BABEL
Presentato in concorso e premio alla regia al Festival di Cannes 2006

Regia di: Alejandro Gonzáles Iñarritu
Attori: Brad Pitt (Richard), Cate Blanchett (Susan), Gael García Bernal (Santiago), Koji Yakusho (Yasujiro), Adriana Barraza (Amelia), Rinko Kikuchi (Chiedo), Said Tarchani (Ahmed), Boubker Ait El Caid (Yussef), Elle Fanning (Debbie), Nathan Gamble (Mike), Mohamed Akhzam (Anwar), Peter Wight (Tom), Abdelkader Bara (Hassan), Mustapha Rachidi (Abdullah) e Driss Roukhe (Alarid)
Soggetto: da un’idea di Guillermo Arriaga e Alejandro Gonzáles Iñarritu
Sceneggiatura: Guillermo Arriaga
Fotografia: Rodrigo Prieto
Scenografia: Brigitte Broch
Montaggio: Stephen Mirrione e Douglas Crise
Musica: Gustavo Santaolalla
Produttori: Alejandro Gonzáles Iñarritu, Jon Kilik e Steve Golin
Coproduttrice: Ann Ruark
Titolo originale: Babel
Origine: USA 2006
Distributore: 01 Distribution
Link: www.summit-ent.com www.01distribution.it www.marsdistibution.com
Durata: 142’
Produzione: Paramount Pictures e Paramount Classics presentano una Anonymous Content production, una Una produccion de Zeta Film e una Central Films production
Programmato dal 27 ottobre 2006

Una famiglia di allevatori di capre in mezzo al nulla di una montagna brulla acquista un fucile, e la prima impressione è che quel fucile porterà solo guai, soprattutto considerando che il fucile viene maneggiato dai due figli, che sono dei ragazzini in competizione tra loro. Dall'altra parte del mondo una donna delle pulizie ha dei problemi: oggi è il giorno del matrimonio del figlio e lei deve badare ai due figli del padrone di casa, americano, oppure portarseli al matrimonio, che è in Messico! Poi una coppia di turisti è in crisi mentre attraversa zone desertiche, sempre sul punto di litigare. In Giappone un'atleta sordomuta di pallavolo è orfana di madre, è un po' sull'incazzoso ma in fondo ha voglia di divertirsi in giro con le amiche. Quel fucile è in Marocco e colpisce Cate Blanchett alla clavicola, mettendola in pericolo di vita, in una lunga sequenza portata al parossismo tra urla e lamenti, mentre, col suo mondo del silenzio, la giapponesina viene buttata fuori dallo studio dentistico dopo aver provocato il dentista, cercando di farsi infilare una mano in mezzo alle gambe, forse per compensare carnalmente al suicidio della madre. Anche nel matrimonio messicano la festa si tramuta in momento tragico per colpa di Gael García Bernal, che riporta la zia oltreconfine con i due marmocchi, combina pasticci alla frontiera americana, si fa inseguire dai poliziotti, scappa nel deserto e lì abbandona la zia e i marmocchi al loro destino, col sole a picco e sterpaglie a perdita d'occhio.

 

 

Alejandro Gonzáles Iñarritu ha diretto Amores Perros, uno degli episodi migliori del film sull'11 settembre e 21Grammi - Il peso dell’anima, riprendendone la struttura ad incastro, mischiando quattro lingue parlate in Africa, America del Nord, America del Sud e Giappone, spostandosi avanti e indietro nel tempo (in realtà pochi giorni), dove caso e caos cambiano profondamente il corso della vita di alcune persone. La struttura del film appare costruite curandone anche fin troppo il raccordo temporale, casuale, emozionale e di situazioni. La sottrazione del patos, degli affetti, del coinvolgimento emozionale e dell'angoscia, rimanendo un'opera grande ma lontana dall'oggetto indagato, col risultato finale di dare l'impressione del troppo costruito e cerebrale, infine inefficace. Il tributo del premio alla regia al festival di Cannes riconosce la capacità di costruire con solennità storie elaborate, dentro un villaggio globale nelle emozioni, situazioni e relazioni, ma non molto più di questo. Il titolo del film si riferisce alla Torre di Babele, racconto biblico dove gli esseri umani, prima tutti d'accordo per costruire una torre fino al paradiso, si ritrovano a parlare differenti lingue e quindi, a causa dell'impossibilità di comprendersi, non riescono a finirla. Nello stesso modo la diversità di lingue (ma evidentemente è solo un esempio) genera incomprensioni, con conseguente mancanza di rispetto delle persone e delle culture diverse dalla propria. Tutto il film è all'insegna dell'agitazione e del senso incombente della tragedia. La struttura è quella delle storie ad incastro. Il risultato è un andirivieni di umanità in movimento, per vivere o sopravvivere che sia. Il film non lascia assolutamente indifferenti. Piuttosto provoca l'emozione forte. Allo spettatore scoprire come le tragiche storie sono concatenate tra loro, dove non viene lasciato spazio a un momento di serenità. Il voler poi insistere su tutta una costellazione di tragici avvenimenti determina la lunghezza eccessiva del film, non così necessaria come lo stare addosso alle persone con foga appassionata vorrebbe pretendere.

Marcello Moriondo

Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio.

 

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