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Fornari in trent'anni di storia della psicoanalisi ha prodotto
una quantità enorme di scritti il cui obiettivo fondamentale era
quello di favorire l'ostensibilità del sapere psicoanalitico
liberandolo e spogliandolo da quell'aura di sacralità che l'avvolgeva.
Nel
progetto di una ristrutturazione generale della psicoanalisi non ha
fatto in tempo a teorizzare la prassi terapeutica, a dare cioè una
struttura al sistema di applicazione clinica del suo pensiero. Posso,
in sintesi, accennare a quelle che sono state, allora, proposte
rivoluzionarie, ma che sono servite a liberare il pensiero di Freud
dalle catene di un ideologismo e aprire il varco a sviluppi del
pensiero psicoanalitico allargando il campo delle indagini, portando
la psicoanalisi contemporanea ad occuparsi di disagi riconducibili a
fasi della vita presimboliche e preverbali.
Il suo
intento era quello che scrive ne "Il codice vivente": <<depurare il
freudismo dal contromoralismo vittoriano di Freud per dare alla
psicoanalisi la funzione di costruire una nuova antropologia, per cui
si afferma che l'uomo è costituito dalle relazioni di parentela e
dalla corporeità erotica, unite in modo biuniversale alla nascita e
alla morte>>.
Fornari,
allievo di Musatti, si forma come psicoanalista freudiano ortodosso e
si considererà sempre freudiano anche quando contesterà o stravolgerà
alcuni concetti base del pensiero di Freud, a cominciare dalla teoria
pulsionale e dal concetto di inconscio, di rimozione, di difesa. Per
questo motivo, forse, pur essendo stato definito lo psicoanalista che,
più di ogni altro, ha lasciato un'impronta nella cultura italiana
degli ultimi decenni del ventesimo secolo, accanto agli apprezzamenti
ha ricevuto molte critiche non sempre benevole. Oggi possiamo
affermare che alcune sue teorie eterodosse sono diventate attuali e
sono condivise sia a livello nazionale che internazionale.
Fornari
intendeva superare la spaccatura tra modello teorico e modello
clinico, ed infatti ne "La lezione freudiana" osserva che nel pensiero
di Freud esiste uno scarto tra modello teorico e modello clinico, e
che proprio questo divario tra metapsicologia e prassi clinica creava
un certo disagio offrendo la possibilità ai detrattori della
psicoanalisi di attaccarla nella sua pretesa di scientificità. Sempre
nello stesso testo egli scrive:<<... la possibilità di colmare lo
scarto tra teoria e clinica non può essere affidata che ad una teoria
psicoanalitica capace di spiegare l'enigma del rapporto corpo/mente,
sia in relazione al linguaggio del sogno e del sintomo, sia in
relazione al discorso normale>> (Fornari, 1983).
Partendo
dalla sistematizzazione della teoria coinemica negli anni '70, arriva
negli anni '80 a definire una teoria dei codici affettivi; poi la
morte improvvisa blocca e interrompe un lavoro che prevedeva un ampio
sviluppo sia sul piano della pratica clinica individuale e di gruppo,
sia a livello istituzionale e culturale in genere.
La
psicoanalisi, diceva, può essere una chiave di lettura pressoché
universale, applicabile in tutte le produzioni culturali e le realtà
sociali.
Egli
usava dire che in Freud non c'è niente da buttare via, ma come per una
casa vecchia c'è bisogno ogni tanto di una ristrutturazione. Ed è
quello che fa integrando il pensiero freudiano con le teorie kleiniane,
con le teorie bioniane, con la psicologia evolutiva, con
l'antropologia, la sociologia, la filosofia, la linguistica e la
semeiotica, con lo studio del mito e con la sua esperienza lavorativa.
Chi ha
lavorato con lui in quegli anni ha potuto sperimentare di persona
quale apertura mentale, quale coinvolgimento, quale nuova chiave di
lettura delle dinamiche inconsce. Sempre pronto a confrontarsi con
chiunque, misurato nella critica, generoso nella lode, affascinava con
l'uso delle metafore tratte dalle pratiche del lavoro agricolo, con i
continui riferimenti alla poesia e alla musica già insita nel suo tono
di voce sempre pacato, mai monotono.
In ogni
rapporto individuale o di gruppo (ho avuto la fortuna di viverli
entrambi), era importante, diceva, una "informazione affettiva"
accomunante. I concetti freudiani o bioniani potevano essere
ripensati, approfonditi, rivisti secondo la teoria coinemica. Capire
gli affetti significa, in fondo, capire i legami tra le persone che
stanno parlando, creare quindi un legame di conoscenza (K). Da questo
tipo di conoscenza emerge l'affetto presente nel transfert attraverso
la simultanea percezione del controtransfert dell'analista.
