Francesco Inzirillo |
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Dottore in medicina e Chirurgia |
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COMPLICANZE EXTRAPOLMONARI |
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Tra le complicanze del
trapianto polmonare si devono annoverare quelle che si Il
trapianto polmonare è una procedura relativamente nuova e ciò spiega la non
grande disponibilità di dati riguardanti le complicanze neurologiche. Anormalità
neurologiche si riscontrano frequentemente, in pazienti sottoposti a trapianto,
in entrambi le fasi pre e post-mortem. Oltre alle infezioni, che
rappresentano una delle principali cause di morte, altre cause importanti sono
le emorragie cerebrali massive e i linfomi del SNC. (35) Da uno studio retrospettivo
della “Cleveland Clinic Foundation’s” è risultato che il 27% dei
trapiantati aveva problemi neurologici mentre la “University of Pennsylvania
Medical Center” riporta una percentuale inferiore cioè 19% (21 pazienti su
108 trapiantati tra l’Ottobre 1993 e l’Ottobre 1995).(35) (36) La
causa predominante è certamente l’effetto neurotossico della ciclosporina,
infatti, problemi neurologici simili possono essere correlati alla ciclosporina
in pazienti sottoposti a trapianto di fegato, di cuore, di rene e di midollo
osseo. I sintomi spesso appaiono
nel periodo post-operatorio precoce anche se sono stati descritti casi di
comparsa tardiva della sintomatologia, e consistono in tremori, cefalea,
encefalopatia, cecità corticale quadriplegia e coma. (35) (36) La
diagnosi è chiarita definitivamente grazie alla RMN che evidenzia
caratteristici danni microvascolari. Questi
sono potenzialmente reversibili con l’uso non continuo della ciclosporina
anche se oggi si ritiene che i suoi effetti non sono dose correlati o comunque
sono dipendenti da suoi metaboliti non dosabili. Molti pazienti vanno
incontro a notevole miglioramento quando la ciclosporina viene sostituita con il
tacrolimus e naturalmente si può fare il contrario quando il paziente soffre di
disturbi neurotossici da tacrolimus che inizialmente risultano molto simili a
quelli della ciclosporina.(35) Una
delle complicanze più frequenti della terapia con ciclosporina è una
particolare forma di miopatia che si sviluppa anche sotto trattamento con
corticosteroidi. (36) Uno studio osservazionale
condotto su 21 pazienti con esacerbazione della loro malattia polmonare
ostruttiva, ha dimostrato che l’uso di corticosteroidi, anche in dosi
relativamente piccole, nei sei mesi precedenti era correlato con notevole
debolezza respiratoria e muscolare in genere. (35) Altri
studi condotti sia su animali sia su uomini affetti da malattie autoimmuni
trattati con corticosteroidi suggeriscono che tale associazione è reale. Altre cause di complicanze
neurologiche in trapiantati polmonari sono gli accidenti cerebrovascolari in
particolar modo eventi embolici ed infarti. (36) Le
fonte principale di emboli sono l’atrio sinistro, e l’anastomosi vene
polmonari/atrio sinistro. L’incidenza di trombosi delle vene polmonari,
evidenziate tramite TEE (transesophageal echocardiography) nel periodo
post-operatorio precoce, sembra essere del 24%.(36) I
trapiantati polmonari sono teoricamente a rischio per patologie coronariche a
causa dell’alta prevalenza di ipertensione e iperlipidemia nella popolazione
dei trapiantati in genere. Nonostante
ciò, una coronaropatia sintomatica è rara per due motivi. (35) 1)
Molti
pazienti non sopravvivono abbastanza a lungo da sviluppare lesioni
aterosclerotiche. 2)
I pazienti
sottoposti a trapianto polmonare rappresentano un gruppo selezionato con poche o
senza complicanze extrapolmonari associate. Molti
degli eventi coronarici si verificano nel periodo perioperatorio piuttosto che
tardivamente. (35) Uno studio retrospettivo
condotto al “Massachusset General Hospital”, ha evidenziato che 2 di 27
pazienti sottoposti a trapianto polmonare avevano sviluppato un infarto del
