Figura importante dell'"Arte povera" Michelangelo
Pistoletto sviluppa da quasi 40 anni un'opera singolare, ponendo la
questione della percezione spazio-temporale in un rapporto di apertura
col mondo. La mostra che gli dedica il Museo d'Arte Contemporanea di
Lione è l'occasione di un incontro nel corso del quale l'artista
esprime le grandi linee della sua filosofia.
Intervistatore: <<Lei appartiene a una generazione, quella delle
avanguardie degli anni '60, che ha rimesso parecchie cose in
questione nel mondo dell'arte, in particolare lo statuto e la funzione
dell'opera stessa. Paradossalmente, avete conservato una sorta di
irresistibile attrazione per il concetto di quadro. Come è stato ciò
possibile?>>
Pistoletto:
<<Il quadro ha una storia ed essa attraversa tutti i momenti della
storia dell'arte. Dall'epoca di Bisanzio fino ai nosti giorni, esso è
il luogo di un pensiero, in sequenza, divino, sociale ed umano, un
luogo di raccolta che fa non solo la storia dell'arte, ma anche quella
dell'uomo. Specialmente nella cultura cristiana, che è la mia. In tal
senso il quadro ha un fondamento concettuale molto forte. Tutta la
storia della figurazione ne deriva. Non è né negando né accettando
totalmente questa cultura che avrei potuto creare la mia propria
visione, così sono partito da una realtà del tutto diversa. Negli anni
'50, il quadro è divenuto il luogo di un'espressione individuale,
della proiezione soggettiva e gestuale dell'artista. Era un momento
estremo che sanciva la presa di possesso da parte dell'artista del
quadro, semplicemente considerato come uno schermo. Questa presa di
possesso gli permetteva di finire con l'utilizzazione dell'arte
attraverso la religione o la politica. In quel momento mi sono
interrogato sul ruolo dell'arte e mi sono chiesto come l'artista
potesse ancora agire come proiettore di visioni sulla società. E' nel
quadro di questa riflessione che ho immaginato il quadro-specchio.>>
I.:<<In
questo contesto, come si è verificata la scelta dello specchio?>>
P.:<<Dall'inizio del mio lavoro ho realizzato tutta una serie di
pitture attorno al tema dell'autoritratto. Era in qualche modo il mio
modo di affermare la mia individualità. Ho scelto di guardare i miei
ochi, di accettare la mia figura, la mia presenza ed è attraverso lo
sguardo nello specchio che era posto al lato della tela che mi sono
reso conto come l'uno e l'altra potessero combinarsi, come la mia
immagine potesse divenire obbiettivo sulla tela. A poco a poco la tela
e lo specchio si sono fusi, cioè il concetto della pittura e quello
della realtà visiva dello specchio si sono confusi>>.
I.:<<Da cui
questa riflessione: "Nel tuo piccolo specchio tu possiedi il riflesso
universale">>.
P.:<<A
differenza del quadro-pittura che non propone mai se non un solo
soggetto, il quadro-specchio assorbe tutte le immagini possibili. Non
riflette solamente il luogo in cui è posto ma esso è potenzialmente
capace di appropriarsi di un'infinità di spazi. Il concetto di
rappresentazione trova così nel quadro-specchio una nuova formulazione
che è totalizzante. Lo specchio ingloba il mondo nel suo riflesso e
l'immagine che ci dà da vedere è essa stessa realtà>>.
I.:<<Se è
il luogo di tutte le immagini, lo specchio opera paradossalmente una
frammentazione del reale rilevandolo nella sua totalità>>.
P.:<<Lo
specchio è una sorta di luogo zero, un luogo vuoto e questo vuoto si
riempie di tutte le immagini dell'esistente fisico di fronte al quale
si trova. Scientificamente, ciò corrisponde al passaggio tra il tutto
ed il nulla, tra il buco nero ed il mondo esterno. E' la questione del
rapporto tra l'unità e la molteplicità. Ma questo specchio ha un solo
difetto: non si riconosce mentre riconosce tutto ciò che esiste
attorno a sé. Non si duplica. Per rimediare a ciò io l'ho tagliato in
due conservando il quadro e, quando sposto leggermente l'allineamento
dei piani di ciascuna delle due metà, esso si duplica in se stesso
fino all'infinito. Ho così creato una situazione singolare che
sancisce l'idea di una moltiplicazione nella divisione>>.
