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Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

Edizioni "Frenis Zero"

 

  "CHIUDERSI A RICCIO. I processi nella decisione: le emozioni buone e quelle cattive"

 

 

  di Umberto Pichierri

  

 

 

 

Questo articolo è tratto da "L'Indice dei Libri del Mese" di novembre 2009 (n.11). Si ringrazia sentitamente l'autore per aver concesso la riproduzione dell'articolo su Frenis Zero.

Umberto Pichierri è medico, psicoterapeuta e studioso di neuroscienze.

 


 

Fino a qualche tempo fa era stata la psicoanalisi a fornirci la più corretta e soddisfacente visione sul funzionamento della mente,nel suo aspetto conscio e soprattutto inconscio. Negli ultimi decenni i progressi delle neuroscienze hanno contribuito molto alla conferma di teorie psicoanalitiche, alla correzione di altre ed all’ampliamento di altre ancora. Il cervello, di cui la mente è una funzione,era considerato una scatola nera in cui si sapeva cosa entrava e cosa usciva,ma non quello che succedeva dentro: adesso conosciamo alcune delle cose che avvengono dentro. Alcuni potranno ritenere questa visione neuro-psicologica un po’ riduzionista, però può spiegare perché e come prendiamo decisioni. Sul funzionamento mentale,e sul decidere cosa fare,sono usciti quest’anno due libri interessanti, uno di Jonah Leher (divulgatore scientifico)”Come decidiamo” (pag.246, Codice Edizioni Torino, giugno 2009, ed.orig. 2009, trad.dall’inglese di Susanna Burlot) che chiarisce le strutture ed il funzionamento neuro-psicologico della mente umana; l’altro di Richard H.Thaler (prof.di Economia e Scienza del comportamento) e Cass R.Sunstein (prof.di Diritto e collaboratore del presidente Obama) ”La spinta gentile” (pag.284, Serie Bianca Feltrinelli, aprile 2009, ed.orig. 2008, traduzione dall’inglese Adele Oliveri), che indica come poter orientare i cittadini verso decisioni“buone”. Divertente sapere che c’è chi sta guadagnando vendendo a strutture pubbliche mosche finte, adesive, da applicare all’interno delle tazze dei gabinetti maschili, con riduzione della fuoriuscita di urine fino all’ 80%. Giocatori, piloti, politici, militari, mercanti, economisti, medici, etc. sono i personaggi di numerosi aneddoti che J. Leher usa per spiegare come sono prese decisioni sul fare (decision making), anche se non sempre questi soggetti sono consapevoli del perché hanno preso quelle decisioni, buone o cattive. Da Platone a Freud la mente si ritenne essenzialmente ragione,con la funzione di controllare e gestire le emozioni buone e cattive. Ma possiamo ora ritenere che questa idea non è corretta, spesso è il contrario. A volte è opportuno che siano le emozioni a guidarci nelle decisioni. La neuro-psicologia potrebbe chiarire cosa ha portato al disastro finanziario dei mutui "subprime" ed alla crisi delle carte di credito, che approfittano di meccanismi cerebrali: le emozioni sopravvalutano i guadagni immediati (il cervello emotivo non ragiona su concetti finanziari) il NAcc (nucleo accumbens, centro della ricompensa, in cibo, sesso, danaro, etc.) si accende ed inonda il cervello di dopamina, neurotrasmettitore che dà uno stato di benessere, sovrastando aree cerebrali come l’insula (che di norma scatena emozioni avversive) e la corteccia prefrontale (area razionale), che così non reagiscono alle scelte fatte. Il dolore per la spesa, procrastinata, non è paragonabile alla gioia di possedere subito qualcosa di nuovo. A confermarlo anche una ricerca eseguita con la Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI). Si offriva ai soggetti dell’esperimento la possibilità di avere subito un buono per un piccolo regalo o un buono per un regalo più sostanzioso, ma nel futuro. In quelli che facevano la prima scelta si attivava il NAcc, in quelli che erano disposti ad attendere si attivava la corteccia prefrontale, centro della pianificazione razionale. E’ su questi meccanismi che si basano operazioni di marketing in supermercati: sono messi bene in vista oggetti molto desiderati, sono distribuiti generosamente omaggi alimentari, si attiva cioè il NAcc, la voglia di avere. Ad ostacolare l’acquisto potrebbero però intervenire l’insula ed i lobi prefrontali ed ecco allora strumenti razionalizzanti, tranquillizzanti: “prezzo di costo”, “scontato”,”grande offerta”. Tutto questo avviene anche in politica, e