miocardio non fatale. (35) Si
ritiene che il grado di occlusione coronarica pre-operatorio sia scarsamente
correlata con gli eventi cardiovascolari post-trapianto. Uno
dei due pazienti che ha sviluppato l’infarto aveva, infatti, coronarie normali
nel periodo preoperatorio, mentre non si verificarono eventi ischemici in 4
altri pazienti con malattia coronarica moderata o media, uno dei quali era stato
peraltro Il
problema renale principale con cui ci si scontra nei trapiantati polmonari è la
La
sindrome uremico-emolitica, sebbene rara, è stata associata con l’uso di
questi farmaci e necessita di una pronta diagnosi e un pronto trattamento a
causa del suo alto tasso di mortalità. Virtualmente
tutti i pazienti trattati con ciclosporina alle dosi necessarie per prevenire il
rigetto dei polmoni, sviluppano qualche disfunzione renale. La
costrizione dell’arteriola afferente è causa principale della riduzione della
frazione di filtrazione glomerulare. Tale
vasocostrizione è multifattoriale e probabilmente sono coinvolti tali diversi
fattori: un’esaltata sensibilità alle catecolamine, un’incrementata
produzione di sostanze vasocostrittrici tra le quali l’angiotensina II, il
trombossano e l’endotelina I, una disfunzione dei meccanismi vasodilatatori
sia endotelio dipendenti sia endotelio indipendenti e infine un effetto diretto
della ciclosporina sui canali del calcio voltaggio dipendenti sulla muscolatura
liscia dei vasi. La
risultante riduzione dell’apporto di sangue ai reni, se severa, può causare
un’insufficienza renale acuta con o senza lesioni organiche identificabili. Gradi
minori di ipoperfusione provocano nel tempo una insufficienza renale cronica
caratterizzata da uno spettro di anomalie vascolari e tubulo interstiziali
evidenziabili tramite biopsia renale. Le alterazioni tubulari, che
prima erano addebitate all’azione diretta della ciclosporina, sono adesso
considerate conseguenza della cronica ipoperfusione da vasocostrizione e a volte
rappresentano una scoperta casuale in alcuni pazienti.(35) Il
mancato sviluppo di una necrosi tubulare acuta in questo tipo di insufficienza
renale La
cronica ipoperfusione di alcuni nefroni da arteriopatia obliterativa conduce
alla loro sclerosi e collasso con conseguente ipertrofia compensatoria dei
nefroni residui. Per
questo motivo i livelli di creatinina sierica e anche altri parametri della
frazione di filtrazione glomerulare come la clearance della creatinina possono
essere stime non attendibili della funzione renale globale. La
nefrotossicità da ciclosporina può avere una presentazione acuta o cronica. Una
nefrotossicità acuta, dopo il trapianto, è espressione della costrizione delle
arteriole renali ed in questa forma di insufficienza renale non sono
identificabili alterazioni morfologiche o istopatologiche del rene, inoltre il
volume di urine è generalmente conservato e si può osservare una
sproporzionato incremento dell’azoto ureico nel torrente ematico relativo alla
creatinina. La
riduzione della dose di ciclosporina è generalmente sufficiente per risolvere
il problema. Un
danno renale post-operatorio più serio è rappresentato dallo sviluppo di una
necrosi tubulare acuta. Una
nefrotossicità cronica da ciclosporina si verifica virtualmente in tutti i
pazienti sottoposti a trapianto polmonare. L’uso di ciclosporina o
tacrolimus è stato associato in diversi casi allo sviluppo di una sindrome
uremico-emolitica. (35) I
pazienti si presentano con IRA, anemia emolitica microangiopatica e
trombocitopenia. La
mortalità nella letteratura dei trapianti è solo del 13% e cioè molto sotto
il tasso di mortalità che si riscontra nel gruppo dei non trapiantati. Tale
discrepanza potrebbe essere espressione di un più benigno decorso della
malattia nella sua forma “farmaco-indotta” o forse di un tipico “bias da
pubblicazione”. La
plasmaferesi dovrebbe essere eseguita in tutti i casi. Una
ipertensione si sviluppa nella maggioranza (2/3) dei trapiantati polmonari.
