   CAP. 6 – LA CHIESA DEI "NON CRISTIANI"

  1. LA CHIESA INVISIBILE
  2. IL PROBLEMA PNEUMATOLOGICO DEL PROTESTANTESIMO
  3. IL PROBLEMA DELLA CHIESA COME POPOLO DI DIO E CORPO DI CRISTO
  4. LA CHIESA DEI CRISTIANI E DEI "NON CRISTIANI"

 

   CAP. 7 – LA CHIESA CATTOLICA STRUMENTO DELL’UNITÁ

  1. IL PROBLEMA DELLA CHIESA COME SEGNO DELL’UNITÁ
  2. LA TESTIMONIANZA DELLA CHIESA ALL’UNITÁ, ATTRAVERSO L’ANNUNCIO DELLA GRAZIA ECCLESIALE E "NON ECCLESIALE", DEGLI UOMINI FIGLI DI DIO PRIMA CHE DELLE CULTURE, DELLA CHIESA DEI CRISTIANI E DEI "NON CRISTIANI"
  3. L’UNITÁ "VISIBILE" DEL POPOLO DI DIO NELLA CHIESA
  4. LA CHIESA CATTOLICA CON GLI UOMINI E LE RELIGIONI
  5. LA NOVITÁ DELL'AUTOCOMPRENSIONE NELLA FEDELTÁ ALLA TRADIZIONE E NELLA CONTINUITÁ DELL'ISTITUZIONE
  6. IL PRIMATO DEL PAPA MOSTRATO AL MONDO

 

    INDICE DEI RIFERIMENTI BIBLICI

 

    INDICE DEI RIFERIMENTI MAGISTERIALI

 

    INDICE DEI NOMI

 

 

INTRODUZIONE

 

 

Scopo di questo libro è mostrare che la Chiesa cattolica sarà pienamente cattolica e sarà fino in fondo la Chiesa di Cristo, se annuncerà con forza e senza remore che la grazia che Dio dona agli uomini è ecclesiale e "non ecclesiale" e che gli uomini sono figli di Dio prima che delle culture, e se renderà "visibile" in se stessa l'unità del popolo di Dio, annunciandosi come Chiesa non solo dei cattolici, ma anche dei non cattolici e dei "non cristiani" e operando come Chiesa con gli uomini e le religioni.

Il sottotitolo del libro esprime tale scopo, affermando anche che occorre partire dalla teologia della salvezza come comunione cristica. Quest'ultima locuzione (comunione cristica) non è molto comune nel pensiero cattolico. Nel terzo capitolo sarà chiarito il suo significato e mostrato perché potrebbe entrare a far parte a pieno titolo del "vocabolario" cattolico.

Il percorso del libro cercherà di illustrare perché la cristologia, l’escatologia e l’ecclesiologia cattolica, quali si possono formulare e accettare sulla base della Sacra Scrittura, della Sacra Tradizione e del Magistero, portano a concludere che la Chiesa cattolica non è ancora pienamente cattolica, cattolica fino in fondo, e può e deve diventarlo. Ciò significherà anche considerare in modo nuovo le altre religioni e le altre confessioni cristiane, partendo dall’idea che ogni religione in quanto credenza è uno strumento dell’offerta di grazia di Dio e in quanto culto è una risposta positiva a questa offerta di grazia.

Nella prima parte del libro si cercherà preliminarmente di spiegare come e perché l’escatologia, occupandosi del destino ultimo dell’uomo, non sia solo al servizio dell’uomo, ma anche della Chiesa.

Dopo aver sottolineato, alla luce di numerosissimi dati biblici, magisteriali e teologici, che Cristo, il Verbo che era fin dal principio, è l’unica via della salvezza di tutti gli uomini di ogni tempo e luogo, si affermerà che è così perché la salvezza non può prescindere dal sacrificio di sé e dall’annullamento del desiderio nell’amore: nel Regno di Dio non ci sarà più il desiderio, ma solo l’amore che dà gioia.

Sarà evidenziato come anche le religioni non cristiane concordano sull’idea di un destino ultraterreno e metastorico di superamento della separazione dell’uomo da Dio e sono vicine al concetto di salvezza attraverso il sacrificio; e che l’universalità e totalità cosmica in cui si attua la salvezza può comprendere sia la sua natura personale, sia la categoria di impersonalità delle religioni orientali. Si rileverà pertanto che la Persona di Cristo non fonda la differenza decisiva tra il cristianesimo e le altre religioni, come troppo spesso ci viene ripetuto, ma fonda anzi, come cuore dell’eschaton, l’unità decisiva tra il cristianesimo e le altre religioni.