A questo
punto sto dando per scontato, forse sbagliando, la conoscenza della
teoria coinemica. Nel testo "I fondamenti di una teoria psicoanalitica
del linguaggio" leggiamo: <<Con il nome di teoria coinemica intendo
una teoria psicoanalitica del linguaggio fondata sulla semiosi
affettiva, attuata attraverso una mappa coinemica assunta come
competenza affettiva comune ad ogni uomo>>.
E in "Coinema
e icona": <<La teoria coinemica sostiene che quando un segno e quindi
anche un'icona porta nella cognizione un concetto come significato, si
mette in moto una doppia semantica, ad opera della quale un
significato letterale si accompagna sempre ad un significato coinemico
(condivisibile nel linguaggio degli affetti). Generalizzato questo
principio porta ad una nuova semantica e ad una nuova sintassi
nell'ermeneutica di ogni pratica del discorso umano>>.
Fermiamoci un po' sull'interpretazione del sogno in chiave coinemica.
Freud
vede il sogno come un fenomeno psichico teso all'appagamento di un
desiderio. Tra i vari tipi di sogni prendiamo in esame i sogni
"tipici", quelli cioè che ricorrono pressoché identici in diverse
persone, per i quali Freud lamentava o la mancanza di associazioni o
associazioni confuse e insufficienti. Questo, a suo avviso,
pregiudicava l'utilizzazione del metodo interpretativo per cui
ricorreva al simbolismo onirico che non era appannaggio solo del
sogno, ma anche del folklore, dei miti, delle leggende, dei proverbi,
delle battute popolari, ecc.. L'interpretazione dei simboli era già in
auge molto prima di Freud, pensiamo ad Artemidoro di Daldi, inoltre
era appannaggio anche della tradizione popolare; motivo per cui,
sembrando scientificamente inaccettabile, Freud, pur facendone uso
insieme alle associazioni, proponeva una prudenza critica definendo i
simboli onirici ambigui e sovradeterminati. Spesso auspicò un
ampliamento della conoscenza e un ulteriore approfondimento.
Fornari
risponde all'invito operando però uno sconvolgimento radicale. Egli
invita a considerare ogni sogno come se fosse un sogno tipico e quindi
interpretabile al di là delle associazioni, puntando essenzialmente
sul simbolismo onirico.
I
simbolizzati sono pochi, dice Freud: il corpo umano nel suo insieme,
genitori, figli, fratelli, nudità, nascita e morte, ma i simboli e i
sintomi che li rappresentano sono straordinariamente numerosi. Fa
quindi una chiara distinzione tra i simbolizzanti numerosissimi,
difficili da individuare e interpretare, e i simbolizzati di numero
limitato e comuni a tutti. Partendo da qui e prendendo spunto dal
modello che De Saussure applica al segno linguistico, Fornari
introduce la dicotomia simbolizzante/simbolizzato in rapporto alla
referenza interna del desiderio. Nasce da qui l'analisi coinemica. I
sogni tipici portano in se stessi delle regolarità che rimandano alla
struttura generale degli affetti umani e alla loro simbolizzazione.
Quindi solo una teoria che tenga conto dell'importanza del simbolismo
onirico può portare all'interpretazione del sogno inteso come "via
regia che porta alla conoscenza dell'inconscio". Le libere
associazioni insieme alla scena manifesta, in sede di analisi
coinemica, vengono considerate come un allargamento dell'area dei
significanti che permette di esplorare le relazioni simboliche su
tutto il campo semantico del sogno.
Il
collegamento del sogno alle associazioni danno il simbolo mestico
(cognitivo) e il simbolo onirico (affettivo). Dalla teoria
coinemica nascerà poi la teoria dei codici affettivi. Il codice
vivente ha la funzione di unire simbolo onirico e simbolo mestico.
Qualunque realtà facente capo alla comunicazione tra uomini può essere
analizzata come se si trattasse di un sogno e, come per un sogno, si
può distinguere la scena manifesta, la scena inconscia o coinemica, e
una scena circostanziale storica che supplisce alle associazioni
libere laddove non ci sono (per es. nell'analisi di un testo o di
un'opera d'arte). L'analisi coinemica interroga il sogno in una
visione tridimensionale, mentre in Freud l'interpretazione è
bidimensionale. Quindi non solo la relazione tra coscienza e
preconscio, ma anche tra coscienza e inconscio.
Secondo
tale teoria il corpo è abitato, per costituzione, da un codice grazie
al quale noi, tutti, siamo parlati dai nostri affetti. Questo è il
codice affettivo.