(35) La
ciclosporina è stata associata anche ad un incremento del tono simpatico. Un
dato interessante è che l’insorgenza di ipertensione non sembra essere
correlata con lo sviluppo della disfunzione renale valutata tramite i livelli
sierici di creatinina. Nei trapiantati polmonari lo
sviluppo di una ipertensione risulta più ritardata rispetto a quanto avviene in
altri trapianti e forse ciò è dovuto ai più rigidi criteri di selezione dei
pazienti da sottoporre a trapianto polmonare rispetto agli altri programmi, per
cui in definitiva i trapiantati polmonari possiedono condizioni di salute
migliori. (35) L’ipertensione
si sviluppa in media dopo circa 11 mesi ed è difficile da controllare.
(35) Si
rende necessaria una restrizione di acqua e sale nonché una adeguata terapia
farmacologica. I calcio antagonisti
sembrano essere gli antiipertensivi migliori anche per i suddetti effetti
protettivi nei confronti della nefrotossicità da ciclosporina. (35) Complicanze
Gastrointestinali Complicanze
gastrointestinali si verificano spesso dopo un trapianto polmonare e sono
un’importante causa di mortalità e morbosità. In
uno studio su 38 trapianti di polmone e cuore-polmone, la percentuale di
affezioni gastrointestinali è risultata del 42%.(35) Un altro studio su 75
trapianti ha evidenziato un 16% di complicanze addominali dei quali il 55% si è
verificato entro i primi 30 giorni e il rimanente 45% dopo i primi 30 giorni.
(35) Nel periodo in cui
l’omento era utilizzato per proteggere l’anastomosi bronchiale Col
miglioramento delle tecniche chirurgiche nel creare l’anastomosi bronchiale,
l’uso dell’omento fu abbandonato con la scomparsa della complicanza
correlata. (35) Uno
dei problemi con cui ci si scontra dopo il trapianto è l’ileo paralitico. Tale
complicanza si è rivelata in 4 dei 75 pazienti che dovettero essere trattati
con nutrizione parenterale e suzione nasogastrica. (35) Le
più frequenti complicanze che si verificano entro il primo mese post-operatorio
sono la gastroparesi, gastrite e ulcere peptiche, colelitiasi e perforazione del
colon. (35) Una
gastroparesi si è rivelata nel 24% di 38 pazienti sottoposti a trapianto di
polmone e cuore-polmone. (35) La
sintomatologia comprende nausea, vomito, sazietà precoce e dispepsia. Sebbene
la causa di tale anomalia non è chiara molti pazienti presentano una risposta
parziale alla metoclopramide o alla cisapride. Un
dato interessante potrebbe essere la concomitante presenza di un’infezione da
CMV in due pazienti con gastroparesi. Il
trattamento dell’infezione non ha portato, in ogni caso, alla scomparsa della
gastroparesi. Gran parte degli autori
ritiene che la microaspirazione di contenuto gastrico potrebbe, potenzialmente,
determinare una flogosi polmonare o favorire lo sviluppo di infezioni oppure
potrebbe potenziare i meccanismi immunologici del rigetto. (35) Perforazione
del colon Si
tratta di un’entità che si riscontra sempre più frequentemente. In uno
studio della “University of Colorado” 4 pazienti su 60 hanno sviluppato
questa complicanza in tempi diversi, da 18 mesi a 2 anni dopo il trapianto.
