Presentation   News Events   Archives    Links   Sections Submit a     paper Mail

FRENIS  zero 

 Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte  

  Home Frenis Zero

        

 

 

 

  Introduzione di Nino Dazzi del libro "TRAUMA E PSICOPATOLOGIA. Un approccio evolutiv-relazionale"(a cura di Vincenzo Caretti e Giuseppe Craparo, Astrolabio, 2008)

 

 

 

 

Curatori: CARETTI   VINCENZO,    CRAPARO GIUSEPPE

Titolo: TRAUMA E PSICOPATOLOGIA. UN APPROCCIO EVOLUTIVO RELAZIONALE


Editore: ASTROLABIO
Pubblicazione: 09/2008
Numero di pagine: 437
Prezzo: € 35,00
ISBN-13: 9788834015384
ISBN: 883401538X
 

 

 Indice:

Intrduzione di Nino Dazzi

"La disregolazione affettiva e la dissociazione nell'esperienza traumatica" di V. Caretti e G. Craparo

"Vulnerabilità al trauma e sviluppo neurobiologico in adolescenza" di M. Ammaniti, M. Petrocchi e S. Guarino

"Dal disturbo post-traumatico da stress al trauma complesso: per una revisione dei criteri diagnostici in età evolutiva" di A.M. Speranza e G. Nicolais

"Il disturbo traumatico dello sviluppo: verso una diagnosi razionale per bambini cronicamente traumatizzati" di B.A. van der Kolk

"Quando i genitori maltrattano i figli: le radici psicopatologiche dello sviluppo affettivo" di A Schimmenti e A. Bifulco

"Attaccamento e disturbo borderline di personalità" di P. Fonagy

"Trauma e dissociazione nella prospettiva dell'intersoggettività: il contributo della teoria dell'attaccamento" di G. Liotti

"Dissociazione e trauma nella teoria del codice multiplo" di A. De Coro, G. Caviglia, F. Giannini, E. Iberni e R. Mariani

"Modelli operativi interni dissociati: una prospettiva relazionale sull'attaccamento, il trauma, la dissociazione" di C. Albasi

"Trauma, dissociazione e disturbo del controllo degli impulsi nei disturbi del comportamento alimentare: un approccio empirico" di J. Vanderlinden

"Abuso e somatizzazione: rassegna sul rapporto fra abuso e disturbi funzionali gastrointestinali" di I. Martino, P. Porcelli e O. Todarello

"Parto e scrittura creativa: elaborare raccontando un'esperienza traumatica" di P. Di Blasio, C. Ionio e E. Confalonieri

"La valutazione dell'attaccamento traumatico in adulti con una storia di abuso infantile attraverso il TAIT" di F. de Zulueta

"La terapia come processo di umanizzazione: sogno e memoria nell'analisi di una paziente traumatizzata" di V. Lingiardi e F. De Bei

"Psicobiologia del trauma e dissociazione strutturale della personalità di origine traumatica" di E.R.S. Nijenhuis e J.A. del Boer

"Trauma ed erotizzazione del trauma nella perversione" di F. De Masi

 

 


 

 Nonostante il trauma sia uno dei temi maggiormente dibattuti, non si è ancora arrivati a una sua definizione univoca. Aspetto singolare questo, se si pensa, ad esempio, che la stessa psicoanalisi freudiana nasce proprio a partire dalle riflessioni sulla natura traumatica delle nevrosi isteriche.

Siamo, così, testimoni dell'affermarsi di una divisione fra chi è più incline a considerare il trauma in riferimento agli effetti di un evento oggettivamente grave (come può essere un abuso sessuale, l'essere usciti indenni da un incidente stradale o l'essere stati testimoni di un omicidio) sull'integrità psicofisica del soggetto, e chi invece propone una riformulazione del trauma in termini evolutivo-relazionali, come espressione di un deficit delle capacità metacognitive di elaborazione emotiva di un evento stressante, come conseguenza dell'attivarsi di memorie traumatiche retaggio di relazioni primarie insicure.

Nel suo lavoro sul disturbo borderline di personalità, Fonagy sostiene, in questo volume, che il bambino maltrattato viene privato di quel sostegno sociale sufficientemente valido perché possa sviluppare un'adeguata capacità di comprendere lo stato psicologico dell'altro nelle più importanti relazioni interpersonali: in questi casi a essere compromessa è la costituzione di unità rappresentazionali Sé-altro indispensabili per lo sviluppo di quel grado di autostima necessario perché il piccolo possa esplorare con fiducia l'ambiente circostante. L'esperienza traumatica non risolta (mantenuta da uno stile di attaccamento insicuro), rende quindi meno probabile  lo sviluppo di relazioni significative, riducendo ulteriormente la possibilità di una soddisfacente risoluzione dell'esperienza emotivamente disturbante attraverso l'uso di processi riflessivi e autoriflessivi.

