Presentation   News Events   Archives    Links   Sections Submit a     paper Mail

FRENIS  zero 

 Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte  

  Home Frenis Zero

        

 

 

 

  LA COLLEZIONE PRINZHORN A PRAGA

 

 

 

 Recensione della mostra di Giuseppe Leo

 

  La mostra "THE PRINZHORN COLLECTION", che è si svolge a Praga presso la "Stone Bell House" dal 24 aprile, è stata visitata dal recensore il 2 maggio 2009.

 

 


„The differentiation of our pictures from those of the fine arts is possible today only because of obsolete dogmatism. Otherwise there are no demarcation lines. Some of our works are so clearly artistic that many an average “healthy” work is left far behind.”

“All expressive gestures as such are subordinate to one purpose: to actualize the psyche and thereby to build a bridge from the self to others.”

Hans Prinzhorn

 

 Un lungo poster con tanti occhi colpisce l'attenzione del visitatore che accede alla mostra "The Prinzhorn Collection" che dal 24 aprile 2009 è in corso presso la "Stone Bell House". Tutti quegli occhi, di chi saranno? Alcuni mi sembrano senz'altro tratti da  foto di Kafka, che qui, nella "Staro Mesto" (Città Vecchia) di Praga, è nato e da questo quartiere non si è mai mosso nei suoi continui traslochi da un'abitazione ad un'altra. Ma chi sono gli altri occhi? E quelli raffigurati nella locandina della mostra, così carichi di ferina voluttà?  Questi sono tratti da un'opera di August Natterer, uno degli artisti "degenerati" a cui Hitler aveva voluto dedicare la celebre mostra, requisendo tele e sculture da tutti i musei germanici in cui l'arte d'avanguardia poteva turbare lo spirito "ariano" della propaganda nazista. Ma prima dei gerarchi nazisti, un vero studioso si era occupato di questi sfortunati artisti, quasi tutti deceduti in manicomio. Si tratta di Hans Prinzhorn. Questi, nato nel 1886 in Westphalia, dopo essersi laureato a Vienna in storia dell'arte e dopo una carriera di cantante in Inghilterra, durante la Grande Guerra operò come infermiere alle prese coi tanti soldati vittime di gravi traumi psichici. Da quell'esperienza decise di studiare medicina e psichiatria per poi, nel 1919, diventare assistente di Karel Wilmanns nella Clinica Psichiatrica di Heidelberg. Il suo interesse per le opere d'arte prodotte dai pazienti degli asili psichiatrici si concretizzò in una collezione che arrivò a contare circa 5.000 opere, realizzate da più di 400 autori.

All'ingresso della mostra un'installazione raccoglie le striscie di tessuto secondo il disegno originale che aveva predisposto Marie Lieb.

Dei riverberi luminosi riflettono queste forme di stelle sull'intera parete adiacente.

Di Marie Lieb non conosciamo né la data di nascita né quella di morte. Dalle note della clinica psichiatrica di Heidelberg, sappiamo solo venne ricoverata nel 1894 per "mania periodica". Delle sue opere sopravvivono solo due fotografie, sulla base delle quali è stata ricostruita l'installazione esposta in questa mostra. Queste foto vennero pubblicate in un libro di Wilhelm Weygandt, primo assistente di Emil Kraepelin: "Atlas und Grundriss der Psychiatrie". Marie Lieb raggruppò motivi ciclici di fiori, stelle e cerchi realizzando degli ornamenti che assomigliano a simboli magici di stregoni. La Lieb è forse una delle prime artiste ad aver precorso l'utilizzo dello spazio come materia della creazione artistica.

Ma chi sono gli altri artisti della mostra praghese?

