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Prima puntata: occidente misterioso
Proprietà letteraria riservata 1989,1993 RCS Rizzoli Libri S.p.A., Milano ISBN 88-17-11602-5 prima edizione BUR Supersaggi: settembre 1993

Questo trattato è volto a verificare come frammenti di una cultura che sembrava scomparsa in Occidente dopo la rivoluzione scientifica del Cinque-Seicento e l'illuminismo razionalista dell''Enciclopedia, siano riemersi alla fine dell'Ottocento. Questi frammenti sono stati ricomposti in una sorta di nuova dottrina che risaliva alle più remote origini dell'uomo per ritrovarvi poteri e sapienza andati dispersi.

Diffusa da pubblicazioni e da associazioni esoteriche negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Francia, questa cultura ha trovato un terreno particolarmente fertile in Germania, ove si collegava allo storicismo romantico da Herder a Schlegel. Una occulta « philosophia» alla Agrippa di Nettesheim ha così prosperato nel paese della filosofia di Kant, di Hegel, di Marx e dello scientismo positivista. Questa filosofia ha contribuito in misura rilevante alla formazione culturale di Hitler e di una parte dell'elite nazista. Ha così esercitato una notevole influenza politica nella crisi tedesca del primo dopoguerra, anche se i suoi sbocchi sono stati determinati da eventi e situazioni ben noti e sostanzialmente chiariti dalla storiografia.

Senza la frustrazione seguita alla sconfitta; senza la crisi economica del 1929, che interruppe un periodo di ripresa; senza le debolezze strutturali del liberalismo tedesco già analizzate da Max Weber; senza la disoccupazione di massa e senza gli errori politici in primo luogo dei comunisti della III Internazionale (la teoria del «social-fascismo»), ma in parte anche della socialdemocrazia (la sottovalutazione dei propositi reazionari dei militari), il nazismo non sarebbe giunto al potere.

Una volta giuntovi, la sua ideologia politica, comprese le componenti razziste che venivano collegate all'"occulta philosophia", lo portavano sulla via non solo della revisione di quanto vi era di ingiusto nel trattato di Versaglia ma della ripresa di una politica espansiva ed imperiale, implicante la possibilità e quasi l'inevitabilità di un nuovo conflitto. Trovatesi ad affrontare la più grande coalizione militare e industriale della storia col debole sostegno italiano e il lontano e strategicamente non coordinato alleato giapponese, il Terzo Reich, che avrebbe dovuto essere nei propositi dei suoi fondatori «millenario», fu travolto, in soli undici anni, dopo una disastrosa sconfitta militare. Di entrambe queste fasi della storia del nazismo — la conquista del potere e l'avvio alla catastrofe — migliaia di libri hanno illuminato praticamente tutti gli aspetti; sembrerebbe dunque che poco o nulla vi sia da aggiungere.

Ma le caratteristiche di questa « occulta philosophia » e la sua influenza sul processo decisionale di Hitler e di alcuni dei suoi più stretti collaboratori non sono state sufficientemente studiate. Ne deriva che in questa storia complessivamente nota sono rimasti aspetti che gli stessi storici definiscono « enigmi »; e concernono precisamente questioni di fondo: perché Hitler attaccò la Polonia, convinto che l'Inghilterra non sarebbe intervenuta? Perché Hess andò in Inghilterra alla vigilia dell'attacco all'Urss? Perché questa aggressione che fu la premessa della catastrofe, quando lo stesso Hitler aveva affermato, dal Mein Kampf in poi, che mai si sarebbe impegnato in quella guerra su due fronti che già era costata alla Germania la sconfitta nella prima guerra mondiale? La discussione su queste decisioni è parte integrante della storiografia sul Terzo Reich. Ma se molti enigmi sono rimasti tali — e se si è voluta trovare una risposta nella pazzia di Hess o nell'aberrante razzismo biologico di Hitler, cioè nel puro irrazionale — è perché non è stata adeguatamente presa in considerazione la relazione esistente tra una cultura pur vista nel suo enuclearsi (si pensi a Le origini culturali del Terzo Reich di Mosse) e il processo decisionale di Hitler e degli uomini che al vertice del nazismo erano permeati da quella cultura (Hess, Rosenberg, Himmler, Frank, forse Darre, e Bormann). È questa relazione che il libro si propone di descrivere e spiegare.

