Questo nuovo lavoro di Thomas Ogden, una vera provocazione per il
pensiero, è strutturato attraverso due tematiche. Una consiste
nella riscoperta della psicoanalisi - il titolo del libro. Ogden
crede che la riscoperta della psicoanalisi sia ciò che facciamo
nel corso della nostra formazione psicoanalitica nel modo più
significativo e più vivo. L'enfasi è posta sugli aspetti creativi,
continuamente evolutivi e ricorsivi di questo processo di
apprendimento esperenziale. Esso ha un posto ovviamente nel
trattamento analitico, ma anche quando facciamo supervisioni,
insegnamo, leggiamo e scriviamo. In capitoli separati l'autore
descrive gli elementi essenziali del processo di apprendimento
psicoanalitico in relazione a queste varie attività. La seconda
tematica significativa consiste nel sogno, che Ogden definisce
come uno speciale tipo di lavoro psicologico.
Il
sogno è l'attività psichica essenziale che guida il processo di
riscoperta. I lettori che hanno già familiarità con il lavoro
precedente dell'autore possono comprendere che Ogden si riferisce
non al processo letterale del sogno come definito dal senso comune
o alla tradizionale teoria psicoanalitica. Il sogno, o ciò a cui
l'autore si riferisce col termine di 'dreaming up', è il
lavoro psicologico con l'esperienza della vita emozionale.
L'autore estende tale semplice definizione a partire da differenti
punti di vista, per tutta la lunghezza del libro, spesso al punto
da affermare che tale lavoro psicologico coinvolge la creazione di
un significato simbolico personale. Esso può essere inconscio,
preconscio (come nelle libere associazioni del paziente e nella 'reverie'
dell'analista) o conscio. In genere esso è una combinazione di
tutti e tre, nel perseguimento degli obiettivi di incrementare la
libertà psichica e di approfondire la comprensione dell'esperienza
attraverso l'accesso a ciò che era un processo inconscio
precedentemente assente o evitato. Quando questo processo di
liberazione è autentico, esso è vivo, creativo e spontaneo - è
unico in ogni aspetto. Nella terminologia di Ogden, noi "sogniamo
sul" ('dream up') paziente e sul processo analitico, mentre
facciamo psicoanalisi, e "sogniamo sul" destinatario della
supervisione, sul paziente e sul processo analitico o su quello
della supervisione mentre facciamo supervisione. Anche un efficace
insegnamento analitico o una lettura sono forme di 'dreaming up'.
I
più saranno d'accordo con l'autore sul fatto che il prototipo di
questo processo è un buon trattamento analitico. Ogden
caratterizza il processo come uno speciale tipo di conversazione,
compresa allo stesso tempo in un dialogo intersoggettivo ed
intrapsichico. Naturalmente il suo compimento effettivo richiede
l'aiuto di un'altra persona. Un interessante aspetto aggiuntivo di
questo approccio consiste nel quanto effettivamente e quanto
spesso Ogden usa la narrativa e la poesia nel fare un trattamento,
una supervisione e nell'insegnamento. L'autore illustra in modo
vivido, utilizzando numerosi esempi vivi ed evocativi, gli aspetti
creativi, sigificativi e vitalizzanti sia del processo
psicoanalitico e che di quello letterario, ma anche il potenziale
che ha ciascuno di essi nell'arricchire ed espandere l'altro.
Il
sogno e la 'reverie' hanno occupato l'attenzione
dell'autore per diverso tempo, ma la riscoperta della psicoanalisi
è uno sviluppo teorico più recente. Questo processo di riscoperta
emerge in modo naturale a partire dal processo esperenziale
dell'apprendimento psicoanalitico che Ogden chiama sogno - e
particolarmente la sua vividezza, la sua unicità e la sua
traiettoria evolutiva. Egli crede che i terapeuti psicoanalisti
debbano continuamente riscoprire la psicoanalisi. Questo processo
infinito di riscoperta è richiesto non solo al fine di ampliare la
nostra padronanza del controtransfert, ma anche in modo che
possiamo sperimentare sempre di più le esperienze uniche,
esistenziali e relazionali, che devono continuamente rivitalizzare
le nostre convinzioni personali e teoriche, così come il nostro
lavoro clinico. Questo è cruciale se vogliamo mantenere il nostro
lavoro vivo, spontaneo e responsivo alle relazioni ed alle
situazioni uniche e sempre cangianti che la vita e la psicoanalisi
ci presentano.
