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 Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte  

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Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

Edizioni "Frenis Zero"

Recensioni Bibliografiche

 

  "RISCOPRENDO LA PSICOANALISI"

 

 

  di Thomas H. Ogden

Recensione di Gerald I. Fogel

  

 

IL LIBRO:

 

Thomas H. Ogden , Rediscovering Psychoanalysis: Thinking and Dreaming, Learning and Forgetting,  Routledge, London, 2009; 168 pp.

 

 


 

 

 

Questo nuovo lavoro di Thomas Ogden, una vera provocazione per il pensiero, è strutturato attraverso due tematiche. Una consiste nella riscoperta della psicoanalisi - il titolo del libro. Ogden crede che la riscoperta della psicoanalisi sia ciò che facciamo nel corso della nostra formazione psicoanalitica nel modo più significativo e più vivo. L'enfasi è posta sugli aspetti creativi, continuamente evolutivi e ricorsivi di questo processo di apprendimento esperenziale. Esso ha un posto ovviamente nel trattamento analitico, ma anche quando facciamo supervisioni, insegnamo, leggiamo e scriviamo. In capitoli separati l'autore descrive gli elementi essenziali del processo di apprendimento psicoanalitico in relazione a queste varie attività. La seconda tematica significativa consiste nel sogno, che Ogden definisce come uno speciale tipo di lavoro psicologico.

Il sogno è l'attività psichica essenziale che guida il processo di riscoperta. I lettori che hanno già familiarità con il lavoro precedente dell'autore possono comprendere che Ogden si riferisce non al processo letterale del sogno come definito dal senso comune o alla tradizionale teoria psicoanalitica. Il sogno, o ciò a cui l'autore si riferisce col termine di 'dreaming up', è il lavoro psicologico con l'esperienza della vita emozionale. L'autore estende tale semplice definizione a partire da differenti punti di vista, per tutta la lunghezza del libro, spesso al punto da affermare che tale lavoro psicologico coinvolge la creazione di un significato simbolico personale. Esso può essere inconscio, preconscio (come nelle libere associazioni del paziente e nella 'reverie' dell'analista) o conscio. In genere esso è una combinazione di tutti e tre, nel perseguimento degli obiettivi di incrementare la libertà psichica e di approfondire la comprensione dell'esperienza attraverso l'accesso a ciò che era un processo inconscio precedentemente assente o evitato. Quando questo processo di liberazione è autentico, esso è vivo, creativo e spontaneo - è unico in ogni aspetto. Nella terminologia di Ogden, noi "sogniamo sul" ('dream up') paziente e sul processo analitico, mentre facciamo psicoanalisi, e "sogniamo sul" destinatario della supervisione, sul paziente e sul processo analitico o su quello della supervisione mentre facciamo supervisione. Anche un efficace insegnamento analitico o una lettura sono forme di 'dreaming up'.

I più saranno d'accordo con l'autore sul fatto che il prototipo di questo processo è un buon trattamento analitico. Ogden caratterizza il processo come uno speciale tipo di conversazione, compresa allo stesso tempo in un dialogo intersoggettivo ed intrapsichico. Naturalmente il suo compimento effettivo richiede l'aiuto di un'altra persona. Un interessante aspetto aggiuntivo di questo approccio consiste nel quanto effettivamente e quanto spesso Ogden usa la narrativa e la poesia nel fare un trattamento, una supervisione e nell'insegnamento. L'autore illustra in modo vivido, utilizzando numerosi esempi vivi ed evocativi, gli aspetti creativi, sigificativi e vitalizzanti sia del processo psicoanalitico e che di quello letterario, ma anche il potenziale che ha ciascuno di essi nell'arricchire ed espandere l'altro.

