Giuseppe Zani
Pàrlô come t’à ’nsegnàt tò màder
Pubblicazione fuori commercio

 

 

Come è nata l’idea: una decina di anni fa...

Sono stato coinvolto dal linguaggio dei nostri anziani, così efficace nel modo di esprimersi. Una riccchezza che ho voluto registrare, fermare sulla carta perché reppresenta un patrimonio della mia vita e della comunità di Corte Franca nella quale io vivo.

Un linguaggio ricco di termini concreti che a volte non trovano il diretto corrispondente in italiano (fiuchisnà, spelümà...), di immagini allegre (la ca dei piöcc), di racconti come quello di Fusco.

Perciò sono passato presto dal semplice sentire all’ascoltare i discorsi fino alla quasi maniacale annotazione di tutto ciò che sentivo.

Luogo privilegiato di questa raccolta: i momenti comunitari.

 

La ricerca

Non c’è metodicità nella ricerca, ma è una raccolta spontanea sul campo. Unica discriminante usata per questo lavoro è stata la scelta di non voler scrivere l'inutile ennesimo libro su detti, proverbi, modi di dire ecc.ma di voler "fotografare" dei modi di esprimersi e di comunicare scrivendo ciò che ho sentito dalle persone di Corte Franca.

Io sono lo scrivano, il "fotografo della parola" e gli abitanti di Corte Franca i coautori di questo lavoro, soprattutto gli anziani che ancora praticano questo linguaggio.

Da parte mia credo che sia un gesto di attenzione ad un certo periodo della nostra storia che può far identificare nella storia anche chi non ha avuto nessuno che la scrivesse per lui (la povera gente).

Con questo scritto voglio restituire ai "coautori" ciò che ho raccolto.

 

Perché in dialetto?

Perché volevo che queste parole arrivassero anche ad altri così come le ho sentite.
Non sono state tradotte, sono nate così: sono una lingua costruita nel tempo

 

Cosa è emerso?

1) Che non siamo isolati
, siamo parte di una comunità più ampia.

2) Molte delle nostre espressioni si ritrovano in altre parti d'Italia anche se espresse in altri dialetti.

3) Abbiamo le nostre specificità: sono espressioni del tipo di vita e di esperienza.

 

Riferimenti storici

Analizzando le espressioni e cercando di dare una spiegazione al motivo per cui veniva usato quel detto in quella situazione ho trovato anche riferimenti ad alcuni periodi storici.

Ad esempio va fatto risalire al periodo della dominazione di Venezia il termine "èciô Carampanô".
Sicuramente è interessante scoprire l'origine di alcuni termini che noi usiamo va fatta risalire a ceppi linguistici Longobardi ("scöder" o "scushàl"), Francesi ("mür", "öf", "nöf"...), Tedeschi ("stupelà", "geröl"), dei Reti (la "còlô") e, ovviamnete al Latino ("negótô").

Oggi siamo indotti a parlare la lingua del nuovo impero: l’inglese (commerci, computer...) e la storia si ripete.

 

Giuseppe Zani

indietro home page avanti

 
indice
Simboli fonetici usati

© Edizioni Cumpustéla 1998
Il materiale qui presentato è liberamente utilizzabile a scopo personale e di studio. È vietato qualsiasi uso commerciale.