viene data lettura dettagliata e ragionata degli articoli 7, 8, 9 dell'O.M.
n.153 del 15.6.99 relativa alla sessione riservata di esami. Il materiale è reperibile sul periodico
quindicinale "NOTIZIE della scuola" N.22 del 16-31 luglio 1999 rintracciabile pressao i sindacati, le
biblioteche delle scuole, le emeroteche, biblioteche di quartiere ecc...; ma anche sui siti internet
del Provveditorato Studi di Venezia e del Ministero della Pubblica Istruzione, sono disponibili i link
per tali siti nella mia pg. "collegamenti".
In particolare M.T. ha sottolineato che (Art.9 comma 4.):"Gli argomenti proposti devono riguardare i
temi dei programmi di insegnamento trattati durante il corso ..." e "argomenti attinenti ai programmi
di insegnamento, ovvero relativi al posto di servizio,..."; inoltre la valutazione della commissione
tiene conto "delle esperienze professionali acquisite dal candidato nello svolgimento dell'attività
docente o educativa e a seguito della frequenza del corso". Un breve riassunto dell'O.M. è sui 5 fogli
consegnati alla fine dell'incontro
Viene proposto un "Diario di corso" (o di bordo).
Il diario di corso è un documento ufficiale ...
Il diario è suddiviso in quattro parti: ...
Note:
Diario di corso | Corso n.10 |
Data | |
Riferimenti (numero giornata, argomento, docente) |
Dopo le considerazioni generali vengono analizzate le due schede che faranno parte del diario, la "Traccia
di riflessioni relativa all'attività di aula" e la "Descrizione analitica delle attività in autoformazione";
si sicorda ai colleghi corsisti che tali schede sono state consegnate in data 10.12.99 all'inizio del terzo
incontro, assieme al prospetto modulare, dettagliato del corso (con date ed interventi dei vari relatori).
Interviene il Prof.A.M. ricordando che è prevista una valutazione intermedia, e che le schede presentate, del
diario di corso serviranno anche per questo scopo. E` pertanto estremamente importante compilare tali documenti,
sia per il motivo appena citato che come documentazione amministrativa.
Sempre il Prof.A.M. relativamente alle attività di autoformazione, o a quelle di gruppo, propone il seguente
lavoro: "Come inserire la propria materia nel Piano dell'Offerta Formativa (P.O.F.) del proprio istituto con
particolare riguardo ai collegamenti interdisciplinari". Come si potrà quindi strutturare un percorso formativo
nel rispetto della nuove normativa dell'autonomia scolastica?, e/o ancora quali sono i temi che per la specifica
disciplina insegnata da ciascuno, risultano i più difficili da affrontare e far comprendere agli alunni.
In questo momento di intensa sperimentazione qualunque esperienza in atto attualmente nelle scuole può essere
proposta solo come esempio da analizzare e criticare alla luce della nuova legislazione.
Continua l'esposizione di M.T. il quale descrive brevemente gli interventi che verranno fatti dai vari relatori
durante il corso. Un accenno particolare ad un lavoro di un collega che userà le tecnologie multimediali
proponendo navigazione in rete e link utili. Dopo un certo numero di lezioni frontali verrà il momento di
strutturare delle unità didattiche come lavoro di gruppo. (tali unità saranno estremamente utili per la prova
scritta)
Il Prof.A.M. inizia quindi la sua relazione sulla parte legislativa con un'opinione personale, sottolineando
che non deve essere vincolante per nessuno. Egli ritiene che questa legge riforma abbia una valenza molto
importante nella storia della scuola italiana, perché tenta un avvicinamento ad un'evoluzione parallela alla
scuola relativa all'adesione di massa alla formazione. (in tempi non lontani avveniva una brutale selezione
fin dai primi gradi della scuola, elementare e media, per cui i pochi che superavano questi primi gradi di
scuola poi proseguivano con gli studi superiori e l'università. I livelli percentuali di scolarizzazione
erano molto bassi in quanto i ragazzi trovavano lavoro in piccole aziende artigianali già a 12 anni, ora
invece si e giunti con l'innalzamento progressivo dell'obbligo ad un livello di scolarizzazione di massa,
contemporaneamente il grado delle conoscenze richieste e sceso altrettanto progressivamente. Il contenuto
di programma di un testo scolastico di scuola media di 30 anni fa è oggi lo stesso che si svolge ad un
biennio di scuola superiore in un istituto professionale o tecnico). L'obiettivo della scuola era allora di
divulgare conoscenze fondamentali ed alcune abilità minime, indipendentemente da quanti le acquisivano.