I.:<<Cosa
che crea una dinamica, qualcosa di propriamente interno all'opera
stessa...>>
P.:<<...E
che fa eco al principio biologico secondo cui la vita stessa procede
dalla divisione di una cellula, divisione che porta alla venuta di un
corpo. Lo specchio diviene allora un autentico organismo>>.
I.:<<Lo
specchio è di fatto il luogo di uno spettacolo, quello del mondo
esterno. Vale a dire se l'idea generica del teatro è pregnante. Quale
relazione esiste tra loro?>>
P.:<<Il
fenomeno dello specchio mi ha in modo del tutto naturale collocato nel
mezzo della scena umana e, inversamente, questa è entrata nella mia
opera tutta intera. Ben presto mi è parso essenziale oltrepassare
l'idea stessa della produzione dell'oggetto e della sua
rappresentazione come unico vettore di comunicazione. Ho cercato di
incontrare gli altri e di creare un luogo che sia altrimenti mediato
da un solo oggetto o da un semplice tema visivo. Ho aperto il mio
atelier nel 1967 e sono allora arrivati dei poeti, dei musicisti, dei
registi, della gente di teatro, ma anche della gente non specializzata
con cui ho aspirato a lavorare. In tal senso si può parlare di teatro
poiché è un luogo multifunzionale, un luogo di convergenze, e non più
quello di una piatta rappresentazione. E' un luogo in cui c'è il
ritmo, il vuoto, il pieno, la passione, la presenza, la luce, la
parola, la musica, un vero luogo di scambi e di comunicazione>>.
I.:<<Il
concetto d'opera d'arte vale per lei solo se accade qualcosa
all'interno di essa>>.
P.:<<Non
intervengo in quanto artista se non nella misura in cui aggiorno una
situazione che preesiste, che si manifesta, ossia che si produce da se
stessa. E' esattamente il caso dello specchio. Non è qualcosa che io
dipingo. Si dipinge da sé. Il teatro è qualcosa che si crea da se
stesso attraverso il rapporto tra le persone che vi partecipano.
Bisogna che la vita si manifesti. Fa parte dell'ordine di una
fenomenologia. Si tratta di cercare ciò che esiste e non di imporre
una volontà esterna>>.
I.:<<Il
ruolo dell'artista è allora differente da quello che era suo nel
passato>>.
P.:<<L'arte
non è più ciò che era. Il quadro-specchio determina ad esempio
un'inversione completa della nozione di prospettiva. All'epoca del
Rinascimento essa mirava a mostrarci ciò che avevamo davanti agli
occhi. Il quadro-specchio è più aperto poiché prende in considerazione
il mondo che sta dietro. Esso presuppone che siamo responsabili del
futuro e del passato allo stesso tempo. Noi dobbiamo oggi prenderci
carico dell'opposto della decorazione. Tutti i miei sforzi mirano così
ad affermare l'autonomia assoluta dell'artista ed il suo posto al
centro del mondo. Non si tratta più di trasformare l'opera in quanto
oggetto, ma il mondo stesso. Bisogna farlo assomigliare all'artista, e
non il contrario. Il quadro-specchio mi permette di realizzare questo
tipo di inversione. L'artista non può più darsi al mondo, come lo
faceva nel passato in una proiezione unicamente soggettiva; gli tocca
ormai di offrire al mondo la possibilità di questa autocoscienza che
l'arte stessa ha conquistato. La cappella multiconfessionale e laica
che ho realizzato a Marsiglia per un ospedale è l'immagine di una tale
filosofia. Si vive oggigiorno in un mondo stranamente paradossale che
resta dominato da un sistema unificante, anche se i grandi sistemi
sono stati frantumati. Non si può più parlare oggi di equilibrio tra
due masse, tra due blocchi, ma tra un'omogeneizzazione e la
moltiplicazione delle differenze. Sono qui i componenti di un'idea
universale. Non c'è un sistema unico, se non quello autoritario ossia
dittatoriale. La totalità è fatta di un'infinità di differenze. Non ci
sono due individui che abbiano lo stesso destino, lo stesso viso.
