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  "LA TERAPIA SECONDO I CODICI AFFETTIVI"

 

 

 

 di Franca Maisetti Mazzei

 

  Franca Maisetti Mazzei, nel corso di un incontro tenutosi il 16 aprile 2009 nella sede della nostra rivista, ha voluto rievocare i suoi ricordi personali di tre grandi psicoanalisti milanesi che ha conosciuto per motivi professionali: Cesare Musatti, Franco Fornari e Mauro Mancia. Questo articolo, di cui ringraziamo Franca Mazzei, è un contributo alla lettura ed alla conoscenza di Franco Fornari, alla cui memoria la psicoanalista milanese aveva dedicato nel 1987, a pochi anni dalla sua scomparsa, il libro "Psicoanalisi Arte Persona" (Franco Angeli, 1987).

Franca Maisetti Mazzei è psicoanalista, Presidente dell' I.N.P. (Istituto Neofreudiano di Psicoanalisi di Milano) e Direttore della S.P.I.R. (Scuola Psicoanalitica di Intersoggettività relazionale). E' stata ricercatrice e consulente psicologica presso la divisione pediatrica dell’Ospedale di Treviglio. Ha ricoperto un ruolo di direzione decennale di un gruppo di ricerca presso la cattedra di reumatologia dell’Università degli Studi di Milano, sugli aspetti psicologici dell’artrite reumatoide. Dal 1987 ha collaborato con il prof. Mauro Mancia nella ricerca e nella direzione di gruppi di lavoro. Autore di numerose pubblicazioni, collabora con periodici di psicologia, filosofia, arte e cinema, dal 1995  promuove e coorganizza rassegne-convegno annuali di “Cinema e Psicoanalisi”.

  

Foto: un momento dell'incontro con Franca Maisetti Mazzei dal titolo "Formidabili quegli anni... La psicoanalisi a Milano tra Musatti, Fornari e Mancia" (Lecce, 16 aprile 2009)


 Fornari in trent'anni di storia della psicoanalisi ha prodotto una quantità enorme di scritti il cui obiettivo fondamentale era quello di favorire l'ostensibilità del sapere psicoanalitico liberandolo e spogliandolo da quell'aura di sacralità che l'avvolgeva.

Nel progetto di una ristrutturazione generale della psicoanalisi non ha fatto in tempo a teorizzare la prassi terapeutica, a dare cioè una struttura al sistema di applicazione clinica del suo pensiero. Posso, in sintesi, accennare a quelle che sono state, allora, proposte rivoluzionarie, ma che sono servite a liberare il pensiero di Freud dalle catene di un ideologismo e aprire il varco a sviluppi del pensiero psicoanalitico allargando il campo delle indagini, portando la psicoanalisi contemporanea ad occuparsi di disagi riconducibili a fasi della vita presimboliche e preverbali.

Il suo intento era quello che scrive ne "Il codice vivente": <<depurare il freudismo dal contromoralismo vittoriano di Freud per dare alla psicoanalisi la funzione di costruire una nuova antropologia, per cui si afferma che l'uomo è costituito dalle relazioni di parentela e dalla corporeità erotica, unite in modo biuniversale alla nascita e alla morte>>.

 

Fornari, allievo di Musatti, si forma come psicoanalista freudiano ortodosso e si considererà sempre freudiano anche quando contesterà o stravolgerà alcuni concetti base del pensiero di Freud, a cominciare dalla teoria pulsionale e dal concetto di inconscio, di rimozione, di difesa. Per questo motivo, forse, pur essendo stato definito lo psicoanalista che, più di ogni altro, ha lasciato un'impronta nella cultura italiana degli ultimi decenni del ventesimo secolo, accanto agli apprezzamenti ha ricevuto molte critiche non sempre benevole. Oggi possiamo affermare che alcune sue teorie eterodosse sono diventate attuali e sono condivise sia a livello nazionale che internazionale.