Dopo la discussione di un'esperienza personale che io credo contenga una "rivelazione" sul Purgatorio, sarà illustrato come il destino di salvezza che Dio ha riservato agli uomini si realizza in una comunione, che procede verso l’universalità e la totalità, con gli altri, col cosmo e con Dio. Questa comunione è il corpo di Cristo e sarà piena e perfetta con la sua seconda venuta.

Il processo di comunione cristica, che inizia durante la vita con l’accoglienza dello Spirito di Cristo, nello stato intermedio ultraterreno (quello che va dalla morte alla risurrezione) comprende diverse fasi e aspetti. La prima fase (Purgatorio) è il processo che ci rende perfetti attraverso il dono della capacità di amare senza desiderare. Essere in Purgatorio significa essere in un processo più o meno lungo di perfezionamento, liberazione e purificazione, al termine del quale si ottiene questo dono. Essere subito in Paradiso significa avere da Dio questo dono subito dopo la morte. Essere all’Inferno significa trovarsi in una via di non comunione. Dopo la morte, quando saremo liberati dal peccato e avremo un corpo immateriale, potremo amare provando solo gioia e non desiderio. Ma chi ci darà questa capacità, se non Dio? Se Dio non ci donasse per amore il suo Spirito d'amore, non la avremmo mai; non saremmo mai capaci di provare amore senza desiderio ma gioia. Si tratta dunque di un dono. Ed è il dono del sacrificio di noi stessi, che è la sola via per salvarci. Il dono di poter passare dall'esperienza centrata sull'io e sui suoi desideri, dolorosa, all'esperienza centrata sull'altro e sull'amore, gioiosa. Questo dono ci è stato fatto da Cristo quando è morto sulla croce per noi.

La seconda fase della comunione cristica ultraterrena si attua nel Paradiso (essa costituisce la prima fase per chi va subito in Paradiso). Avendo già la capacità di amare senza desiderare, si realizza un processo di comunione sempre più piena e perfetta con gli altri. Le altre fasi o aspetti della comunione cristica sono la comunione col cosmo e la comunione con Dio. L’intero processo avrà il suo culmine con la risurrezione della carne e la seconda venuta di Cristo. Quando vivremo pienamente la comunione cristica, allora si manifesterà pienamente e definitivamente Cristo. Il motivo per cui Cristo, già venuto, deve venire ancora è che noi ancora dobbiamo raggiungere la pienezza della comunione cristica.

Sarà messo in evidenza che la percezione del tutto come esistente in quanto tutto e non in quanto insieme di elementi individuali separati, che è l’intuizione e la ricchezza delle religioni orientali, ha il suo fondamento nel Cristo dei cristiani. Tutto è legato e unito in Cristo e da Cristo. E noi siamo membra del corpo di Cristo perché Cristo è Colui che unisce Spirito e materia e noi siamo unione di Spirito e materia. Siamo quell'unità che Cristo crea e fonda. E il corpo di Cristo è tutto quello che è fondato su questa forza unificante. Per questo è uno solo. E per questo Cristo è un solo pane del quale tutti partecipiamo.

Essendo per natura Amore ed essendo principio di comunione, Cristo ha posto fin dall’eternità e continua a porre la relazione io-altri-cosmo-Dio. Questa relazione non può viversi pienamente senza l’estinzione del desiderio (nirvana) nella gioia e senza la sottomissione profonda e autentica (islam) alla volontà di Dio che ci ama. E allora, tutte le religioni appaiono come strumenti, storicamente e culturalmente diversi, dello stesso Dio che si rivela agli uomini e dona loro lo Spirito di Cristo, rivelandosi pienamente proprio in Cristo.

Tutto ciò consente, tra l’altro, di poter concepire l’evento Cristo non semplicemente come un evento della storia, seppure il centrale, ma come un processo che attraversa la storia e la metastoria e le permea di sé, conducendole al compimento.

Se la vita è quell'impulso che collega e struttura il caos (creazione), la vita eterna non può non essere una nuova vittoria della creazione sul caos, cioè il permanere dell'organizzazione delle parti sul ritorno alla disorganizzazione primordiale. Non si può entrare nella vita eterna se non si diventa parte del tutto cosmico. La vita eterna è vittoria sulla morte in quanto è vittoria del cosmo organizzato da Dio sul caos. Entrare nella vita eterna non può essere un ingresso in uno stato di separazione della propria persona dal resto, cioè non può essere un destino individuale del singolo. Dev'essere un ingresso in uno stato di unificazione di sé con gli altri, col mondo e con Dio.