Il sogno e la 'reverie' hanno occupato l'attenzione dell'autore per diverso tempo, ma la riscoperta della psicoanalisi è uno sviluppo teorico più recente. Questo processo di riscoperta emerge in modo naturale a partire dal processo esperenziale dell'apprendimento psicoanalitico che Ogden chiama sogno - e particolarmente la sua vividezza, la sua unicità e la sua traiettoria evolutiva. Egli crede che i terapeuti psicoanalisti debbano continuamente riscoprire la psicoanalisi. Questo processo infinito di riscoperta è richiesto non solo al fine di ampliare la nostra padronanza del controtransfert, ma anche in modo che possiamo sperimentare sempre di più le esperienze uniche, esistenziali e relazionali, che devono continuamente rivitalizzare le nostre convinzioni personali e teoriche, così come il nostro lavoro clinico. Questo è cruciale se vogliamo mantenere il nostro lavoro vivo, spontaneo e responsivo alle relazioni ed alle situazioni uniche e sempre cangianti che la vita e la psicoanalisi ci presentano.

E' quindi un compito evolutivo infinito per un analista - l'aspirazione di raggiungere una più profonda differenziazione personale e teorica ed un'integrazione ogniqualvolta ci impegniamo in un trattamento psicoanalitico o in un'altra forma di apprendimento psicoanalitico significativo. Inoltre, l'autore dimostra che, col tempo, l'analista esperto e capace di evolversi sviluppa uno stile analitico unico - un'indivisibile integrazione di  carattere ed esperienza che, nel migliore dei casi, può trascendere le procedure e la 'tecnica', e resistere alla riduzione di un insieme di particolari convinzioni teoriche. L'autore utilizza Wilfred Bion, Hans Loewald e Harold Searles come specifici esempi di questo fenomeno.

L'analista impegnato, efficace ed ispirato approfondisce continuamente e cresce, stabilizzandosi sempre di più senza sforzo in una voce personale ed in un modo d'essere sempre più unico. In una tale crescita psicoanalitica, il percorso e la meta diventano un tutt'uno. Tutto ciò è difficile da insegnare ed impossibile da imitare se  uno deve essere vitale, reale e veramente così. Può sembrare semplice e diretto in alcuni casi, enigmatico ed elusivo in altri. Un capitolo intitolato "I quattro principi di Bion sul funzionamento mentale" è uno dei saggi più succinti e penetranti sul pensiero di Bion che io abbia mai letto.  Esso inoltre rende anche chiaro il modo in cui il pensiero di Bion abbia influenzato Ogden.

In questo modo l'autore rende vivo per il lettore il processo di autentica riscoperta che è il tema del suo libro. Ci sono dei capitoli sul processo psicoanalitico ("Sul parlare come sogno"), sul processo di supervisione individuale e di gruppo, sull'insegnamento, sullo scrivere e sulla lettura, nonché su altri incontri con influenti pensatori nel campo psicoanalitico. Tutte queste attività possono facilitare l'apprendimento psicoanalitico attraverso il lavoro psicologico con la viva esperienza emozionale. Utilizzando numerose vignette vivide, provenienti dal proprio lavoro clinico, di supervisione, di insegnamento, di lettura e di scrittura, l'autore mostra il processo interno che accompagna tali attività.

Ancora una volta, Ogden vede l''insight' e la crescita personale - è questo un cambiamento significativo- come qualcosa che è sempre radicato nell'apprendere dall'esperienza. Egli spesso sottolinea la natura intersoggettiva dell'apprendimento e del cambiamento. Nel trattamento, questi emergono nel gioco interattivo tra le libere associazioni del paziente e la 'reverie' dell'analista. Insieme, paziente ed analista 'sognano sul' ('dream up') paziente, co-creando una 'fiction'. E' questa una fiction non nel senso di una menzogna, ma di atti creativi che creano significato, che rivelano la verità. Questa verità, per quanto sia stata vissuta l'esperienza emozionale, emerge attraverso la rivitalizzazione dell'esperienza cosciente da parte dell'inconscio.  Questa interazione è simile al concetto di gioco in Winnicott, e richiede anche la capacità da parte dell'analista di contenimento e la capacità dal lato del paziente di un'auto-articolazione. Lo scopo è quello di rivelare la verità vivente del Sé più profondo del paziente.