Else Blankenhorn (1873, Karlsruhe – 1920, Ospedale psichiatrico di Costanza) era la primogenita di una famiglia borghese il cui capofamiglia era un professore di chimica. Come studente al "Viktoriaschule für höhere Töchter", una scuola per ragazze ricche, Blankenhorn partecipò attivamente alla vita sociale e culturale della sua città. Sin dall'infanzia crebbe circondata dall'arte. Amava la musica, suonava il pianoforte e cantava. Si coinvolse anche in un movimento femminile e si preparava a diventare moglie e madre. All'età di 26 anni perse la voce come esito di una forma di neurastenia e passò la convalescenza presso la clinica di Bellevue a Kreuzlingen, in Svizzera, dove restò fino al 1902. Dopo la morte del padre nel 1906, Else cercò nuovamente aiuto nella stessa clinica, e le fu fornita un'assistente personale. Ella soffriva di ipocondria, era tormentata da incubi in cui sognava che la sua famiglia sarebbe stata ammazzata e che lei avesse dei buchi nel cervello.

Nel 1908, cominciò a dedicarsi alle belle arti, alle traduzioni ed alla musica. Dipingeva ad olio e ad acquarello, disegnava, creava arazzi e lavorava ad uncinetto. I suoi dipinti oscillano tra il simbolismo e il primo stile modernista. I soggetti rappresentano scene allegoriche, il cui principale protagonista è in genere il suo alter ego. Blankenhorn viveva con l'Imperatore Guglielmo II nella mente, servendolo come se fosse la sua sposa spirituale - l'angelica "Else von Hohenzollern". La sua maggiore ossessione divenne quella di produrre banconote di immenso valore, il cui scopo era quello di aiutare gli amanti deceduti che dovevano essere redenti. Nel 1919 Else Blankenhorn fu trasportata - probabilmente per motivi finanziari - al manicomio di Reichenau presso Costanza dove morì di cancro l'anno successivo.

Josef Forster (1878, Stadtamhof - ?) era il decimo di tredici figli di un padre che faceva il  muratore. Costui era mentalmente sofferente e si suicidò all'età di 54 anni. Sebbene non fosse stato molto agevolato il suo talento, Josef completò il suo apprendistato come decoratore. Dopo l'apprendistato, cominciò a girovagare, ad abusare del tabacco e ad essere prodigale. Tuttavia, svolgeva bene la sua professione e presto divenne indipendente, fondando una propria azienda. Non si sposò mai e non ebbe mai figli. All'età di 20 anni, Forster si ammalò di tubercolosi e dovette sottostare alla quarantena. Comunque, i suoi sintomi erano già visibili durante l'infanzia, come quando pensò che uno straniero gli stesse inviando dei segnali attraverso degli sguardi di assenso, o quando dichiarò che egli poteva udire delle preghiere che si riverberavano nel cielo.  Cominciò subito a dipingere e quando un amico gli disse che aveva talento, Forster si immerse nella sua arte in un modo profondo.

 

  Egli copiava dei dipinti visti nei musei e fece anche dei ritratti di persone locali. Descrisse il 1912 come il suo "naturale ritiro" dal mondo esterno in quello interno. Quattro anni dopo, mentre era sveglio sul suo letto vide una figura con feroci occhi lampeggianti. Perciò fu ammesso nel manicomio di Regensburg dove rimase fino al 1941, quando sua sorella lo portò a casa per proteggerlo dai programmi nazisti di eutanasia. Ma Forster restò creativo persino durante il suo internamento. Dipingeva ritratti degli altri pazienti come anche autoritratti, paesaggi o altre bizzarre astrazioni. Oltre ad usare i normali colori, utilizzava le proprie feci ed urine. Sosteneva anche di aver inventato una "macchina dal moto perpetuo" ed altri apparecchi. Il dipinto di un uomo sui trampoli divenne l'emblema della collezione Prinzhorn. Su di esso Forster scrisse: <<E' per mostrare che quando il corpo di qualcuno non pesa più, egli non ha più bisogno di lamentarsi del peso, ed è capace di volteggiare rapidamente nell'aria>>.