Il
codice affettivo (ne "La lezione freudiana") viene da lui definito un
sistema che conserva e trasmette informazioni attraverso una memoria
di dati e un piano di scelte possibili. In altri termini esiste, a suo
avviso, una facoltà di significazione (facultas signatrix)
espressa da una struttura filogenetica che ha la funzione di
trasmettere informazioni tra il corpo e la mente, e tra la mente e il
corpo (transfert intrapsichico). La teoria coinemica interessa la
simbolizzazione affettiva, afferma cioè la relazione tra il simbolismo
del sogno e tutta la vita affettiva. Su tale assunto si fonda la
teoria dei codici affettivi che, partendo dalla teoria della
simbolizzazione affettiva, diventa una teoria della decisione
affettiva, cioè una teoria di come vengono prese le decisioni in
relazione ai sistemi dei valori affettivi rappresentati dagli ideali
dell'Io.
Gli
elementi della simbolizzazione affettiva vengono chiamati da Fornari
coinemi, cioè unità affettive elementari della comunicazione che tutti
noi possediamo. Li definisce anche come preconcezioni (da Bion) o Idee
primarie della vita (da Jones). Sono, egli dice, come dei contenitori
insaturi che l'esperienza della vita può riempire di significato e la
cui interpretazione serve appunto a svelare gli elementi della
significazione affettiva costituiti dalle relazioni di parentela,
dalla corporeità, dalla nascita e dalla morte. Dal modo in cui avviene
la simbolizzazione si dduce la regolarità di funzionamento della
mente. I simbolizzati sono quindi espressioni della lingua degli
affetti, una sorta di memoria di dati, come un sapere dentro di noi,
una memoria affettiva inconscia di carattere filogenetico. All'interno
di questa memoria di dati, il codice affettivo rappresenta un piano di
scelte possibili. Il codice affettivo è un codice vivente che <<ha la
funzione di pre-scrivere generativamente replicazioni significanti,
attraverso la messa in forma e la messa in atto di segni, in base a un
pre-memoria di dati e a un piano di scelte possibili, quindi insature,
saturate dall'incontro del corpo e della mente con l'ambiente>>.
Si è
modificato il concetto di inconscio che, per Fornari, è una specie di
programma affettivo che l'uomo porta dentro di sé. Potenzialmente è
predisposto ad aiutarlo a trovare la decisione giusta, a saper
distinguere cioè ciò che è utile da ciò che è dannoso. I codici non
sono un modello interpretativo, anche s sono il punto di riferimento
di ogni interpretazione. Nella loro attività generativa producono
alcune strutture fondamentali della vita affettiva inconscia, quegli
elementi affettivi che Freud ha definito filogeneticamente
determinati: gli affetti, i fantasmi, gli ideali dell'Io. Il
funzionamento generale dell'inconscio è il Codice vivente, i diversi
codici sono i codici affettivi. Il codice paterno rappresenta la
Norma e la sua difesa, valorizza la crescita dell'autonomia,
favorisce la graduale separazione del figlio dalla madre e l'accesso
nella realtà sociale, stabilisce quindi il principio di realtà.
Il
codice materno, invece, privilegia il principio del piacere, si fonda
sull'identificazione e l'appartenenza, rifornisce il bambino di ogni
bene e lo libera da ogni male, generando l'illusione di onnipotenza.
Accade
talvolta che il codice materno si strutturi nella coalizione
madre-bambino contro il codice paterno, quindi contro la norma e le
regole. Oppure può avvenire la coalizione madre-padre contro il
Bambino Cattivo.
La
struttura femminile ha intrigato molto Fornari convinto che la vita
affettiva della donna è una cosa molto complessa per una sorta di
conflitto che può nascere tra codice femminile e codice materno, come
si può leggere ne "I sogni delle madri in gravidanza" o come emerge
dall'analisi delle strutture affettive della donna demoniaca (in
"Carmen adorata") che tende a trasformare l'uomo in un bambino
facilmente seducibile. Un codice si è confuso perversamente con un
altro e tale confusione, egli dice, fa coincidere l'amore con la
morte.
E'
interessante sottolineare una speciale struttura affettiva,
caratteristica del codice materno: la paranoia primaria (niente a che
vedere con la patologia né con la posizione paranoide kleiniana) delle
madri in gestazione, grazie alla quale si instaura una simbiosi
tra madre e bambino dalla quale è escluso il padre.
Questa
struttura affettiva consiste nel trasferimento immaginario sul padre
della persecuzione totale (la paura della morte durante il parto). Il
padre diventa il responsabile di tale evento, quindi deve essere in
grado di sostenere un ruolo di ammortizzatore della morte che è nella
maternità. E' un ruolo non facile (di mallevadore) per cui il padre è
portato a spostare la responsabilità della morte all'esterno della
famiglia.
In tal
modo la paranoia primaria bonifica l'area nella quale si collocano le
relazioni familiari. Assistiamo quindi alla conservazione del codice
materno, all'elaborazione paranoica del lutto che ha permesso la
conservazione del codice paterno in una dinamica affettiva che
coinvolge tutta la scena della famiglia interna (la paranoia primaria
collegata all'elaborazione paranoica del lutto è operante anche nei
conflitti sociali, nella costituzione delle classi, nel promuovere il
fenomeno guerra).