Molti degli esempi della supervisione di gruppo e dell'esperienza didattica emergono dai seminari che Ogden ha condotto due volte alla settimana dal 1982. Uno di essi fu co-condotto con Bryce Boyer, un suo stretto amico e collega, fino alla sua morte avvenuta nel 2001. In questi seminari settimanali, quattro incontri della durata ciascuno di un'ora e mezza dedicati alla discussione di un articolo ed alternati con un ugual numero di incontri in cui c'era la presentazione di un caso da parte di un membro del gruppo che teneva conto dell' esperienza interna (controtransfert, 'reverie') del presentatore. I quattro capitoli che si focalizzano sulla lettura di un articolo trattano tutti quanti degli articoli studiati e discussi in questi gruppi. Due capitoli si basano sulle discussioni in gruppo dei lavori di Wilfred Bion, e due capitoli su quelle riguardanti gli articoli rispettivamente di Hans Loewald e di Harold Searles.

Ogden è convincente nell'affermare che la voce di un autore risulta più viva se il suo lavoro viene letto a voce alta riga dopo riga. Un processo gruppale si sviluppa usando non solo le osservazioni ed i pensieri, ma anche le libere associazioni, le fantasie, i ricordi e le 'reverie' dei membri del gruppo. Quattro incontri settimanali  dedicati ad un tale genere di lettura permettono lo sviluppo di una grande profondità ed immersione. Ogden nota che il parafrasare o il riassumere i teorici più creativi non possa essere mai un efficace sostitutivo della viva voce dell'autore. Mi sono ricordato della mia difficoltà  nel parafrasare o nel riassumere Ogden, il quale ritorna ripetutamente agli stessi concetti, ma raramente espone le sue idee - persino le semplici definizioni - due volte con le stesse parole. Come un'interpretazione viva, un'idea psicoanalitica viva o un esempio è generalmente piatto e senza vita se non ha il sapore della viva ed unica qualità dell'aspetto non verbale, trasmesso dalla scelta delle parole, dalla musicalità e dalla intonazione.

Perciò, il risultato della lettura riga dopo riga è lo sviluppo di una comprensione esperenziale profonda analoga all'"insight" analitico nel lavoro clinico o di supervisione.  Il processo di apprendimento trascende i fatti manifesti presenti nel testo. In senso individuale e collettivo, i membri del gruppo 'sognano sullo' ('dream up') scrittore del lavoro analitico, scoprendo e riscoprendo se stessi, mentre allo stesso tempo assimilano l'autore e il suo lavoro. Essi fanno proprio sia l'autore che il suo lavoro attraverso una comprensione esperenziale unica e personale. Sono frequenti rivelazioni personali intime che vengono condivise tra i membri del gruppo, ed Ogden estende il grado di sicurezza e di rispetto che è così essenziale per tali conversazioni creative ed espansive. La maggior parte di noi è familiare con tali fenomeni, ma posso facilmente immaginare che questa particolare metodologia incrementi la loro frequenza ed intensità.

Naturalmente, ci si convincerà oppure no dell'utilità del linguaggio teorico e dell'approccio tecnico dell'autore secondo quanto egli verrà convinto dagli esempi clinici dettagliati, da quelli provenienti dalla supervisione o dall'esperienza didattica. Ogden  si affida molto alla vitalità ed alla capacità evocativa prodotta dall'uso della sua vita interiore. Ma questo far affidamento sull'uso intuitivo delle esperienza soggettive evocate nel campo intersoggettivo può colpire alcuni lettori come qualcosa di non abbastanza chiaramente connesso - o derivato da ciò che essi considerano essere i dati - con l'evidenza clinica, stabilendo chiare connessioni tra gli interventi e le parole attuali del paziente.

Nondimeno, trovo convincenti quasi sotto ogni aspetto gli esempi clinici e di supervisione portati da Ogden. Essi sono, per lo meno, coerenti, plausibili, profondamente evocativi ed appaiono produrre cambiamenti clinici e nella supervisione. In genere funzionano meravigliosamente anche come strumenti di insegnamento. Il processo interno dei partecipanti e le loro parole vengono lasciati al lettore o allo studente in modo che egli ne faccia ciò che vuole. Nella mia esperienza, gli studenti rispondono in modo affettivamente intenso agli esempi clinici di Ogden.

