LE DIEU BLEU
13 maggio 1912, Théatre du Chatelet
Musica: Reynaldo Hahn
Argomento: Jean Cocteau e Federigo de Madrazo
Coreografia: Michel Fokine
Scenografia e costumi: Léon Bakst
Ruolo di Nijinsky: Le Dieu Bleu
Una sera calda dell'India favolosa.
Prima sala a cielo aperto di un tempio intagliato nella roccia. Bacino al centro del quale
regna il Lotus. A sinistra una larga porta, o meglio una trappola d'oro a semicerchio. In
fondo, dietro una grata che chiude il santuario, la piana del Gange. Una fioritura
selvaggia che sale intorno alle colonne. Dei serpenti consacrati pendono lungo le
muraglie. Delle tartarughe giganti dalle corazze dipinte sonnecchiano intorno all'acqua.
Un giovane sta per diventare sacerdote, siamo nel mezzo di una cerimonia rituale. In mezzo
a danze di baiadere ondeggianti e vecchi yoghi, improvvisamente una ragazza si fa avanti
supplicandolo di non lasciarla per il culto divino. Egli la respinge con dolcezza e rimane
in estasi. I sacerdoti pretendono di cacciarla, ma lei, indifferente alle loro minacce,
danza per riconquistare la sua gioia amorosa e riesce ad attirare su di se il desiderio
del giovane, che si slancia verso di lei. I due vengono divisi, mentre Il Gran Sacerdote
minaccia alla donna il supplizio; si ordina di fermarle i polsi, mentre si chiudono i
cancelli e si slegano i serpenti.
All'improvviso un raggio di luce rivela una fessura: ella si accorge che la trappola d'oro
è il riparo dei mostri del tempio. Essi escono e cercano di rapirla dentro il loro antro.
Allora la giovane si ricorda del Lotus e crollando atterra l'implora. I mostri inquieti
s'arrestano, lentamente il Lotus si apre e appare la Dea; ella è grave, immobile,
sorridente, e seduta su un getto di stami abbaglianti. Le sue mani e le sue braccia sono
blu. Ella tocca l'acqua, dalla quale emerge il Dio blu. Egli è completamente blu, con le
labbra e le unghie d'argento. Si avanza verso i mostri, li disperde e li rende
inoffensivi. Allora, radioso, si avvita su se stesso e si accovaccia.
Tumulti. I sacerdoti tornano e, presa coscienza del miracolo, si prostrano a terra. Gli
amanti si riuniscono, e la Dea stessa li conduce alle nozze.
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Vaslav Nijisky ne "Le Dieu bleu",
1912
Parigi, Biblioteca nazionale di Francia,
album Ph.Kochno, pl.10 |