Nella seconda parte, dopo una disamina dei dati biblici e magisteriali attestanti che la volontà di Dio è quella di salvare tutti gli uomini, di ogni tempo, luogo, cultura e religione, si osserverà che non ci sono meriti che alcuni possano far valere davanti a Dio e altri no, dal momento che sia la fede che le opere sono doni dello Spirito Santo che ci è dato da Dio, e quindi le nostre buone azioni hanno origine in Dio e nello Spirito Santo. Noi cattolici, invece, qualche volta stiamo lì a misurare quanto la nostra fede e le nostre opere siano più grandi e migliori di quelle degli altri. Saremo cattolici fino in fondo quando accetteremo fino in fondo la "cattolicità" di Dio, cioè l’universalità del suo piano di salvezza e del suo amore di Padre che ama tutti i suoi figli.

Si rifletterà poi sul fatto che, essendo il Verbo e lo Spirito donati a tutti in ogni tempo e luogo, la volontà salvifica di Dio universale e Cristo l’unica via della salvezza, i non cristiani che si salvano seguono la via di Cristo, anche inconsapevolmente: sono conformi a Cristo e sono uniti a Cristo. Le religioni che essi hanno seguito li hanno portati, di fatto, sulla via di Cristo, a diventare parte del corpo di Cristo.

Il riconoscimento che anche fuori della Chiesa visibile c’è salvezza significa il riconoscimento che la grazia è donata da Dio anche fuori della Chiesa visibile. E perciò che la Chiesa deve annunciare e testimoniare che Dio agisce in tutte le religioni e attraverso tutte le religioni, che la risurrezione di Cristo è fondamento della risurrezione di tutti gli uomini e che la grazia di Dio in Cristo è per tutti, è ecclesiale e "non ecclesiale". Il motivo per cui ciò non deve portare, come porta i teologi del pluralismo teocentrico o regnocentrico, all’affermazione che vi sono diverse figure salvifiche, tra cui Cristo, è che c’è identità tra il Verbo da incarnarsi, donato da Dio agli uomini, e il Verbo incarnato; e lo Spirito Santo, donato da Dio agli uomini, è lo Spirito di Cristo. E dunque è il Verbo incarnato e lo Spirito di Cristo a salvare tutti gli uomini.

Se le religioni non cristiane sono, come la Chiesa, strumenti dell'offerta di grazia che viene da Cristo, il quale dona il suo Spirito sia agli aderenti alla Chiesa sia agli aderenti alle altre religioni, la Chiesa non può escluderle totalmente da sé. Vi è, cioè, un particolare legame, mediato dallo Spirito, tra Chiesa e religioni.

Dopo aver mostrato come gli uomini siano figli di Dio prima che delle culture, e che vi è un’unità fondamentale fra gli uomini, che nasce dal fatto che Dio crea tutti, ama tutti e a tutti dona il suo Spirito e con esso il suo Amore, si sosterrà che questa unità di figli, ai quali la grazia è offerta per vie differenti, sta prima dell’unità di dottrine o di istituzioni. Noi non sappiamo se domani, fra dieci, cento o mille anni, ci sarà questa unità di dottrine e di istituzioni. Ma se riflettiamo da un’altra angolatura, possiamo dire che, se la Chiesa cattolica è e diventa la Chiesa di Cristo, di tutti quelli che sono di Cristo e sono salvati, cristiani e non, essa va oltre il fine dell’ecumenismo, fine che trascende se stesso: infatti, nel momento stesso in cui si arrivasse a un’unica Chiesa cristiana, tale Chiesa dovrebbe comprendere tutti quelli che sono di Cristo, cioè anche i "non cristiani", e quindi andrebbe oltre i propri stessi confini.

L’unità di figli, inoltre, ci fa guardare oltre il dialogo con le altre religioni, sebbene esso debba essere certamente perseguito, anche per i frutti di pace e concordia che può portare. Ma partendo dalla consapevolezza e dall’affermazione che vi è un'unità creaturale e spirituale che viene prima dell’unità di dottrine, la Chiesa è chiamata a sostenere gli autentici valori degli altri, perché capiscano quali ricchezze Dio, unico Padre, ha donato a tutti. E poiché c’è già un dialogo di Dio con le persone e le religioni, la Chiesa non può pretendere di "aggiungere" a quella di Dio la sua voce, se non al fine di un dono reciproco e di una conversione reciproca più profonda verso il mistero divino.