Un difetto del libro è la mancanza di una buona trattazione della letteratura più rilevante, contemporanea e tradizionale, che copra un campo tematico analogo o sovrapponibile. Ogden non si preoccupa molto di connettere le sue idee al lavoro di numerosi altri autori. Esempi in tal senso riguardano le teorie relazionali, dell'attaccamento e degli affetti, ma esiste una quantità enorme di altra letteratura psicoanalitica che è attinente. Ogden presta anche poca attenzione alla teoria narratologica ed alle risposte critiche dei lettori - argomenti che non sono stati in genere presi in considerazione da molti autori psicoanalitici, ma hanno anche avuto una loro propria formidabile e lunga tradizione.

Stranamente, non trovo quest'ultima come una grande manchevolezza. In quanto agli  articoli singoli, questa mancanza si noterebbe meno rispetto ad un libro intero, e nessuno può nascondere il fatto che il libro sia per lo più una raccolta di articoli scritti separatamente. Per scopi didattici è utile e conveniente avere degli articoli in forma di libro, specie quando vengono accompagnati, come in questo caso, da un'introduzione succinta, chiara e dettagliata capace di riassumere e di permettere di rintracciare i vari capitoli ed articoli. Inoltre, la metodologia di Ogden si affida ad uno stretto processo analitico o di supervisione ed a una fedele lettura di certi testi il cui scopo primario è quello di dimostrare il ruolo cruciale della viva esperienza personale nella formazione psicoanalitica. La creatività e la voce personale, che sono così evidenziabili nella scrittura di Ogden, non sono necessariamente aumentati dalle pagine di citazioni scolastiche. La sua creatività e sincerità sono fuori discussione. Comunque, una teorizzazione psicoanalitica un po' più comparativa avrebbe permesso al lettore di ampliare le proprie prospettive, ed a volte si ha l'impressione che l'esperienza personale dell'autore, preziosa così com'è, possa apparire capace di marginalizzare e di trascurare i contributi degli altri.

Un aspetto ironico, per me, nel lavoro di Ogden consiste nel fatto che per molti versi il suo approccio sembra complessivamente molto tradizionale. Le sue idee e i suoi atteggiamenti sono profondamente radicati  nella teoria e nella pratica freudiana e kleiniana. Si può non riuscire, ad esempio, a notare il suo rigore  a proposito dello stabilire una completa confidenzialità nella supervisione come anche nel trattamento, ed un approccio inflessibile alla cornice ed a confini del trattamento. C'è anche la tradizionale (basata su un modello 'single-minded') fiducia e la fede nel processo analitico come la sola fonte ed il solo percorso verso la verità che libera, come anche la necessità di abbracciare i misteri e le ambiguità nei dati, generati in modo così soggettivo (ed intersoggettivo). Questi sono stati gli atteggiamenti e le posizioni tradizionali sin dagli esordi della storia della psicoanalisi.

Voglio forse alludere al fatto che si tratta semplicemente di vino vecchio servito in bottiglie nuove? Non del tutto. Lo spazio winnicottiano, il contenimento bioniano e l'occhio loewaldiano per il futuro sé potenziale del paziente sono idee significative ed influenti che hanno guadagnato un posto d'onore al centro di molta della nuova psicoanalisi. La fede ferma  dell'autore è quella nei confronti di una psicologia costruzionista, basata su due persone, oggi ben stabilita e ampiamente accettata come paradigma teorico che non rappresenta solo un salto generazionale nella psicoanalisi nell'ambito della maggior parte delle nostre vite, ma anche una svolta significativa nella vita intellettuale occidentale.

In psicoanalisi, questo nuovo ed emergente paradigma riesamina in modo radicale i nostri modi tradizionali di pensare ciò che facciamo, come lo facciamo e perché funzioni. Non vedo una contraddizione nel fatto che Ogden sia anche profondamente radicato nella saggezza delle passate generazioni attraverso una linea psicoanalitica di successione che può essere tracciata dopo Freud.

In più, nel viaggio teorico personale di Ogden, mi sembra che egli abbia creato una teoria ed uno stile personale che in qualche modo riflette sia la tradizione freudiana Americana che quella Britannica. Come Loewald, egli è sia un pensatore originale che un autore capace di integrare in modo autentico. Provo piacere nel riscoprire la psicoanalisi attraverso la lettura di Ogden, e non vedo l'ora di ulteriori  sue riscoperte senza fine, ovunque esse possano portarlo.

 

 

 
 

 

 

 

        

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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