Questo studio è perciò speculare a quello sulle culture alternative ribelli che ho sviluppate in Occidente misterioso. La rivoluzione scientifica e il razionalismo illuminista hanno schiacciato ed emarginato modi di conoscenza che hanno antiche radici nella storia umana e che sono state di volta in volta variamente definite come magia, stregoneria, occultismo, esoterismo, ermetismo, astrologia, alchimia: espressioni di modi di essere e di tentativi di approccio alla realtà che hanno caratteristiche differenziate, ma che la cultura egemone classifica sotto il comune denominatore dell'irrazionalità. Queste culture tentano costantemente di riemergere. Quelle libertarie ed egualitarie si sono manifestate nei termini che ho descritto in Occidente misterioso. Quelle volte a far acquisire un'eccezionale potenza e a stabilire ferree gerarchie, sono riapparse come componenti di quei fenomeni complessi che sono stati il movimento nazista e il Reich hitleriano. Con questo lavoro ho così tentato di chiarire alcune situazioni e di soddisfare alcune curiosità relative a episodi specifici della storia di tali fenomeni e nello stesso tempo di capire in quali forme le antiche culture o frammenti di esse tendano a riproporsi dopo la loro apparente scomparsa. Come altre volte, nell'affrontare un tema, mi si sono presentati nuovi problemi e sono stato sollecitato da altre curiosità: mentre scrivevo, l'esplodere del caso Heidegger e del revisionismo storiografico in Germania mi inducevano a considerazioni che ho accantonato per mantenere lo studio nei limiti che mi ero proposti.

Ma la supposizione che il nazismo sia stato una cultura «altra», i cui rapporti con la nostra vadano meglio chiariti, mi pare confermata, e forse meriterà ulteriori investigazioni.

INTRODUZIONE La prima edizione di questo libro è della primavera del 1989. Coincideva con due anniversari: il centenario della nascita di Hitler (aprile) e il bicentenario della rivoluzione francese (luglio). In autunno, quel 1989 sarebbe entrato nella storia per la rivoluzione all'Est: esattamente un secolo dopo la nascita del führer, cadeva il muro di Berlino, premessa di una Germania nuovamente unita, potenza egemone in Europa.

Si tratta di coincidenze significative, per un testo che prende in considerazione gli elementi di cultura esoterica che hanno concorso al formarsi dell'ideologia nazista. Coloro che vivono l'esoterismo come approfondimento della conoscenza e sviluppo della personalità, dubitano che si possa abbinare al nazismo o ne ritengono distorta l'eventuale o parziale presenza nel movimento hitleriano. Non sono in grado di valutare l'esoterismo dall'interno.

Percepisco la tematica dell'iniziazione e della contro-iniziazione solo da quanto ne scrivono i cultori e gli specialisti. La posizione nella quale mi colloco è quella di uno storico e di un politologo il quale ritiene che la cultura esoterica si intrecci con le discipline che pratica in misura maggiore di quanto sia stato sinora valutato dalla storiografia e dalla scienza politica. Il libro è solo un «case-study» a dimostrazione di questo assunto, al quale sto facendo seguire altre ricerche. È in questo quadro che rifletto, a quattro anni di distanza, su alcuni aspetti del testo, sulle valutazioni e sulle critiche che ha suscitato. I punti di maggiore interesse sono due; in stretta connessione: il ruolo di società segrete come la «Golden Dawn» (e le sue derivazioni) in rapporto al nazismo e l'interpretazione della missione di Hess in Inghilterra, nel maggio 1941.

Per valutare l'influenza della «Golden Dawn» occorre partire dalla lista degli appartenenti, di difficile accertamento, come per tutte le società iniziatiche (si veda anche il caso della Thule, analizzato nel capitolo quinto). La lista solitamente presa in considerazione è quella compilata da Yeats. Poiché in essa non figurano Bram Stoker e Thomas Eliot, se ne contesta l'appartenenza, così come si sostiene che Crowley lasciò presto la società. Non sarebbero quindi fondati alcuni collegamenti da me proposti.

L'affiliazione di Stoker, di cultura esoterica, è segnalata ne il mattino dei maghi, testo da utilizzare criticamente, ma non inattendibile a priori. Del John Hugh Elliot figurante nella lista non si hanno notizie biografiche. Non mi pare da escludere che possa essere un'alterazione del nome del grande poeta, i cui interessi per l'esoterismo sono ben noti. Non sappiamo l'evoluzione della «Golden Dawn», dopo che Crowley la lasciò per altre iniziative esoteriche dello stesso tipo. Ritengo quindi di confermare i collegamenti proposti, arricchiti dalle interpretazioni di due personalità tanto diverse quali Guido Ceronetti e Claudio Mutti.