Tutto ciò porterà ad affermare, nella terza parte, che vi è una Chiesa invisibile che comprende e abbraccia quelli che sono salvati da Cristo ma non sono cristiani e appartengono storicamente a religioni non cristiane. L’esistenza della Chiesa invisibile è suffragata dai dati biblici e magisteriali attestanti che la Chiesa si compirà nel Regno, che è dato alla Chiesa il Regno, che la Chiesa comparirà davanti a Cristo nel Regno, che la Chiesa è la sposa di Cristo. Quanti sono salvati da Cristo senza essere cristiani, quando compariranno davanti a lui faranno parte della Chiesa escatologica nella metastoria; e perciò fanno parte della Chiesa invisibile nella storia. Del resto, se la Chiesa è il popolo di Dio e se una parte tra i salvati da Dio sono fuori della Chiesa visibile, dev’esservi una Chiesa invisibile; altrimenti si dovrebbe ammettere, e sarebbe assurdo, che alcuni sono salvati da Dio senza appartenere al popolo di Dio.

Questa Chiesa invisibile non è ovviamente quella teorizzata dai protestanti, che nascerebbe dal legame interiore non visibile tra i credenti in Cristo e tra i credenti e Cristo, e dall'accoglienza della sua parola ("creatura Verbi"). Nè l'esistenza di una Chiesa invisibile significa che ci siano due Chiese, una visibile e una invisibile. La Chiesa di Cristo è una. La Chiesa invisibile fa parte di essa. Se la Chiesa di Cristo, secondo il Concilio Vaticano II, non è la Chiesa cattolica visibile, ma sussiste in essa, è presente in essa, la Chiesa di Cristo, poiché è una, è presente anche fuori di essa; cioè, comprende anche la Chiesa invisibile.

Inoltre, dire che appartengono alla Chiesa solo quelli che sono stati battezzati significa definire un'identità che nasce dall'appartenenza a un gruppo che ha un certo credo e pensiero teologico. Ma l'identità dei cristiani non deriva primariamente dal pensare in un certo modo Dio, ma dall'essere con Dio. Essere cristiani non significa primariamente accogliere una teologia, o una cristologia, o un'ecclesiologia, ma accogliere lo Spirito Santo; non significa cambiare le proprie concezioni, ma cambiare la propria vita. L'identità cristiana si raggiunge, come leggiamo nel Vangelo di Giovanni, attraverso una rinascita dall'alto, da Dio, mediante lo Spirito; e quindi non attraverso un'origine e un'appartenenza umana, etnica, culturale, religiosa, ma attraverso una trasformazione di questa origine e di questa appartenenza. Questo è il cuore del messaggio evangelico. Poiché questo essere con Dio e questo rinascere da Dio e dallo Spirito non è esclusivo dei cristiani, ma è di tutti gli uomini che hanno accolto lo Spirito, tutti questi fanno parte del popolo di Dio e del corpo di Cristo. Ed escludere i "non cristiani" dalla Chiesa di Cristo alla quale diciamo di appartenere significherebbe accettare che siamo cristiani perché siamo stati battezzati, e non perché siamo con Dio e siamo rinati dallo Spirito.

Dopo aver mostrato che la cattolicità non si esaurisce né nella totalità-identità, né nella missionarietà, si illustrerà come la Chiesa cattolica si è da sempre autocompresa come Chiesa di Dio Padre di tutti gli uomini, unica Chiesa di Cristo, Chiesa dell'universale popolo di Dio.

Ma la Chiesa cattolica visibile comprende se stessa come popolo di Dio, mentre il popolo di Dio è in gran parte nella Chiesa invisibile. La Chiesa visibile si autocomprende come cattolica, ma non può legare la sua cattolicità alla Chiesa invisibile, perchè allora la cattolicità sarebbe altrove ed essa riconoscerebbe di fatto di non essere pienamente cattolica. L'unico modo che la Chiesa cattolica oggi visibile ha di uscire da questa aporia e cominciare a diventare pienamente la Chiesa cattolica è di annunciare a tutti gli uomini che essa è la Chiesa degli uomini, dei cristiani e dei "non cristiani".