Fornari intendeva superare la spaccatura tra modello teorico e modello clinico, ed infatti ne "La lezione freudiana" osserva che nel pensiero di Freud esiste uno scarto tra modello teorico e modello clinico, e che proprio questo divario tra metapsicologia e prassi clinica creava un certo disagio offrendo la possibilità ai detrattori della psicoanalisi di attaccarla nella sua pretesa di scientificità. Sempre nello stesso testo egli scrive:<<... la possibilità di colmare lo scarto tra teoria e clinica non può essere affidata che ad una teoria psicoanalitica capace di spiegare l'enigma del rapporto corpo/mente, sia in relazione al linguaggio del sogno e del sintomo, sia in relazione al discorso normale>> (Fornari, 1983).

Partendo dalla sistematizzazione della teoria coinemica negli anni '70, arriva negli anni '80 a definire una teoria dei codici affettivi; poi la morte improvvisa blocca e interrompe un lavoro che prevedeva un ampio sviluppo sia sul piano della pratica clinica individuale e di gruppo, sia a livello istituzionale e culturale in genere.

La psicoanalisi, diceva, può essere una chiave di lettura pressoché universale, applicabile in tutte le produzioni culturali e le realtà sociali.

Egli usava dire che in Freud non c'è niente da buttare via, ma come per una casa vecchia c'è bisogno ogni tanto di una ristrutturazione. Ed è quello che fa integrando il pensiero freudiano con le teorie kleiniane, con le teorie bioniane, con la psicologia evolutiva, con l'antropologia, la sociologia, la filosofia, la linguistica e la semeiotica, con lo studio del mito e con la sua esperienza lavorativa.

Chi ha lavorato con lui in quegli anni ha potuto sperimentare di persona quale apertura mentale, quale coinvolgimento, quale nuova chiave di lettura delle dinamiche inconsce. Sempre pronto a confrontarsi con chiunque, misurato nella critica, generoso nella lode, affascinava con l'uso delle metafore tratte dalle pratiche del lavoro agricolo, con i continui riferimenti alla poesia e alla musica già insita nel suo tono di voce sempre pacato, mai monotono.

In ogni rapporto individuale o di gruppo (ho avuto la fortuna di viverli entrambi), era importante, diceva, una "informazione affettiva" accomunante. I concetti freudiani o bioniani potevano essere ripensati, approfonditi, rivisti secondo la teoria coinemica. Capire gli affetti significa, in fondo, capire i legami tra le persone che stanno parlando, creare quindi un legame di conoscenza (K). Da questo tipo di conoscenza emerge l'affetto presente nel transfert attraverso la simultanea percezione del controtransfert dell'analista.

A questo punto sto dando per scontato, forse sbagliando, la conoscenza della teoria coinemica. Nel testo "I fondamenti di una teoria psicoanalitica del linguaggio" leggiamo: <<Con il nome di teoria coinemica intendo una teoria psicoanalitica del linguaggio fondata sulla semiosi affettiva, attuata attraverso una mappa coinemica assunta come competenza affettiva comune ad ogni uomo>>.

E in "Coinema e icona": <<La teoria coinemica sostiene che quando un segno e quindi anche un'icona porta nella cognizione un concetto come significato, si mette in moto una doppia semantica, ad opera della quale un significato letterale si accompagna sempre ad un significato coinemico (condivisibile nel linguaggio degli affetti). Generalizzato questo principio porta ad una nuova semantica e ad una nuova sintassi nell'ermeneutica di ogni pratica del discorso umano>>.

Fermiamoci un po' sull'interpretazione del sogno in chiave coinemica.

Freud vede il sogno come un fenomeno psichico teso all'appagamento di un desiderio. Tra i vari tipi di sogni prendiamo in esame i sogni "tipici", quelli cioè che ricorrono pressoché identici in diverse persone, per i quali Freud lamentava o la mancanza di associazioni o associazioni confuse e insufficienti. Questo, a suo avviso, pregiudicava l'utilizzazione del metodo interpretativo per cui ricorreva al simbolismo onirico che non era appannaggio solo del sogno, ma anche del folklore, dei miti, delle leggende, dei proverbi, delle battute popolari, ecc.. L'interpretazione dei simboli era già in auge molto prima di Freud, pensiamo ad Artemidoro di Daldi, inoltre era appannaggio anche della tradizione popolare; motivo per cui, sembrando scientificamente inaccettabile, Freud, pur facendone uso insieme alle associazioni, proponeva una prudenza critica definendo i simboli onirici ambigui e sovradeterminati. Spesso auspicò un ampliamento della conoscenza e un ulteriore approfondimento.