Ognuno è un attore differente>>.
I.:<<Negli
anni '70 lei ha creato un concetto plastico definito come "Segno arte"
e che si presenta come un'autentica antologia del suo lavoro. Qual è
il suo valore simbolico?>>
P.:<<E'
innanzitutto simbolico dell'arte stessa. Esso significa l'arte. Perciò
è a disposizione di ciascuno e non può essere unico. Da parte mia ne
faccio uso tanto in termini di architettura (nel motivo di una
finestra) sia di design (nella forma di un divano) o di disegno
(tracciandolo sulla sabbia). Ognuno può fare così il suo simbolo. Ho
d'altronde creato un sito sul web il cui oggetto è quello di radunare
i segni di tutti coloro che se ne sono inventato uno.>>
I.:<<Questo
"Segno arte" si presenta sotto forma di una specie di clessidra
costituita da due triangoli isosceli i cui vertici tronchi sono testa
piedi>>.
P.:<<E' la
proiezione vista dall'alto del quadro-specchio diviso, ossia che è
costituito dall'immagine simmetrica del riflesso dello specchio in se
stesso secondo un asse mediatore centrale. Questa proiezione si
definisce in un rapporto diretto con il corpo. L'ombelico ne è il
centro, la testa ed il sesso, che ne rappresentano la razionalità e la
sensibilità, ne sono i due antagonismi vitali>>.
I.:<<E'
questa una formulazione al contempo geometrica ed antropomorfica che
fa pensare all'uomo di Vitruvio. La figura dello specchio non è altro
che quella dell'artista, quale specie di responsabilità lei
attribuisce a quest'ultimo?>>
P.:<<Essa è
totale poiché l'artista ha conquistato la libertà. Ne è lo stesso
simbolo nel senso di una purezza assoluta. A tal motivo egli porta una
responsabilità considerevole dato che, avendo conquistato questa
posizione unica di sapere ciò che accade attorno a lui, bisogna che
egli organizzi la collusione tra questa libertà e la società>>.
I.:<<E' in
questo spirito che lei ha immaginato la Cittàdell'arte a Biella che
comprende un'università delle idee?>>
P.:<<La
Cittadell'arte si presenta come un autentico laboratorio, un centro di
sperimentazione che comprende attività molto diverse. Da una parte,
è un luogo di incontri e di scambi tra artisti e pubblico in cui hanno
luogo diverse manifestazioni, esposizioni, concerti e conferenze.
Dall'altra, è un polo universitario di ricerche in seno al quale sono
organizzati seminari di riflessione ed in cui ci si impegna a
sviluppare ogni sorta di nuove idee, in particolare nel quadro delle
residenze di artisti>>.
I.:<<Che
relazione la Cittàdell'arte ha con il suo lavoro?>>
P.:<<E' il
mio lavoro, quello in cui sono attualmente più impegnato. E' un lavoro
di trasformazione che non si relega più semplicemente all'oggetto ma
che si interessa all'idea molto più ampia, anche più ambiziosa, di
sistema. Il concetto di sistema è considerato da un punto di vista
tanto sociale o politico quanto propriamente estetico>>.
I.:<<Si può
allora parlare di opera d'arte totale?>>
P.:<<Funziona soprattutto come una maniera di work in progress. E' un
lavoro che non si può fare da soli e che ha anche a che vedere con
l'idea della rete, ossia con la Net, da cui la creazione di un sito e
tutto il lavoro che ne deriva. La Net si presenta come un immenso
luogo in cui tutto circola, è un autentico forum contemporaneo.
Proprio come il quadro-specchio, è molto di più di un semplice
schermo. E' tutto un mondo. L'artista lo deve occupare e trasformarlo
in una sorta di web mentale>>.
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