allora dall’analisi delle reazioni in "focus group" si può capire, quali“spettacoli”, frasi, situazioni, rappresentazioni e comunicazioni in genere, attivino maggiormente questi  meccanismi: gratificazione del desiderio e inibizione dei centri razionali e di quelli dell’avversione. All’uopo si può dire che non c’è crisi, si può spendere, tutto va bene, siamo i migliori, etc.; o anche proporre candidati belli, desiderabili, rassicuranti. Si può anche rispondere alla domanda: l’elettore è soggetto razionale? Si sono fatte vedere ad elettori affermazioni e successive contraddizioni di loro candidati (è stato indifferente per repubblicani e democratici); alle affermazioni “godevano”e poi, di fronte alla loro incoerenza il soggetto mobilitava i centri cerebrali prefrontali (razionalità) non per analizzare quello a cui avevano assistito, ma per preservare le loro convinzioni partigiane, “godendo” poi (attivazioneNAcc) della razionalizzazione, della giustificazione raggiunta per il loro candidato. Questo ci fa pensare che anche in politica spesso “demonizzare” o “santificare” significa mettere in atto un meccanismo per cui il cervello razionale è posto al servizio di quello emozionale. L’autore cita lo psicologo P.Tetlock, che si è occupato di politologi, e distingue due tipi di pensiero: a riccio e a volpe, rifacendosi alla metafora di Archiloco: “la volpe sa molte cose, il riccio ne sa una sola, ma molto importante” (il riccio ad uno stimolo esterno reagisce in un solo modo, si chiude, la volpe invece reagisce cambiando risposta in base al variare della realtà esterna e della sua realtà interna in quel momento). Il problema di un politologo che pensi come un riccio (ma questo vale per tutti gli “esperti”) è che vuole certezze, anche se questo lo porta a interpretare male la realtà. Il cervello emotivo viene inattivato se contraddice una delle sue expertises. Informazioni utili vengono deliberatamente ignorate. Un bravo esperto invece pensa come una volpe, che accetta il dubbio, l’ambiguità e sceglie un approccio appropriato quando deve dare una spiegazione, e guarda con diffidenza alle idee inconfutabili. Ha più probabilità di studiare il suo processo di decisione: pensa a come pensa. La volpe non zittisce i suoi centri emotivi perché contraddicono i suoi preconcetti. Dobbiamo imparare ad ascoltarci, a “sentirci”. Sarebbe opportuno anche per gli esperti psicoterapeuti vivere la terapia come volpe, e che la ricerca di certezze non ci trasformi in riccio, nell’aiuto al soggetto che tendenzialmente tende già di per sè ad essere riccio. Altra considerazione è che il cervello emotivo  è più ”intelligente” perché riesce a trasformare gli errori in occasioni di apprendimento. Per esempio la corteccia anteriore del cingolo (Acc) è coinvolta nella rilevazione degli errori: quando il centro della ricompensa (NAcc) non è gratificato per una aspettativa che si è rilevata errata, manda un segnale detto “negatività legata agli errori”: J Leher ci ricorda che è per questo che molti neuroscienziati lo chiamano ”circuito dell’Oh merda!” Una volta diventati veri esperti (avendo commesso errori) è importante fidarsi delle emozioni, che aiutano a “sentire” la realtà. Dal ’40 al ’90 le statistiche degli errori umani negli incidenti aerei è stata costantemente sul 65%, ma dal ’90 son diminuiti rapidamente al 30% grazie a: 1) introduzione dei simulatori di volo dove si allena molto il cervello emotivo, rivolgendo l’attenzione al sistema dopaminergico che, come abbiamo visto, si migliora trasformando gli errori in apprendimento, e 2) gestione delle risorse umane nella cabina di pilotaggio (Cockpit Resource Management–CRM), dove molti errori erano dovuti al fatto che si riteneva fosse  il comandante “a sapere” (il riccio sa una cosa=il comandante sa la cosa, la volpe ne sa molte=l’equipe sa). Questa nuova modalità è efficace perché induce le equipes a lavorare (“pensare”) insieme, evitando la certezza (riccio) e incoraggiando lo scambio, il dibattito (volpe). L’introduzione dalla CRM negli ospedali, nelle sale operatorie in particolare, ha portato ad analoghi miglioramenti. Anche gli autori di “La spinta gentile” in pratica mettono in funzione tutti questi meccanismi neuro-psicologici.

 

 

        

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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