Francesco Inzirillo |
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Dottore in medicina e Chirurgia |
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PGF |
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Si
definisce PGF una sindrome caratterizzata da disfunzione acuta del nuovo polmone
che si sviluppa immediatamente dopo il trapianto e che presenta un tasso di
mortalità molto alto, un lungo periodo di ricovero ospedaliero e una guarigione
non completa in coloro che sopravvivono. Tale
sindrome si manifesta con edema polmonare severo, alterata ossigenazione con La
diagnosi è effettuata sovente dopo l’esclusione ragionata di altre possibili
cause d’insufficienza polmonare quali il sovraccarico di volume, aspirazione,
polmoniti, conseguenze di massive trasfusioni di sangue, compromissione delle
anastomosi e infine il rigetto. Con
uno studio retrospettivo condotto alla “University of Pennsylvania Medical
Center” si cercò di ottenere numerose informazioni circa l’incidenza,
possibili fattori di rischio e caratteristiche di tale sindrome. (17) Furono
osservati 100 pazienti e alla fine fu documentata un’incidenza del 15% ma, non
c’è molto consenso tra diversi studi che suggeriscono una variabilità dal
13% al 35%.(17) Osservazioni
limitate effettuate in pazienti con disfunzione polmonare precoce hanno
suggerito che la caratteristica istologica principale è un danno alveolare
diffuso. (17) In
13 dei 100 pazienti si poté valutare la presenza di un danno alveolare in
apparente armonia con alterazioni al momento del trapianto. (17) In
due casi si osservò la presenza di un rigetto acuto ma, di grado lieve e non
sufficiente da solo per giustificare il severo danno polmonare anche se,
precedenti osservazioni avevano associato il danno alveolare diffuso al rigetto
acuto di grado severo. (17) Evidenze
di broncopolmoniti furono osservate in tre casi ma si trattava di affezioni
focali e probabilmente complicazioni secondarie piuttosto che eventi primari.
(17) Una
polmonite da CMV fu scoperta al ventisettesimo giorno postoperatorio in un
paziente che aveva accusato un peggioramento di un’infiltrazione polmonare
precedentemente trattata. (17) Si
presume che la PGF sia il risultato di un processo non immunologico dovuto a
ischemia e a successivo danno da riperfusione. (17) Più
recentemente, un quadro clinico, radiografico e istologico simile è stato
descritto in associazione con il rigetto iperacuto. Ciò
richiede la presenza di anticorpi preformati diretti contro gli antigeni HLA del
donatore al momento del trapianto. Nel
gruppo dei 100 pazienti osservati furono evidenziati due quadri radiografici. Nella
metà dei casi, le radiografie del torace effettuate nell’immediato periodo
postoperatorio evidenziarono un consolidamento denso e diffuso
dell’allotrapianto mentre nell’altra metà dei casi mostrarono infiltrati
diffusi evolventi più gradualmente dopo le iniziali 72 ore. (17) Specifici
fattori relativi al donatore o al ricevente che contribuiscono allo sviluppo e
all’aggravamento della PGF rimangono scarsamente conosciuti. Precedentemente
Sommers ha ipotizzato che la funzione polmonare era influenzata dall’età,
durata dell’ospedalizzazione e causa di morte del donatore. (17) Ma
altri studi non confermarono tale ipotesi, perché fu osservato che riceventi di
un unico donatore presentano spesso funzioni polmonari marcatamente discordanti
tra loro e solo uno dei riceventi comuni di un unico donatore sviluppa una PGF.
(17) Frequentemente,
è stata utilizzata una terapia con immunoglobuline antitimociti ma, sebbene
apparentemente possa mostrare un effetto profilattico o almeno mitigante sul
danno polmonare acuto, è difficile pensare come tale terapia, che colpisce
prevalentemente i linfociti T, possa attenuare i danni da riperfusione post
ischemici che sono un complesso di eventi per i quali i neutrofili sembrano
essere le principali cellule coinvolte. Ma
certamente, se un rigetto acuto misconosciuto contribuisce allo sviluppo o alla
persistenza del PGF, allora l’uso degli anticorpi antitimociti (trattamento
veramente efficace per il rigetto acuto) potrebbe avere un effetto benefico. Comunque,
numerosi studi istologici condotti su pazienti PGF+ suggeriscono che il rigetto
acuto non è un meccanismo frequente a causa del quale si sviluppa la PGF.
(17) Il
CBP è utilizzato per effettuare
trapianti in pazienti con ipertensione polmonare severa che non possono
tollerare il clamping unilaterale dell’arteria polmonare e per quei pazienti
che non possono essere sostenuti, durante la procedura, con ventilazione del
polmone controlaterale. L’uso
del CBP provoca delle lesioni capillari con lo sviluppo di edema polmonare
evolvente, in casi estremi, in ARDS. Questo
danno è mediato da una cascata infiammatoria simile a quella causata dalla
riperfusione post ischemica. E’
possibile dunque che il CBP, effettuato durante l’intervento, possa potenziare
il danno provocato dalla riperfusione post ischemica.
La ventilazione meccanica, con elevati livelli di ossigeno e pressione di
fine espirazione positiva, rappresenta un punto cardine della terapia di
supporto per la PGF.(17) In
più, numerose altre strategie si sono evolute per il trattamento di quei
pazienti le cui condizioni non possono essere stabilizzate con le convenzionali
modalità di ventilazione. Sebbene
non ancora utilizzata comunemente, l’ossigenazione extracorporea è stata
utilizzata con successo per il trattamento dell’ipossiemia refrattaria in
molte casi di severa PGF. In
alcuni casi la severità della PGF impone di agire con trattamenti molto
aggressivi fino al punto da prendere in considerazione, in alcuni casi, la
possibilità di effettuare un nuovo trapianto. (17) Questo
è stato un problema abbastanza dibattuto e alla fine si è giunti alla
conclusione che questa scelta drastica non è quasi mai giustificata
considerando che il nuovo trapianto non sembra garantire una maggiore
sopravvivenza (22% Wekerle e coll.)
rispetto ad altre terapie di supporto e considerando la cronica scarsezza di
donatori. (17) Per
riassumere, è importante, per minimizzare l’incidenza di PGF, risolvere
diversi problemi quali quelli prettamente tecnici e relativi alla selezione
adeguata dei riceventi, all’ottimizzazione della conservazione e della
funzione dell’organo donato, ai tempi di ischemia dell’organo e infine al
trattamento postoperatorio.(17) (18)
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" Nessuno è stato da me curato diversamente da come vorrei essere curato io,
se mi capitasse la stessa malattia."
Thomas Sydenham