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Olona fiume di civiltà

Anche un po' di poesia

 

[Le risorse] [Le industrie] [L' ambiente] 

Lungo questo fiume , che si distende per 71 chilometri , nasce la storia della industrializzazione dell’alta Lombardia e quindi dell’Italia .

Il percorso alla scoperta dell’industria lungo il corso dell’Olona , comincia con tutta una serie di attività ora legate all’agricoltura, ora all’abbondanza del legname, ora alla disponibilità di sabbia e di pietrisco ed ancora con i lavori legati allo scorrere stesso delle acque . Si tratta di una intensa attività economica che nel lento scorrere del tempo ha finito per sollecitare nelle genti una notevole industriosità .

[Su]  Le risorse che il fiume ha offerto e che in parte offre 

  • Scopi domestici – le acque da sempre vennero utilizzate per scopi domestici e familiari. Agli inizi dell’ ‘ 800, l’acqua potabile per la città di Varese veniva fornita da alcune sorgenti che scaturivano in territorio di Velate lungo la falda orientale del Sacro Monte. L’inquinamento sempre più elevato che si è riscontrato verso la fine del secolo non ha consentito più questo utilizzo.

  • Il ghiaccio – Ancora fino al secolo scorso, d’inverno, la gente che viveva nella valle deviava l’acqua con speciali canali che formavano laghetti dove si formava il ghiaccio che poi veniva stivato nelle cantine o in altri luoghi appositi per l’utilizzo estivo.

  • Il bestiame – l’Olona per secoli è servito ad abbeverare il bestiame, non solo quello da pascolo ma anche i cavalli e gli altri animali da trasporto che transitavano lungo le strade della valle.

  • Edilizia ed agricoltura – ampio uso delle acque è stato fatto, come avviene tuttora , per l’irrigazione dei campi agricoli . Dal letto del fiume, poi, veniva estratta la ghiaia per uso edilizio mentre le acque derivate servivano alla fabbricazione di mattoni e tegole.

  • Pesca – un’attività fiorente nell’Olona scomparsa però verso la fine del ‘ 800 con l’inquinamento causato dall’ avanzare dell’ industrializzazione. Si pescavano normalmente gamberi e trote .

  • Lavatura di tessuti – in epoche lontane il fiume serviva anche per la lavatura della lana e la macerazione del lino e della canapa.

  • Mulini – il fulcro del sistema economico collegato all’Olona è stato per secoli il mulino. E’ sbagliato pensare che questa struttura servisse solo per la macina dei cereali perché in realtà veniva utilizzato anche per altre lavorazioni quali la pilatura del riso, segherie di legname, segherie di marmo, lavorazione di panni di lana .

  • Filatoi e tessiture – grazie ai progressi della tecnica, il vecchio sistema dei mulini a rodigini venne sostituito dal sistema che utilizzava una grande ruota metallica con un solo albero in grado di far funzionare macchine industriali quali: telai, filatoi , impianti per officine meccaniche.

  • Attività varie – sul fiume erano inoltre in funzione : concerie di pellame, tintorie e candeggi,  lavanderie, cartiere, centrali idroelettriche, fabbriche varie che costruivano bottoni – pettini- pasta alimentare – concimi chimici – colori artificiali

 

 [Su]    L’Olona culla dell’industria lombarda

Sono molteplici i fattori che hanno consentito all’Olona di diventare la culla dell’industria lombarda e quindi italiana: da una certa disponibilità finanziaria degli operatori, all’iniziale ricchezza di mano d’opera dei tanti centri abitati; dalla tendenza a concentrare in "campagna" il maggior numero possibile di opifici, alla presenza sul territorio di antiche tradizioni artigianali; da una predisposizione di una buona rete di comunicazioni stradali, ferroviarie, lacuali e fluviali , agli intensi scambi economici tra stati e regioni confinanti .Accanto a questi fattori generali, bisogna non sottovalutare la circostanza che in duemila anni di storia lungo le rive dell’Olona sono state sempre meglio organizzate e perfezionate strutture capaci di sfruttare in modo sapiente le acque del fiume . Gli imprenditori, pertanto, che hanno operato a cavallo tra il 700 e l’800, hanno trovato in loco, almeno in parte, le infrastrutture per le proprie attività .

