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 Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte  

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  MICHELANGELO PISTOLETTO DIETRO LO SPECCHIO

 

 

 

 

 

  Michelangelo Pistoletto ha inaugurato il 5giugno 2009 la  53.a Biennale d'Arte di Venezia con una   performance che è accessibile su "You Tube" al link http://www.youtube.com/watch?v=Y2JwlFNUlg8 

Il rapporto dell'artista con lo specchio è illustrato dalle parole dello stesso Pistoletto in un'intervista rilasciata a Philippe Piguet, in occasione di una sua mostra a Lione,  e pubblicata sulla rivista "L'Oeil" n.525, aprile 2001, che riportiamo nella versione italiana curata da Giuseppe Leo.

 


 Figura importante dell'"Arte povera" Michelangelo Pistoletto sviluppa da quasi 40 anni un'opera singolare, ponendo la questione della percezione spazio-temporale in un rapporto di apertura col mondo. La mostra che gli dedica il Museo d'Arte Contemporanea di Lione è l'occasione di un incontro nel corso del quale l'artista esprime le grandi linee della sua filosofia.

Intervistatore: <<Lei appartiene a una generazione, quella delle avanguardie degli anni '60,  che ha rimesso parecchie cose in questione nel mondo dell'arte, in particolare lo statuto e la funzione dell'opera stessa. Paradossalmente, avete conservato una sorta di irresistibile attrazione per il concetto di quadro. Come è stato ciò possibile?>>

Pistoletto: <<Il quadro ha una storia ed essa attraversa tutti i momenti della storia dell'arte. Dall'epoca di Bisanzio fino ai nosti giorni, esso è il luogo di un pensiero, in sequenza, divino, sociale ed umano, un luogo di raccolta che fa non solo la storia dell'arte, ma anche quella dell'uomo. Specialmente nella cultura cristiana, che è la mia. In tal senso il quadro ha un fondamento concettuale molto forte. Tutta la storia della figurazione ne deriva. Non è né negando né accettando totalmente questa cultura che avrei potuto creare la mia propria visione, così sono partito da una realtà del tutto diversa. Negli anni '50, il quadro è divenuto il luogo di un'espressione individuale, della proiezione soggettiva e gestuale dell'artista. Era un momento estremo che sanciva la presa di possesso da parte dell'artista del quadro, semplicemente considerato come uno schermo. Questa presa di possesso gli permetteva di finire con l'utilizzazione dell'arte attraverso la religione o la politica. In quel momento mi sono interrogato sul ruolo dell'arte e mi sono chiesto come l'artista potesse ancora agire come proiettore di visioni sulla società. E' nel quadro di questa riflessione che ho immaginato il quadro-specchio.>>

I.:<<In questo contesto, come si è verificata la scelta dello specchio?>>

P.:<<Dall'inizio del mio lavoro ho realizzato tutta una serie di pitture attorno al tema dell'autoritratto. Era in qualche modo il mio modo di affermare la mia individualità. Ho scelto di guardare i miei ochi, di accettare la mia figura, la mia presenza ed è attraverso lo sguardo nello specchio che era posto al lato della tela che mi sono reso conto come l'uno e l'altra potessero combinarsi, come la mia immagine potesse divenire obbiettivo sulla tela. A poco a poco la tela e lo specchio si sono fusi, cioè il concetto della pittura e quello della realtà visiva dello specchio si sono confusi>>.

I.:<<Da cui questa riflessione: "Nel tuo piccolo specchio tu possiedi il riflesso universale">>.

P.:<<A differenza del quadro-pittura che non propone mai se non un solo soggetto, il quadro-specchio assorbe tutte le immagini possibili. Non riflette solamente il luogo in cui è posto ma esso è potenzialmente capace di appropriarsi di un'infinità di spazi. Il concetto di rappresentazione trova così nel quadro-specchio una nuova formulazione che è totalizzante. Lo specchio ingloba il mondo nel suo riflesso e l'immagine che ci dà da vedere è essa stessa realtà>>.

I.:<<Se è il luogo di tutte le immagini, lo specchio opera paradossalmente una frammentazione del reale rilevandolo nella sua totalità>>.