Fornari risponde all'invito operando però uno sconvolgimento radicale. Egli invita a considerare ogni sogno come se fosse un sogno tipico e quindi interpretabile al di là delle associazioni, puntando essenzialmente sul simbolismo onirico.

I simbolizzati sono pochi, dice Freud: il corpo umano nel suo insieme, genitori, figli, fratelli, nudità, nascita e morte, ma i simboli e i sintomi che li rappresentano sono straordinariamente numerosi. Fa quindi una chiara distinzione tra i simbolizzanti numerosissimi, difficili da individuare e interpretare, e i simbolizzati di numero limitato e comuni a tutti. Partendo da qui e prendendo spunto dal modello che De Saussure applica al segno linguistico, Fornari introduce la dicotomia simbolizzante/simbolizzato in rapporto alla referenza interna del desiderio. Nasce da qui l'analisi coinemica. I sogni tipici portano in se stessi delle regolarità che rimandano alla struttura generale degli affetti umani e alla loro simbolizzazione. Quindi solo una teoria che tenga conto dell'importanza del simbolismo onirico può portare all'interpretazione del sogno inteso come "via regia che porta alla conoscenza dell'inconscio". Le libere associazioni insieme alla scena manifesta, in sede di analisi coinemica, vengono considerate come un allargamento dell'area dei significanti che permette di esplorare le relazioni simboliche su tutto il campo semantico del sogno.

Il collegamento del sogno alle associazioni danno il simbolo mestico (cognitivo) e il simbolo onirico (affettivo). Dalla teoria coinemica nascerà poi la teoria dei codici affettivi. Il codice vivente ha la funzione di unire simbolo onirico e simbolo mestico. Qualunque realtà facente capo alla comunicazione tra uomini può essere analizzata come se si trattasse di un sogno e, come per un sogno, si può distinguere la scena manifesta, la scena inconscia o coinemica, e una scena circostanziale storica che supplisce alle associazioni libere laddove non ci sono (per es. nell'analisi di un testo o di un'opera d'arte). L'analisi coinemica interroga il sogno in una visione tridimensionale, mentre in Freud l'interpretazione è bidimensionale. Quindi non solo la relazione tra coscienza e preconscio, ma anche tra coscienza e inconscio.

Secondo tale teoria il corpo è abitato, per costituzione, da un codice grazie al quale noi, tutti, siamo parlati dai nostri affetti. Questo è il codice affettivo.

Il codice affettivo (ne "La lezione freudiana") viene da lui definito un sistema che conserva e trasmette informazioni attraverso una memoria di dati e un piano di scelte possibili. In altri termini esiste, a suo avviso, una facoltà di significazione (facultas signatrix) espressa da una struttura filogenetica che ha la funzione di trasmettere informazioni tra il corpo e la mente, e tra la mente e il corpo (transfert intrapsichico). La teoria coinemica interessa la simbolizzazione affettiva, afferma cioè la relazione tra il simbolismo del sogno e tutta la vita affettiva. Su tale assunto si fonda la teoria dei codici affettivi che, partendo dalla teoria della simbolizzazione affettiva, diventa una teoria della decisione affettiva, cioè una teoria di come vengono prese le decisioni in relazione ai sistemi dei valori affettivi rappresentati dagli ideali dell'Io.