E'
quindi un compito evolutivo infinito per un analista -
l'aspirazione di raggiungere una più profonda differenziazione
personale e teorica ed un'integrazione ogniqualvolta ci impegniamo
in un trattamento psicoanalitico o in un'altra forma di
apprendimento psicoanalitico significativo. Inoltre, l'autore
dimostra che, col tempo, l'analista esperto e capace di evolversi
sviluppa uno stile analitico unico - un'indivisibile integrazione
di carattere ed esperienza che, nel migliore dei casi, può
trascendere le procedure e la 'tecnica', e resistere alla
riduzione di un insieme di particolari convinzioni teoriche.
L'autore utilizza Wilfred Bion, Hans Loewald e Harold Searles come
specifici esempi di questo fenomeno.
L'analista impegnato, efficace ed ispirato approfondisce
continuamente e cresce, stabilizzandosi sempre di più senza sforzo
in una voce personale ed in un modo d'essere sempre più unico. In
una tale crescita psicoanalitica, il percorso e la meta diventano
un tutt'uno. Tutto ciò è difficile da insegnare ed impossibile da
imitare se uno deve essere vitale, reale e veramente così.
Può sembrare semplice e diretto in alcuni casi, enigmatico ed
elusivo in altri. Un capitolo intitolato "I quattro principi di
Bion sul funzionamento mentale" è uno dei saggi più succinti e
penetranti sul pensiero di Bion che io abbia mai letto. Esso
inoltre rende anche chiaro il modo in cui il pensiero di Bion
abbia influenzato Ogden.
In
questo modo l'autore rende vivo per il lettore il processo di
autentica riscoperta che è il tema del suo libro. Ci sono dei
capitoli sul processo psicoanalitico ("Sul parlare come sogno"),
sul processo di supervisione individuale e di gruppo,
sull'insegnamento, sullo scrivere e sulla lettura, nonché su altri
incontri con influenti pensatori nel campo psicoanalitico. Tutte
queste attività possono facilitare l'apprendimento psicoanalitico
attraverso il lavoro psicologico con la viva esperienza
emozionale. Utilizzando numerose vignette vivide, provenienti dal
proprio lavoro clinico, di supervisione, di insegnamento, di
lettura e di scrittura, l'autore mostra il processo interno che
accompagna tali attività.
Ancora una volta, Ogden vede l''insight' e la crescita
personale - è questo un cambiamento significativo- come qualcosa
che è sempre radicato nell'apprendere dall'esperienza. Egli spesso
sottolinea la natura intersoggettiva dell'apprendimento e del
cambiamento. Nel trattamento, questi emergono nel gioco
interattivo tra le libere associazioni del paziente e la 'reverie'
dell'analista. Insieme, paziente ed analista 'sognano sul' ('dream
up') paziente, co-creando una 'fiction'. E' questa una
fiction non nel senso di una menzogna, ma di atti creativi
che creano significato, che rivelano la verità. Questa verità, per
quanto sia stata vissuta l'esperienza emozionale, emerge
attraverso la rivitalizzazione dell'esperienza cosciente da parte
dell'inconscio. Questa interazione è simile al concetto di
gioco in Winnicott, e richiede anche la capacità da parte
dell'analista di contenimento e la capacità dal lato del paziente
di un'auto-articolazione. Lo scopo è quello di rivelare la verità
vivente del Sé più profondo del paziente.
Molti degli esempi della supervisione di gruppo e dell'esperienza
didattica emergono dai seminari che Ogden ha condotto due volte
alla settimana dal 1982. Uno di essi fu co-condotto con Bryce
Boyer, un suo stretto amico e collega, fino alla sua morte
avvenuta nel 2001. In questi seminari settimanali, quattro
incontri della durata ciascuno di un'ora e mezza dedicati alla
discussione di un articolo ed alternati con un ugual numero di
incontri in cui c'era la presentazione di un caso da parte di un
membro del gruppo che teneva conto dell' esperienza interna (controtransfert,
'reverie') del presentatore. I quattro capitoli che si
focalizzano sulla lettura di un articolo trattano tutti quanti
degli articoli studiati e discussi in questi gruppi. Due capitoli
si basano sulle discussioni in gruppo dei lavori di Wilfred Bion,
e due capitoli su quelle riguardanti gli articoli rispettivamente
di Hans Loewald e di Harold Searles.
