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Terza puntata: occidente misterioso
Proprietà letteraria riservata 1989,1993 RCS Rizzoli Libri S.p.A., Milano ISBN 88-17-11602-5 prima edizione BUR Supersaggi: settembre 1993

Se invece — possibile considerazione di Churchill — un sovrano «personalità amata e senza eguali», come lo definì all'Albert Hall, fosse stato costretto ad abdicare per una storia d'amore, fosse all'estero pur rimanendo popolare in patria, avrebbe potuto essere (come forse accadde) il punto di riferimento di complotti eversivi per riportarlo sul trono come alfiere della riappacificazione con la Germania di Hitler. Churchill cercava di proteggere la monarchia dai suoi ambigui rapporti con la cultura occultista e nello stesso tempo di garantirsi tutti gli strumenti per uno scontro senza quartiere con Hitler.

Il mosaico si arricchisce con altre figure, che portano a Churchill, attraverso la famiglia von Weizsäcker. Quattro anni fa avevo parlato di Karl Friedrich e dei suoi interessi esoterici. Lo zio, Viktor, è pure un cultore di medicina alternativa. La sua concezione e la sua posizione durante il nazismo richiedono un approfondimento, per il quale il lettore italiano può utilizzare il suo saggio Filosofia della medicina (a cura e con una introduzione di Thomas Henkelmann, Ed. Guerini e Associati). Se Viktor è vicino a Freud e critica Jung, un altro von Weizsäcker, Adolf, seguace di Jung, invita il fondatore della psicologia analitica a tenere un seminario a Berlino, ove il nazismo è appena giunto al potere (tra il 26 giungo e il 1° luglio 1933) e lo intervista alla radio della capitale tedesca per esaltare la sua «costruttiva psicologia», contrapposta alla «distruttiva psicoanalisi» freudiana. Jung potè essere utilizzato dalla propaganda nazista ed egli stesso ammetterà poi: «Sì, sono scivolato» (i particolari nella biografia: Jung, la vita, le opere, il pensiero, di Gerhard Weher, Rizzoli, capitolo «Faccia a faccia col nazionalsocialismo», pag. 268 e seguenti).

È in questo contesto che si può meglio capire il ruolo di Ernst, padre di Karl Friedrich, fratello di Viktor, direttore generale del ministero degli Esteri di von Ribbentrop. Nel dopoguerra egli ha tentato di presentarsi (alcuni storici lo presentano) come ostile al nazismo e quasi un «emigrato interno».

Non è così. Ernst von Weizsäcker fu lo stratega della politica estera di Hitler e la «notte dei cristalli» del novembre 1938 lo vede anche protagonista in quanto, commemorando a Parigi von Rath ucciso da un giovane ebreo (fu la motivazione della «notte dei cristalli», con negozi ebrei e sinagoghe distrutti e molte vittime), lanciò una sorta di appello antisemita. L'incarico della commemorazione poteva essere affidato solo a una personalità di assoluta fiducia del regime.

Successivamente, nelle sue memorie Ernst von Weizsäcker presentò l'episodio come frutto di un errore di comprensione dei giornalisti presenti, giustificazione evidentemente molto ingenua (cfr. Memoir's of Ernst von Weizsäcker, Ed. Victor Gollancz, London, 1951, pag. 159. La pubblicazione in Inghilterra può essere significativa, visti i legami qui ipotizzati tra la Germania nazista e circoli occultistici inglesi). È appunto nella sua qualità di stratega della politica estera hitleriana che il direttore generale del ministero prepara la visita a Churchill di Konrad Henlein, il leader dei tedeschi dei Sudeti, punta di diamante del piano nazista per smembrare e conquistare la Cecoslovacchia. Seguiamo la dettagliata ricostruzione di Manchester, nel testo citato, per modificarne in parte le valutazioni: «II colonello Malcolm Grahame Christie era un personaggio enigmatico simile a quelli che si trovano nei romanzi di Eric Ambler e nei film di Alfred Hitchcock. Educato in Germania, aveva fatto il pilota di aerei da caccia. Addetto all'ambasciata di Washington e di Berlino, era diventato amico di Goering. Nel 1930 era uscito dalla Raf, ufficialmente per dedicarsi ad affari che richiedevano frequenti viaggi in Germania. In realtà era un agente dello spionaggio. Vansittart era il suo supervisore. Quando ricevette un messaggio di Henlein che gli chiedeva un colloquio, Vansittart chiese a Christie di organizzargli il viaggio. Davanti a un atteggiamento britannico di risolutezza, i tedeschi dei Sudeti ci avrebbero pensato. A quanto pare, non considerava l'eventualità che Henlein, ardente nazista, potesse essere agli ordini di Berlino».

