PLATONE (427 - 348 a.C.) |
E IL MONDO DELLE FORME IDEALI |
Il dramma di Socrate e di Atene fu il dramma etico – politico di Platone, da cui prende le mosse tutta la sua filosofia. Occorreva dunque, prima di intraprendere l’azione politica militante, rendersi conto di quale fosse la condizione perché si realizzasse uno Stato giusto, condizione che può essere data solo dalla filosofia.
Il principale interlocutore
dei dialoghi è quasi sempre Socrate, introdotto a rappresentare il pensiero di
Platone. Le parti principali della dottrina platonica sono: la Dialettica, la
Fisica e l’etica. Platone afferma come Socrate il divario tra l’opinione,
proveniente dai sensi e la cognizione per la via dei concetti. Nonostante ogni
mutamento, vi sono concetti permanenti, immutabili; a questi concetti sono
annesse immagini permanenti, semplici uguali a sé, costituenti le idee. Queste
idee sono forme dell’essenza generica, non hanno nessun collegamento col mondo
sensibile e non sono da confondersi coi concetti astratti. Anzi esse sono quanto
c’è di vero e di reale; da esse derivano tutti i concetti di bello, di buono
e di vero. Ma Platone non è mai preciso intorno alla relazione delle idee con
le cose e delle idee con Dio. L’idea suprema è quella del bene; da essa
ricevono vita e luce le altre idee. Le idee non possono essere apprese dai
sensi, ma solo dalla ragione.
Al pari di Pitagora, Platone
credeva che l’anima prima di questa, avesse goduto di una vita incorporea,
nella quale intuiva direttamente le idee, per cui imparare non è che ricordarsi
e la conoscenza filosofica è una reminiscenza. Platone, al pari dei suoi
predecessori, non riconosce una attività creatrice della coscienza: questo è
un limite generale di tutta la psicologia greca.
Quanto alla fisica, Platone
attribuisce alla materia i caratteri contrari all’idea e fa nascere il mondo
della materia, che partecipa delle idee. Platone parla di tre diverse anime:
quella razionale, quella concupisciibile, quella irascibile; alla prima
corrisponde la cognizione, alla seconda l’opinione, alla terza la sensazione.
Platone credeva nell’immortalità delle anime e nella loro preesistenza e ne
riteneva probabilmente la trasmigrazione. L’etica è parte essenziale del
sistema platonico che fu detto un’agatologia, perché la dialettica fa capo
all’idea del bene; la Fisica tratta del bene in quanto si estende nel cosmo;
l’Etica tratta del bene come contenuto della volontà. La virtù è l’unica
via per conseguire la felicità;
essa splende come bene supremo per l’individuo e per lo Stato, il quale è un
organismo etico; nello Stato ogni classe rappresenta una virtù. Come
nell’individuo la parte razionale deve dominare tutte le altre, così in uno
Stato ben ordinato la somma delle cose deve essere nelle mani dei filosofi, a
cui si addice la saviezza; ai guerrieri si addice la fortezza, ai commercianti
la temperanza.
Il mezzo per attuare questa
repubblica ideale è l’educazione che Platone elabora minutamente segnando lo
sviluppo che essa deve assumere in parallelo con la crescita dell’individuo.
Notevole è la condanna che egli pronuncia dell’arte, in quanto imitazione
delle cose sensibili e quindi semplice apparenza ingannevole moralmente dannosa.
COME SOCRATE, PLATONE CERCO' LA VERITA' ASSOLUTA E SI STACCO' DALLA RELIGIONE UFFICIALE. EGLI RITENEVA CHE SI POTESSE GIUNGERE A CONOSCERE (E QUINDI AD AMARE) IL BENE, LA PIU' ALTA DELLE "IDEE", MEDIANTE L'INTELLETTO, E NON VENERANDO I MOLTI DEI I CUI TEMPLI ORNAVANO L'ACROPOLI DI ATENE. |