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  ROBERT RAUSCHENBERG E LA DISLESSIA

 

 

 

 

 

 

  In concomitana con la mostra su Robert Rauschenberg "GLUTS" in corso dal 26 giugno 2009 presso la Fondazione Guggenheim di Venezia, presentiamo la traduzione italiana (a cura di Giuseppe Leo) di un brano del saggio di Robert S. Mattison, "Robert Rauschenberg. Breaking Boundaries" (Yale University Press, 2003) in cui il critico d'arte americano analizza il rapporto tra la dislessia, di cui Rauschenberg ha sofferto da piccolo, e la genesi dell'originalità della sua arte.


 

Il modo di Rauschenberg di pensare creativamente è stato descritto i termini di un procedimento che è stato coltivato in modo deliberato nelle sue pratiche di studio. E' probabile che il suo metodo creativo sia anche influenzato da un'innata caratteristica fisiologica - la dislessia. Sebbene la sua dislessia sia comunemente risaputa, essa non è stata mai discussa in dettaglio nella letteratura sul suo lavoro. Se davvero la dislessia è un importante fattore nella percezione del suo ambiente da parte di Rauschenberg, essa fornirà una nuova linea di partenza da cui dovrebbe essere esaminata la sua arte. In un'intervista durante la quale Rauschnberg discusse il suo 'print-making', egli fece i seguenti commenti:

<<Bene, è ciò che accade quando stai lavorando con un dislessico, ho già visto cose guardando indietro! Nel 'printmaking' tu vedi che ogni cosa viene fuori dall'indietro, così lo stampare ('printing') è assolutamente naturale per me. é difficile per una moltitudine di artisti fare delle stampe, poiché disegnano in un modo e non lo possono immaginare in un altro modo. Ho sempre avuto problemi nel leggere da piccolo. Ogni 5 minuti la mia mente voleva saltare e scegliere tutte le 'O', quindi tutte le 'A' nella pagina. Ho ancora una lotta da fare quando devo leggere e così non leggo molto... Probabilmente la sola ragione per cui sono un pittore è perché non potrei leggere, eppure amo scrivere, ma quando scrivo so cosa sto scrivendo; quando leggo non posso vedere ciò che sto leggendo poiché leggo da tutti i lati della pagina allo stesso tempo, ma ciò va molto bene per il 'printmaking'>>1.

Una delle più interessanti discussioni di prima mano del modo distintivo di Rauschenberg di vedere il mondo è data dal ballerino Steve Paxton, che è stato un amico molto intimo di Rauschenberg dal 1960 circa fino al 1970. E' utile citare in una certa misura:

<<Nel 1961 nell'autobus in cui viaggiavamo (nel 'tour' americano della Compagnia di danza di Merce Cunningham), Rauschenberg disse di se stesso: "Tendo a vedere tutto". Questa affermazione sentenziosa si ficcò nella mia mente. Come funzionava realmente? Nei suoi dipinti, non solo vedeva una moltitudine di immagini, ma le posizionava con passaggi di pittura, che contestualizzava sia il tempo (...) sia il cielo che interagisce su un paesaggio dipinto con la scena sottostante... Vedere tutto è diverso dal modo in cui normalmente vediamo. La nostra coscienza si focalizza di solito su una sola cosa dopo un'altra. Nel leggere, ad esempio, ci focalizziamo su una sola sezione di parole in un dato momento. Leggere tutto ciò che viene visto, secondo Rauschenberg, è associare parole alle parole tutt'intorno, invece delle parole che si trovano sulla stessa linea. Quando leggo in modo lineare, sento come se un nastro stesse passando attraverso il mio obbiettivo. Quando cerco di vedere tutto, ogni paragrafo diventa una 'gestalt' che si muove.... Rauschenberg ci fa tendere tra un insieme di immagini visive e le loro multiple interpretazioni: tanti tipi di invenzione che accadevano immediatamente in quell'autobus, quante la sua cultura ne sviluppava, piuttosto lentamente>> 2   .

La dislessia è una condizione complicata, che esiste in molte variazioni, e non è ancora pienamente compresa dagli scienziati. La maggior parte delle ricerche sulla dislessia si concentrano su esercizi per correggere la condizione piuttosto  che su indagini sulle modalità con cui un dislessico percepisce il mondo. Nonostante il bisogno di ulteriori ricerche, un certo numero di caratteristiche basilari della condizione può essere isolato, ma prima dovrebbero essere indicate alcuni errori concettuali comuni. Mentre la dislessia è generalmente associata con le difficoltà della lettura, influenza anche la percezione delle immagini e la percezione di tutti i sistemi rappresentazionali, non solo le parole scritte3   .  La dislessia è più evidente nella lettura e nella scrittura, poiché il nostro sistema scritto richiede un insieme di segni grafici le cui regole non permettono loro di essere alterati nell'orientamento o nella posizione. Nel resto dell'ambiente visivo il dislessico generalmente impara a far fronte al disorientamento visivo più agevolmente.

