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La torre di Velia

Conoscenza del monumento nei suoi molteplici aspetti

L’adozione di questo monumento ci impegna non solo a vigilare sulla conservazione e sulla salvaguardia di esso, ma anche a capire e approfondire il contesto socio – culturale del quale esso è elemento significante, ai fini della ricostruzione e del recupero della memoria storica collettiva.

 

veliatorre1.jpg (59865 byte) La torre di Velia fu costruita alla fine del secolo XIII, ai tempi della guerra dei vespri siciliani. Come è noto, con il moto dei vespri, scoppiano il 31 Marzo 1282, la Sicilia si ribellò agli Angioini e passò sotto il dominio di Pietro D’Aragona, provocando, così, una lunga e terribile guerra tra Siciliani - Aragonesi e gli Angioini di Napoli.
Questa guerra ebbe come uno dei fronti principali il mare e le coste del Cilento.

Gli Angioini, per difendersi dagli attacchi provenienti dal mare, costruirono la torre di Velia e, successivamente, la torre di Castelnuovo Cilento.

La torre di Velia fu edificata secondo i criteri progettuali importati in Italia dai maestri provenienti dalla Borgogna e dalla Provenza.

Nello stesso sito preesistevano i resti di un castello alto-medievale, costruito verosimilmente in età longobarda e posto a difesa del territorio circostante contro la minaccia saracena con il controllo dell’antico porto fluviale di San Matteo alla confluenza dei due corsi d’acqua del Palistro e dall’Alento.

Di questa più antica fortificazione rimangono ancora dei ruderi sul ciglio del promontorio (un torrino cilindrico e una parete a strapiombo).

I maestri fabbricatori venuti con gli Angioini importarono nell’Italia meridionale le linee e i principi di architettura ricca di nuove idee e molto funzionale alle mutate esigenze di difesa e alle nuove tecniche militari.

Osservando la torre rileviamo che la costruzione evidenzia una tecnica costruttiva evoluta manifestata, in particolare, nelle volte ribassate e di altezza minore a mano a mano che si sale, dalla copertura e nella stretta scala elicoidale che si svolge nello spessore murario del corpo cilindrico della torre collegando i tre ambienti sovrapposti circolari.

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Altri elementi caratteristici sono le mensole di pietra sagomata del coronamento (chiamate beccatelli), per la creazione delle caditoie (fessure per il lancio di pietre) e l’ingresso sopraelevato.

La parte sottostante era adoperata come grossa cisterna per la raccolta dell’acqua piovana.

veliatorre2.jpg (29504 byte) Dato che le torri erano adibite a difesa e non ad abitazioni l’accesso avveniva per mezzo di corde, non esisteva alcuna scala esterna o ponte levatoio. Questo fu installato, in epoca posteriore, con la costruzione di una torretta quadrata provvista di scala e posta in corrispondenza dell’ingresso per l’appoggio del ponte levatoio.
Tutti questi elementi permettevano a poche persone di resistere validamente a numerose truppe, in quanto l’intero complesso era calcolato per la lotta corpo a corpo.

 

Le caratteristiche della torre di Velia, costituita da un alto torrione cilindrico su base tronco- conica, si ritrovano in altre fortificazioni sorte nello stesso periodo (quella di Castelnuovo Cilento, di Castelcivita, di Maddaloni e quella di Amalfi chiamata dello ziro).

In epoca aragonese in relazione a nuove esigenze, collegate all’impiego delle armi da fuoco, venne realizzata una cortina merlata con salienti cilindrici con relativo camminamento di ronda.

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La torre, alta circa 27 metri si trova sull’acropoli dell’antica Velia a circa 75 metri sul livello del mare nel sito dove precedentemente c’era il tempio di Atena dea dalla sapienza e della guerra.

Sicuramente furono riutilizzati e riciclati materiali di spoglio: blocchi di arenaria, pietre calcaree e mattoni velini.

torrero.jpg (54821 byte) Quando vennero meno le esigenze militari belliche, la torre fu utilizzata come residenza protetta dai diversi feudatari che tennero, nelle diverse epoche, il feudo di Castellamare della Bruca costituito da tutte le terre e proprietà del territorio circostante (tra i feudatari ricordiamo Francesco San Severino, duca di Cuccaro, nel 1445;Stefano Maresca di Ascea che lo tenne fino all’abolizione della feudalità (1806); i Ferolla che lo tennero fino alla fine dell’ottocento).
Il castello di Velia, un tempo il fulcro di un borgo noto come Castellamare della Bruca, oggi rappresenta un rarissimo o forse l’unico esempio di una torre medievale inserita in un contesto greco-romano.
Dal 1994 la soprintendenza ai beni ambientali archeologici di Salerno, per garantire la conservazione della torre, ha intrapreso i lavori di restauro delle creste murarie nella parte esterna.

I restauri sono ancora in corso e non ci è stato possibile visionare in questa prima fase l’interno della torre perché è chiusa al pubblico.

 

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A noi che l’abbiamo visitata in questo periodo di restauro, la torre è sembrata un leone in gabbia che ruggisce e cerca di abbattere le sbarre per farsi ammirare in tutta la sua maestosità, consapevole dell’enorme importanza che essa rappresenta per il patrimonio storico – culturale di Ascea -Velia.