Gli elementi della simbolizzazione affettiva vengono chiamati da Fornari coinemi, cioè unità affettive elementari della comunicazione che tutti noi possediamo. Li definisce anche come preconcezioni (da Bion) o Idee primarie della vita (da Jones). Sono, egli dice, come dei contenitori insaturi che l'esperienza della vita può riempire di significato e la cui interpretazione serve appunto a svelare gli elementi della significazione affettiva costituiti dalle relazioni di parentela, dalla corporeità, dalla nascita e dalla morte. Dal modo in cui avviene la simbolizzazione si dduce la regolarità di funzionamento della mente. I simbolizzati sono quindi espressioni della lingua degli affetti, una sorta di memoria di dati, come un sapere dentro di noi, una memoria affettiva inconscia di carattere filogenetico. All'interno di questa memoria di dati, il codice affettivo rappresenta un piano di scelte possibili. Il codice affettivo è un codice vivente che <<ha la funzione di pre-scrivere generativamente replicazioni significanti, attraverso la messa in forma e la messa in atto di segni, in base a un pre-memoria di dati e a un piano di scelte possibili, quindi insature, saturate dall'incontro del corpo e della mente con l'ambiente>>.

Si è modificato il concetto di inconscio che, per Fornari, è una specie di programma affettivo che l'uomo porta dentro di sé. Potenzialmente è predisposto ad aiutarlo a trovare la decisione giusta, a saper distinguere cioè ciò che è utile da ciò che è dannoso. I codici non sono un modello interpretativo, anche s sono il punto di riferimento di ogni interpretazione. Nella loro attività generativa producono alcune strutture fondamentali della vita affettiva inconscia, quegli elementi affettivi che Freud ha definito filogeneticamente determinati: gli affetti, i fantasmi, gli ideali dell'Io. Il funzionamento generale dell'inconscio è il Codice vivente, i diversi codici sono i codici affettivi. Il codice paterno  rappresenta la Norma e la sua difesa,  valorizza la crescita dell'autonomia,  favorisce la graduale separazione del figlio dalla madre e l'accesso nella realtà sociale,  stabilisce quindi il principio di realtà.

Il codice materno, invece, privilegia il principio del piacere, si fonda sull'identificazione e l'appartenenza, rifornisce il bambino di ogni bene e lo libera da ogni male, generando l'illusione di onnipotenza.

Accade talvolta che il codice materno si strutturi nella coalizione madre-bambino contro il codice paterno, quindi contro la norma e le regole. Oppure può avvenire la coalizione madre-padre contro il Bambino Cattivo.

La struttura femminile ha intrigato molto Fornari convinto che la vita affettiva della donna è una cosa molto complessa per una sorta di conflitto che può nascere tra codice femminile e codice materno, come si può leggere ne "I sogni delle madri in gravidanza" o come emerge dall'analisi delle strutture affettive della donna demoniaca (in "Carmen adorata") che tende a trasformare l'uomo in un bambino facilmente seducibile. Un codice si è confuso perversamente con un altro e tale confusione, egli dice, fa coincidere l'amore con la morte.

E' interessante sottolineare una speciale struttura affettiva, caratteristica del codice materno: la paranoia primaria (niente a che vedere con la patologia né con la posizione paranoide kleiniana) delle madri in gestazione, grazie alla quale si instaura una simbiosi  tra madre e bambino dalla quale è escluso il padre.

Questa struttura affettiva consiste nel trasferimento immaginario sul padre della persecuzione totale (la paura della morte durante il parto). Il padre diventa il responsabile di tale evento, quindi deve essere in grado di sostenere un ruolo di ammortizzatore della morte che è nella maternità. E' un ruolo non facile (di mallevadore) per cui il padre è portato a spostare la responsabilità della morte all'esterno della famiglia.

In tal modo la paranoia primaria bonifica l'area nella quale si collocano le relazioni familiari. Assistiamo quindi alla conservazione del codice materno, all'elaborazione paranoica del lutto che ha permesso la conservazione del codice paterno in una dinamica affettiva che coinvolge tutta la scena della famiglia interna (la paranoia primaria collegata all'elaborazione paranoica del lutto è operante anche nei conflitti sociali, nella costituzione delle classi, nel promuovere il fenomeno guerra).

La famiglia interna può essere buona o cattiva a secondo dell'armonia o disarmonia dei codici affettivi operanti nelle decisioni. Si crea una situazione di disagio quando uno dei codici impone la sua dittatura sugli altri sia in relazione al proprio mondo interno, alla propria famiglia metaforica, sia nella famiglia come istituzione.