 In fin dei conti, si dovrebbe anche notare che, secondo le più recenti ricerche, è scorretto pensare alla dislessia come ad un handicap. Essa è meglio inquadrata come una modalità alternativa della percezione. E' stato osservato che se la moderna società occidentale non avesse sviluppato la sua enfasi sulla scrittura, che comporta il posizionare dei segni grafici in un particolare ordine, la dislessia potrebbe non essere notata e certamente non richiederebbe alcun trattamento. Alcuni ricercatori hanno persino suggerito - e questa idea è particolarmente attinente a Rauschenberg - che in un altro tipo di società gli individui dislessici verrebbero altamente valorizzati. Le loro modalità alternative di percezione permetterebbero loro di vedere il mondo in modo differente rispetto agli altri, e quindi essi darebbero capaci di portare a termine compiti che altri membri della società non potrebbero eseguire4  .

Esperenzialmente, se non proprio scientificamente, la dislessia è stata connessa con il pensiero laterale. Nel 1990 Priscilla Vail, uno dei più importanti educatori di bambini dislessici, ha parlato ad una conferenza nazionale sui tratti che ha trovato in tali bambini5  . Vail ha identificato una grande curiosità come tratto comune tra i bambini dislessici e ha affermato che la curiosità spesso deriva da un'esperienza pratica tri-dimensionale. Notava che gli stessi bambini possono non essere eccitati per nulla da astrazioni o analisi verbali. Vail ha osservato che, contrariamente all'opinione popolare, gli individui dislessici hanno grande concentrazione in compiti per cui provano interesse, ma questa concentrazione può scemare quando sono alle prese con tradizionali programmi che permettono periodi limitati e prestabiliti nel tempo per i compiti. Così affermava: "Molti dislessici hanno un senso del tempo debole o assente; possono essere letteralmente atemporali quando si immergono nei loro pensieri". In terzo luogo, Vail ha osservato che numerosi dislessici hanno eccezionali ricordi per eventi esperenziali ed emozionali, ma la loro memoria per le regole astratte, come ad es. lo spelling o le tabelle per la moltiplicazione, può essere molto debole.

Vail ha trovato che i dislessici spesso mostrano di "afferrrae rapidamente i concetti. Essi sono capaci di trovare soluzioni a certi tipi di problemi così rapidamente da sembrare che la conoscenza si trova dentro di loro, aspettando solo di essere risvegliata con l'essere semplicemente menzionata". Allo stesso tempo, ella notava, una tale persona può non essere capace di analizzare in che modo ha ottenuto una tale intuizione. La conclusione della Vail è stata che i dislessici sono spesso dei pensatori divergenti (laterali). Così diceva:

<<I pensatori divergenti che provano piacere nei confronti delle domande aperte possono tollerare l'ambiguità di vedere le cose da svariati e differenti punti di vista, e sono i più felici di esplorare questioni che non hanno alcuna risposta verificabile...Il pensiero divergente è la sorgente (...) delle questioni e dei concetti che rompono barriere. Il dislessico può essere ricco di tutto ciò, ma entrare anche in crisi per tutto questo>>.

Priscilla Vail parla nel linguaggio pieno di ispirazione che hanno gli insegnanti pieni di dedizione, eppure le sue osservazioni sono basate su decenni di esperienza.  I suoi commenti formano un parallelo rispetto alle osservazioni di Rauschenberg al lavoro nel suo studio e ad un'analisi dell'arte che ne scaturisce.  Nello studio Rauschenberg oscilla tra movimenti rapidi da un progetto ad un altro ed un'intensa concentrazione su un particolare lavoro. I suoi lunghi orari di lavoro, che spesso coprono l'intera durata della notte, sono indicativi della sua sensibilità atemporale. Rauschenberg ha una memoria notevole per immagini specifiche ed una capacità di afferrare soluzioni a particolari problemi senza un interesse per i sistemi sottostanti. La sua arte poggia sulla capacità di improvvise intuizioni senza investigare su come arrivare a queste scoperte. Infatti, Rauschenberg crede che  tali investigazioni distruggerebbero la freschezza della sua arte. Nel corso della sua lunga carriera Rauschenberg ha sviluppato tecniche creative ed un ambiente che sostiene la sua modalità fisiologica di percezione. Il successo delle soluzioni di Rauschenberg è degno di nota date le osservazioni della Vail che sono suffragate da un buon numero di studi sulla dislessia e sulle autobiografie degli stessi dislessici che descrivono in dettaglio i loro tentativi di far fronte ad un mondo che sembra disorientare loro più di quanto faccia con le altre persone.

 

 

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

             

Note bibliografiche:

(1) Maxime de la Falaise McKendry, "Robert Rauschenberg talks to Maxime de la Falaise McKendry", Interview 6, n.5 (maggio 1976),  34.

(2)  Steve Paxton, "Robert Rauschenberg: A Retrospective", 262-63.

(3) MacDonald Critchley and Eileen A. Critchley, "Dyslexia Defined" (London: William Heinemann Medical Books, 1978); T.J. Wheeler and E.J. Watkins "Dyslexia: A Review of Symptomatology", Dyslexia Review 2, n.1 (1979), 12-14.

(4) Bobbie H. Jones, "The Gifted Dyslexic", Annals of Dyslexia 36, 1986, 301-17.

(5) Priscilla L. Vail, "Gifts, Talents and the Dyslexias: Wellsprings, Springboards, and finding Foley's Rocks", Annals of Dyslexia 40 (1990), 3-17.

 

                    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

        

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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