La Bonifica

constr1.gif (9148 byte)

Home ] Su ] Preistoria ] Archeologia ] [ La Bonifica ]



Nei primi decenni del '900 le Paludi Pontine erano percorse solo da pochi pastori e boscaioli, ciociari ed abruzzesi, che nel periodo estivo risalivano i loro monti allontanandosi dalla calura e dalla mortifera anofele. Tali uomini hanno vissuto per decenni nelle aree malariche dell'agro pontino in uno stato quasi primordiale, nelle numerose lestre sparse nella boscaglia.

La lestra era una radura destinata a pascolo invernale, con al centro una capanna cinta da siepe. Nel 1913 le lestre censite nella Selva marittima di Terracina erano 350 e occupavano 500 ettari di terreno. Le lestre erano abitate per circa nove mesi all'anno e restavano deserte nel periodo della grande calura estiva. Oggi si può visitare una ricostruzione di una lestra presso il centro visitatori del Parco Nazionale del Circeo.

Trent'anni dopo giunsero in questa zona lavoratori proletari da ogni parte d'Italia che, con il loro duro lavoro, bonificarono le paludi, dissodarono il terreno, scavarono canali e costruirono case, permettendo così a molti coloni, per la maggior parte provenienti dal nord, di stabilirsi stabilmente in questa regione.   

Per meglio comprendere il valore storico dell'opera di bonifica dell'Agro Pontino occorre ripercorrere nei secoli il rapporto fra il territorio paludoso che circondava Sabaudia e le popolazione che in esso si sono succedute. 

Per circa due secoli i Romani, dal 526 al 328 a.C., combatterono con i Volsci  per la contesa del territorio pontino, fino alla definitiva caduta di Priverno. In quel periodo, pur essendoci grandi paludi la zona era vastamente contivata. 
Nel 406 Fabio Ambusto attaccò la volsca Anxur, l'odierna Terracina, anchessa circondata da vaste paludi.
L'espansione dell'impero romano determinò anche una minore necessità di coltivare i territori che circondavano Roma, in quanto le derrate alimentari venivano importate dalle province conquistate. Fu così che nell'Agro Pontino le paludi andarono man mano estendendosi. 

A nulla valsero nei secoli le varie azioni intraprese dai Romani nel tentativo di contrastare tale situazione:
Cornelio Cetego  nel 162 a.C. risanò i territori lungo l'Appia;
Giulio Cesare progettò di trasformare in un grande porto il golfo di Terracina, bonificando le zone limitrofe;
Nerone immaginò la costruzione di un grande canale che congiungesse Ostia a Baia;
Nerva, Traiano, Massenzio e Costantino a vario titolo si preoccuparono di garantire la viabilità dell'Appia, sempre più compromessa dell'espandersi della palude.   

La caduta dell'impero, l'incuria bizantina e le scorrerie saracene comportarono una notevole diminuzione della forza-lavoro destinata ai campi e la malaria colpì sempre più duramente le popolazioni dell'Agro.

I governi pontifici tentarono dal VIII al XII secolo di incrementare l'agricoltura attraverso organizzazioni di lavoro denominate domus cultae, ma molto limitati furono i risultati ottenuti. Altri tentativi di bonificare la palude vennero fatti dai papi Sisto IV  (1471-1484), Leone X (1513-1521) e Sisto V (1585-1590). L'opera di Sisto V risultò, in tal senso, la più efficace ma, dopo la sua morte, lotte fra comuni, proprietari e bonificatori vanificarono i risultati raggiunti. Altri papi dal 1600 al 1700 progettarono la bonificazione dell'area senza però dare mai il via a lavori significativi.
Fu solo durante il Pontificato di Pio VI (1775-1799) che ben 30.000 ettari di terre vennero strappate alla malaria anche grazie ad una apposita tassazione imposta a quei proprietari terrieri che dalle opere di bonifica avrebbero tratto vantaggio. L'idraulico Gaetano Rappini fu il responsabile di tali l'avori e vari furono, in seguito, i progetti e gli scritti che ebbero come tema l'intera bonifica delle Paludi Pontine.
Nel 1870 il Parlamento del Regno nominò una Commissione per lo studio del problema ma, anche grazie all'interesse di Garibaldi, che presentò nel '75 una propria proposta, la relazione conclusiva vide la luce solo nel 1878.
Da quella data ebbe avvio una vasta legislazione:
- nel 1878 una legge per la sistemazione idraulica dell'Agro Romano;
- nel 1883 l'obbligo ai proprietari terrieri di provvedere alle opere di trasformazione agraria;
- nel 1903 agevolazioni finanziarie per gli stessi proprietari;
- nel 1910-1919/1926 decreti successivi per l'ampliamento dell'area interessata dalla bonifica;

Nel 1917 (10 dicembre) viene costituita l'Opera Nazionale Combattenti, che avrà un ruolo primario nelle opere di bonifica. Vengono in quegli anni istituiti due consorzi, Piscinara e Pontino, che inizano a bonificare il terreno secondo il progetto definitivo dell'Ing. Marchi del Genio Civile.

Nel 1925 (11 giugno) inizia la battaglia del grano per volere del Capo del Governo che pochi mesi dopo dichiara ai rappresentanti dei sindacati agricoli: ".... La battaglia della palude significa liberare la salute di milioni di italiani dalle insidie letali della malaria e della miseria".

Nel 1929, all'interno del Ministero dell'Agricoltura, viene istituita la figura del sottosegretario alle opere di Bonifica Integrale e i lavori, che fino a quel momento erano andati avanti a rilento, riprendono più celermente.

Nel 1931 (29 agosto) l'O.N.C. prende in consegna i primi 18.000 ettari di terreno da appoderare; La Croce Rossa Italiana coordina il programma della eliminazione della malaria dalla regione.

Alla termine della bonifica i due consorzi (Piscinara e Pontino) realizzarono:
- 800 Km di strade di grande comunicazione e 500 Km di strade poderali e comunali
- 2400 ponti per attraversare i 500 km di canali di scolo e 250 Km di canali irrigui
- 18 impinati idrovori fra i quali l'idrovora MAzzocchio in grado, con le sue sette pompe, di raggiungere una portata di 5.000 litri/secondo.

L'OCN, nello stesso periodo realizzava 3.040 poderi, che si andavano sommando ai 573 poderi realizzati da privati.

Da questo momento, con la nomina nel 1929 del commissario dell'O.N.C. Valentino Orsolini Cencelli che prende il via la storia delle nuove città dell'Agro Pontino e, fra di esse, la nostra Sabaudia.