P.:<<Lo specchio è una sorta di luogo zero, un luogo vuoto e questo vuoto si riempie di tutte le immagini dell'esistente fisico di fronte al quale si trova. Scientificamente, ciò corrisponde al passaggio tra il tutto ed il nulla, tra il buco nero ed il mondo esterno. E' la questione del rapporto tra l'unità e la molteplicità. Ma questo specchio ha un solo difetto: non si riconosce mentre riconosce tutto ciò che esiste attorno a sé. Non si duplica. Per rimediare a ciò io l'ho tagliato in due conservando il quadro e, quando sposto leggermente l'allineamento dei piani di ciascuna delle due metà, esso si duplica in se stesso fino all'infinito. Ho così creato una situazione singolare che sancisce l'idea di una moltiplicazione nella divisione>>.

I.:<<Cosa che crea una dinamica, qualcosa di propriamente interno all'opera stessa...>>

P.:<<...E che fa eco al principio biologico secondo cui la vita stessa procede dalla divisione di una cellula, divisione che porta alla venuta di un corpo. Lo specchio diviene allora un autentico organismo>>.

I.:<<Lo specchio è di fatto il luogo di uno spettacolo, quello del mondo esterno. Vale a dire se l'idea generica del teatro è pregnante. Quale relazione esiste tra loro?>>

P.:<<Il fenomeno dello specchio mi ha in modo del tutto naturale collocato nel mezzo della scena umana e, inversamente, questa è entrata nella mia opera tutta intera. Ben presto mi è parso essenziale oltrepassare l'idea stessa della produzione dell'oggetto e della sua rappresentazione come unico vettore di comunicazione. Ho cercato di incontrare gli altri e di creare un luogo che sia altrimenti mediato da un solo oggetto o da un semplice tema visivo. Ho aperto il mio atelier nel 1967 e sono allora arrivati dei poeti, dei musicisti, dei registi, della gente di teatro, ma anche della gente non specializzata con cui ho aspirato a lavorare. In tal senso si può parlare di teatro poiché è un luogo multifunzionale, un luogo di convergenze, e non più quello di una piatta rappresentazione. E' un luogo in cui c'è il ritmo, il vuoto, il pieno, la passione, la presenza, la luce, la parola, la musica, un vero luogo di scambi e di comunicazione>>.

I.:<<Il concetto d'opera d'arte  vale per lei solo se accade qualcosa all'interno di essa>>.

P.:<<Non  intervengo in quanto artista se non nella misura in cui aggiorno una situazione che preesiste, che si manifesta, ossia che si produce da se stessa. E' esattamente il caso dello specchio. Non è qualcosa che io dipingo. Si dipinge da sé. Il teatro è qualcosa che si crea da se stesso attraverso il rapporto tra le persone che vi partecipano. Bisogna che la vita si manifesti. Fa parte dell'ordine di una fenomenologia. Si tratta di cercare ciò che esiste e non di imporre una volontà esterna>>.

I.:<<Il ruolo dell'artista è allora differente da quello che era suo nel passato>>.

P.:<<L'arte non è più ciò che era. Il quadro-specchio determina ad esempio un'inversione completa della nozione di prospettiva. All'epoca del Rinascimento essa mirava a mostrarci ciò che avevamo davanti agli occhi. Il quadro-specchio è più aperto poiché prende in considerazione il mondo che sta dietro. Esso presuppone che siamo responsabili del futuro e del passato allo stesso tempo. Noi dobbiamo oggi prenderci carico dell'opposto della decorazione. Tutti i miei sforzi mirano così ad affermare l'autonomia assoluta dell'artista ed il suo posto al centro del mondo. Non si tratta più di trasformare l'opera in quanto oggetto, ma il mondo stesso. Bisogna farlo assomigliare all'artista, e non il contrario. Il quadro-specchio mi permette di realizzare questo tipo di inversione. L'artista non può più darsi al mondo, come lo faceva nel passato in una proiezione unicamente soggettiva; gli tocca  ormai di offrire al mondo la possibilità di questa autocoscienza che l'arte stessa ha conquistato. La cappella multiconfessionale e laica che ho realizzato a Marsiglia per un ospedale è l'immagine di una tale filosofia. Si vive oggigiorno in un mondo stranamente paradossale che resta dominato da un sistema unificante, anche se i grandi sistemi sono stati frantumati. Non si può più parlare oggi di equilibrio tra due masse, tra due blocchi, ma tra un'omogeneizzazione e la moltiplicazione delle differenze. Sono qui i componenti di un'idea universale. Non c'è un sistema unico, se non quello autoritario ossia dittatoriale. La totalità è fatta di un'infinità di differenze. Non ci sono due individui che abbiano lo stesso destino, lo stesso viso. Ognuno è un attore differente>>.