Il 24 aprile Henlein «parlò a un'adunata del partito dei tedeschi dei Sudeti che si tenne a Karlsbad. Lesse un elenco di otto richieste a Praga. La lista portava lo stampo di Hitler: due settimane dopo l'Anschluss (annessione dell'Austria, N.d.R.), Henlein si era precipitato a Berlino. Il führer aveva ordinato che il partito dei tedeschi dei Sudeti avanzasse delle "richieste inaccettabili da parte del governo cèco. Una era il riconoscimento dei tedeschi come entità autonoma all'interno dello Stato e l'altra prevedeva per loro completa libertà di professare l'adesione al carattere e all'ideologia della Germania"» (pag. 361).

Vansittart sapeva dunque perfettamente con chi aveva a che fare: «Scrisse in seguito per i verbali degli Affari esteri che poiché "era impossibile che membri del governo si incontrassero con Herr Henlein per evitare sospetti di negoziati di qualche tipo, era necessario far sì che vedesse non solo me, ma qualche personalità di rilievo della camera dei Comuni". Qui era indispensabile Churchill. Un incontro con Winston poteva convincerlo che il leone britannico era ancora capace di ruggire. Churchill accettò di organizzare un pranzo per Henlein» (pag. 371). Questi era stato preparato da von Weizsäcker: «della massima importanza sarebbero state quelle domande degli inglesi che suggerissero o lasciassero supporre che lui fosse stato istruito da qualcuno. Un grande peso era attribuito al suo incontro con Churchill.

Il führer era convinto che sarebbe stato alla guida del prossimo governo in Inghilterra. Infine ci si aspettava da lui una valutazione sulla qualità degli uomini attualmente in carica. Erano deboli? O era tutta una trappola?» (pag. 371).

«Le capacità teatrali di Henlein ebbero effetto. I suoi ospiti inglesi lo ascoltarono con serietà al sentirgli dire che le richieste avanzate a Karlsbad erano punti di contrattazione. Diede la sua parola d'onore di non aver ricevuto ordini e neppure raccomandazioni da Berlino. Churchill gli domandò se si rendeva conto che un incidente nei Sudeti potrebbe facilmente dare l'Europa alle fiamme. Churchill dichiarò pubblicamente a Bristol che non vedeva il motivo per cui i tedeschi dei Sudeti non avrebbero potuto "diventare partner onorati e fidati di quello che è il più progressista e democratico dei nuovi stati d'Europa". L'imbeccata di Weizsäcker a Henlein di sfruttare il tradizionale attaccamento al fair play dei britannici, era stata brillante. Henlein assicurò a Hitler che "non c'è da temere alcun serio intervento a favore dei cèchi da parte dell'Inghilterra"» (pagg. 371/ 372).

