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RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE

 

Recensioni bibliografiche 2003

Recensione di Pierre-Henri Castel sul libro di Michel Foucault "Il potere psichiatrico. Corso al College de France 1973-1974" 

La presente recensione, per la prima volta tradotta in italiano a cura di Daisy Mazzetti, è comparsa in francese sulla prestigiosa  rivista "L'evolution psychiatrique", il cui direttore responsabile, oltre che il dott. Castel, si ringrazia per aver concesso l'autorizzazione alla pubblicazione.

 

Michel Foucault, "Il potere psichiatrico", edizione a cura di Jacques Lagrange, trad. di Mauro Bertani, Feltrinelli, Milano, 2004, pag.408, euro 40. 

Le pouvoir psychiatrique de Michel Foucault (Cours au Collège de France, 1973-1974), Hautes Etudes, Gallimard et Seuil, Paris, 2003, édition par Jacques Lagrange, sous la direction de François Ewald et Alessandro Fontana, suivi de « Situation du cours », par Jacques Lagrange, 399 p., index des notions, des personnes, puis des lieux, 25 €.

 

Recensioni dalla stampa 2003  "IL POTERE PSICHIATRICO".
 

 

          Rivista Frenis Zero di PIERRE-HENRI CASTEL  

 Pierre-Henri Castel è psicanalista, membro dell'ALI (Association Lacanienne Internationale), ricercatore al CNRS (Philosophie des sciences, IHPST-Université Paris 1) ed associato al CESAMES (Centre de Recherche Psychotropes, Santé mentale et Société, CNRS-Université de Paris 5). Tra le numerose pubblicazioni ricordiamo il libro "La métamorphose impensable" (Gallimard, Paris, 2003). Alcuni suoi contributi disponibili su internet sono riportati in bibliografia.

 

 (PARTE  PRIMA )1

  Scrittura superba, erudizione sfavillante (arricchita da un mirabile lavoro sulle note), eloquenza mai in difetto, l'ultimo Foucault, apparso nella serie dei Cours au Collége de France, possiede tutto per sedurre. L'eccellente <<Situation du cours>> di J. Lagrange permette infine di meglio comprendere la natura del dialogo che Foucault vi persegue con quelle grandi ombre che ne percorrono il testo, Althusser, i Deleuze e Guattari de L'anti-Oedipe, Robert Castel, Lucien Bonnafé, Erving Goffman, Cooper e Laing per ultimi. Ci aggiungerei senza alcun dubbio Lacan, la cui nozione di <<discorso>>, certamente contemporanea, collegava egualmente potere e verità in un modo sostanziale, sebbene irriducibile. Dato  il contesto storico  fornito al lettore con rigore, il resoconto può subito  concentrarsi sull'argomento stesso di Foucault. Poiché questo corso, secondo la giusta annotazione di Robert Castel, inaugura la <<seconda lettura>> de L?histoire de la folie: non più la lettura romantica, centrata sulla storia delle rappresentazioni e sulla crisi dei limiti del rappresentabile che la follia incarna, come <<deraison>>, ma la lettura militante, capace di riesumare le radici dell'<<ordine disciplinare>> princeps che fu l'alienismo, ordine la cui forma, è questo il cuore del corso, non aspetta altro che d'esser esportata dappertutto nella vita sociale come tipologia originale del potere, e di sopravvivere al di là della propria decadenza come paradigma psichiatrico, nella generalizzazione della <<funzione-psy>> nelle scuole, nel mondo della giustizia, ecc.. Foucault, d'altronde, cesserà presto di teorizzare a questo riguardo, partecipando dall'inizio a un GIA (Groupe Intervention Asile) quasi omologo al GIP (Groupe Intervention Prison).

Costruito come se facesse da spola permanente dal dettaglio all'insieme, dalla storia più positiva della psichiatria alla concettualizzazione chiaramente speculativa dei termini-chiave del libro (Ordine disciplinare, verità), questo corso ammette sommariamente due grandi suddivisioni.