Oggi l'obiettivo è mutato, si devono fornire competenze. Con la scolarizzazione di massa e con l'avvento
dei nuovi media non è più importante dare contenuti che comunque si possono apprendere per altre vie, è
indispensabile invece che forire una capacità di organizzare quelle informazioni che arrivano dai canali più
svariati ed in quantità enormemente superiore a quelle che ricevevano i ragazzi di un tempo. Secondo il
Prof A.M. questo nuovo obiettivo della scuola è confermato dal fatto che mentre noi riusciamo a ricordare
ancora contenuti imparati nei primi anni di scuola i ragazzi di oggi non riescono a ricordare nozioni dell'anno
precedente ciò è dovuto al fatto che sono investiti da una tal mole di informazioni, che non sanno filtrare,
da non riuscire a focalizzare quelle essenziali da utilizzare. (commento personale: io direi anche che una
volta esistevano dei metodi di studio che ci allenavano a ricordare, oggi sono stati abbandonati). E` quindi
compito della scuola far si che riescano ad organizzare l'informazione che ricevono in modo da poterla utilizzare.
La differenza sta anche nel fatto che un tempo all'alunno veniva richiesto di organizzare a scuola
un'informazione che era molto diversa da quella del quotidiano famigliare, oggi ai ragazzi è richiesta
un'organizzazione di informazioni che sono di tutti. Per usare una terminologia propria delle nuove metodologie
si passa da un'acquisizione di conoscenze e di abilità (far di conto, scrivere, regole grammaticali ..ecc.)
ad un'acquisizione di competenze (sapersi organizzare, sapersi muovere tra le informazioni), cioè il saper
essere oltre che il sapere e saper fare, in termini aziendali diremmo la qualità della prestazione (parlondo
per slogan). Secondo A.M. quindi questa riforma che si sta attuando, ha un significato selettivo perché cerca
di dare una risposta a questo tipo di problema; cambia completamente le motivazioni per cui la scuola pubblica
venne istituita. Questa è secondo M.A. una delle risposte possibili al perché della riforma in atto ed è anche
uno dei suoi lati positivi.
Si possono naturalmente scorgere anche lati meno positivi. Sulla riforma dei cicli va detto che secondo quanto
previsto dalla normativa l'obbligo scolastico verrà ripartito come mostrato nello schema in
"premessa" e
"note x corso"
(files del prof. A.M.). La riforma dei cicli ha una sua logica strategica. Sei anni per un primo cilo,
al 13o anno si imposta un'area di orientamento, che corrisponde più o meno al biennio dell'attuale superiore,
poi quello che in Germania chiamano sistema duale nel senso che da un lato c'è l'area di approfondimento (3
anni), poi l'università, dall'altro l'area di specializzazione (da 1 a 3 anni) con quella professionale (1 o 2
anni). In conclusione la scuola superiore finisce un anno prima, l'esame di stato si fa a 18 anni.
Quindi o l'area di specializzazione e professionale verranno integrate con la formazione nel mondo del lavoro
oppure non si capisce che fine faranno i Professionali. (ci saranno perdite di posti ?) ... Tutta la parte
relativa alla formazione è già legge, è una legge del maggio di quest'anno che impone l'obbligo alla formazione
fino ai 18 anni di età. Manca la parte attuativa relativa alla vera e propria riforma dei cicli anche se, nella
fase transitoria, con l'autonomia è consentita una sperimentazione molto ampia che non necessita di permessi.
Come stà avvenendo la realizzazione di questo schema? (vedi file
"PREMESSA.DOC"
del 7.12) M.A.: con normative..: "- confuse a livello applicativo (viene reso applicativo con modalità striscianti)",
tutta una serie di normative sono introdotte a mano a mano che la riforma va attuandosi, sicchè il quadro immediato risulta
confuso ma si può scorgere una linea di continuità, osservando attentamente le leggi introdotte sul piano dell'autonomia dal '97.
Una novità importante è una forte immissione di risorse sia nelle strutture che nel personale negli ultimi due anni,
(anche nelle ultime finanziarie vi è un aumento dei fondi per la scuola). M.A. precisa di non conoscere bene la situazione
dei Professionali, ma negli ITIS non ci sono mai stati tanti soldi a disposizione per progetti ed attuazione di investimenti
o ammodernamento delle reti informatiche, [Appunto dello scrivente] i
fondi inoltre sono più liberi cioè non più vincolati a specifici capitolati come un tempo per cui se per un progetto se ne
spendono meno, la rimanenza è reindirizzabile ad alrti progetti.