 

  • Mulini, Filature e Filande

Lungo il corso del fiume si sono sviluppate nel tempo tantissime e alquanto diversificate industrie  Accanto ai mulini che sono state le prime forme di insediamento industriale, si sono inserite le filature di cotone e successivamente le filande e filatoi di seta. I
n realtà, la lavorazione della seta era, a partire dalla meta del Settecento, una delle attività prevalenti dell’economia dell’intero circondario di Varese. Vale la pena di ricordare che sul finire del ‘700 si trasferì nel nostro capoluogo di provincia lo scienziato veneziano Vincenzo Dandolo che dedicò gran parte della sua attività alle cure del baco da seta onde vincerne le ricorrenti malattie che talvolta mettevano in crisi la produzione, consentendo a contadini e setaioli di trarre il massimo beneficio da queste attività tessili.
  • Laterizi

Un’altra attività , di antiche origini , che ha poi contribuito allo sviluppo delle industrie fu quella della produzione della calce a cui si aggiunse quella della produzione dei laterizi. Un tempo , queste fornaci venivano utilizzate per pochi mesi all’anno ma negli ultimi decenni dell’Ottocento, in concomitanza con il grande sviluppo urbano e industriale di Varese e dintorni, si ebbe la trasformazione degli impianti a fuoco continuo.

L’estrazione della calce ci riconduce inevitabilmente ad una delle più antiche e diffuse attività locali : quella delle imprese di costruzioni edili. L’abilità acquisita dalle maestranze del settore, portò le imprese edili del varesotto ad operare con notevole successo in Italia e anche all’ estero .

  • Lavorazione del metallo

Un’attività tutta particolare è quella legata alla produzione delle campane che fino a qualche decennio fa contribuiva a sostenere l’immagine del lavoro varesino in tutto il mondo . Il merito originario è di una famiglia varesina , i Bizzozero, che hanno prodotto campane fin dal Cinquecento. Tra le opere più famose possiamo citare : le cinque campane di Dante a Ravenna, le cinque campane degli eroi dell’aria a Sesto Calende, le otto campane di San Vittore a Varese, le tre campane di Montevideo, le tre campane del Sacromonte a Varese, le tre campane di Asmara, le venticinque campane del seminario di Vengono Superiore, le quattro campane di San Marco Vecchio a Firenze .

Restando in tema di metalli , dobbiamo menzionare il funzionamento, sin dagli inizi del Settecento, di un maglio in Valle Olona. per la lavorazione del rame . Era questa una attività rischiosissima per la salute dei lavoratori che erano costretti a respire una grande quantità di pulviscolo del metallo. Secondo le statistiche del tempo la loro vita massima non raggiungeva i 45 anni .
  • La birreria Poretti

I

n località Valganna , inoltre , incontriamo una delle più note industrie varesine , la premiata birreria Poretti inserita a ridosso della " Fontana degli ammalati " .

Con questo nome veniva indicato il grosso getto d’acqua che sgorgava dalla fenditura di un masso all’imbocco della Valganna e che dopo un breve tratto si gettava in quella che viene definita la seconda sorgente dell’Olona.
Il particolare nome venne dato a quell’acqua perché si riteneva che " restituisse la salute a chi l’aveva perduta ".Questo è quanto sostenevano varesini e villeggianti che nella calda stagione facevano della pittoresca " Fontana degli ammalati" la meta delle loro " passeggiate " .In verità si trattava di un’acqua freschissima, limpida, cristallina ed assai leggera .

enne l’idea, nel 1867, ad un medico milanese , Giuseppe Papis, di un possibile sfruttamento della fonte a livello industriale per usi idropatici, balneatici o per semplice ristoro ma non se ne fece nulla..
Fu Angelo Poretti , invece , che pensò di utilizzare "l’acqua prodigiosa "come elemento basilare della "sua birra". Nel 1877 ne avvia la produzione in uno stabilimento costruito a ridosso della fonte . Il successo della birreria fu immediato . Fin da subito Poretti ottenne riconoscimenti di rilievo , tanto che fu premiato , due anni l’inizio dell’attività, con una medaglia d’oro dai maestri birrai viennesi all’esposizione regionale di Monza . La ditta Poretti ancora oggi è ben affermata tra i consumatori

 


V .

  • L’industria delle Mode: Pellami

Lungo il tratto di fiume che lambisce gli abitati di Induno Olona e di Varese andò affermandosi un’altra tipica attività industriale varesina : quella della concia dei pellami che dopo un modesto sviluppo, ebbe a partire dai primi del Novecento , una importanza sempre più crescente .

Sino al 1870 , si contavano nove concerie che lavoravano con metodi artigianali, modeste quantità di pelli destinate per lo più ai mercati di Varese e Milano .Molti erano i problemi che affliggevano le nostre concerie : alti costi di produzione e qualità non all’altezza di quelle provenienti dalle regioni vicine, in particolare dal Piemonte.