La Chiesa di Cristo è la Chiesa degli uomini, e abbraccia tutti gli uomini, per quattro motivi. Primo: Cristo, che crea tutti gli uomini, è colui che salva tutti i salvati, cristiani e non, i quali appartengono dunque al Corpo di Cristo che è la Chiesa ed è uno. Secondo: le religioni sono strumenti dell’azione dello Spirito Santo donato a tutti, che è lo Spirito di Cristo, e dell’offerta divina della salvezza, che è operata da Cristo; e pertanto, i loro aderenti non possono essere fuori della Chiesa di Cristo. Terzo: l’azione dello Spirito nel mondo, in ogni cultura e religione, non può essere separata dall’azione dello stesso Spirito nella Chiesa. Quarto: se la grazia e la Chiesa sono necessarie alla salvezza, chi riceve la grazia e si salva è in qualche modo dentro la Chiesa. Poichè anche i "non cristiani" la ricevono, essi sono dentro la Chiesa, che dunque è la Chiesa anche dei "non cristiani".

La Chiesa cattolica si autocomprende come popolo di Dio (Concilio Vaticano II, Catechismo della Chiesa cattolica). E vi sono diversi riferimenti biblici per questa autocomprensione. Quelli che sono salvati da Dio non possono non far parte del popolo di Dio: non si può affermare che un uomo è salvato da Dio senza che appartenga al popolo di Dio. E allora la Chiesa cattolica, se è il popolo di Dio, essendovi nel popolo di Dio anche "non cristiani", abbraccia anche i "non cristiani".

La Chiesa cattolica si autocomprende, inoltre, come corpo di Cristo. Anche per questa autocomprensione vi sono diversi documenti del Magistero e riferimenti biblici. Secondo diversi passi dell'epistolario paolino, il corpo di Cristo è uno, non c'è un "altro" corpo dove siano altri. Dunque, poiché l'unica via della salvezza è Cristo, tutti, anche i "non cristiani" salvati da Cristo, sono in questo "solo" corpo di Cristo. Se la Chiesa cattolica è il popolo di Dio e il corpo di Cristo, come essa si autocomprende, e se cerca fino in fondo il Regno, i "non cristiani" amati e salvati da Dio, appartenendo al popolo di Dio e al corpo di Cristo, appartengono alla Chiesa cattolica; quindi essa è anche la Chiesa dei "non cristiani"; non può escludere da sé i "non cristiani" e deve trovare il modo di vivere questa verità.

La Chiesa cattolica visibile non ha finora annunciato di essere la Chiesa degli uomini, cristiani e non, anche a causa delle credenze e dei culti presenti al di fuori di essa. Ma il fatto è che proprio alla Chiesa è richiesto il coraggio evangelico di dire l’uomo figlio di Dio, e non figlio delle sue credenze e delle sue culture, e di accogliere gli uomini indipendentemente dalle loro dottrine e dai loro comportamenti.

Del resto, se ogni uomo è figlio di Dio e amato da Dio, il legame tra i cristiani e Dio non può prescindere dal legame tra Dio e i non cristiani; e quindi dal legame tra cristiani e non cristiani. È questo il senso profondo del cattolicesimo, perché in questo trova ragione e valore l’universalità propria e costitutiva del cattolicesimo. Il legame tra cattolici e non cattolici, cristiani e non, è nel "codice genetico" del cattolicesimo, anche se questo "codice", per vari motivi, non si è ancora "espresso" pienamente. Forse c’è stata anche la preoccupazione per l’integrità della fede. Ma preoccuparsi dell’integrità della fede significa oggi essenzialmente preoccuparsi del perché la Chiesa cattolica non diventa pienamente cattolica.

Nell’ultimo capitolo, si cercherà preliminarmente di mostrare perché la Chiesa cattolica non può essere segno di unità se non diventa strumento di unità. E poiché è lo Spirito che unisce il popolo di Dio, la Chiesa cattolica non è strumento di unità fino a quando esclude da sé una parte di quelli che lo Spirito unisce.

Si sosterrà, poi, che l’evangelizzazione, oggi, non può più prescindere dalla testimonianza della Chiesa stessa, cioè dalla testimonianza che la Chiesa dà di se stessa come unità; una testimonianza non tanto dell’unità, quanto all’unità e nell’unità. Questa unità che la Chiesa deve testimoniare è unità di figli e va oltre l’unità di dottrine, di istituzioni, di comportamenti.

Vi sono diversi e molteplici comportamenti presenti all’interno dell’enorme popolo dei non cattolici (circa i quattro quinti della popolazione del mondo). É vero che la Chiesa deve indicare agli uomini quelli che crede essere i comportamenti graditi a Dio, e quelli non graditi. Ma è anche vero che solo Cristo giudicherà gli uomini. Le parole che Cristo rivolge agli scribi e ai farisei che volevano lapidare l’adultera ("Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra") sono rivolte anche a tutti quelli che continuano a giudicare sulla base della loro istituzione religiosa; e le parole che Cristo rivolge all’adultera ("Nemmeno io ti condanno") sono rivolte anche a tutti quelli che continuano a condannare appellandosi a Cristo.

