La casa dei doganieri |
di Eugenio Montale Tu non ricordi la casa dei doganieri sul rialzo a strapiombo sulla scogliera: desolata t'attende dalla sera in cui v'entrò lo sciame dei tuoi pensieri e vi sostò irrequieto. Libeccio sferza da anni le vecchie mura e il suono del tuo riso non è più lieto: la bussola va impazzita all'avventura e il calcolo dei dadi più non torna. Tu non ricordi; altro tempo frastorna la tua memoria; un filo s'addipana. Ne tengo ancora un capo; ma s'allontana la casa e in cima al tetto la banderuola affumicata gira senza pietà. Ne tengo un capo; ma tu resti sola né qui respiri nell'oscurità. Oh l'orizzonte in fuga, dove s'accende rara la luce della petroliera! Il varco è qui? (Ripullula il frangente ancora sulla balza che scoscende ...) Tu non ricordi la casa di questa mia sera. Ed io non so chi va e chi resta. Analisi del testo La poesia indica già
dal titolo l'ambientazione dei ricordo del poeta: questa casa, che è
uno dei posti di guardia della dogana situati lungo la costa, si trova a
Monterosso ed è il luogo in cui Montale ha conosciuto una giovane
villeggiante di nome Arletta o Annetta, alla quale egli si rivolge nel
componimento, che gli ispirò molte liriche nelle quali è presentata
come una fanciulla morta giovane. La realtà biografica è comunque
probabilmente diversa da quella poetica: Annetta è stata identificata
con quasi assoluta certezza in Anna degli Uberti, figlia di un
ammiraglio romano nata nel 1904, la quale, fino al 1924, trascorse
regolarmente le vacanze estive a Monterosso; dopo quella data i rapporti
tra la ragazza e Montale cessarono quasi del tutto, sebbene Anna degli
Uberti sia vissuta ancora molti anni, fino al 1959. Nella prima strofa
l'autore si rivolge direttamente alla ragazza annotando che ella non
ricorda più la casa dei doganieri che si trova sul rialzo a strapiombo
sulla scogliera e che l'aspetta ancora desolata da quella sera quando
ella vi entrò irrequieta e vivace. Questa strofa può avere anche un
altro significato: la casa desolata potrebbe significare lo stato
d'animo del poeta che ormai attende senza speranza il ritorno della
ragazza e la ricorda irrequieta e vivace (nella similitudine i pensieri
irrequieti della ragazza sono paragonati ad uno sciame di insetti sempre
in movimento). Nella seconda strofa il poeta afferma che il Libeccio,
vento di sud ovest, soffia con violenza sulle mura della casa ormai
abbandonata da molti anni ed oggi la ragazza non è più lieta come
allora, la sua triste presenza è probabilmente solo nel ricordo del
poeta. Seguono due metafore: la bussola è rotta e non può più
indicare con precisione la direzione; il calcolo dei punti segnati sulle
facce dei dadi non da più il risultato giusto; l'impossibilità di
affidarsi al mare e di leggere il futuro dei dadi stanno ad indicare lo
smarrimento, l'incapacità dell'uomo di dare un senso ed una direzione
precisa all'esistenza. Negli ultimi due versi il poeta sembra certo che
adesso la ragazza non ricordi essendo la sua memoria impegnata in
ricordi di altri momenti e di altre situazioni; la memoria che come un
filo che si arrotola nel gomitolo aggiunge fatti e ricordi ad altri
fatti e ad altri ricordi. Oggi è solamente il poeta che inutilmente
cerca di rivivere quel lontano passato. Nella terza strofa Montale
insiste nel sottolineare che egli non ha dimenticato pur essendosi rotto
il rapporto tra lui e la ragazza; l'immagine della banderuola posta sul
comignolo, la quale dovrebbe indicare la direzione mentre in realtà
gira senza mai fermarsi, è un'altra metafora per indicare lo
smarrimento provocato dall'inesorabile fuga del passato. Il poeta tiene
ancora oggi un capo di quel filo dei ricordi ma la casa, il ricordo
della casa, si allontana sempre di più nel tempo (il cui scorrere
impietoso è simbolicamente rappresentato dalla banderuola che gira sul
tetto). Ormai il poeta tiene un capo di un filo che non porta a nessuno
e da nessuna parte: ella, la ragazza del ricordo, è chiusa in chissà
quale solitudine (come il poeta, del resto) e non è presente
nell'oscurità della casa (diroccata) dei doganieri, dove il poeta si
trova. Nell'ultima strofa il poeta afferma che la speranza di incontrare
nuovamente la ragazza svanisce sempre più e lui non sa quale sia il
modo per uscire da questo ricordo perché continuamente si forma e poi
si infrange come l'onda che si forma e poi si rifrange sulla scogliera.
Il varco è qui? si chiede il poeta. L'uscita che porti fuori dal
rovente muro d'orto che non ha aperture e non è possibile scalare perché
in cima ha cocci aguzzi di bottiglia? Forse è qui il segreto per uscire
dalla solitudine, penetrare il mistero dell'esistenza e delle cose? Ma
può concludere solamente ribadendo il dubbio assoluto su quale sia il
vero significato dell'andare e del restare, della vita e della morte. Commento La poesia appartiene alla raccolta 'Le Occasioni" e il tema del tempo e del ricordo è sviluppato in quattro strofe, due di cinque versi e due di sei, alternate. I versi sono liberi ma in prevalenza endecasillabi. Il componimento nasce dal ricordo dell'incontro con una giovane, che rimane tuttavia indeterminato e assume essenzialmente un significato simbolico tanto che è del tutto superfluo conoscerne le circostanze reali. Anche la casa dei doganieri, posta sulla riva del mare e abbandonata, è più un luogo che appartiene alla memoria del poeta che non un luogo reale. Ciò che davvero conta è frattura fra il poeta e la donna, così come fra il presente e il passato: lei non ricorda, è lontana per sempre, forse morta mentre la casa l'attende desolata, senza speranza di rivederla. Nel presente dunque il poeta è solo e ricorda, nel disperato tentativo di non lasciar fuggire il passato, di dare senso alla vita recuperando un legame, una possibilità di comunicazione che invece sfugge. Nella poesia molte sono le immagini che esprimono smarrimento e negatività: la bussola impazzita, il calcolo dei dadi che non torna, la banderuola che gira senza pietà. E intanto il tempo fugge, inutilmente il ricordo cerca di trattenerlo e il poeta sente che tutto si allontana: la casa, la donna che resta sola lontana da lui. La conclusione è perciò negativa: l'orizzonte in fuga dell'ultima strofa corrisponde infatti all'allontanarsi della verità e la rara luce della petroliera rappresenta solo un barlume che non illumina l'esistenza. Eppure il poeta intuisce che c'è la possibilità di cogliere il senso delle cose, che forse qui c’è un varco che conduce oltre il muro della solitudine e dell'incomprensione; ma l'ansiosa domanda Il varco è qui? resta senza risposta. La realtà resta inesorabilmente la stessa, come l'onda che si riforma continuamente uguale e il poeta resta ancora una volta escluso dalla conoscenza: nell'oscurità della casa della sua sera (tempo reale, del giorno e tempo psicologica, della vita), egli non sa più chi va e chi viene. |