(35) Questi
4 pazienti avevano evidenze di diverticolite ed erano trattati con
corticosteroidi. Miscellanea L’uso del
tacrolimus è stato associato allo sviluppo di pancreatite e alla alterazione
della funzione endocrina del pancreas per la quale risulta diabetogeno. I pazienti
con FC sono inclini allo sviluppo di una sindrome da ostruzione intestinale
distale a cause della notevole densità delle secrezioni intestinali. (35) Stitichezza,
distensione addominale e dolore si susseguono in modo da simulare un addome
acuto. Inoltre
tale complicanza si verifica più frequentemente in periodi di maggiore stress,
come quello post-chirurgico, quando il controllo complessivo delle condizioni
globali del paziente è complicato e il rischio di altre complicanze
gastrointestinali è elevato. Il
trattamento consiste nell’ammorbidire e nell’allontanare il materiale denso
attraverso l’uso di clisteri e purganti. (35) Complicanze reumatologiche La
patologia ossea è un problema clinico rilevante ed è correlato all’uso di Osteoporosi
e necrosi asettiche sono delle complicanze potenziali di questi quadri. La
necrosi asettica si verifica frequentemente a livello della testa del femore. In
uno studio su 31 pazienti sottoposti a trapianto cardiaco, 2 pazienti
svilupparono tale complicanza. La
necrosi asettica è chiaramente correlata all’uso di corticosteroidi sebbene
la patogenesi risulta controversa. Il
trattamento consiste nell’escissione delle porzioni affette o in una
sostituzione completa delle articolazioni interessate. Complicanze endocrine e
metaboliche I
problemi endocrino-metabolici che si riscontrano in trapiantati polmonari sono In
molti pazienti la densità minerale ossea si presenta ridotta prima del
trapianto e declina ulteriormente nella maggior parte dei pazienti nel periodo
post-operatorio. In uno studio, il 45% dei
pazienti in fase pre-operatoria e il 75% di quelli in fase post-operatoria
risultò avere una densità ossea femorale e vertebrale al di sotto o a livello
della soglia di frattura evidenziata tramite densitometria ossea. (35) Le
fratture si evidenziarono in entrambi i gruppi. I
pazienti con FC sono particolarmente a rischio per lo sviluppo di tale
complicanza le cui cause sono multifattoriale. Prima
del trapianto i pazienti sono comunemente trattati con corticosteroidi e sono
spesso relativamente immobili o ipomobili, inoltre sono spesso presenti difetti
nutrizionali a causa di un’alimentazione inadeguata causata dalle notevoli
difficoltà respiratorie. Dopo
il trapianto, lo sviluppo dell’osteoporosi è stato correlato positivamente
con le alte dosi cumulative di steroidi e negativamente con il Body Mass Index.
(35) I
corticosteroidi determinano una demineralizzazione ossea grazie alla loro
capacità di ridurre l’assorbimento intestinale e di aumentare l’escrezione
renale di calcio e di ridurre la sintesi di IGF1 la cui principale conseguenza
è l’aumento della sensibilità del tessuto osseo all’azione del paratormone. E’ molto importante
seguire il decorso clinico dell’osteoporosi nel periodo post-operatorio per
agire con adeguati trattamenti terapeutici o profilattici. In
pazienti sottoposti a trapianto cardiaco, la maggior parte della perdita ossea
si verifica nei primi 6 mesi dal trapianto anche se continua più lievemente nei
mesi successivi. Un ipogonadismo se presente
può contribuire ad aggravare la demineralizzazione ossea e quindi dovrebbe
essere trattato con un’adeguata terapia sostitutiva. (35) I
lipidi sierici sono elevati in molti pazienti dopo il trapianto polmonare ma,
questa alterazione non è stata studiata in dettaglio in questa popolazione.
(35) In uno studio condotto su 36
pazienti sottoposti a trapianto di cuore o cuore-polmoni, il 14% aveva valori
elevati di LDL e il 22.2% aveva elevati livelli di apolipoproteine B. (35) Egualmente
importante è il dato che l’8,3% dei pazienti aveva bassi livelli HDL.
(35) La
patogenesi e il significato di tali anomalie sono poco chiare particolarmente
nel contesto dei trapianti polmonari e in ogni caso non sembra che
l’iperlipidemia possa essere significativamente correlata a fenomeni quali
l’insufficienza dell’allotrapianto, eventi cardiovascolari o incremento
della mortalità anche perché a differenza dei pazienti candidati a trapianto
renale e cardiaco, quelli candidati a trapianto polmonare presentano poche
complicanze cardiovascolari prima dell’intervento grazie soprattutto ai
criteri di selezione. In
più, a causa della sopravvivenza relativamente limitata, i pazienti sottoposti
a trapianto polmonare non sviluppano generalmente eventi cardiovascolari
significativi anche in presenza di un profilo lipidico alterato. In
base alle esperienze di altri trapianti, gli inibitori della HMG-Co-reduttasi
sono i farmaci di scelta e sono generalmente efficaci, ben tollerati, e sicuri.