Il conflitto tra codici non basta comunque a definire una patologia perché l'inconscio <<è presente sia nelle pratiche del discorso normale che nelle pratiche del discorso patologico... Ciò che decide della normalità o patologia è l'atteggiamento dell'Io>>.

E' evidente come il padre perde il ruolo centrale attribuitogli da Freud ed acquista potere la struttura del potere familiare inteso appunto come integrazione dei vari codici affettivi. Viene inoltre a cadere il conflitto tra l'Io e le pulsioni su cui si basava la costruzione freudiana, lasciando il posto al conflitto tra codici decisionali da intendersi sia in senso intrapsichico, sia interpersonale sia sociale.

Ne "La malattia dell'Europa" Fornari delinea <<un ideale terapeutico derivato dalla pratica psicoanalitica clinica>>, una sorta di <<psicostoria che istituisce nella struttura del potere della polis e della nazione, come comunità delle polis, e nei continenti, come comunità delle nazioni, la struttura del potere della buona famiglia interna, in un ordine orizzontale e verticale>>.

Non credo affatto di aver dato una visione esaustiva del pensiero, peraltro ricchissimo, di Franco Fornari. per una conoscenza più approfondita rimando alla lettura, oltre che dei testi di Fornari, del lavoro di Davide Cristante "Una teoria onirica della conoscenza" alla quale anch'io ho fatto riferimento.

Vorrei aggiungere soltanto un'integrazione alla teoria dei codici affettivi, o sarebbe meglio dire la teoria onirica della conoscenza, che Fornari fa con "La riscoperta dell'anima" (1984). L'anima è lo scrigno leggero e luminoso che contiene gli affetti e i sentimenti. Le rappresentazioni dell'anima a livello clinico e a livello mitico rimandano ad un ordine di naturalità (assenza di peso ed esperienze di luce nei sogni delle madri in gravidanza). <<L'essenziale della riscoperta dell'anima mi sembra quello per cui si può dire che la vita dell'anima nasce da un mondo che non c'è più e che tuttavia non va a finire nel nulla, perché ciò che noi vediamo e tocchiamo porta il suo marchio>>. Per Fornari l'anima è il significato di tutti i significanti simbolici che rimandano alla situazione intrauterina come referente. E' quindi il vero fantasma originario, la potenza generativa di tutte le cognizioni. <<Psico-analisi vuol dire analisi dell'anima e questa scienza procede attraverso la scomposizione dell'anima nei suoi elementi che ho ricondotto alle unità della significazione affettiva (coinemi) che postulo come prescritti filogeneticamente in forma di programma di una facultas signatrix che predispone l'anima a conoscere il mondo>>.

<<Riscoprire l'anima è in realtà un passaggio obbligato per riscoprire l'amore, in un felice accoppiamento tra anima femminile e anima maschile, tra anima paterna e anima materna, tra anima dei bambini e quella dei genitori, nel cammino della nostra vita che va dalla nascita alla morte>>. Può essere un aiuto verso una comune felicità.

 

 

 

 

 

 

 

 

                

 

 

                    

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

Bibliografia originale:

Bion R.W., 1971, Esperienze nei gruppi, Armando, Roma.

Fornari F., 1966, Nuovi orientamenti nella psicoanalisi, Feltrinelli, Milano.

Fornari F., 1976, Simbolo e codice, Feltrinelli, Milano.

Fornari F., 1978, Strutture Affettive del significato, Cortina, Milano.

Fornari F., 1979a, Coinema e icona, Il Saggiatore, Milano.

Fornari F., 1979b, I fondamenti di una teoria psicoanalitica del linguaggio, Boringhieri, Torino.

Fornari F., 1984, La riscoperta dell'anima, Laterza, Bari.

Freud S., 1915, Introduzione alla Psicoanalisi, Opere, Vol. 8, Boringhieri, Torino.

Freud S., 1917, Totem e tabù, Opere, Vol. 7, Boringhieri, Torino.

Lévi Strauss C., 1978, La linguistica e le scienze dell'uomo, Il Saggiatore, Milano.

Lombardo e Fiorelli (a cura di), 1985, Binswanger e Freud, Boringhieri, Torino.

 

        

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 
 

 
 

 

 

 

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