Verso i primi anni del ‘900 un industriale del settore , che aveva una fabbrica sull’Olona, si rese protagonista di una decisa trasformazione tecnologica con l’introduzione nel processo produttivo della chimica , di nuove macchine motrici e di speciali ventilatori per l’asciugatura delle pelli .Le conseguenze furono una sensibile riduzione dei costi di produzione ed una più elevata qualità del prodotto L’esempio della conceria Castelli fu seguito da tutti per cui le strutture arcaiche e rudimentali lasciarono ben presto il posto a tutta una serie di stabilimenti ( che da nove passarono a dodici ) di moderna concezione .

Grazie a questa politica imprenditoriale , il settore si sviluppo enormemente e si fece apprezzare, in Italia e all’estero, per la pregiata qualità della produzione .

La fine della I guerra mondiale provocò una situazione di forte disagio sociale e industriale ma le concerie della Valle Olona seppero affrontare con determinazione il momento difficile e superarlo . La svolta venne data dall’avvio della produzione su larga scala di nuovi prodotti : calzature e borsette che sono , ancora oggi,sinonimo di stile ricercato e di elevato standard qualitativo .

 

  • L’industria alimentare e dolciaria

Il caffè olandese

Restando ancora nel territorio tra Induno e Varese è possibile scoprire un altro settore che ha avuto ed ha tuttora notevole importanza per l’economia non solo locale : l’industri alimentare .

Questo settore mosse i primi passi nel 1909 con la produzione di surrogati di caffè . Una società svizzero – tedesca ( la F.A. Geiger & H. Oppliger ) installò in Valganna un modesto stabilimento per la produzione di surrogati di caffè .I prodotti erano due : il caffè olandese ,con il marchio "Fago", ottenuto dalla torrefazione del melasso di canna proveniente da Cuba, Portorico, Giava ed Egitto ed il surrogato di caffè , con il marchio "Cappuccino", ottenuto dalla cicoria essiccata e torrefatta .
I prodotti si affermarono notevolmente sul mercato nazionale grazie anche alla sapiente campagna pubblicitaria , rafforzata dalla benevola attenzione degli ambienti medici e scientifici italiani ,che presentava i surrogati come " del tutto simili al caffè ma innocui per il sistema nervoso ".
La società , nel 1924 , cominciò ad introdurre anche altri prodotti per cui in effetti si trasformò in azienda alimentare. I nuovi prodotti furono tre tipi di mostarde ed un estratto che doveva dare alle massaie la possibilità di preparare un " gustoso brodo di carne " .
Nel secondo dopoguerra il successo della società non venne interrotto , anzi venne potenziato con la produzione della maionese e con la pasta di acciughe con il marchio "Orco".
Questa grande tradizione alimentare è oggi proseguita dalla " Prodotti Orco s.p.a – Società Alimentare Helvetia "

Il cioccolato

Affine per molti versi si presenta la vicenda dell’industria di dolciumi. I primi stabilimenti nascono in Valganna, vicino alla birreria Poretti . Nel 1909 prese vita la ditta " Longhi & Bulgheroni" che si fece apprezzare per la produzione di caramelle di vario genere , pastiglie di tipo " Valda" e liquirizie.
Qualche anno dopo ( 1924 ) si costituisce a Varese la " S.A. Unione Italo – Svizzera Cioccolato Suchard " che riproduceva la linea di prodotti Suchard nota in tutto il mondo . L’iniziativa industriale fu ben accolta dalla Camera di Commercio di Varese " ..perché pone un argine alla invasione dei prodotti esteri nel nostro mercato "
La Bulgheroni seppe cogliere questa grande possibilità di sviluppo e strinse ,siamo nel 1928 , un importante accordo strategico con la " Lindt & Sprungli " che si era guadagnata una fama per la qualità dei suoi prodotti e per l’eleganza delle confezioni degli stessi. Oggi l’industria si chiama " Lindt & Sprungli spa " con 400 dipendenti ma è presieduta da un membro della famiglia Bulgheroni.