Ogden è convincente nell'affermare che la voce di un autore
risulta più viva se il suo lavoro viene letto a voce alta riga
dopo riga. Un processo gruppale si sviluppa usando non solo le
osservazioni ed i pensieri, ma anche le libere associazioni, le
fantasie, i ricordi e le 'reverie' dei membri del gruppo.
Quattro incontri settimanali dedicati ad un tale genere di
lettura permettono lo sviluppo di una grande profondità ed
immersione. Ogden nota che il parafrasare o il riassumere i
teorici più creativi non possa essere mai un efficace sostitutivo
della viva voce dell'autore. Mi sono ricordato della mia
difficoltà nel parafrasare o nel riassumere Ogden, il quale
ritorna ripetutamente agli stessi concetti, ma raramente espone le
sue idee - persino le semplici definizioni - due volte con le
stesse parole. Come un'interpretazione viva, un'idea
psicoanalitica viva o un esempio è generalmente piatto e senza
vita se non ha il sapore della viva ed unica qualità dell'aspetto
non verbale, trasmesso dalla scelta delle parole, dalla musicalità
e dalla intonazione.
Perciò, il risultato della lettura riga dopo riga è lo sviluppo di
una comprensione esperenziale profonda analoga all'"insight"
analitico nel lavoro clinico o di supervisione. Il processo
di apprendimento trascende i fatti manifesti presenti nel testo.
In senso individuale e collettivo, i membri del gruppo 'sognano
sullo' ('dream up') scrittore del lavoro analitico,
scoprendo e riscoprendo se stessi, mentre allo stesso tempo
assimilano l'autore e il suo lavoro. Essi fanno proprio sia
l'autore che il suo lavoro attraverso una comprensione
esperenziale unica e personale. Sono frequenti rivelazioni
personali intime che vengono condivise tra i membri del gruppo, ed
Ogden estende il grado di sicurezza e di rispetto che è così
essenziale per tali conversazioni creative ed espansive. La
maggior parte di noi è familiare con tali fenomeni, ma posso
facilmente immaginare che questa particolare metodologia
incrementi la loro frequenza ed intensità.
Naturalmente, ci si convincerà oppure no dell'utilità del
linguaggio teorico e dell'approccio tecnico dell'autore secondo
quanto egli verrà convinto dagli esempi clinici dettagliati, da
quelli provenienti dalla supervisione o dall'esperienza didattica.
Ogden si affida molto alla vitalità ed alla capacità
evocativa prodotta dall'uso della sua vita interiore. Ma questo
far affidamento sull'uso intuitivo delle esperienza soggettive
evocate nel campo intersoggettivo può colpire alcuni lettori come
qualcosa di non abbastanza chiaramente connesso - o derivato da
ciò che essi considerano essere i dati - con l'evidenza clinica,
stabilendo chiare connessioni tra gli interventi e le parole
attuali del paziente.
Nondimeno, trovo convincenti quasi sotto ogni aspetto gli esempi
clinici e di supervisione portati da Ogden. Essi sono, per lo
meno, coerenti, plausibili, profondamente evocativi ed appaiono
produrre cambiamenti clinici e nella supervisione. In genere
funzionano meravigliosamente anche come strumenti di insegnamento.
Il processo interno dei partecipanti e le loro parole vengono
lasciati al lettore o allo studente in modo che egli ne faccia ciò
che vuole. Nella mia esperienza, gli studenti rispondono in modo
affettivamente intenso agli esempi clinici di Ogden.
Un
difetto del libro è la mancanza di una buona trattazione della
letteratura più rilevante, contemporanea e tradizionale, che copra
un campo tematico analogo o sovrapponibile. Ogden non si preoccupa
molto di connettere le sue idee al lavoro di numerosi altri
autori. Esempi in tal senso riguardano le teorie relazionali,
dell'attaccamento e degli affetti, ma esiste una quantità enorme
di altra letteratura psicoanalitica che è attinente. Ogden presta
anche poca attenzione alla teoria narratologica ed alle risposte
critiche dei lettori - argomenti che non sono stati in genere
presi in considerazione da molti autori psicoanalitici, ma hanno
anche avuto una loro propria formidabile e lunga tradizione.