Se il Vangelo è il Vangelo della carità e dell’unità, esso non può essere trasmesso agli altri se non è prima vissuto; e non è vissuto, se annuncia una grazia solo ecclesiale e se mostra una Chiesa solo di alcuni. Solo la testimonianza della Chiesa stessa all’unità può portare pienamente nel mondo il Vangelo dell’unità. E la Chiesa può testimoniare l'unità se vive in se stessa l'unità. E come può vivere in se stessa l'unità se non autocomprendendosi come Chiesa dei cristiani e dei "non cristiani" e annunciandolo?

Leggiamo nel Vangelo di Giovanni che Cristo ha pregato il Padre perché tutti siano una cosa sola; e nella Lettera agli Efesini che Egli ha fatto di tutti una cosa sola, un solo corpo, e che ha dato se stesso per la Chiesa. Ma allora Egli ha fondato la Chiesa per essere il "solo corpo" di tutti, il Corpo di Cristo: non c’è un "altro corpo" dove siano altri, ma tutti sono nel "solo" Corpo di Cristo. E se la Chiesa è questo Corpo di Cristo, essa deve annunciare e testimoniare ciò che è, cioè Chiesa non solo dei cristiani, ma anche dei "non cristiani".

Collegato a questo dev'essere l'annuncio che gli uomini sono figli di Dio prima che delle culture. Questo annuncio la Chiesa lo ha fatto, ma non ne ha tratto tutte le conseguenze. Se non c'è diversità culturale o dottrinale o religiosa che possa precedere o intaccare l'unità di figli di Dio e se l'amore di Dio per gli uomini prescinde dalle loro appartenenze culturali o religiose, la Chiesa deve fare come Dio, cioè andare oltre le appartenenze culturali e religiose. Solo così sarà veramente strumento di Dio e ridarà al cristianesimo il suo carattere originario di alterità e di scandalo rispetto alle culture e ai modelli degli uomini.

L'unità, compito irrinunciabile che Cristo ha affidato alla Chiesa, non essendo visibile nella storia fatta dagli uomini, così piena di divisioni, deve diventare visibile "nella" Chiesa visibile. Perché ciò accada, è necessario che la Chiesa diventi "visibile" non più come Chiesa solo dei cristiani, ma come Chiesa dei cristiani e dei "non cristiani", come Chiesa-popolo di Dio. Se Dio ha convocato tutti gli uomini nella Chiesa, come afferma il Catechismo della Chiesa cattolica, allora è necessario che la Chiesa si autocomprenda come "Chiesa nella quale Dio ha convocato" tutti gli uomini, e non soltanto come "Chiesa che convoca" tutti gli uomini.

La missione della Chiesa non può essere solo quella di un raduno di singole persone di diversa provenienza, ma quella di un raduno "di tutti gli uomini" in quanto hanno ricevuto "un solo Spirito", che è lo Spirito di Cristo. Questo Spirito lo hanno ricevuto e lo ricevono anche i non cristiani; e anche i giusti non cristiani, secondo il Vaticano II, contribuiscono a costruire il Regno di Dio.

Che la Chiesa cattolica riconosca e annunci di essere la Chiesa anche dei non cattolici e dei "non cristiani" non significa che i non cattolici e i non cristiani debbano riconoscere di appartenere alla Chiesa cattolica. Non è pensabile che oggi avvenga questo. È invece possibile, e auspicabile, che la Chiesa cattolica cominci veramente ad amare i non cattolici per prima, gratuitamente, non perché chi è amato ci ama o ha dei meriti. È così che fa Dio. Ed è questa la cosa importante, dalla quale non può prescindere chi vuole contribuire a costruire la gioia e la santità del Regno di Dio.

È possibile e auspicabile che la Chiesa cattolica abbracci i popoli e le culture, accolga le diversità, entri in comunione con tutti. Essa è forse la sola realtà del mondo in grado di farlo, di essere veramente "con" gli uomini e "con" la loro vita. Perché essere "con" gli uomini e le religioni significa essere "con" Cristo.