Il primo utilizza Hitler e il nazismo magico per questa interpretazione: «II 17 di questo mese di agosto (1987) Rudolf Hess è morto, strangolandosi (ma come avrà fatto, da solo, così decrepito, novantatré anni, sorvegliato sempre, difficile crederlo). Dal 1941 dopo l'atterraggio in Scozia, vissuto sempre da prigioniero di Stato; Hess l'astrologo, Hess l'iniziato nero. Nel suo segreto spunta lo zoccolo satanico di Aleister Crowley, la Grande Bestia dell'Ordo Templi Orientis, che con la sua setta di occultisti e sessuomani voleva dare una mano a Hess per la pace separata anglo-tedesca desiderata da Hitler» (a pazienza dell'arrostito, Adelphi, pag. 350).

Claudio Mutti, studioso della cultura di destra, mi critica su «Orion» perché «in generale, Galli non sottolinea il fatto che nella Golden Dawn l'apporto ebraico era considerevole» e perché ho trascurato il ruolo di un avventuriero dell'occultismo, Tymotheus Ignatz Trebitsch-Lincoln (ebreo ungherese, nato Abrahm Schwartz), «indicato da Guénon come agente controiniziatico». Mutti propone una sua interpretazione sul rapporto tra società occulte inglesi e tedesche: «Fu il tramite attraverso cui uomini e gruppi tentarono di coltivare e di attivare le potenzialità liberali e occidentalistiche insite nel nazismo, in opposizione alla vocazione prussiana e totalitaria, in fin dei conti a vantaggio della Gran Bretagna e del tipo di civiltà da essa coerentemente rappresentato... Se la controiniziazione tentò di attivare le tendenzialità occidentaliste e fìloinglesi del mosaico nazista, le forze tradizionali puntarono invece sull'altra anima del movimento crociuncinato».

È una interpretazione interessante e può essere che tra società occulte inglesi e germaniche si intrecciassero rapporti più complessi di quelli da me segnalati. Rimane comunque il fatto che essi influirono nel maggio-giugno 1941 nel senso da me suggerito: un tentativo di accordo, mediato da Hess, tra Germania e Inghilterra alla vigilia dell'attacco all'Urss (maggio-giugno 1941).

E una tesi corroborata da recenti studi inglesi e confortata da un parere sul mio libro di Emanuele Severino, che scrive: «Anche grandi intellettuali della cultura conservatrice tedesca, come Ernst Jüger e Carl Schmitt, a un certo punto si sono resi conto che il nazismo era una sintesi di magia e di tecnologia avanzata e hanno finito col vedere in Hitler non il salvatore dello Stato tedesco, ma un uomo che si serviva di mezzi razionali per fini folli. Hitler sperava di avere alleata l'Inghilterra nell'attacco contro l'Unione Sovietica? Galli risponde affermativamente e sostiene che quella speranza era fondata sulla convinzione che in Inghilterra fosse presente e operante, in posizioni chiave, quella stessa cultura magica alla quale si ispirava il nazismo. Churchill fu invece l'avversario più irriducibile di Hitler» (La Bilancia - Pensieri sul nostro tempo, Rizzoli, pag. 129).

Il tema di una possibile pace tra Germania e Inghilterra e il ruolo di Churchill sono oggetto di studi e dibattiti in Inghilterra, a partire dal libro di un giovane storico, John Charmley, Churchill, the End of Glory, che criticando lo statista da un punto di vista che si può definire di destra (considera che la vittoria laburista del 1945 «ha sovvertito in modo durevole l'ordine sociale» in Inghilterra), riprende comunque, in parte, la versione proposta in Hitler e il nazismo magico. L'ex sottosegretario conservatore della Difesa, Alan Clarck, recensendo favorevolmente Charmley sul «Times», così ne avalla la tesi di fondo: «Ci furono diverse occasioni in cui un leader inglese avrebbe potuto ottenere prima ragionevoli e poi eccellenti accordi di pace con la Germania... Nella primavera del 1941 la Gran Bretagna aveva recuperato la sua forza militare e non aveva ancora dato agli americani tutte le sue riserve auree. All'epoca, Hitler voleva coprirsi il fianco per attaccare l'Urss. A questo fine, il suo vice, Rudolf Hess, volò in Gran Bretagna con una proposta di pace. Churchill non volle parlare con lui.

Questo fu il vero spartiacque: se la Gran Bretagna avesse firmato la pace, la flotta e gli Spitfires avrebbero potuto essere spostati a Singapore. Di conseguenza i giapponesi non avrebbero attaccato e l'Impero in Estremo Oriente sarebbe durato. Churchill non attribuiva all'Impero la stessa importanza che dava alla sconfitta di Hitler. La guerra è andata avanti troppo e, quando abbiamo vinto, la Gran Bretagna era distrutta. Niente restava dei possedimenti oltremare: l'Impero era colpito a morte».


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