(35) Sebbene
sia necessario provare delle regolarizzazioni dietetiche, queste sono spesso
inefficaci ma, dovrebbero comunque essere tentati sforzi per controllare
l’obesità attraverso educazione ed esercizio. (35) Irregolarità mestruali e contraccezione Tali
complicanze si verificano in donne in periodo premenopausale dopo
l’intervento. Su
20 donne in fase premenopausale osservate all’Università di Toronto 19
svilupparono, nel periodo post-operatorio problemi ginecologici (vaginiti,
menorragie e menometrorragie). (35) Queste
alterazioni possono riflettere semplicemente lo stress dell’intervento
chirurgico ma anche dell’uso dei corticosteroidi che in generale sopprimono
l’asse ipotalamo-ipofisario. In
19 delle 20 pazienti, le mestruazioni si ripresentarono entro 1 anno dimostrando
una certa ripresa della fertilità. (35) E’
essenziale sottolineare la necessità di utilizzare appropriate misure
contraccettive individualizzate per ciascuna paziente. (35) Diabete mellito L’iperglicemia
è un problema comune dopo un qualunque trapianto a causa dell’uso dei
corticosteroidi ma, più precisamente la ciclosporina e il tacrolimus sono stati
associati allo sviluppo del diabete conclamato. L’aumento
ponderale evidenziabile in molti pazienti dopo il trapianto potrebbe contribuire
non poco allo sviluppo di una insulino-resistenza. (35) I
pazienti con fibrosi cistica sembrano essere più a rischio per lo sviluppo di
un diabete mellito conclamato a causa della sottostante insufficienza
pancreatica, infatti, circa il 15% dei pazienti con FC sviluppa un diabete anche
se non sottoposti a trapianto. (35) Il
trattamento prevede il controllo di tipo dietetico, il calo ponderale se
l’iperglicemia è correlata ad un’eventuale obesità e la terapia insulinica. Gli
ipoglicemizzanti orali dovrebbero essere utilizzati con cautela a causa di
possibili Complicanze ematologich La
mieolosoppressione da azathioprina e l’anemia cronica sono le complicanze L’azathioprina
può causare una soppressione dose-correlata della funzione midollare e la
leucopenia è l’anomalia più comune, associata comunque ad anemia e
trombocitopenia. Tali
anomalie possono essere esacerbate dall’uso di altri inibitori della
“diidrofolato reduttasi” quali il trimethoprim. (35) L’anemia,
sembra avere una causa multifattoriale in molti pazienti; é spesso normocromica
normocitica e alle volte macrocitica con conta reticolocitaria normale. Una sideropenia si riscontra
in circa 1/3 dei pazienti studiati ma, il dato più interessante è il riscontro
della riduzione dei livelli sierici di eritropoietina nella popolazione dei
trapiantati rispetto ai non trapiantati con gradi simili di anemia. (35) Anche
i trapiantati senza anemia spesso mostrano una significativa riduzione dei
livelli di eritropoietina rispetto ai controlli sani. Dopo
un’adeguata fornitura di ferro (in pazienti sideropenici) la somministrazione
di eritropoietina ricombinante determina un improvviso incremento della
concentrazione di Hb senza effetti collaterali dimostrabili. Altre
cause di anemia sono l’azathioprina che può provocare un’anemia macrocitica
dose-correlata, e la ciclosporina e il tacrolimus che sono stati associati con
una sindrome uremico-emolitica. Un’emolisi
può essere anche dovuta a trasfusioni di linfociti sensibilizzati del donatore
con l’allotrapianto. Infine,
deve essere presa in considerazione la possibilità di un sanguinamento
gastrointestinale. (35) Ipercoagulabilità Diversi studi recenti
indicano che, nel periodo post-operatorio, molti pazienti possono essere a
rischio per lo sviluppo di tromboembolismo venoso. (35) Generalmente
esiste un periodo di latenza tra l’esecuzione del trapianto e lo sviluppo
delle complicanze tromboemboliche, variabile da 10 giorni a 36 mesi. Alla
base del tromboembolismo è presente uno stato di ipercoagulabilità la cui
causa rimane ancora poco chiara. Questo
fenomeno è stato riportato in altri tipi di trapianti soprattutto nel trapianto
renale. Da
uno studio condotto su 19 pazienti sottoposti a trapianto renale risultò che
ben il 68% presentava una riduzione dell’attività fibrinolitica dovuta ad un
incremento dei livelli dell’inibitore dell’attivatore del plasminogeno.
