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 INSEGUENDO LA STREGA DI FAUST

 

Recensioni bibliografiche 2005

Recensioni bibliografiche 2004

Recensioni bibliografiche 2003  

 

 Recensione di Alessandro Pagnini relativa alle iniziative editoriali in occasione del centocinquantesimo anniversario della nascita di Sigmund Freud ( apparsa su "Il Domenicale" de "Il Sole 24 ore" del 29.01.2006).

Novità - News

 

 

 

 

Sigmund Freud, <<Scritti di metapsicologia (1915-1917)>>, a cura di Michele Ranchetti, Bollati Boringhieri, Torino, 2005, pagg. 534, euro 30,00.

 

 

 

    

Recensioni dalla stampa 2003

 

    

 

 

 

                                                           
                 Rivista Frenis Zero Bollati Boringhieri ha intrapreso un'altra meritoria opera per la conoscenza della psicoanalisi: la pubblicazione in dieci volumi degli scritti di Freud ripartiti tematicamente, frutto di una nuova traduzione su testi spesso ricostruiti e integrati in base a varianti, alcuni inediti in italiano, cui è aggiunto un corredo di lettere, verbali della Società Psicoanalitica di Vienna, articoli e documenti vari, tutti convergenti a far emergere soprattutto il contesto istituzionale (la serie è intitolata "Testi e contesti"), ma anche biografico-intellettuale, in cui le idee di Freud prendono corpo. Dopo il volume dedicato a Sulla Storia della Psicoanalisi, curato da Martin Dehli, compare ora il volume sulla metapsicologia. Rispetto al primo, in questo, per il resto egualmente interessante e riuscito, si lamenta solo l'assenza di un supporto bibliografico che apra la storia "interna" del movimento psicoanalitico anche alla sua Wirkungsgeschichte e orienti nella copiosa letteratura critica. E' noto che, intorno alla metapsicologia di Freud, intesa come descrizione "scientifica" del funzionamento della mente-corpo, come modello in cui pulsioni, forze, cariche energetiche si sistemano a costituire una sorta di mappatura o di economia della psiche, si sono consumate le più sottili interpretazioni e fors'anche le più radicali diaspore. Per esempio, alle radici della ricezione filosofica della psicoanalisi in Italia, dominata nella prima metà del secolo scorso dalla cultura spiritualista e cattolica, per la via delle letture francesi di un Maritain o di un Dalbiez, c'era una psicoanalisi in cui si distingueva provvidamente tra "metodo" e "dottrina", e in cui si apriva cautamente alle possibilità curative della terapia, mentre si vedeva nel biologismo e nel pansessualismo delle assunzioni metapsicologiche una minaccia "materialista" alla purezza dello spirito. In seguito, e mosse da analoghe istanze antinaturalistiche, tutte le letture ermeneutiche della psicoanalisi, a partire dall'opera seminale di Paul Ricoeur, basandosi sull'interpretazione di significati e centrandosi sulla soggettività umana, hanno mirato a espungere il riferimento alle "entità" subpersonali che popolano le varie versioni della metapsicologia freudiana. Ma, del resto, lo stesso Freud è stato ambiguo nei confronti della metapsicologia. A volte la considerava una "sovrastruttura speculativa" relativamente indipendente, e per questo intercambiabile e non necessaria, rispetto alla teoria basata sulle evidenze cliniche; altre la vedeva come la sua irrinunciabile "filosofia", la "strega" del Faust, la speculazione che si insinua in ogni scienza: <<Dobbiamo dirci: "E allora largo alla strega". Ebbene questa strega è la metapsicologia. Non si può avanzare di un passo se non speculando - stavo per dire fantasticando - in termini metapsicologici>>.

Ma, in ogni caso, da dove venivano a Freud le ispirazioni per una simile costruzione speculativa? Lo storico revisionista Frank J. Sulloway ha cercato di dimostrare come i concetti biologici che via via Freud incorporava nella sua teoria, pur evitando di darvi un peso che potesse sminuire il suo genio creativo, fanno di lui una sorta di "criptobiologo", assolutamente nello spirito della scienza del suo tempo. La filosofa Patricia Kitcher (Freud's Dream, Mit Press, 1992) ha invece interpretato la metapsicologia come un tentativo ante-litteram di costruire una scienza cognitiva, interdisciplinare, dove confluissero in un progetto non ontologicamente riduzionistico, ma metodologicamente sinergico, i risultati di tutte quelle scienze del suo tempo (dalla neurofisiologia, alla linguistica, all'antropologia) che si occupavano della vita mentale umana (con le divisioni topografiche della mente che allora diventano "unità funzionali", come per la futura scienza che si baserà sull'analogia mente-computer).

                  Maitres à dispenser Potremmo dire che i modi in cui si è considerata l'ontologia dell'apparato psichico descritto da Freud e si sono interpretati i rapporti tra psicoanalisi e metapsicologia hanno dato forma alle varie immagini che abbiamo della psicoanalisi: quella positivista-riduzionista, quella enciclopedico-"olistica", quella ermeneutica-semiotica, quella più sfrenatamente "filosofica" (che però, come osserva correttamente il curatore di questo volume, è pur sempre ancorata, attraverso Schopenhauer, Hartmann o Nietzsche, alla circolazione delle idee scientifiche dell'epoca).
Di un solo autore, che solo oggi comincia a occupare filosofi e storiografi proprio a proposito di metapsicologia, non si è considerato adeguatamente il peso sulle "streghe" di Freud: Immanuel Kant. Kant aveva offerto un modello di mente così pervasivo, all'epoca di Freud, da costituire un vero e proprio paradigma dominante (Helmholtz, Herbart, Meynert, e anche Lipps, tutte fonti riconosciute nella formazione di Freud, si autodefinivano "kantiani"). E, più che platonico, non è kantiano il modello tripartito delle diverse topiche freudiane, soprattutto il modello strutturale (le analogie tra Superio e imperativo categorico sono state già rilevate)? Non è kantiana la distinzione fondamentale in Freud tra struttura e funzione, da una parte, e contenuto e rappresentazioni, dall'altra? Non è kantiano l'inconscio senza tempo di Freud? Qualcuno accenna al fatto curioso che uno dei pochi libri che, nelle prime cento pagine, Freud abbia annotato scrupolosamente, proprio negli anni in cui cominciava a pensare a un modello metapsicologico (pare abbia comprato il libro nell'82), sia la Critica della ragion pura di Kant, e che due opere di Kant siano l'unico fardello filosofico, insieme ai 23 volumi delle Gesammelte Werke di Nietzsche (che facevano il pari col voluminoso trasporto di quelle, in traduzione, di Darwin) che Freud si sia portato nella biblioteca di Londra. Forse, per comprendere a fondo le fonti della metapsicologia freudiana e per dare un senso compiuto alla controversa "filosofia della mente" che essa esprime, dovremo aspettare un'altra storia.