Da Pinel a Leuret, e Foucault insiste sulla reale co-appartenenza dei due alla stessa costellazione teorico-pratica del <<trattamento morale>>, l'emergere dell'ordine disciplinare è rintracciato fino agli anni '40 del XIX secolo. Nè la legge del 1838  né altri avvenimenti precisi  vengono privilegiati a questo riguardo: è sul movimento generale, che ha potuto fare, per delle oscure ragioni, del manicomio la soluzione ad un problema più grande (antropologico, per dirla in breve), che Foucault si appunta. Si potrebbe qualificare la strategia adottata mediante una chiarificazione retrospettiva di Pinel grazie a Leuret. Poiché lungi dal vedere in Leuret la degenerazione autoritaria dell'opzione umanistica e razionalistica di Pinel, il Leuret di Foucault estrarrebbe il nucleo sostanziale del <<trattamento morale>> come disciplina: il sapere, considerato così debole degli alienisti, si rivela come potere, ma come potere <<capillare>>, oggetto di una <<microfisica>>, che plasma ed assoggetta ogni individuo alla sua propria misura (misura ritenuta capace, circolarmente, di conferire al sapere dell'alienista il valore di obiettività quasi scientifica). Eminentemente contrastato con l'esercizio violento della <<sovranità>> del potere (si veda una lunga digressione sulla porfiria di re Giorgio II che fu trattata dal Willis, che ne sovverte tutti i valori), <<l'ordine disciplinare>> procede in differenti tempi. Se classifica, la sua parola d'ordine epistemologica partendo da Pinel, è per creare l'irrecuperabile. Su questo irrecuperabile <<anomico>> si esercita allora il sovra-potere di una sovra-normalizzazione. Ma il <<reale>>, e solo il reale, intensificato dalle procedure degli alienisti (sproporzione di forze, uso dello spazio, controlli minuziosi del quotidiano), motiva questa sovra-normalizzazione: nulla di arbitrario se non il peso intero della <<ragione>>, in modo che il folle <<cessi di trarre piacere dalla follia>> (p. 165). Ed il discorso dell'alienismo è così dissecato, un pò allo stesso modo in cui Propp analizza le favole, in tragitti imperativi per i suoi soggetti finti, tutti sottomessi ad una grammatica implacabile.

Foucault segue allora, in un secondo tempo, l'estendersi del paradigma dell'alienismo, quindi cerca di identificare il luogo della sua crisi, e le forme originali della sua generalizzazione sociale. Uno dei passaggi storicamente più convincenti del corso è l'analisi consacrata, molto prima della nascita del tema del bambino folle, alla psichiatrizzazione degli idioti. La sovra-normalizzazione dei bambini prodotti come fuori-norma dallo stesso sistema pedagogico sfocia allora in ciò che si chiama <<l'istinto>> come focolaio di irriducibilità - e dall'istinto alla perversione il cammino sarà breve. Ma tre altre dimensioni intellettuali e pratiche del post-alienismo intrattengono tra loro dei rapporti stretti: la comparsa del sapere neurologico, la <<crisi>> dell'isteria, e l'orizzonte della psicanalisi, intesa come prima depsichiatrizzazione, dato che essa rileva giustamente nella crisi isterica, non l'isteria, ma la crisi stessa, come regime autonomo, dimenticato e che fa ritorno, della verità stessa. Foucault concepisce la nascita della neurologia come la coniugazione paradossale di una clinica delle superfici (mentre la medicina evolveva verso l'eziologia fisiologica profonda dei sintomi) e di una tecnologia dell'esame clinico per ordini e risposte motorie, che nasconde l'obbedienza nella tessitura più recondita delle intenzioni, normalizzandole radicalmente sotto l'occhio del medico. Ma se lo scandalo dell'isteria è scoppiato tra i neurologi, è precisamente, pensa egli, perché il controllo disciplinare era diventato assoluto, spinto fino alle <<fibre del cervello>>. Poichè cosa teme più di tutto il sapere dell'alienista? La simulazione: non la normalità che simula la follia, ma la follia che simula la follia e si ripiega in tal modo su se stessa tanto da far abortire la sua obiettivazione, minacciando la garanzia ultima del sapere-potere. Ed ecco che le isteriche, tutt'a un tratto, vengono promosse da Foucault <<le vere militanti dell'antipsichiatria>> (p.253). Tale pericolo esteso all'intero campo dell'alienismo spiega il ricorso ai tre procedimenti che hanno caratterizzato la psichiatria della seconda metà del 19° secolo: la droga (soprattutto l'haschisch), l'ipnosi e la presentazione dei malati, formalizzata come una dimostrazione della clinica. Per Foucault non si è mai trattato di discriminazione clinica fine, ma di una sola suddivisione da dimostrare continuamente, che è quella tra follia e non-follia, suddivisione da cui tutto il resto consegue.

 

 


NOTE:

[1] La seconda parte di questa recensione verrà pubblicata sul prossimo numero della rivista semestrale Frenis Zero

 

 

 

 

 

 

Pubblicazioni di Pierre-Henri Castel su internet:
"Freud: Le moi contre sa sexualitè"  (http://www-ihpst.univ-paris1.fr/r4/r4textes/r4textes_castel/CastelPDF/Freud2002intro.pdf.
La fraude de Freud : les glissements polémiques de M. Borch-Jacobsen (http://dogma.free.fr/txt/PHC-Fraude.htm).

 

Le rêve de Freud est-il un cauchemar théorique ?

Réponse à deux objections d'Adolf Grünbaum.
(Communication au colloque de Rennes, "Le rêve... cent ans après")

(http://www.psychanalyse.lu/articles/CastelReveCauchemar.htm).

 

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