(35) Sebbene
studi iniziali suggerivano che la ciclosporina poteva essere responsabile
dell’induzione dello stato di ipercoagulabilità attraverso la determinazione
di un danno endoteliale e il rilascio di fattore di Von Willebrand e fattore
VIII, queste ipotesi non sono state confermate da trias clinici successivi. Recentemente
è stata notata nella popolazione dei trapiantati un’elevata prevalenza di
iperomocistinemia e quest’anomalia è stata associata in alcuni gruppi al
tromboembolismo venoso. In
ogni caso bisogna ancora comprendere il reale significato dell’iperomocistinemia
nei trapiantati polmonari. (35) Complicanze derivanti
dall’azione diretta dei farmaci immunosoppressivi Circa il 6% dei pazienti
trapiantati sviluppa una neoplasia. (35) Le
neoplasie possono essere divise in due categorie: linfoproliferative e non
linfoproliferative. PTLD
(Post Transplant Lymphoproliferative Disorder) Uno
studio recente riporta una incidenza di linfomi post-trapianto pari al 4,5%. Dal
registro dei tumori di Cincinnati risulta che dei 7248 tumori insorti in
pazienti trapiantati il 16% erano linfomi in gran parte non-Hodgkin e traenti
origine da linfociti B. (35) Nella
maggior parte dei casi, nella patogenesi di queste neoplasie sono chiaramente
coinvolti entrambi gli effetti dell’immunosoppressione e dell’EBV. Una
delle ipotesi accreditate è che l’espansione clonale dei linfociti B si
verifichi a causa dell’infezione da EBV e forse per la continua stimolazione
antigenica dell’allotrapianto. (35) I
pazienti più a rischi per PTLD sembrano essere i riceventi sieronegativi nei
quali si sviluppa ad un certo punto l’infezione primaria. La
soppressione farmacologica della normale funzione dei linfociti T permette alla
popolazione dei linfociti B infettati di proliferare in maniera incontrollata. La
presentazione clinica dei disordini linfoproliferativi differisce nella
popolazione dei trapiantati rispetto alla popolazione generale. Neoplasie
non linfoproliferative Le
neoplasie non linfatiche più comuni sono le neoplasie cutanee correlate in
particolar modo con l’esposizione solare. Come
si evince dal registro dei tumori di Cincinnati, il carcinoma cutaneo a cellule
squamose presenta una incidenza particolarmente elevata e si presenta così come
altri Il
sarcoma di Kaposi, poco comune nella popolazione generale, presenta una
incidenza del 6% nella popolazione dei trapiantati. (35) La
riduzione del regime immunosoppressorio può determinare una remissione della
neoplasia in almeno un terzo dei pazienti. Altre
neoplasie che si sviluppano nella popolazione dei trapiantati sono: carcinoma
della cervice, carcinomi dell’area ano-genitale e del sistema epatobiliare. L’incidenza
delle comuni neoplasie della popolazione generale (carcinoma della mammella, del
colon, della prostata) non sembra essere aumentata nella popolazione dei
trapiantati ma, ciò non vuol dire che i trapiantati non devono essere
monitorati con opportune indagini di screening esattamente come nella
popolazione generale soprattutto in presenza di familiarità positiva o
possibile predisposizione genetica. (35)
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" Un chirurgo è un medico in grado di eseguire un intervento
ma che sa anche quando deve astenersene."
Theodor Kocher