I.:<<Negli anni '70 lei ha creato un concetto plastico definito come "Segno arte" e che si presenta come un'autentica antologia del suo lavoro. Qual è il suo valore simbolico?>>

P.:<<E' innanzitutto simbolico dell'arte stessa. Esso significa l'arte. Perciò è a disposizione di ciascuno e non può essere unico. Da parte mia ne faccio uso tanto in termini di architettura (nel motivo di una finestra) sia di design (nella forma di un divano) o di disegno (tracciandolo sulla sabbia). Ognuno può fare così il suo simbolo. Ho d'altronde creato un sito sul web il cui oggetto è quello di radunare i segni di tutti coloro che se ne sono inventato uno.>>

I.:<<Questo "Segno arte" si presenta sotto forma di una specie di clessidra costituita da due triangoli isosceli i cui vertici tronchi sono testa piedi>>.

P.:<<E' la proiezione vista dall'alto del quadro-specchio diviso, ossia che è costituito dall'immagine simmetrica del riflesso dello specchio in se stesso secondo un asse mediatore centrale. Questa proiezione si definisce in un rapporto diretto con il corpo. L'ombelico ne è il centro, la testa ed il sesso, che ne rappresentano la razionalità e la sensibilità, ne sono i due antagonismi vitali>>.

I.:<<E' questa una formulazione al contempo geometrica ed antropomorfica che fa pensare all'uomo di Vitruvio. La figura dello specchio non è altro che quella dell'artista, quale specie di responsabilità lei attribuisce a quest'ultimo?>>

P.:<<Essa è totale poiché l'artista ha conquistato la libertà. Ne è lo stesso simbolo nel senso di una purezza assoluta. A tal motivo egli porta una responsabilità considerevole dato che, avendo conquistato questa posizione unica di sapere ciò che accade attorno a lui, bisogna che egli organizzi la collusione tra questa libertà e la società>>.

I.:<<E' in questo spirito che lei ha immaginato la Cittàdell'arte a Biella che comprende un'università delle idee?>>

P.:<<La Cittadell'arte si presenta come un autentico laboratorio, un centro di sperimentazione che comprende attività molto diverse. Da una parte,  è un luogo di incontri e di scambi tra artisti e pubblico in cui hanno luogo diverse manifestazioni, esposizioni, concerti e conferenze. Dall'altra, è un polo universitario di ricerche in seno al quale sono organizzati seminari di riflessione ed in cui ci si impegna a sviluppare ogni sorta di nuove idee, in particolare nel quadro delle residenze di artisti>>.

I.:<<Che relazione la Cittàdell'arte ha con il suo lavoro?>>

P.:<<E' il mio lavoro, quello in cui sono attualmente più impegnato. E' un lavoro di trasformazione che non si relega più semplicemente all'oggetto ma che si interessa all'idea molto più ampia, anche più ambiziosa, di sistema. Il concetto di sistema è considerato da un punto di vista tanto sociale o politico quanto propriamente estetico>>.

I.:<<Si può allora parlare di opera d'arte totale?>>
 

P.:<<Funziona soprattutto come una maniera di work in progress. E' un lavoro che non si può fare da soli e che ha anche a che vedere con l'idea della rete, ossia con la Net, da cui la creazione di un sito e tutto il lavoro che ne deriva. La Net si presenta come un immenso luogo in cui tutto circola, è un autentico forum contemporaneo. Proprio come il quadro-specchio, è molto di più di un semplice schermo. E' tutto un mondo. L'artista lo deve occupare e trasformarlo in una sorta di web mentale>>.

 

 

 

 

             

 

                    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

        

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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