Sono state anche istituzionalizzate con le funzioni obiettivo, quelle figure di docenti che da sempre si adoperano nella
scuola ben al di là della loro funzione docente. Sono sempre mal pagati però almeno ora un piccolo beneficio economico
viene loro riconosciuto; questa diversificazione crea peraltro non pochi problemi, ed uno sconvolgimento nell'organizzazione
della scuola in quanto tali figure hanno un ruolo diverso da quello di un docente tradizionale: si creano dei livelli di
gerarchia organizzativa, intesa però in senso positivo (gli insegnanti non sono più tutti uguali).
[breve dibattito sulle figure obiettivo].
Tutta questa situazione di applicazioni successive di norme, a volte contradittorie, crea dei conflitti; il conflitto alla fine
è proprio ciò che permette di progredire, naturalmente se si riesce a gestirlo in positivo con accordi successivi; questo è
possibile se si stabilisce anticipatamente un fine specifico e a lungo termine da raggiungere. Ebbene questa riforma sembra
proprio avere un suo obiettivo lontano cioè quello dell'istruzione in una scuola di massa, ma nel frattempo è neccessario gestire
una situazione conflittuale ma superabile, consapevoli che tutte le scelte che si fanno ci portano più vicini a quell'obiettivo.
L'attuale modo di procedere a piccoli passi, sembra anche l'unico possibile data la forte instabilità politica dei governi nel
nostro paese.
[dopo una pausa un breve accenno al P.O.F. ed al file di appunti]
A.M. ci propone di riconsiderare il termine "Istituzione Scolastica" (nuovo modo di chiamare la scuola) ed al suo peso nella logica
dell'autonomia, la documentazione legislativa è elencata di seguito a partire dalla:
"LEGGE N. 59 15 MARZO 1997" (ARTICOLO 21) sul decentramento
"D. L. 31 marzo 1998, n. 112", Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli
enti locali, in attuazione del capo I della
"L. 15 marzo 1997, n. 59"
Regolamento recante norme per il dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche e per la determinazione
degli organici funzionali dei singoli istituti
"D.P.R. 233 18 giugno 1998".
Regolamento recante norme in materia di autonomia scolastica "DPR 275 8 marzo 1999", preceduto da una circolare
applicativa sull'autonomia che ne consentiva già l'applicazione e la sperimentazione fin dal '98
Disciplina della qualifica dirigenziale dei capi di istituto delle istituzioni scolastiche autonome
"D. L. 6 marzo 1998, n. 59"
"Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 29 maggio 1999" (Nel testo sono già stati corretti gli errori
materiali siglati il 31 agosto)
"Contratto Collettivo Nazionale Integrativo Comparto scuola anni 1998-2001"
Anche questa è una cosa un po' stravagante, mettere insieme Legislazione e Contrattazione
Leggendo la "L. N. 59 15 MARZO 1997" si nota che l'istituzione scolastica aquisisce tutta una serie di
autonimie che sono vicine a quelle delle istituzioni pubbliche ma un poco alla volta si arrichisce di tutta una
serie di elementi gestionali che nessun'altra istituzione ha.
Non è più una vecchia istituzione ministeriale ma ha delle autonomie, in materia di gestione del servizio di
istruzione, paragonabili all'istituzione Comunale o Provinciale che ha anche compiti di formazione.
Con la L.del '97 viene introdotta nell'ordinamento legislativo italiano questa nuova "istituzione" che ha dei
compiti per i quali risponde, solo al Ministero ed anche entro certi limiti (autonomia). Con questa legislazione
il soggetto giuridico scuola cambia completamente la sua natura, si avvia ad essere un ente pubblico piuttosto
che un'articolazione del ministero, tutto ciò assume un'enorme importanza se si considera che:
L'ISTITUZIONE SCOLASTICA è delegata a realizzare il SERVIZIO DI ISTRUZIONE ma deve definire i modi per raggiungere
il suo scopo nel Piano per l'Offerta Formativa che viene redatto con autonomia didattica organizzativa di ricerca,
sperimentazione e sviluppo. Il piano contiene i percorsi curricolari all'interno di standard definiti dalla
Amministrazione Centrale del Ministero della Pubblica Istruzione.