Stranamente, non trovo quest'ultima come una grande manchevolezza.
In quanto agli articoli singoli, questa mancanza si
noterebbe meno rispetto ad un libro intero, e nessuno può
nascondere il fatto che il libro sia per lo più una raccolta di
articoli scritti separatamente. Per scopi didattici è utile e
conveniente avere degli articoli in forma di libro, specie quando
vengono accompagnati, come in questo caso, da un'introduzione
succinta, chiara e dettagliata capace di riassumere e di
permettere di rintracciare i vari capitoli ed articoli. Inoltre,
la metodologia di Ogden si affida ad uno stretto processo
analitico o di supervisione ed a una fedele lettura di certi testi
il cui scopo primario è quello di dimostrare il ruolo cruciale
della viva esperienza personale nella formazione psicoanalitica.
La creatività e la voce personale, che sono così evidenziabili
nella scrittura di Ogden, non sono necessariamente aumentati dalle
pagine di citazioni scolastiche. La sua creatività e sincerità
sono fuori discussione. Comunque, una teorizzazione psicoanalitica
un po' più comparativa avrebbe permesso al lettore di ampliare le
proprie prospettive, ed a volte si ha l'impressione che
l'esperienza personale dell'autore, preziosa così com'è, possa
apparire capace di marginalizzare e di trascurare i contributi
degli altri.
Un
aspetto ironico, per me, nel lavoro di Ogden consiste nel fatto
che per molti versi il suo approccio sembra complessivamente molto
tradizionale. Le sue idee e i suoi atteggiamenti sono
profondamente radicati nella teoria e nella pratica
freudiana e kleiniana. Si può non riuscire, ad esempio, a notare
il suo rigore a proposito dello stabilire una completa
confidenzialità nella supervisione come anche nel trattamento, ed
un approccio inflessibile alla cornice ed a confini del
trattamento. C'è anche la tradizionale (basata su un modello 'single-minded')
fiducia e la fede nel processo analitico come la sola fonte ed il
solo percorso verso la verità che libera, come anche la necessità
di abbracciare i misteri e le ambiguità nei dati, generati in modo
così soggettivo (ed intersoggettivo). Questi sono stati gli
atteggiamenti e le posizioni tradizionali sin dagli esordi della
storia della psicoanalisi.
Voglio forse alludere al fatto che si tratta semplicemente di vino
vecchio servito in bottiglie nuove? Non del tutto. Lo spazio
winnicottiano, il contenimento bioniano e l'occhio loewaldiano per
il futuro sé potenziale del paziente sono idee significative ed
influenti che hanno guadagnato un posto d'onore al centro di molta
della nuova psicoanalisi. La fede ferma dell'autore è quella
nei confronti di una psicologia costruzionista, basata su due
persone, oggi ben stabilita e ampiamente accettata come paradigma
teorico che non rappresenta solo un salto generazionale nella
psicoanalisi nell'ambito della maggior parte delle nostre vite, ma
anche una svolta significativa nella vita intellettuale
occidentale.
In
psicoanalisi, questo nuovo ed emergente paradigma riesamina in
modo radicale i nostri modi tradizionali di pensare ciò che
facciamo, come lo facciamo e perché funzioni. Non vedo una
contraddizione nel fatto che Ogden sia anche profondamente
radicato nella saggezza delle passate generazioni attraverso una
linea psicoanalitica di successione che può essere tracciata dopo
Freud.
In
più, nel viaggio teorico personale di Ogden, mi sembra che egli
abbia creato una teoria ed uno stile personale che in qualche modo
riflette sia la tradizione freudiana Americana che quella
Britannica. Come Loewald, egli è sia un pensatore originale che un
autore capace di integrare in modo autentico. Provo piacere nel
riscoprire la psicoanalisi attraverso la lettura di Ogden, e non
vedo l'ora di ulteriori sue riscoperte senza fine, ovunque
esse possano portarlo.
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