Vi sono molte cose che la Chiesa cattolica potrebbe fare per essere concretamente, nella vita di ogni giorno, con gli uomini e le religioni: per esempio, promuovere la nascita di "comunità interreligiose di base", dove riunire appartenenti a religioni diverse, leggere e commentare i loro testi, condividere problemi e trasmettere valori; non impedire che un cattolico possa praticare un rito di un'altra religione, o che un non cristiano possa avvicinarsi a un rito cristiano; impegnarsi di più a mostrare con fatti che si può accogliere una persona senza accogliere la sua dottrina o la sua cultura; impegnarsi sempre più ad annunciare attraverso la carità, quindi ad essere più vicina, più materna, più aperta verso i peccatori battezzati e verso i non battezzati e i non cristiani; aiutare i non cristiani a vivere la propria religione cogliendo in essa ciò che la unisce alle altre. Da tutto ciò, non è escluso che alcuni aderenti ad altre religioni giungano anche a una concezione di Dio come Padre di tutti e a credere che vi sono tante vie di grazia, in una delle quali essi si trovano, ma una sola via di salvezza, Cristo. Del resto, il nucleo fondamentale dell’annuncio cristiano non è la necessità di appartenere alla religione cristiana, ma la necessità di trasformare la propria vita per appartenere a Dio, che tutti crea, ama e vuole salvare.

Se è con gli uomini e la loro vita, con le religioni e le culture, la Chiesa cattolica diventa umile, senza orgoglio e pura. Ritorna a quella povera grotta di Betlemme dove i popoli hanno visto e accolto il Dio fattosi uomo. Pone se stessa nel mondo dove e come si è posto Gesù.

Nel penultimo paragrafo sarà evidenziato che la novità dell'autocomprensione proposta non intacca la fedeltà alla tradizione e gli elementi centrali della Chiesa cattolica come istituzione: la trasmissione del messaggio evangelico attraverso i ministeri, il battesimo, l'eucaristia. Quanto gli apostoli hanno avuto rivelato da Cristo e dallo Spirito Santo e hanno trasmesso costituisce la tradizione apostolica, riferimento essenziale della fede e della pratica cristiana. È volontà di Cristo che la trasmissione del suo messaggio avvenga attraverso il ministero apostolico e perduri fino alla fine dei tempi; e ciò può avvenire solo attraverso il collegio dei vescovi, che succede al collegio degli apostoli. Parte della tradizione apostolica è stata messa per iscritto nei testi canonici, parte è confluita nella tradizione ecclesiastica. Anche affermando l'improbabilità che le tradizioni apostoliche trasmesse oralmente perdurino oltre un certo tempo senza diventare tradizione ecclesiastica, si può estendere questo tempo fino alla fissazione del credo niceno-costantinopolitano (381); e il "credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica" non viene contraddetto, come si cercherà di mostrare in tutto il libro, dal fatto che la Chiesa si comprenda come Chiesa di tutti, dei cristiani e dei "non cristiani".

Un altro dei timori o dei dubbi che potrebbe suscitare la nuova autocomprensione della Chiesa proposta in questo libro riguarda l'aspetto istituzionale. Si cercherà di mostrare che comprendersi come Chiesa anche dei "non cristiani" non significa non essere più Chiesa come istituzione. Riguardo al battesimo, verrà mostrato, attraverso i dati biblici e le attestazioni magisteriali, che esso è segno che la nostra vita si è immersa (baptizein = immergere) in una realtà nuova, quella della morte e risurrezione, la realtà del corpo di Cristo, nella quale siamo resi conformi a lui; e che anche i "non cristiani", come i cristiani, Dio ha immerso in questa nuova, meravigliosa realtà dello Spirito e dell'Amore. Pertanto, autocomprendersi come Chiesa dei cristiani e dei "non cristiani" non solo non toglie valore al battesimo, ma anzi ne mostra il senso profondo e universale.

