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ELEZIONI COMUNALI DI CAGLIARI - 13 MAGGIO 2001

MARCO ESPA

 

 

 

 

 

Programma: Una nuova frontiera per il governo del Comune di Cagliari


Dobbiamo ribaltare (centrodestra e centrosinistra, sia chiaro!) la prospettiva politica con la quale guardiamo i disabili gravissimi; centinaiadi famiglie possono affermare che i loro figli gravemente disabili non sononé la nostra croce né la nostra corona di spine, e, per quanto ciò possa sembrare paradossale, molti si ritengono felici e soddisfatti della vita: è vero che la vita è dura e difficile ma.... Tutto ciò riguarda la politica!

Mi spiego meglio.

Sono un genitore di una persona cosidetta gravissima. Non quantifico quello che lei sa fare o non sa fare, non si valuta così la dignità di una persona, ma vedo tutti gli effetti positivi che la sua presenza in famiglia e nella comunità che la circonda provoca, la rete sociale che si stende. Certo, se fosse ricoverata in un istituto tutti questi benefici sociali non ci  sarebbero! Ora questa esperienza delle famiglie non deve essere più privata: i nostri figli più sono gravi e più sono dei "politici", nel vero e bel senso della parola, perché la loro presenza pone domande ed esigenze sociali e culturali alle quali bisogna dare risposte con fatti sociali. Aumentando la qualità di vita delle persone cosiddette più deboli si aumenta la qualità di vita per la collettività.

Insieme ad altri genitori, naturali ed adottivi possiamo assicurare che la battaglia più dura è proprio quella di non vedere la rete sociale che si spiega per creare occasioni, sostegno e servizi per noi, i nostri figli, a vantaggio di tutti! L'atteggiamento prevalente è, anche nell'ente locale: tolgo la barriera architettonica? Ti faccio un favore. Ti garantisco l'insegnante di sostegno? Ti faccio un favore. Quando vado a trattare con l'autorità locale nasce il problema... Questa è la battaglia più dura, perché è anche la più mortificante: tuo figlio è sempre un problema.... mai una risorsa! Non bisogna sorprendersi, dunque, se qualche genitore non vuole riconoscere il proprio figlio disabile, i "problemi" non piacciono a nessuno....

La politica quindi ci riguarda, cambia il destino della vita delle persone, e per questo vogliamo impegnarci in prima persona: siamo abbastanza stanchi ma agguerriti!

Basta con gli istituti, si all'aiuto alla persona la' dove vive, con servizi di qualità e personalizzati.

E' dimostrato che i costi sociali sono anche quattro volte inferiori rispetto all'istituzionalizzazione!

Da oggi in poi il Comune di Cagliari dovrà sedersi insieme a tutti i componenti della società civile paritariamente sul tavolo della programmazione, non solo della gestione, degli interventi: grazie alla nuova legge di riforma dell'assistenza è finito il tempo nel quale i Comuni facevano gli appalti al ribasso, i privati si arrangiavano nel erogare i servizi alla persona, l'importante era rispettare formalmente il contratto.

E la qualità? E il gradimento del cittadino e della sua famiglia??? Non contava nulla.

Qui vogliamo il cambiamento, anche perché se non si procederà cosi non arriveranno più le risorse a beneficio di tutti i cittadini.

Oggi sin dall'inizio dobbiamo progettare insieme, comune, imprese sociali, cittadini e le loro organizzazioni di auto aiuto: questo forse toccherà procedure ed interessi economici stabilizzati nel tempo, ma è il momento di cambiare, la legge lo dice con chiarezza, senza il nostro gradimento niente potrà essere fatto sulla pelle delle persone in situazione di handicap (e non solo.) e delle loro famiglie.

E se aumenta la qualità di vita delle persone considerate più deboli, aumenta la qualità della vita per tutta la comunità!

 

Alcune cose da fare: promozione, non assistenzialismo

 

1.      utilizzare le grandi risorse previste dalla " legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali", che favoriscono la permanenza sul territorio delle persone considerate marginali e capillarizzano i servizi, con un principio di sussidarietà orizzontale.

2.      Fare un lavoro di informazione e coordinamento in tal senso per tutti i comuni e per i soggetti sociali, programmando insieme i servizi alla persona.

 

3.      Interventi volti a favorire la permanenza di soggetti deboli nelle realtà familiari, per evitarne la chiusura negli istituti e lo sradicamento dalle proprie comunità.

 

4.      Sostenere il lavoro delle numerose comunità di accoglienza, gli affidamenti, le adozioni e tutte le forme comunitarie che permettono l'inserimento delle persone sul territorio.

 

5.      Sostegno alle autorganizzazioni di servizi da parte di famiglie e associazioni, in sinergia con gli altri attori sociali e con le realta' del volontariato.

 

6.      Attivazione, presso il Comune, di una Consulta delle Associazioni familiari con funzioni sia consultive che propositive, già prevista ma mai attivata

 

7.      Ambiente della città accessibile a tutti: un intervento sistematico e coordinato con i comuni dell'area metropolitana volto all'abbattimento delle barriere architettoniche (nel centro urbano, nei siti turistico-ambientali, nel rispetto delle bellezze del territorio).

 

8.      La razionalizzazione della spesa sociale favorendo i servizi capillari e personalizzati sul territorio.

 

9.      Favorire il distaccamento di obiettori di coscienza a servizio delle associazioni di volontariato per aumentare la rete e lo scambio delleesperienze.

Marco Espa


Associazione Bambini Cerebrolesi Sardegna