In casi come questi è probabile che si stabilisca un modello di pensiero che comporta una generalizzazione della sospettosità e della sfiducia, che spinge il bambino ad allontanarsi dallo stato mentale degli oggetti più significativi, rimanendo così privo di qualsiasi contatto umano essenziale per lo sviluppo di una identità autonoma, capace di rispondere adeguatamente alle sollecitazioni provenienti dalla realtà interna e dall'ambiente esterno. In un contesto trascurante, quindi, il bambino può sviluppare una paura della vita mentale tale da indurlo a rifiutare la conoscenza degli stati mentali propri e altrui, che può determinare nel tempo un impoverimento del Sé e di conseguenza il rischio che si possa sviluppare un disturbo psicopatologico.

Non dissimile è la posizione di Bessel van der Kolk, che propone una nuova diagnosi per il trauma complesso: il disturbo traumatico dello sviluppo (Developmental Trauma Disorder). Una diagnosi frutto di considerazioni secondo le quali esperienze croniche di trascuratezza (neglect), vissute nell'ambito di relazioni insicure, hanno effetti negativi sulle seguenti sette aree del funzionamento del bambino: attaccamento (difficoltà interpersonali e nella sintonizzazione emotiva con gli altri), livello biologico (analgesia, somatizzazione, problematiche mediche nell'arco della vita), regolazione affettiva (mancata regolazione del Sé, scarsa comprensione degli stati interni del Sé e dell'altro, incapacità di comunicare desideri e bisogni), dissociazione (alterazioni dello stato di coscienza, depersonalizzazione, amnesia), controllo del comportamento (scarsa modulazione degli impulsi, aggressività auto- ed eterodiretta, abuso di sostanze), funzionamento cognitivo (mancata regolazione dell'attenzione, difficoltà nell'elaborazione degli stimoli, difficoltà di apprendimento, difficoltà nel programmare e anticipare), senso del Sé (senso del Sé carente, scarso senso di separatezza, disturbi dell'immagine corporea, bassa autostima, senso di vergogna e di colpa).

Per l'autore, quindi, la perdita di una base sicura rappresenta la forma di trauma psicologico più precoce e dannosa, capace di sconvolgere il cuore dell'identità soggettiva e di predisporre il soggetto alla depressione, al tentato suicidio, all'addiction, ai disturbi del comportamento alimentare, ai disturbi dissociativi, eccetera.

Sottolineando la stretta relazione fra trauma e dissociazione, Giovanni Liotti sostiene nel suo articolo che la disorganizzazione dell'attaccamento è l'esempio più precoce e conosciuto di dissociazione delle funzioni mentali. Essa è connessa a esperienze traumatiche irrisolte dal genitore, le quali si riflettono sullo stato dissociativo del bambino anche in assenza  di maltrattamenti espliciti.

Per cogliere l'aspetto dinamico, processuale e intersoggettivo della molteplicità rappresentativa tipica del modello operativo interno (MOI) disorganizzato, l'autore utilizza la metafora del 'triangolo drammatico'. Questa metafora suggerisce che il bambino disorganizzato tende a percepire se stesso e la figura di accudimento (caregiver) secondo tre ruoli (quello del persecutore, del salvatore e della vittima), la cui mancata integrazione si accompagna a un impoverimento interiore delle competenze autoriflessive, con notevoli ripercussioni sui processi di integrazione del Sé e con la conseguente perdita dell'esperienza soggettiva, tipica di quei disturbi psichiatrici in cui i meccanismi dissociativi risultano predominanti.

Per Liotti, quindi, bisogna "considerare i traumi e la dissociazione in stretta relazione con stati affettivi e intersoggettivi che non sono stati integrati in strutture di significato unitarie e coerenti riguardanti la relazione con le figure di attaccamento. Gli stati affettivi non integrati sopravvivono nella memoria implicita del modello operativo interno disorganizzato. Essi possono permanere a un livello latente dell'attività mentale fino a quando, innescati da un evento che attiva potentemente il sistema di attaccamento (traumi, ma anche modificazioni nell'equilibrio dei legami affettivi), intervengono a disorganizzare le funzioni integrative della coscienza, della memoria e dell'identità. Per rendere compiuto il modello di trauma e di dissociazione basato sulla teoria dell'attaccamento, resta da considerare in qual senso si ritiene che gli stati affettivi connessi al modello operativo interno disorganizzato possono permanere, per anni, a un livello implicito dell'attività mentale prima che un evento (ad esempio, un evento doloroso) li rievochi".

Dalla lettura di tutti i lavori raccolti in questo libro, emerge con chiarezza l'intento dei suoi curatori di riconsiderare il concetto di trauma psichico in termini evolutivo-relazionali, a partire dagli importanti suggerimenti provenienti dalla teoria dell'attaccamento (Bowlby, 1969, 1974, 1980, 1988), dall'infant research (Beebe e Lachmann, 2002; Sander, 2007), oltre che dalle recenti scoperte neurobiologiche sulla natura relazionale della mente (Siegel, 1999).

             

 

                    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

        

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

Copyright - Ce.Psi.Di. - Rivista "FRENIS ZERO" All rights reserved 2004-2005-2006-2007-2008-2009