  • L’industria della carta

La lavorazione della carta aveva già trovato sin dal Settecento una sua vocazione sul territorio varesino . Varie relazioni ed inchieste predisposte dalle autorità del tempo registravano la presenza di cartiere in Varese, Besozzo e Lonate Ceppino .
Nella seconda metà dell’Ottocento , operavano sette ditte di cui una in Valle Olona : la Molina . Questa industria già premiata in precedenza per l’alta qualità dei prodotti, aveva raggiunto una importanza notevole con l’introduzione di macchine per la fabbricazione della carta con la pasta di legno. La materia prima era fornita da pioppi e salici e si fabbricavano con risultati ottimi tanto la carta da involto quanto quella da stampa..Altre macchine usavano materiali più tradizionali quali stracci bianchi, cotoni,fustagni.
L’industria della carta, però , ha avuto una storia alquanto tormentata per gli innumerevoli problemi che continuamente si presentavano e per fallimenti clamorosi come quello dei Molina. Un’analisi del 1872 indicava tra l’altro le seguenti cause :concorrenza sleale da parte di Paesi esteri, politiche fiscali nazionali che finivano con lo sfavorire i produttori nazionali , lo spropositato aumento dei salari che in dieci anni ( dal 1860 al 1870 ) erano cresciuti del 50% , la mancanza di infrastrutture e in particolare l’inadeguatezza dei trasporti ferroviari .
Successivamente , le cose migliorarono con una serie di misure legislative ma soprattutto per effetto di investimenti massicci in nuove tecnologie
Nel 1970 , uno dei primi studiosi delle vicende industriali locali , Giuseppe Meazza, ebbe a dire, in riferimento alla ditta più rappresentativa del periodo, la Sterzi, che " la cartiera di Varese spicca come esempio per le attrezzature d’avanguardia e per la qualità dei prodotti che fanno concorrenza anche con quelli del resto d’Europa" . La storia della cartiera Sterzi finisce però verso la fine degli anni ottanta.
Oggi , l’industria del settore è espressa dalla società " Cartiere Sottrici Binda spa "che ha uffici e stabilimento ad Olgiate Olona ma che fa parte del gruppo " Cartiere della Valtellina spa ".

  • La "Bellora spa"

Eccoci, infine , alla " Bellora " . La storica ditta fu fondata nel 1883 a Fagnano Olona da Giuseppe Bellora . In realtà agli inizi si chiamava " Bellora & Cereghini ma nel 1933 assunse la denominazione di Giuseppe Bellora che la distingue ancora oggi

 

 [Su]    L'ambiente ferito

 

Tanto sviluppo industriale ha purtroppo provocato , nel tempo , un grande degrado ambientale.. Le prime lamentele sull’inquinamento risalgono fin dalla prima metà dell’Ottocento quando mugnai e agricoltori protestavono con le autorità perché le acque si presentavano sporche e insalubri e quindi pericolose per le proprie attività . Il Consorzio del fiume inviò alle aziende industriali una circolare per segnalare i continui reclami e le proteste " di coloro che hanno diritto di irrigare i loro prati con le acque consorziali che però si presentano fortemente impregnate da sostanze erosive di grandissimo danno " .

La situazione non poteva certo essere risolta con circolari o con raccomandazioni ma solo con una legislazione specifica e con pene severe. Anche se ci furono delle condanne , queste risultarono purtroppo inefficaci perché troppo blande . I problemi si aggravarono a tal punto che nel 1907 venne istituita , dal Consorzio delle acque , una Commissione con ampi poteri di indagine .

La Commissione ultimò le ispezioni in breve tempo e presentò una relazione dettagliata che in sintesi denunciava l’alto grado di inquinamento " le acque risultavano all’analisi chimica così fortemente inquinate da essere nocive all’irrigazione dei prati e in misura tale da renderne i prodotti pressoché inservibili perché rifiutati dal bestiame " .

Il Consorzio convocò , nel febbraio del 1909 , le aziende che avevano il permesso di scaricare nell’Olona acque di " rifiuto " mettendole di fronte all’alternativa : limitare gli inconvenienti o vedersi revocare le licenze di scarico. Le minacce non sortirono l’effetto desiderato perché l’Autorità di controllo non prese mai una posizione decisa e drastica per cui le misure paventate rimasero sulla carta .

Nel 1919 , si diffuse un’infezione di carbonchio che provocò la morte di quattro persone e sette capi di bestiame. Il Consorzio aprì un inchiesta ed accertò che l’ infezione era stata causata dalle concerie : le spore trasportate dalle acque si depositavano sui terreni agricoli e sui foraggi .

Tra le due guerre mondiali la situazione peggiorò rapidamente nonostante ripetute inchieste e continue denunce .

L’inquinamento esplose negli anni del boom economico non solo per gli scarichi industriali ma anche per quelli domestici dato il rapido incremento della densità della popolazione .

All’inizio degli anni ’80 , gli enti pubblici locali cominciarono a riflettere sullo stato del fiume e a mettere a punto una strategia complessiva nel tentativo di risanare le condizioni dell’Olona .Già nel 1984 durante un convegno, tenutosi a Legnano, sullo stato di salute del fiume, si riscontrò un deciso miglioramento , soprattutto per merito dell’installazione di innumerevoli impianti di depurazione lungo tutto il suo corso .Certamente occorre proseguire nell’opera di bonifica ma i dati sono confortanti .

Di recente alcuni pescatori hanno catturato esemplari di carpe , trote e tinche e questo è un indubbio indicatore di un sensibile progresso nell’opera di disinquinamento .

 

Ultimo aggiornamento martedì 04 giugno 2002

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