L'angolo della critica

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Il ritratto della mia bambina - Umberto Saba - Commento Pepo
Il passero di Lesbia - Catullo - Commento Ciccio

 

Pepo - Non solo i videogiocatori si drogano…

Di seguito riporto la famosa (ma quando...) poesia di Umberto Saba "II ritratto della mia bambina" seguita dalle delucidazioni dei messaggi con cui il poeta induce i ragazzi alla droga e alla prostituzione...

La mia bambina con la palla in mano,
con gli occhi grandi colore del cielo
e dall'estiva vesticciola: "Babbo
mi disse - fammi uscire oggi con te".
E io pensavo: Di tante parvenze
che s'ammirano al mondo, io ben so a quali
posso la mio bambina assomigliare.
Certo alla schiuma, alla marina schiuma
che sull'onde biancheggia, a quella scia
ch'esce azzurra dai tetti e il vento sperde;
anche alle nubi, insensibili nubi
che si fanno e disfanno in cielo;
e ad altre cose leggere e vaganti.

Sul primo verso non mi sembra che ci siano bisogno di chiarimenti. I successivi due sono direttamente subordinati al primo in quanto l'autore descrive l'espressione della bambina dovuta al suo dilettarsi con l'oggetto di cui sopra e il suo abbigliamento alquanto povero (praticamente non ha niente addosso). Nel discorso diretto viene espresso chiaramente il desiderio della lasciva bambina a cui il padre reagisce pensando proprio a cosa può assomigliare sua bambina… (un aiutino: inizia per P, finisce per A e sono sette lettere). Riguardo alla SCHIUMA poi tutti avranno capito a cosa il grande (ma perché scrivo tutte queste cretinate?) poeta faccia velatamente riferimento. Ma ora la storia si fa sempre più bella. Come si può vedere il fumo azzurro se non assumendo qualche sostanza non bene identificata? Il riferimento a queste sostanze è ripreso in seguito nel verso in cui Umberto afferma che le nubi si FANNO e DISFANNO in cielo... Non ho parole poi per descrivere l'ultimo verso in cui si fa chiaro riferimento agli spinelli (che sono appunto droghe leggere e vaganti, che girano come non mai per le strade e le scuole) e in cui il poeta si scopre definitivamente.
Avete visto a cosa può arrivare la mente umana? Sono senza fiato.

________________Pepo__

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Catullo - Il passero di Lesbia   

Non ho parole per descrivere lo stupore quando vidi questo carmen del grande autore latino "Catullo", una composizione dal potenziale moralmente distruttivo così ben celato fra le righe non l’avevo mai vista. Pensate cosa possa suscitare nella mente di un giovane che or ora transita nel periodo della pubertà la lettura di tale poesia…
Riporto quindi l’originale latino, la traduzioni e le delucidazioni del caso.

Originale Latino:

Passer, deliciae meae puellae,
quicum ludere, quem in sinu tenere,
cui primum digitum dare adpetenti
et acris solet incitare morsus.
Cum desiderio meo nitenti
carum nescio quid lubet iocari
et solaciolum sui doloris,
credo, ut tum gravis acquiescat ardor,
tecum ludere sicut ipsa possem
et tristis animi levare curas!

Traduzione:

Passero, delizia della mia fanciulla,
con il quale è solita giocare, il quale teneva al seno,
a cui bramoso soleva dare la punta del dito
e provocare irose beccatine.
Quando al mio splendido desiderio
piace scherzare con non so qual diletto
e con un piccolo sollievo del suo dolore,
credo, che calmi la grave febbre d’amore,
potessi giocar con te come lei
e togliere dall’animo i tristi affanni.

Si inizia da subito con una forte allusione all’oggetto del desiderio di ogni donna, non certo l’omonimo volatile, delizia della sua amata e con il quale ama spesso giocare, e tutti ben sappiamo come si gioca con questo genere uccelli! Volat... ehm... oggetto che era solita mettere tra i suoi dolci seni… la scena si presenta sempre meno adatta a pubblico minorenne, ma noi, intrepidi, dobbiamo andare avanti senza indugiare ancora.
Al quinto verso appare anticipata la figura dell'uccello, visto come desiderio, cui piace scherzare (leggi: schizzare) con gran divertimento e con il conseguente sollievo dei dolori che ha sofferto precedentemente. Quindi la voglia d’amore che cessa dopo l'apice della maggiore delle sensazioni umane.
Nel penultimo verso il poeta confessa il suo più recondito desiderio: rinchiudersi in bagno per ritrovare se stesso, non devo certo spiegare io come, e dimenticarsi così del mondo che lo circonda, un po' in ombra il motivo dell'uso del congiuntivo quasi vi fosse qualcosa che turba l'animo (o il fisico?) del poeta tanto da impedirgli di appagare le sue voglie.

________________Ciccio__

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