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LA CLIMATOLOGIA DELLA NEVE

Tratto da : "L'Atmosfera ed il Clima ", di Mario Pinna, edizioni UTET -

Le misure nivometriche che più interessano la Climatologia sono le seguenti:

  • l'altezza della neve fresca, che si definisce convenzionalmente come lo spessore della copertura nevosa creata su una superficie orizzontale da ciascuna nevicata, quando la neve non è sottoposta a nessun'altra influenza che non sia la compressione dovuta al proprio peso; si misura (in cm) con un'asta graduata che si immerge nella neve e si sommano poi i valori di tutte le nevicate per avere l'altezza totale mensile o annua.

    Uno strumento molto moderno per misurare lo spessore della neve è il nivometro a raggi gamma, che misura l'equivalente in acqua del manto nevoso, in base all'indebolimento che un fascio di radiazioni gamma subisce quando attraversa lo strato di neve da misurare. La sorgente delle radiazioni h costituita da un piccolo quantitativo di Cobalto 60, collocato sulla parte sommitale di un supporto metallico, mentre un contatore Geiger, disposto a livello del terreno misura l'intensita` delle radiazioni. Dopo opportuna taratura, è possibile risalire, in base al conteggio del numero degli impulsi emessi, all'equivalente in acqua dello strato nevoso

    Per riportare qualche dato, diciamo che in Italia si passa dai 35-45 cm della pianura padana (nelle pianure costiere della penisola si scende a valori ancora più bassi) agli 8-9 metri sui 2700-2800 m. Il record del mondo spetta alla localita` di Tamarack, in California a 2438 m, dove sono stati registrati 24,45 m di neve nell'inverno 1906-07;

  • il numero dei giorni con Precipitazioni nevose, o frequenza delle nevicate. A questo proposito occorre precisare che si considera come giorno nevoso quello in cui cade almeno 1 cm di neve;

  • il coefficiente nivometrico, costituito dal rapporto, espresso in percento, fra la quantita` delle precipitazioni che cadono in forma solida (ma riportate a mm d'acqua) e il totale delle piogge dell'anno. Si tratta di un dato molto importante ed è facile intuire che esso tende verso il 100% quando si passa dalle zone di pianura verso le alte montagne;

  • la durata del manto nevoso, che rappresenta il numero dei giorni durante i quali i suolo rimane coperto dalla neve. Di solito perr si distinguono la durata totale, definita anche discontinua, che si ottiene facendo la somma di tutti i giorni in cui la neve ricopre il terreno, e la durata del più lungo periodo continuo di innevamento o durata continua, che corrisponde di solito alla parte centrale della stagione fredda. Nella Climatologia generale comunque si fa riferimento soprattutto alla durata complessiva del manto nevoso come caratteristica peculiare del clima.

    L'altezza totale di neve caduta al suolo e il numero dei giorni nevosi variano molto da un luogo all'altro, anche quando si prescinda dagli effetti del rilievo, in funzione della latitudine e della distanza dal mare. Esaminando dapprima il numero dei giorni con cadute di neve, notiamo che nelle medie latitudini esso aumenta rapidamente quando si passa dalle coste occidentali dei continenti alle zone piy interne:

    in Europa si registrano 4-5 giorni con neve in Bretagna, 25-30 nella media valle del Reno, 50 nella pianura polacca e 70 giorni nel Rialto dei Valdai; piy ad est la frequenza delle nevicate aumenta di poco, data l'accentuata continentalit`. Interessante h anche la variazione in rapporto alla latitudine, la quale mostra alcuni limiti significativi riguardanti le cadute di neve sulla terra. Notiamo che nel continente antico il limite delle nevicate normali in pianura passa per i paesi mediterranei, taglia il Caspio, l'Asia centrale russa e la Cina centro-settentrionale, dove arriva al mare in corrispondenza della foce del Fiume Giallo. Il limite equatoriale estremo passa invece per le zone tropicali del nord-Africa, per il Golfo Persico e la Penisola Indocinese; nel continente americano attraversa l'altopiano messicano e la penisola della California. Nell'emisfero meridionale l'andamento è assai più semplice per la scarsa estensione dei continenti.

