CINEMA OF THE NEW GENERATION
Il
Free Cinema si era sviluppato come mezzo di una rivolta contro il sistema e le
convenzioni; esso usava il genere documentaristico in quanto era il più consono
ad esprimere la rabbia e la poesia dei suoi registi. La
Nouvelle Vague invece si imponeva di creare un cinema d’autore che scardinasse
ogni legame con il cinema commerciale: essa ebbe grande influenza sul cinema
americano della “terza avanguardia”, sia da un punto di vista ideologico che
come semplice divulgatrice di nuovi film europei d’autore. “In
the editorials between 1959 and 1961, one can see the tremendous impression nouvelle
vague in France had on Mekas’
thinking. It seemed to him that there had been a fundamental revolution in
film-making, which he optimistically saw spreading to England and Polland as
well as America.” [1] Mekas
parlò ampiamente di questo argomento nella prima parte di un articolo uscito
su Film Culture nel 1960 ( “Il
cinema della nuova generazione”) che si intitola proprio “Free Cinema
and Nouvelle Vague”. In
esso egli sottolineava il fatto che da diversi anni in Europa si stava
assistendo alla nascita di una generazione “completamente
nuova, con bisogni e ambiti del tutto
differenti “, e dunque per stare al passo con i tempo anche il
cinema avrebbe dovuto cambiare. “Il primo segnale dell’esistenza di un’effettivo movimento,
apertamente riconosciuto, si è avuto a Londra circa quattro anni fa, quasi
contemporaneamente alla comparsa dei cosiddetti Angry Young Men. (...) Nella
primavera del 1956 il National Film Theatre di Londra presentò una serie di
film prodotti in modo indipendente sotto il nome di Free Cinema. Il programma
consisteva in una serie di cortometraggi _(...)_ che immediatamente divennero
una cause célèbre a Londra. Presto si diffuse la notizia negli altri paesi
europei e negli Stati Uniti che il giovane cinema era nato.”[2] Mekas
ricorda che questi film inglesi girati
“in un rigoroso bianco e nero
e con un approccio diretto, documentaristico”, erano soprattutto veri,
dinamici e moderni. “L’apparizione
della Nouvelle Vague è stata ancora più improvvisa e persino più
spettacolare”[3].
I componenti di questo nuovo movimento la cui caratteristica fondamentale era di
avere il controllo assoluto delle proprie produzioni, si erano fatti conoscere
ed apprezzare attraverso il Festival cinematografico di Cannes. Essi
non furono influenzati dal Free Cinema, ma piuttosto da alcune figure di primo
piano della vecchia generazione di cineasti, ed in particolare da R. Rossellini,
J. Renoir, H. Hawks e A. Hitchcock. Questi
quattro registi possedevano tutti uno stile assolutamente unico e personale,
sottolineato da una sofisticata tecnica di montaggio ed uso della macchina da
presa. E questa “è diventata anche una
delle principali caratteristiche dei nuovi registi francesi: il cinema non è più
legato a uno schema preciso, ma è una espressione fluida personale, un flusso
ritmato solo dal carattere dello stesso regista”.[4] Da
questo articolo scaturisce un forte bisogno nel cinema americano non solo di
nuovi registi, ma soprattutto di un nuovo genere: “la Nouvelle Vague ha avuto, se non altro, quale conseguenza in America
quella di far nascere una nuova
generazione di cineasti”, ora sta a loro il compito di creare “il
cinema d’autore”.[5] Nella
seconda parte dello stesso articolo, intitolata “Il Nuovo Cinema Americano “,
Mekas analizza la nascita di questo nuovo cinema “ancora tentennante ed incerto, con pochi lavori e non riconosciuti
commercialmente”, che a suo giudizio potrà, “alla fine, influenzare e cambiare anche gli atteggiamenti e gli
obiettivi della precedente generazione degli anni ’50”.[6] “Per
capire ciò che sta realmente accadendo, bisogna abbandonare i palazzi ufficiali
del cinema commerciale e scendere a livello, su quel terreno giovane
dove germogliano le idee e i sogni, dove questo nuovo clima si forma
prima di raggiungere un pubblico vasto e il riconoscimento ufficiale.”[7] Poi
l’autore elenca le circostanze nelle quali questo cinema stava crescendo, e
cioè “il ruolo sempre più importante
di New York”, il ruolo dei cineasti indipendenti dell’East Coast, il
risveglio, grazie alla Nouvelle Vague, dei critici e del pubblico “da
un lungo letargo”, ed infine “un’influenza
considerevole può essere rintracciata nel cinema sperimentale del dopoguerra,