Riguardo all'eucaristia, verrà mostrato, attraverso un'indagine biblica, che Cristo è morto per tutto Israele, rappresentato dai Dodici (le dodici tribù di Israele portano il nome dei dodici figli di Giacobbe) ai quali offre il suo corpo e il suo sangue, cioè è morto anche per quelli che non hanno creduto e non crederanno in lui; e che Dio trasforma il sangue di Cristo nella nuova e definitiva alleanza, con un atto d'amore assolutamente gratuito. Se durante l'ultima cena Cristo si è offerto a tutto Israele e ha detto di fare questo in sua memoria, quando egli, durante la liturgia eucaristica, si rende presente e si offre a noi cattolici, continua in realtà ad offrirsi a tutti. I credenti della Chiesa cattolica che ricevono il corpo e il sangue di Cristo, cioè, sono come i Dodici: rappresentano anche i non credenti; e dunque, la liturgia cattolica contiene in sé una relazione intrinseca tra credenti e non credenti, tra cristiani e "non cristiani". La celebrazione e la continuità dell'eucaristia, dunque, non solo non sarebbero messi in discussione dall'autocomprensione della Chiesa cattolica come Chiesa anche dei "non cristiani", ma anzi questa autocomprensione ne mostrerebbe pienamente il senso profondo e il valore universale. Ed è chiaro che l'eucaristia rimane legata alla confessione di fede in Cristo: è proprio perché perderebbe questo senso e questo valore che non possono riceverla quelli che non hanno fede in Cristo. Poiché le motivazioni per cui la Chiesa può autocomprendersi come Chiesa anche dei "non cristiani" prescindono dal fatto che essi facciano una professione di fede cristiana e possano dunque ricevere l'eucaristia, la Chiesa può autocomprendersi come Chiesa anche dei "non cristiani" senza che questi ultimi debbano ricevere l'eucaristia.

Né l'idea che la Chiesa cattolica possa comprendere anche chi dialoga in modo personale con Dio, o chi dialoga secondo certi riti della sua religione, significa che essa debba accettare come normativo tale dialogo. Anche perché ciò non mette affatto in dubbio quello che la storia della rivelazione ci mostra ripetutamente, e che costituisce la ragione che in ultima analisi fonda la Chiesa: il fatto che Dio si serve di uomini per raggiungere altri uomini. Anzi, è proprio perché la Chiesa è strumento di Dio che essa deve abbracciare tutti, come Dio è di tutti, con tutti e per tutti.

Nell’ultimo paragrafo si sosterrà che il primato del Vescovo di Roma, fondato su alcuni passi della Scrittura, dev’essere non solo proclamato, ma mostrato al mondo. E sarà veramente mostrato al mondo quando il ministero petrino sarà fino in fondo al servizio dell’unità e la Chiesa si autocomprenderà e definirà come Chiesa dei cristiani e dei "non cristiani" e opererà come Chiesa con gli uomini e le religioni.

Riscoprendo un'unità che non esclude le diversità, occorre ripensare al valore del papato e del primato in termini molto più spirituali e al ministero petrino non come fonte di divisioni, ma anzi come luce e segno per tutti che la Chiesa è oltre le divisioni, è veramente universale e una, perché è di Cristo.

I cattolici del terzo millennio possono e devono assumere su di sé questo compito, che in fondo è un gioioso compito. Se esso è conforme alla missione che hanno ricevuto da Cristo, quando lo adempiranno saranno fino in fondo di Cristo e con Cristo, saranno cattolici fino in fondo.

Solo se vivrà in se stessa l’unità e l’amore con gli uomini, figli tutti di Dio Padre, la Chiesa cattolica sarà, come vuole il Concilio Vaticano II, strumento reale dell’unità e della comunione di tutto il genere umano.

Una Chiesa che escluda dal suo seno miliardi di uomini perché professano la dottrina di altre religioni e seguono altri culti è una Chiesa che in ultima analisi testimonia solo se stessa come istituzione. Una Chiesa che invece diventa realmente segno e strumento di unità è una Chiesa che, attraverso la testimonianza di se stessa, testimonia il Corpo di Cristo e l’Amore di Dio.

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Per operare sulla base delle riflessioni e delle proposte di questo libro, riassunte in questa INTRODUZIONE, per stimolare il papa e i vescovi affinchè la Chiesa cattolica dia testimonianza all'unità del popolo di Dio, renda "visibile" in se stessa questa unità e si autocomprenda e annunci come la Chiesa dei cristiani e dei "non cristiani", la Chiesa con gli uomini e le religioni, e per discutere di questa idea e possibilità, si ritiene necessario dar vita a un movimento, che abbia l'apporto di un insieme di persone.
Da ciò nasce la proposta di costituire il movimento

CHIESA APERTA

che opererà in particolare per via telematica, del quale puoi leggere lo

STATUTO.

Preghiamo il Signore di poter essere semplicemente strumenti nelle sue mani e di essere guidati sempre non dall'ambizione di realizzare un progetto, ma dal bisogno, profondamente religioso, di respirare l'aria fresca dello Spirito.

Se desideri aderire al movimento, puoi farlo inviando un modulo di adesione, contenente le generalità, l'indirizzo e l'e-mail. Riceverai gli inviti agli incontri e potrai partecipare via e-mail ai dibattiti e alla vita del movimento. L'adesione non comporta alcun costo.

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