Questo episodio poco noto è un'altra tessera del mosaico. Troviamo un agente segreto, tanto romanzesco da essere paragonato a un eroe di Eric Ambler. Troviamo sir Robert Vansittart, eminenza grigia del ministero degli Esteri, deciso, come Churchill, a far fronte a Hitler e che, diversamente da quanto ritiene Manchester, sapeva perfettamente che Henlein non diceva una parola se non d'accordo col führer. Non si può assolutamente credere che questi due eminenti inglesi informati ed esperti, che da anni studiavano la politica di Hitler e l'inaffidabilità dei suoi impegni, ad appena due mesi dall'annessione dell'Austria si sarebbero lasciati abbindolare da «un insegnante di ginnastica poco simpatico» (pag. 336), come lo stesso Manchester definisce il leader dei tedeschi dei Sudeti.

In realtà, nella prima metà del 1938 vivo era il dibattito, al vertice dell'élite «ariosofista» del nazismo, sul rischio di un intervento inglese per bloccare l'espansionismo del Terzo Reich o, al contrario, sulla possibilità di trovare in Inghilterra interlocutori per una alleanza «ariana».

Henlein, preparato da von Weizsäcker, che di quel dibattito fu probabilmente tra i protagonisti, venne inviato a Londra per verificare quale ipotesi fosse la più probabile. I suoi interlocutori inglesi sapevano benissimo che non gli si poteva prestar fede, ma intendevano a loro volta capire non già quali fossero i piani di Hitler (li conoscevano benissimo e sapevano che Henlein era un fedele esecutore di ordini), ma su quali interlocutori Hitler puntava in Inghilterra. Fu per nascondere questo vero obiettivo, e non per ingenuità, che Churchill pronunciò il discorso di Bristol. Esso gli serviva anche per ridurre la sua fama di bellicista, in un momento nel quale era politicamente indebolito dalla posizione assunta, per i motivi indicati, a favore di Edoardo VIII.

Churchill tenne ferma una linea politica, che si affermò nel 1940. Quanto alla famiglia von Weizsäcker, si può supporre appartenesse a quei settori intellettuali a contatto con circoli esoterici, disposti in Germania a una apertura di credito nei confronti di Hitler nel periodo 1930/34 e sostenitori della politica di espansione successiva, purché non portasse alla guerra con l'Inghilterra.

Scoppiato il conflitto, fallita la missione di Hess, delineatasi la sconfitta in Russia, in questi stessi ambienti maturò l'operazione Walchiria e von Stauffenberg portò la bomba a Rastenburg, al quartier generale di Hitler, per tentare una soluzione di compromesso; portava al dito l'anello propiziatorio con inciso il verso di George «Finis initium».

Sono convinto che questa interpretazione possa reggere, anche se il mosaico è ancora incompleto. E se il viaggio di Hess è il filo d'Arianna, altri ambiti di indagine si aprono attorno alla tematica proposta quattro anni fa. Concludo, quindi, con due esempi con protagonisti allora non citati: un grande poeta, Fernando Pessoa, e un artista eccezionale, Antonin Artaud. Un altro grande scrittore, Gottfried Benn, era citato una sola volta, di sfuggita, tra parentesi. I primi due sono esoteristi. Il terzo si interessava di esoterismo. Ora riprendo per accenni le loro vicende, a suffragio di una tesi esposta quattro anni fa: gli ambienti esoterici europei si interessarono a Hitler e al nazismo nella fase ascendente (1930/1934), quasi attendendo un evento epocale, per poi riflettere e differenziare il giudizio sul regime a metà degli anni Trenta, dopo la liquidazione del vertice delle Sa (giugno '34).