il quale attraverso le opere proiettate nei cineclub e i suoi principali
apostoli, Cinema 16, la rivista Film Culture e il critico cinematografico Parker
Tyler, è riuscito a fare accettare l’idea che il regista, per potersi
esprimere liberamente, per fare un’arte personale, deve abbandonare il sogno
di ricercare aiuti dalle sale commerciali o la benedizione dell’industria.”.[8] A
questo elenco ne segue un altro, questa volta dei film che secondo Mekas “con
maggiore o minore successo, esprimono le nuove tendenze e rappresentano dunque
l’avanguardia del cinema americano contemporaneo: John
Cassavetes, Shadows (prima versione) Robert Frank e Alfred Leslie, Pull
My Daisy
Morris Engel, Lovers and Lollipops e Wedding
and Babies Bert Stern, Jazz on a Summer’s
Day I fratelli Sanders, Crime and
Punishnent, USA Stan Brakhage, Desistfilm Lionel
Rogosin, On the Bowery e Come
Back, Africa”[9] In
conclusione Mekas definisce dunque il New American Cinema come un nuovo
movimento, “primariamente etico”,
che non si impone cioè di formulare teorie estetiche precise, ma che si basa su
una continua ricerca “della sensibilità
allo scopo di penetrare ancora di più
nelle profondità più incontaminate dell’animo umano”. Egli
annuncia la nascita del nuovo artista, del nuovo film-maker americano, che
liberatosi “dall’iperprofessionismo e
dall’ipertecnicismo”, si lascia guidare dall’intuizione e
dall’improvvisazione, riuscendo ad “afferrare
la vita dal suo interno e non dall’esterno” e, che alla fine crea un’opera
che è puro “cinema spontaneo”. Uno
dei primi passi che questa nuova generazione di film-maker, con a capo Jonas
Mekas, compì verso l’ufficializzazione del Nuovo Cinema Americano, fu la
creazione il 28 Settembre 1960 del New American Cinema Group.
“THE GROUP On
September 28th, 1960, a group of twenthy-three indipendent
film-makers, gathered by invitation of Lewis Allen, stage and film producer, and
Jonas Mekas, met at 165 West 46th Street (Producers Theater) and, by
unanimous vote, bound themselves into a free open organization of the new
American cinema: The Group.”[10] Lo
scopo principale di questa associazione era quello di unire definitivamente gli
sforzi di tutti i numerosi film-maker che credevano in un cinema libero:
“There are many of us _the movement is reaching significant proportion_ and we
know what needs to be destroyed and what we stand for.”[11] La
loro rivolta era innanzitutto etica: essi rifiutavano l’ingerenza dei
produttori, dei distributori e dei finanziatori; essi erano contrari ad ogni
forma di censura e perciò progettavano la creazione di un centro di
distribuzione autogestito. Questi
piani di mutuo sostegno e protezione, già teorizzati anni prima da Maya Deren,
divennero più tardi una realtà con la creazione sempre grazie a Jonas Mekas
della Film-makers’ Cooperative e della Film-makers’ Cinemateque
di New York. Nella
distribuzione di film d’avanguardia, sperimentali ed underground ci sono
sempre stati grossi problemi economici: “la prima distribuzione su vasta scala
di film d’avanguardia, da parte del Museum of Modern Art, fu un’operazione
senza fini di lucro, e senza ricavi per i cineasti”.[12]
Alla fine degli anni quaranta alcuni film sperimentali venivano distribuiti
dalla Brandon Films e da
Rosaland Kossoff (dalla Film Images Inc.), mentre nel 1950 la Cinema
16 Film Library, fondata da Vogel, fu la prima organizzazione specializzata
in opere sperimentali contemporanee. Seguirono poi la Kinesis dal 1951 al 1957 e la Creative
Film Society, del 1958. “Di
solito il cineasta stipulava con queste organizzazioni un contratto in base al
quale egli avrebbe ottenuto il 50 per cento degli utili, dopo il recupero dei
costi di stampa. In alcuni casi la copia era di proprietà del distributore, in
altri del cineasta.”[13] Tuttavia
anche questo tipo di distribuzione aveva provocato alcuni problemi: “di solito
il distributore (...) esigeva un contratto esclusivo. E i distributori
distribuivano solo quei film che secondo loro avrebbero fruttato un po’ di
soldi.”[14]
Questa
situazione esplose nel 1958 quando Anticipation
of the Night di Stan Brakhage fu respinto da tutti i distributori, pure i più
aperti: per far sì che una tale situazione non si potesse più ripresentare,
venne creata la Film-Makers’ Cooperative.