Anche quì cambia la logica è il curricolo progettato nel POF che va a sostituire quello che veniva dettato dal
Ministero, secondo A.M. nella logica dell'autonomia le cose stanno così; la terza prova d'esame alla maturità ne
sarebbe una dimostrazione poichè viene strutturata sugli argomenti svolti durante l'anno e non è più ministeriale.
(N.P. forse M.A. è un po' troppo autonomista, è vero che il POF lo struttura il C.D. ma è anche vero che si devono
rispettare gli standard definiti dalla Amministrazione Centrale).
Secondo M.A. non ci sarebbe più un programma ministeriale da seguire, contenuti precisi ed irrinunciabili ma solo
delle indicazioni di massima, e libertà di argomenti da trattare, purchè con questi percorsi liberi si riescano a
fornire agli alunni le competenze richieste. E` in definitiva quello che già facciamo da parecchi anni. (Il
programma Ministeriale c'è ma dovrà adattarsi alla realtà della scuola, del territorio del materiale umano)
Per realizzare il suo scopo istituzionale riceve:
-o- risorse strutturali * dalle Amministrazioni locali: Comuni e Provincie
-o- risorse finanziarie (dal Ministero)
-o- risorse umane * dalla amministrazione periferica del M. della P. I.
Saranno i Provveditorati ad adempiere a questo ultimo punto cioè a gestire le risorse umane, la parte retributiva
è compito del Tesoro, quella organizzativa delle scuole attraverso il P.O.F.
Ed inoltre attraverso l'ampliamento dell'offerta formativa definita nel Piano, l'Istituzione Scolastica partecipa
al sistema di Formazione Integrata Superiore di competenza dell'ente Regione, nel quale viene realizzato l'obbligo
alla formazione, la formazione superiore tecnica professionale, la formazione continua.
Esistono quindi tre ambiti di formazione quella dell'obbligo, la formazione tecnica superiore (ITIS) e la formazione
continua; per quanto riguarda le risorse:
Può anche per la formazione aggiuntiva ricevere:
-o- risorse finanziarie
* dalla amministrazione periferica del M. della P. I.
* dalla amministrazione della Regione
* da privati
Questo è il meccanismo; per esempio per la formazione continua, rivolta agli adulti occupati, o riqualificazione
all'interno di aziende o corsi di formazione CAD o sulla sicurezza, si possono istituire corsi del genere che
vengano finanziati da regione o in parte anche da aziende del settore interessate che partecipano.
Quindi IL PIANO PER L'OFFERTA FORMATIVA determina la posizione della ISTITUZIONE SCOLASTICA nel:
* SERVIZIO DI ISTRUZIONE e nel * SISTEMA DI FORMAZIONE PROFESSIONALE
Così come il piano urbanistico di un comune, descrive quello che il comune vuole fare della città che amministra, il
POF descrive quello che l'Istituzione Scuola vuole fare rispetto al territorio (che è di sua competenza in quanto
esistono degli utenti che frequentano quella scuola).
M.A. propone quì il lavoro di gruppo di cui si è già accennato vedi suo file
"Note x corso.doc" .
Se vi interessa potete scaricare lo ZIP con la mia proposta
troverete un file LEGGIMI.TXT con le spiegazioni.
Pg. 4 D.L. 31 MARZO 1998, N. 112 - Art. 136. "L'istituzione scolastica non è autonoma negli ambiti della programmazione
e la gestione amministrativa del servizio scolastico"; dopo aver detto che c'è l'autonomia quì si asserisce il contrario, ma
ciò vale naturalmente per la programmazione territoriale (edifici), non c'è un'autonomia di gestione amministrativa nel
senso che le risorse che vengono dal Ministero sono predeterminate e non se ne possono attingere altre
Art. 137 - "Competenze dello Stato", compiti e le funzioni concernenti i criteri e i parametri per l'organizzazione della rete
scolastica (criteri di accorpamento), funzioni di valutazione del sistema scolastico, le funzioni relative alla determinazione
e all'assegnazione delle risorse finanziarie a carico del bilancio dello Stato e del personale alle istituzioni scolastiche
(forse era preferibile una maggiore autonomia nella gestione del personale)
Art. 138 - "Deleghe alle regioni" la programmazione dell'offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale,
(viene istituzionalizzata la delega per la formazione professionale, che era già delle regioni fin da quando era stata
istituita; gli istituti professionali statali furono istituiti poco dopo che era stata concessa alle regioni la delega alla
formazione professionale. Tipica contraddizione del nostro paese). Ora per come è stata fatta questa istruzione integrata la
posso attribuire a chi voglio, e la do alle regioni.