La
famiglia interna può essere buona o cattiva a secondo dell'armonia o
disarmonia dei codici affettivi operanti nelle decisioni. Si crea una
situazione di disagio quando uno dei codici impone la sua dittatura
sugli altri sia in relazione al proprio mondo interno, alla propria
famiglia metaforica, sia nella famiglia come istituzione.
Il
conflitto tra codici non basta comunque a definire una patologia
perché l'inconscio <<è presente sia nelle pratiche del discorso
normale che nelle pratiche del discorso patologico... Ciò che decide
della normalità o patologia è l'atteggiamento dell'Io>>.
E'
evidente come il padre perde il ruolo centrale attribuitogli da Freud
ed acquista potere la struttura del potere familiare inteso appunto
come integrazione dei vari codici affettivi. Viene inoltre a cadere il
conflitto tra l'Io e le pulsioni su cui si basava la costruzione
freudiana, lasciando il posto al conflitto tra codici decisionali da
intendersi sia in senso intrapsichico, sia interpersonale sia sociale.
Ne "La
malattia dell'Europa" Fornari delinea <<un ideale terapeutico derivato
dalla pratica psicoanalitica clinica>>, una sorta di <<psicostoria che
istituisce nella struttura del potere della polis e della
nazione, come comunità delle polis, e nei continenti, come
comunità delle nazioni, la struttura del potere della buona famiglia
interna, in un ordine orizzontale e verticale>>.
Non
credo affatto di aver dato una visione esaustiva del pensiero,
peraltro ricchissimo, di Franco Fornari. per una conoscenza più
approfondita rimando alla lettura, oltre che dei testi di Fornari, del
lavoro di Davide Cristante "Una teoria onirica della conoscenza" alla
quale anch'io ho fatto riferimento.
Vorrei
aggiungere soltanto un'integrazione alla teoria dei codici affettivi,
o sarebbe meglio dire la teoria onirica della conoscenza, che Fornari
fa con "La riscoperta dell'anima" (1984). L'anima è lo scrigno leggero
e luminoso che contiene gli affetti e i sentimenti. Le
rappresentazioni dell'anima a livello clinico e a livello mitico
rimandano ad un ordine di naturalità (assenza di peso ed esperienze di
luce nei sogni delle madri in gravidanza). <<L'essenziale della
riscoperta dell'anima mi sembra quello per cui si può dire che la vita
dell'anima nasce da un mondo che non c'è più e che tuttavia non va a
finire nel nulla, perché ciò che noi vediamo e tocchiamo porta il suo
marchio>>. Per Fornari l'anima è il significato di tutti i
significanti simbolici che rimandano alla situazione intrauterina come
referente. E' quindi il vero fantasma originario, la potenza
generativa di tutte le cognizioni. <<Psico-analisi vuol dire
analisi dell'anima e questa scienza procede attraverso la
scomposizione dell'anima nei suoi elementi che ho ricondotto alle
unità della significazione affettiva (coinemi) che postulo come
prescritti filogeneticamente in forma di programma di una facultas
signatrix che predispone l'anima a conoscere il mondo>>.
<<Riscoprire l'anima è in realtà un passaggio obbligato per riscoprire
l'amore, in un felice accoppiamento tra anima femminile e anima
maschile, tra anima paterna e anima materna, tra anima dei bambini e
quella dei genitori, nel cammino della nostra vita che va dalla
nascita alla morte>>. Può essere un aiuto verso una comune felicità.
Bion R.W., 1971, Esperienze nei
gruppi, Armando, Roma.
Fornari F., 1966, Nuovi
orientamenti nella psicoanalisi, Feltrinelli, Milano.
Fornari F., 1976, Simbolo e
codice, Feltrinelli, Milano.
Fornari F., 1978, Strutture
Affettive del significato, Cortina, Milano.
Fornari F., 1979a, Coinema e
icona, Il Saggiatore, Milano.
Fornari F., 1979b, I fondamenti
di una teoria psicoanalitica del linguaggio, Boringhieri, Torino.
Fornari F., 1984, La riscoperta
dell'anima, Laterza, Bari.
Freud S., 1915, Introduzione
alla Psicoanalisi, Opere, Vol. 8, Boringhieri, Torino.
Freud S., 1917, Totem e tabù,
Opere, Vol. 7, Boringhieri, Torino.
Lévi Strauss C., 1978, La
linguistica e le scienze dell'uomo, Il Saggiatore, Milano.
Lombardo e Fiorelli (a cura di),
1985, Binswanger e Freud, Boringhieri, Torino.
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