Heinrich Hack (1869, Sandhausen – ?) lavorava come operaio in una fabbrica di tabacco e dopo in un cementificio. Si sposò molto giovane ed ebbe sette figli. Dal 1904 Hack ebbe una pensione di invalidità a causa di un tumore al cervello. Due anni dopo, i sintomi della sua patologia restavano identici, tuttavia egli cominciò a soffrire di un delirio di persecuzione.  Di conseguenza, cominciò ad avere allucinazioni che erano accompagnati da trilli. Nel 1907 fu ospedalizzato nel manicomio di Wiesloch per la prima volta. Da allora entrava ed usciva dai manicomi, fino al 1919 quando venne internato a vita. Nelle cartelle cliniche era descritto come "una persona piuttosto apatica, lenta, goffa, con un aspetto strano, spesso distante, altre volte vuoto. L'espressione del suo viso è talora quasi sentimentale". Dopo il 1925 le conseguenze del suo lungo internamento divennero evidenti. Finì per non parlare più, divenne apatico e come "stupefatto". Nel 1936 entrò nella "fase finale della schizofrenia" e fu trasferito a Sinsheim.

 

  Hack, che spesso e con gran piacere pronunciava dei sermoni spontanei, affermava di aver visto Gesù sulla croce. Gesù lo avrebbe spinto a dedicarsi alla pittura per poter sostenere la sua famiglia. Allora un angelo gli sarebbe apparso e i due si sarebbero fusi in un'unica persona. Nel 1912, sulla base della sua esperienza, Hack cominciò a dedicarsi alla pittura. Dapprima, cominciò a copiare dei dipinti dalle riviste, ma ben presto trovò il proprio stile unico. Creò una grande galleria di ritratti, dando alle figure un aspetto imponente e come disincarnato. I lavori, nonostante le loro forme corporee, danno l'impressione di provenire da un livello di esistenza quasi etereo.

Di Oskar Herzberg non conosciamo né le date né i luoghi di nascita e di morte. Sappiamo solo che fu ospedalizzato a Vienna tra il 1912 ed il 1914. Fu probabilmente internato anche in un manicomio di Lipsia. Herzberg si definiva un compositore ed un distributore di notizie originario di Francoforte sul Meno, anche se era un servo di mestiere.

 

 

 Nei suoi disegni egli assumeva una vita del tutto diversa, traendo ispirazione dai suoi contemporanei e dipingendo la vita quotidiana, eventi felici, la prosperità come anche la povertà. Nei suoi dipinti ci sono persone che pattinano, che danzano e persino motivi religiosi. Egli aveva l'abilità di fare dei vividi commenti sui propri dipinti e di elaborare delle storie su di essi come un narratore orientale. I suoi dipinti possono assomigliare a quelli degli artisti "naive", ma, al contrario di essi, il suo approccio dimostra una certa complessità di tipo mentale e sociale come anche differenti livelli temporali. Nonostante l'assenza di formazione accademica, Herzberg è davvero abile non ritrarre gesti ed espressioni mimiche significative come anche motivi sacri e trascendenti.

August Klett (1866, Heilbronn – 1928, manicomio di Weinsberg) fu chiamato da Prinzhorn con lo pseudonimo di August Klotz. Questo figlio di un commerciante ebbe una gioventù difficile. Dopo aver completato la scuola commerciale ed assolto il servizio militare, Klett lavorò con il padre ad Anversa, Bruxelles e Londra. In seguito, lavorò come commerciante di vini. Era un massone, gli piaceva avere delle storie molto passionali con le donne e bere del vino in compagnia. Dopo il fallimento di una relazione amorosa ed un grave episodio di influenza, si intensificarono la sua depressione, i suoi sentimenti di colpa e il suo timore della morte. In un episodio allucinatorio, si ferì all'addome all'altezza dello stomaco e nel 1903 fu inviato al manicomio di Göppingen. Si sentiva costantemente come se fosse inseguito e dichiarava inoltre di aver sperimentato di persona una crocifissione simile a quella di Cristo. Nel 1905 nella cartella clinica fu scritto che egli era "non migliorato" e fu trasferito alla clinica di Weinsberg.