Pg. 5 - Art. 139 - Trasferimenti a provincie e comuni - L'istituzione, l'aggregazione, la fusione e la soppressione di scuole
in attuazione degli strumenti di programmazione.
[Aneddoto: strano ma vero alcuni istituti che avevano attuato sperimentazioni chiedevano di essere accorpati ad altra scuola
media piuttosto che con la scuola elementare con cui avevano fatto la sperimentazione, confusione totale tra logistica e
didattica senza riuscire a capire che forse era più importante la scelta didattica].
Pg.6 - Art.2 "Parametri" - Tutto questo meccanismo di deleghe e trasferimanti si traduce nel regolamento per il ridimensionamento
(DPR 233 18 giugno 1998) che dice:
"L'autonomia amministrativa, organizzativa, didattica e di ricerca e progettazione educativa e' riconosciuta alle istituzioni
scolastiche di ogni ordine e grado ...", questa autonomia prevede che ci sia un dimensionamento preciso "...tra 500 e 900 alunni..."
Art.5 - "Organici pluriennali" commi a) e b)- su questi parametri e specifiche vengono definiti gli organici "funzionali"
insomma se si struttura un P.O.F. di un certo tipo, l'organico funzionale dovrebbe essere correlato si al numero degli alunni
e delle classi ma anche ai curricoli istituiti, e se alcuni prevedono azioni di compresenza, il Provveditorato dovrebbe
rispondere istituendo un numero di cattedre maggiore di quello previsto dal rapporto classi alunni. (Allo Zuccante è stato
attuato un organico funzionale superiore di quello previsto dal rapporto classi alunni, in via sperimentale; dall'anno prossimo
lo si puo fare in tutte la scuole).
Pg. 8 - Art.3 - "REGOLAMENTO: AUTONOMIA DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE", "Il Piano dell'offerta formativa è il
documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la
progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa ..."
Il POF stabilisce quindi l'obbiettivo che la scuola intende raggiungere in quanto ritiene di poterlo realizzare (quel che la
scuola è in grado di fare), non tanto in relazione alle conoscenze ed abilità ma alle competenze, cioè a quel qualcosa che
mette insieme conoscenze ed abilità per poter realizzare quelle prestazioni. E` una definizione che non è della pubblicistica
scolastica.
"Il Piano ... è elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi generali per le attività della scuola e delle
scelte generali di gestione e di amministrazione definiti dal consiglio di circolo o di istituto ..."
Quì siamo nella nebbia assoluta, la maggior parte degli insegnanti non sa quali siano "gli indirizzi ... definiti dal
consiglio di circolo o di istituto .. ". La normativa per fortuna entrerà in vigore da settembre dell'anno prossimo e questo
ci concede del tempo per far fare al Consiglio di Istituto il necessario salto di qualità che gli permetterà di lavorare
in coordinamento con il collegio docenti e le altre componenti della scuola e del territorio. "Il Piano è adottato dal
consiglio di circolo o di istituto".
Poi si parla del "... dirigente scolastico attiva i necessari rapporti con gli enti locali..."
M.A. ci pone un'interessante quesito (proposta di discussione e rielaborazione): "abbiamo visto un elenco di
cose che possono essere inserite in un POF, manca però la definizione di identità culturale, la domanda è quindi gli istituti
tecnici, (io aggiungerei anche i professionali dove il problema è ora ancora più grave) hanno attualmente un'identità
culturale definita? (N.P. secondo me l'hanno persa).
[Siamo quasi tutti d'accordo che l'identita dei tecnici e dei professionali è stata snaturata, ed è sempre più difficile
lavorare in queste scuole dove alunni che ambiscono alla manualità, al fare e non allo studio, alla conoscenza teorica, si
sentono defraudati delle loro ore di laboratorio o di officina, da una legge che impone loro di aprire sempre più spesso e
per un maggior numero di ore dei libri di testo che essi ritengono superflui o inutili.]
M.A. Proprio con l'affermazione della scolarizzazione di massa va quindi ridefinita l'identità di queste scuole, da un lato
nel quadro di una elaborazione autonoma della scuola, dall'altro di una integrazione istruzione-formazione.
La proposta si precisa quindi così: "cercare di ridefinire l'identità di queste scuole almeno nell'ambito della nostra specifica
materia".
Ecco
alcuni spunti tratti dal sito della P.I. dalla pagina sull'autonomia.
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