Essa inaugurò una politica di distribuzione aperta a qualsiasi film le fosse
affidato, lasciando ogni decisione, riguardante il prezzo, la collocazione
ecc..., al film-maker. L’artista divenne così l’unico fautore del destino
della propria opera. “In
the fall of 1961 Maya Deren died. Stan Brakhage happened to be in New York at
that time, holding a series of screening of his recent films at the Provincetown
Playhouse. Since Reflection on Black
(1955), Cinema 16, the only dristibutor of avant-garde films in the 1950s, had
refused to handle his work or even to show it in their yearly programs devoted
to the “experimental” film. When Mekas saw the ensemble of Brakhage had
produced between 1958 and 1961, ha was sensitive ti its quality. He awared
Brakhage the fourth Indipendent Film Award
(Film Culture 24) for The
Dead and Prelude: Dog Star Man. Since then the award has gone exclusively to
avant-gardists: Jack Smith, Andy Warhol, Harry Smith, Gregory Markopoulos,
Michael Show, Kenneth Anger and Robert Breer. In
1962 Mekas himself took over the film distribution project. By this time the
initial experiment at the Charles Theatre had grown into a series of screening,
at first weekly and later daily, in various rented theaters around Manhattan. By
1962 the group of film-makers who had anticipated a radical change in the
production and distribution of feature films in America had geven up that idea.
Yet Mekas realized that an outlet was needed for the films of Brakhage,
Markopoulos, Menken, Jacobs, Smith, etc. He appointed the young film-maker David
Brook as manager of the cooperative. Its first catalogue contained only Guns
of the Trees, Pull my Daisy, and the films of Gregory Markopoulos out of the
list originally proposed by the group. Cassavetes’
Shadows, Clarke’s The
Connection, and even Adolfas Mekas’
Hallelujah the Hills were being dristibuted commercially.”[15] La
Film-Makers’ Cooperative divenne
ufficiale il 18 Gennaio del 1962: essa era guidata dagli stessi film-makers e
non faceva discriminazioni fra i film. La Co-op accettava tutti i film che le
venivano proposti e tratteneva solo il venticinque percento del guadagno, per
coprire le spese del lavoro svolto dagli impiegati. In seguito, per migliorare
sempre più le potenzialità di questa istituzione, Mekas organizzò
la Film-Makers’ Cinematheque
(1964), il Film-makers’ Distribution
Center ed infine nel 1970 l’Anthology Film Archives “a
permanent home where the classic works of film could be shown on a regular basis”.[16] Questo
che segue è tratto dal “manifesto”
che accompagnava l’apertura dell’
“Anthology Film Archives”: “The
cinematheques of the world generally collect and show the multiple
manifestations of film: as documment, history, industry, mass communication. Anthology
Film Archives is the first film museum exclusively devoted to the film
as an art. What are the essentials of cinema? The creation of Anthology
Film Archives has been an ambitious attemp to provide answers to these
questions; the first of which is physical _to construct a theater in which films
can be seen under the best conditions; and the second critical_ to define the
art of film in terms of selected works which indicate its essences and its
perimeters.”[17] [1] Sitney, P. A., Visionary Film op. cit., pag. 342. Traduzione: “Negli
editoriali tra il 1959 e il 1961 si può vedere la tremenda impressione che
la nouvelle vague ebbe sul pensiero di Mekas. Sembra che ci sia stata una
fondamentale rivoluzione nel modo di fare film che ottimisticamente egli