Benn, amico di esoteristi, come Alexander von Bernus, che si riteneva l'ultimo alchimista del XX secolo, accetta dal führer giunto al potere, la presidenza della Camera degli scrittori del Reich, che Hitler aveva offerto in precedenza proprio a Stephan George, il grande poeta esoterista che, morente in Isvizzera, non aveva accettato. Nella sua nuova veste, Benn pronuncia alla radio una dura requisitoria contro Klaus Mann e gli scrittori in esilio. Poi, il 1° gennaio 1935, chiude il suo ambulatorio a Berlino, si arruola ad Hannover come medico nella nuova Wehrmacht, anche se non per una sorta di «esilio interno», secondo una versione successiva; il suo sostegno culturale al nazismo è confermato dagli scritti di questo periodo, tra cui una entusiastica recensione al libro di Evola Rivolta contro il mondo moderno, del marzo 1935 (sulla rivista «Die Literatur», di Stoccarda, ora in appendice al libro di Evola L'arco e la clava. Nella primavera del 1936 il suo libro di poesie Ausgewählte Gedichte (Poesie scelte) viene duramente criticato da «Das schwarze Korps», organo delle Ss e poi dal quotidiano del partito, il «Volkischer Beobachter». Una vicenda sulla quale tornare.

Fernando Pessoa aiuta l'amico Crowley a organizzare una finta morte in Portogallo nel 1930 per poi ricomparire a Berlino e Guénon ipotizza che nel 1931 sia stato un segreto consigliere di Hitler. Avevo segnalato questa ipotesi senza riferimento alla tuttora misteriosa messa in scena a Lisbona e al ruolo di Pessoa. Ora penso che esso si possa collocare in un interesse dell'intellighenzia di destra portoghese, esoterista, per il nazismo. Nel 1934 Pessoa scrive Mensagem un libro di poesie per un certame poetico organizzato dalla Segreteria per la propaganda nazionale, «un canto in gloria della nazione e dell'impero», come scrive Octavio Paz che definisce questa opera di Pessoa «interpretazione occultista e simbolica della storia portoghese» (cfr. Octavio Paz, Ignoto a se stesso: Fernando Pessoa).

Nel Libro dell'inquietudine, Feltrinelli, i non molti frammenti datati sono del 1932 e del 1933. Si potrebbero, forse, leggere in relazione agli interessi esoterici dello scrittore e gli eventi tedeschi di quel cruciale biennio. Sempre nel 1934 lavora all'incompleto Faust, Ed. Einaudi, per il quale la curatrice della traduzione italiana parla di «versante teosofico che Pessoa amò e frequentò e che nella sua opera trova la più completa espressione con le poesie esoteriche e con il poemetto Mensagem» (che ebbe un premio dal regime di Salazar). Il Faust si conclude con una evocazione della Morte, che precede di poco quella del poeta, che si spegne nel 1935.

Nella primavera del 1935, col fallimento del suo dramma Les Cenci, Antonin Artaud chiude l'epoca del teatro della crudeltà e si accinge a un viaggio esoterico nel Messico che raggiungerà nel 1936. Al ritorno scrive, nel 1937, Nouvelles révélations de l'Etre, ultima opera prima del ricovero in una casa di cura per malattie mentali. Da qui, nel 1943, scrive una dedica al führer su una copia di quel testo: «A Adolph Hitler, in ricordo del "Romanische Café" a Berlino un pomeriggio di maggio del 1932».

La critica ufficiale sostiene che Artaud (che nel maggio '32 era effettivamente a Berlino) non ha mai incontrato Hitler e che il suo è un falso ricordo. Ma se teniamo presente la cronologia e le varie fasi degli interessi di ambienti esoterici per il nazismo, non vi è nessuna ragione logica per escludere che Artaud abbia incontrato il futuro cancelliere nel cruciale 1932 (per una analisi più ampia rimando al mio saggio Cultura politica e cultura esoterica: Artaud e Hitler, in «Almanacco letterario 1991», Edizioni della Lisca. Per una analisi delle condizioni psicologiche in cui avviene il viaggio in Messico cfr. il saggio di Marida Tancredi L'illusione autentica. Rito e scrittura. Scrittura del rito in Artaud, in «Klaros -Quaderni di psicologia analitica», giugno 1992).

L'approccio avviato da Hitler e il nazismo magico è dunque fecondo di sviluppi. L'indagine su aspetti di notevole interesse solitamente trascurati dalla storiografia merita dunque di essere proseguita.


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