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Lupo,
comunista, ex partigiano e vedovo, non riesce a rassegnarsi
ai mutamenti in atto nell’Italia del dopoguerra, che mettono
in discussione i principi in cui ha creduto e per i quali
ha combattuto.
I
suoi due figli, Livio e Mara, cercano in ogni modo di affrancarsi
dall’autorità paterna: il primo, uscito dal sanatorio, manifesta
la sua intenzione di entrare in seminario, per fare dispetto
al padre e per sfuggire a una crisi d’identità sessuale; l’altra
sogna di diventare come una di quelle attrici dei rotocalchi
patinati e fa la Miss nelle corse organizzate dall’Azione
Cattolica. A far loro da madre c’è Albertina, sorella di Lupo,
eternamente fidanzata con un uomo emigrato in Australia, che
non si decide mai a raggiungere.
La
rappresentazione della "provincia" è completata da altre figure
tipiche: il parroco Don Silvano con la perpetua Elide, ex
"compagna" convertitasi più per necessità che per convinzione;
Antioca, amante di Lupo, che per amor suo rinuncia alla rispettabilità;
la signora Gina, moglie di un ex borsanerista, che vorrebbe
accasare con Livio la figlia Lucia, uscita anch’essa dal sanatorio;
Silvio e Sonia, compagni di malattia di Livio.
Su
tutti campeggia l’immagine di James Dean, simbolo del cambiamento
in atto, del mito americano che in quegli anni comincia a
diffondersi anche nel nostro paese e della voglia di ribellione
dei giovani nei confronti dei vecchi e del loro mondo. Non
a caso è dopo la morte del famoso attore che i dissidi si
ricompongono e la vita riprende a scorrere serena. Una pacificazione
che lascia l’amaro in bocca, perché ha il gusto della sconfitta
delle illusioni e della perdita delle speranze.
La
provincia di Jimmy scritto da Ugo Chiti e messo in scena dall’autore
nel 1988, vince il premio IDI 1989.
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