vede invadere l’Inghilterra la Polonia così bene come l’America.” [2] Mekas, Jonas, “Il cinema della nuova generazione” op. cit., pp. 155-169. [3] Ibidem. [4] Ibidem. [5] Ibidem. [6] Ibidem. [7] Ibidem. [8] Ibidem. [9] Ibidem. [10]Mekas, Jonas, “The First Statement of the New American Cinema Group”, Film Culture, No. 22-23, 1961 (Double Issue), pp. 130-133. (Anche in P. Adams Sitney, Film Culture Reader op. cit. pp. 79-86.) [11] Ibidem. Traduzione: “Ormai
siamo tanti _il movimento sta assumendo proporzioni ragguardevoli_ e
sappiamo cosa occorre distruggere e cosa sostenere.” [12] Aprà, Adriano (a cura di), New American Cinema, Il cinema indipendente americano degli anni Sessanta, Ubullibri, Milano, 1986, pag. 57. [13] Ibidem. [14] Ibidem. [15] Sitney, P. A., Visionary Film op. cit., pp. 243-244. Traduzione:
“ Verso la fine del 1961 morì Maya
Deren. In quel periodo accadde che Stan Brakhage si trovava a New York a
tenere alla Provincetown Playhouse alcune
proiezioni dei suoi film più recenti. Si da Reflections on Black (1955),
Cinema 16, l’unico distributore di film d’avanguardia negli anni
cinquanta, aveva rifiutato di distribuire e anche mostrare i suoi film
durante gli spettacoli dedicati ai film sperimentali della seconda
avanguardia. Quando Mekas vide il lavoro che Brakhage aveva girato tra il
1958 e il 1961, fu colpito dalle sue qualità. Egli fece vincere a Brakhage
il quarto premio dell’Indipendent Festival (Film Culture 24) per i film
Dead e Prelude: Dog Star Man. Da quel momento i premi andarono
esclusivamente agli avanguardisti: Jack Smith, Andy Warhol, Harry Smith,
Gregory Markopoulos, Michael Show, Kenneth Anger e Robert Breer. Nel 1962 Mekas stesso prese in mano il progetto di distribuzione dei film. Da questo momento le iniziali proiezioni al Charles Theater erano cresciute in una serie di proiezioni, all’inizio settimanali poi giornaliere, in vari cinema in affitto intorno a Manhattan. Dal 1962 il gruppo di film-maker che aveva anticipato un radicale cambiamento nella produzione e distribuzione di film indipendenti in America resero possibile questa idea. Poi Mekas capì che c’era bisogno di un sbocco anche per i film di Brakhage, Markopoulos, Menken, Jacobs, Smith ecc. Egli mise il film-maker David Brooks come direttore della cooperativa. Il primo programma conteneva solo Guns of the Trees, Pull my Daisy, e i film di Gregory Markopoulos fuori dalla lista originariamente proposta dal gruppo. Shadows di Cassavetes, The Connection di Clarke e pure Hallelujah the Hills di Adolfas Mekas sono stati distribuiti commercialmente.” [16] James, David E., To Free the Cinema op. cit., pag. 12. [17] Sitney, P. Adams, The Essential Cinema: Esseys on the films in the collection of Anthology Film Archives, , Second printing, Film Culture Non-Profit Inc., New York, 1989, pag. vi. Traduzione:
“ Le cineteche del mondo
generalmente raggruppano e mostrano manifestazioni multiple di film: come
documentari,. storie, film industriali e comunicazioni di massa. L’Anthology
Film Archives è il primo museo cinematografico esclusivamente votato al
cinema come arte. Che cosa sono le cose essenziali del cinema? La creazione
dell’Anthology Film Archives è stato un piano ambizioso per trovare
risposte a domande come questa.; la prima delle quali è fisica _per
costruire un teatro nel quale i film possono essere visti nelle migliori
condizioni; la seconda è di tipo critico _per definire l’arte
cinematografica in termini di lavori selezionati che indicano i loro
contenuti e i loro perimetri.”
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Aggiornato il: 03-03-2000
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