    Per cir che riguarda la distribuzione dell'altezza totale della neve caduta non h necessaria una descrizione particolareggiata: h sufficiente mettere in evidenza il forte contrasto che esiste tra la quantita` enorme di neve che cade sulle catene montuose, come le Alpi o l'Himalaya, e i totali nivometrici veramente scarsi che ricevono le pianure continentali, canadesi o siberiane. Pertanto ci sembra ormai tempo di rimuovere un'opinione ancor oggi largamente diffusa e cioh che sulle regioni più fredde dell'Asia cadano nel corso dell'anno abbondantissime precipitazioni nevose; in altri termini, la Siberia appare ancora a molti come il regno della neve> ma non è cosl. Se infatti si considera la quantita` complessiva di neve caduta nell'arco di un anno, si nota che nelle localita` continentali di alta latitudine non si superano mai i 90 cm (Irkutsk, 40 cm) mentre nelle montagne delle medie latitudini, come le Alpi, si pur arrivare a 5-6 m all'anno. Ecco qualche esempio: nella stazione nivometrica di Valgrisanche, in Val d'Aosta a 1674 m, cadono ogni anno in media 3,7 m di neve e al Gran San Bernardo, a 2473 m di altitudine, addirittura 4,3 m.

    Il forte aumento della quantita` di neve in montagna si deve sia al generale aumento delle precipitazioni con l'altezza sia alla diminuzione della temperatura, che fa aumentare la proporzione della neve sulle precipitazioni totali, cioh il coefficiente nivometrico. La variazione di questo parametro con la latitudine e l'altitudine e il suo rapporto con la temperatura media sono stati studiati da F. Lauscher in un interessante lavoro apparso nel 1954. L'autore ha rilevato che nell'Europa i valori aumentano dalle Alpi verso il Circolo Polare, tanto che tra la Norvegia e il Mare Artico si arriva al 75-80% di precipitazioni nevose. Perr piy a nord, al margine della banchisa, il coefficiente nivometrico diminuisce di nuovo, riportandosi sul 60% e anche al di sotto. Ecco qualche esempio: a Jacobshavn (700 N) si registra soltanto il 48,5% di precipitazioni nevose e a Isfiord Radio (780 N> si scende addirittura al 43,8% Questo fatto, a prima vista veramente sorprendente, si spiega tenendo conto che a quella latitudine le precipitazioni invernali (interamente nevose) sono molto scarse mentre sono più abbondanti quelle estive che cadono sia in forma di neve che in forma di pioggia. Nelle zone montane invece cir non avviene e il valore del 1000/0 viene raggiunto sempre, quando l'altitudine sia tale da imporre un forte abbassamento della temperatura anche nei mesi estivi. Riferendoci alla catena alpina, notiamo che le precipitazioni cadono interamente in forma di neve a partire dai 3700 m nel versante italiano delle Alpi Occidentali e dai 3800 in poi nelle Alpi francesi del Delfinato.

    La distribuzione mensile delle precipitazioni nevose è strettamente connessa col regime pluviometrico e con quello della temperatura, ma il ruolo più importante spetta a quest'ultimo, come dimostra il fatto che nelle nostre regioni la primavera risulta più nevosa dell'autunno proprio perchi le temperature che si registrano nei mesi da marzo in poi sono di solito più basse di quelle dei mesi che precedono il minimo termico di gennaio. Il regime nivometrico perciò non si presenta simmetrico rispetto al mese più freddo, in quanto le cadute di neve sono più abbondanti nella primavera che nell'autunno. Vediamo comunque i tipi di regime più frequenti.

    Nelle medie e basse montagne della zona temperata, nelle regioni a clima oceanico, nei paesi mediterranei e in genere nelle latitudini subtropicali si ha un regime con un unico massimo nella stagione invernale, precisamente in gennaio: soltanto in inverno, infatti, in tutte queste regioni la temperatura diventa sufficientemente bassa per consentire cadute di neve ; in alcune aree atlantiche, come il Galles o la Scozia, o in certe aree della catena appenninica in cui l'inizio dell'inverno h troppo dolce, si ha uno spostamento del totale più elevato a febbraio o a marzo. Nelle zone in cui l'inverno è rigido a causa della continentalita` (Europa di nord-est) o dell'altitudine (Alpi) si ha invece un regime con due massimi distinti che inquadrano un minimo relativo nel cuore dell'inverno (Gran San Bernardo. Nelle parti più alte delle montagne, dove la temperatura è bassa tutto l'anno, il regime nivometrico si identifica con quello globale delle precipitazioni; non sorprende quindi trovare in certi casi la maggiore quantita` di neve nella stagione estiva: è questo il caso delle cime himalaiane che ricevono la neve dal monsone estivo, e forse anche delle zone più alte del Monte Bianco, come ipotizza il Piguy, partendo dal presupposto che nelle aree circostanti la grande vetta alpina (ad esempio a Chamonix) le precipitazioni più abbondanti cadono proprio in estate. Ricordiamo infine che nelle alte montagne della zona equatoriale il regime nivometrico è caratterizzato da cadute di neve in tutti i mesi dell'anno.