ADDIO AD UNA GRANDE ATTRICE AMICA DI SOVERATO

TRA MILLA E IL "GRILLO" UN AMORE GRANDE GRANDE

di Claudio Rombolà

Quando in un caldo pomeriggio di ottobre del 1987 andammo ad accoglierla alla stazione di Lamezia Terme, pur non conoscendola ancora di persona, non avemmo dubbi che la bellissima rossa che scendeva elegantemente i tre gradini dell'espresso Milano-Palermo era lei. Milla Sannoner appariva proprio come ci si aspettava che fosse una grande attrice: bella, affascinante, sontuosa, appariscente. Era la perfetta coincidenza della realtà con l'immaginario. L'avevamo contattata telefonicamente qualche mese prima, chiedendole timidamente di tenere un corso di recitazione a un gruppo di attori per passione, quali eravamo quelli della Compagnia del Grillo, e lei aveva accettato con entusiasmo. Furono dieci giorni di proficuo lavoro ma, soprattutto, segnarono la la nascita di un profondo rapporto di amicizia, di stima, di collaborazione e di grande affetto continuato ininterrottamente per tutti questi anni. Mai, come nel caso di Milla, la facciata doverosa di personaggio dello spettacolo nascondeva una sensibilità, una bontà e una capacità di amare di straordinaria misura.

Nata  a Pescara milanese di adozione, Milla, miss cinema nel '61, non imbroccò la strada dello spettacolo solo per la sua bellezza. Aveva, infatti, alle spalle una formazione di teatro "serio": allieva di Esperia Sperani all'Accademia dei Filodrammatici, fu negli anni '60 - '70 attrice di teatro al fianco di Arnoldo Foà, Lauretta Masiero, Ernesto Calindri. Presente in televisione in diversi sceneggiati, tra cui un paio rimasti nella storia come "Sandokan" e "La freccia nera" e al cinema con decine di film, di "Innamorato pazzo", con Celentano, a "College", fino all'ultimo, un paio di anni fa, in "Del perduto amore" con Michele Placido, con un ruolo cammeo.

Ma era il teatro il grande amore di Milla, a cui tornò prepotentemente con spettacoli memorabili: "Sul lago dorato", e "L'ora del cocktail" con Ernesto Calindri, "Non si sa come" con Nando Gazzolo, "Desiderio sotto gli olmi" con Raf Vallone, "Caldo e freddo" con Massimo Ghini e le eccellenti interpretazioni dei testi di Dannunzio (Francesca da Rimini e La città morta)

Nell'ultimo decennio, proprio con questi spettacoli, l'abbiamo più volte ospitata nei teatri calabresi i in particolare al Teatro del Grillo. Ma la collaborazione con Milla andava oltre: nel 1996 fu in scena al nostro fianco in "Tutti miei figli" di Arthur Miller e, nell'ultimo anno, avevamo insieme il progetto di portare in scena "Luce a gas", un giallo psicologico di grande spessore al quale teneva molto.

Se n'è andata con molta discrezione, quasi ignorando il male inesorabile che l'aveva colpita e che, con grande dignità, aveva nascosto anche agli amici più cari. Progettava ancora la sua vita artistica come se nulla fosse. Quello che mi ha sempre colpito di Milla e che me la rendeva particolarmente cara era la sua fragilità, fatta del candore e dell'incanto tipici dei bambini. Forse conservava nella sua anima la presenza sempre viva della sua bambina, persa per malattia a soli nove anni. Dietro la facciata dorata dello spettacolo, si celava una donna abituata alla sofferenza e lo ha dimostrato fino alla fine.

Per noi del Grillo è stata una maestra indimenticabile, che ci ha trasmesso non solo i segreti del Teatro, ma soprattutto i suoi valori. Ci mancherà tanto.

 

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