 Mediante dei simboli massonici dipinti nelle sue opere, egli esorcizzava una serie di volti diabolici e di teste di morto che egli vedeva sulla carta da parati. Egli inventò un "alfabeto di colori" (a=rosso, ecc.) ed un sistema cabalistico di numeri, di colori e di lettere. Klett era un'artista che lavorava sia con la parola che con l'immagine. Da lui fuoriuscivano fuochi d'artificio sia linguistici che visivi, sia con non studiata spontaneità che a seguito di una rigida attenzione alla perizia tecnica ed al dettaglio. Nelle sue opere egli ha de-costruito le sue esperienze dell'ospedale psichiatrico secondo delle personali ricatalogazioni, legate al mondo degli affari, alle conversazioni ed alle riflessioni sulle sue conoscenze e sul desiderio sessuale, per cui dei frammenti individuali sono stati riconnessi attraverso la sua logica del tutto peculiare. Eppure, le forme finali finiscono per cambiare del tutto queste fonti di ispirazione che non si riesce a riconoscere più. Una nuova realtà viene creata, una realtà che riflette il davvero unico sistema di pensiero dell'autore.

Johann Knopf (1866, Wünschmichelbach – 1910, manicomio di Wiesloch) fu ribattezzato da Prinzhorn "Johann Knüpfer”. Egli lavorò come fornaio, operaio di fabbrica e fabbro. Dopo la morte di sua madre nel 1895, si persuase a sposarsi. Tuttavia, ebbe un matrimonio infelice, litigava con la moglie e girovagava nelle vicinanze e venne persino accusato di accattonaggio e gravi lesioni personali. Nel 1903 tentò il suicidio con un coltello da tasca "a causa di gravi vessazioni" e venne trasferito da un ospedale di Mannheim alla clinica psichiatrica di Heidelberg. Knopf continuava a sentirsi seguito ed aveva anche allucinazioni visive di tipo mistico. Affermava di essere "la risurrezione" - e che nessuno soffriva più di lui, nemmeno Gesù. Nel suo "zelo religioso" disegnava e scriveva ogni tipo di carta. Knopf  rifiutava gli elogi per i suoi lavori, poiché la sua missione era solo quella di rivelare la "verità".


 

Nelle sua opere riempiva gli sfondi con un denso miscuglio dei suoi messaggi, nomi locali e genealogie bibliche partendo da Abramo. In uno dei suoi dipinti, c'è un volto sorridente - il Sole nella forma di un ostensorio che si manifesta come la "favolosa Gloria del Mio Redentore del Cristo di Cristo". Nei suoi disegni e nei suoi testi letterari Knopf si pone nel ruolo di un cacciatore armato di rasoio, pugnale e fucina, che deve cacciare le arpie del male con l'uso di una testa di donna. Knopf disegna spesso anche degli uccelli che egli credeva di comprendere in modo perfetto. Uno dei suoi temi preferiti era la fattoria dei suoi nonni. Per lui essa era un simbolo di quiete e di felicità. Egli la catturava in uno stile idilliaco e multicolore, con animali che correvano tutt'intorno liberamente ed uccelli che volavano nel caldo splendore del sole sorridente.

Della biografia di Paul Kunze, nato a Rosswein at Chemnitz nel 1860,  non  conosciamo praticamente nulla: né luogo né  data del decesso, né informazioni anamnestiche, ecc. L'unica traccia del suo passaggio al manicomio di Hubertusburg è data dai suoi collages a soggetto erotico.

                

 

 

                    

 

 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

  

        

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 
 

 
 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

Copyright - Ce.Psi.Di. - Rivista "FRENIS ZERO" All rights reserved 2004-2005-2006-2007-2008-2009